Codice di Procedura Civile art. 473 bis 70 - Contenuto degli ordini di protezione 1[I]. Le disposizioni del presente titolo si applicano ai procedimenti relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie attribuiti alla competenza del tribunale ordinario, del giudice tutelare e del tribunale per i minorenni nonche' alle domande di risarcimento del danno conseguente a violazione dei doveri familiari, salvo che la legge disponga diversamente. Sono in ogni caso esclusi i procedimenti di scioglimento della comunione legale, quelli volti alla dichiarazione di adottabilita', quelli di adozione di minori di eta' e quelli attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea3. [II]. Per quanto non disciplinato dal presente titolo, i procedimenti di cui al primo comma sono regolati dalle norme previste dai titoli I e III del libro secondo. [III]. Quando rileva che uno dei procedimenti previsti dal primo comma e' promosso in forme diverse da quelle previste dal presente titolo, il giudice ordina il mutamento del rito e fissa l'udienza di cui all'articolo 473-bis.21 assegnando alle parti termini perentori per l'eventuale integrazione degli atti4. [IV]. Quando rileva che una causa promossa nelle forme stabilite dal presente titolo riguarda un procedimento diverso da quelli previsti dal primo comma, il giudice, se la causa stessa rientra nella sua competenza, ordina il mutamento del rito dando le disposizioni per l'ulteriore corso del processo, altrimenti dichiara la propria incompetenza e fissa un termine perentorio per la riassunzione della causa con il rito per essa previsto5. [V]. I provvedimenti di cui al terzo e al quarto comma sono pronunciati non oltre la prima udienza. Gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono secondo le forme del rito seguito prima del mutamento e restano ferme le decadenze e le preclusioni maturate secondo le norme del rito seguito prima del mutamento6. [1] Rubrica sostituito dall'art. 3, comma 6, lett. a), numero 3) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. La rubrica precedente era la seguente: «Ambito di applicazione». Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. [2] Articolo inserito dall'art. 3, comma 33, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [3] Comma sostituito dall'art. 3, comma 6, lett. a), numero 1) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Il testo del comma era il seguente: «Le disposizioni del presente titolo si applicano ai procedimenti relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie attribuiti alla competenza del tribunale ordinario, del giudice tutelare e del tribunale per i minorenni, salvo che la legge disponga diversamente e con esclusione dei procedimenti volti alla dichiarazione di adottabilità, dei procedimenti di adozione di minori di età e dei procedimenti attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea»: ai sensi dell'art. 50 d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, le parole «tribunale per i minorenni», ovunque presenti, in tutta la legislazione vigente, sono sostituite dalle parole «tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie», con la decorrenza indicata dall'art. 49, comma 1, d.lgs. 149, cit. [4] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 6, lett. a), numero 1) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. [5] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 6, lett. a), numero 1) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. [6] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 6, lett. a), numero 1) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoL'art. 473-bis.70 c.p.c. riproduce, con lievi variazioni letterali, l'art. 342-ter c.c. In particolare, nel rispetto di quanto previsto dall'art. 48 della Convenzione di Istanbul, adottata dal Consiglio d'Europa in data 11 maggio 2011, ratificata dall'Italia con legge del 27 giugno 2013, n. 77, è stata eliminata la possibilità per il giudice di disporre l'intervento di un centro di mediazione familiare, secondo la previsione originaria dell'art. 342-ter c.c., essendo in tali ipotesi escluso ogni tentativo di accordo o mediazione che implichi la comparizione personale delle parti. Il contenuto degli ordini di protezioneL’ordine di protezione si compone di una serie di prescrizioni corrispondenti a diversi gradi di compressione della sfera di libertà personale e patrimoniale del maltrattante, la cui applicazione va attentamente vagliata alla luce del principio di adeguatezza, operando, cioè, un’attenta valutazione della situazione di fatto che ha indotto alla proposizione del ricorso. Il nucleo essenziale dell’ordine di protezione è caratterizzato da un contenuto negativo di cessazione della condotta violenta e da un contenuto positivo variabile. Il giudice civile può in primo luogo emettere un ordine di allontanamento dalla casa familiare inibendo all’autore della condotta lesiva il godimento della casa familiare. In assenza di una specifica norma definitoria al riguardo, è communis opinio che debba intendersi per casa familiare il luogo in cui si è svolta in modo stabile, duraturo e prevalente la vita familiare durante la convivenza, quale centro di aggregazione e unificazione della relazione familiare (Trib. Bari, 11 aprile 2013). Può, poi, essere emesso un divieto di frequentazione dei luoghi abitualmente praticati dalla vittima dell’abuso familiare la cui finalità è quella di evitare contatti indesiderati tra la vittima e l’autore della condotta pregiudizievole. Il legislatore ha inteso selezionare ulteriori spazi-disvalore attraverso una elencazione di carattere esemplificativo, anche sul presupposto della pressione psicologica esercitata dall’aggressore. Si tratta, comunemente, dei luoghi di lavoro della vittima, del domicilio della famiglia di origine o del luogo di istruzione dei figli. Unico limite all’operatività di tale divieto è rappresentato dalle esigenze lavorative del responsabile dell’abuso. Il giudice può, inoltre, disporre l’intervento dei servizi sociali del territorio, nonché delle associazioni che abbiano come fine statutario il sostegno e l’accoglienza di donne e minori o di altri soggetti vittime di abusi e maltrattati. È, in ultimo, prevista la possibilità di adottare una misura di carattere patrimoniale, ossia l’ordine rivolto al maltrattante di pagamento a favore della vittima e dei conviventi che, per effetto del provvedimento, rimangano privi di mezzi adeguati di un assegno periodico, il cui ammontare viene definito dallo stesso giudice unitamente alle modalità e ai termini del versamento, che può anche essere posto direttamente a carico del datore di lavoro dell’obbligato (c.d. ordine di pagamento diretto). Questa previsione completa la tutela già parzialmente realizzata con l’allontanamento dell’abusante, assicurando alle vittime quel sostegno economico indispensabile affinché le stesse non subiscano effetti pregiudizievoli dal provvedimento diretto alla salvaguardia dei loro diritti fondamentali. Durata e proroga dell’ordine di protezioneL’ordine di protezione ha un’efficacia limitata nel tempo, poiché la sua durata massima è pari ad un anno decorrente dal giorno dell’avvenuta esecuzione. Il termine di durata dell’ordine di protezione può essere prorogato, su istanza di parte, o, in presenza di minori, del pubblico ministero soltanto se ricorrano gravi motivi per il tempo strettamente necessario. La giurisprudenza ha ritenuto di procedere ad un’interpretazione non particolarmente rigorosa del requisito dei gravi motivi, nel senso di riconoscere rilevanza anche a fatti e comportamenti che, pur senza tradursi direttamente in nuovi episodi di violenza, tuttavia siano tali, tenuto conto delle contingenze del caso concreto e in particolare della situazione di conflitto venutasi a determinare, da generare ulteriori occasioni di contrasto ed esporre nuovamente a pregiudizio la persona protetta (Trib. Taranto, 1 dicembre 2001). Una parte della dottrina ritiene che la proroga della misura di protezione possa avere durata maggiore rispetto a quella originariamente fissata e che la proroga non debba essere necessariamente disposta per una sola volta (Vullo, 152). EsecuzioneIl decreto con cui viene emesso l'ordine di protezione è immediatamente esecutivo e la proposizione del reclamo non può determinarne la sospensione (art. 473-bis.71, comma quarto). Se il decreto contiene l'ordine di pagamento di un assegno periodico, l'esecuzione avverrà attraverso la notifica del precetto e del pignoramento, secondo le norme del processo esecutivo ex art. 474. Qualora, invece, si tratti di ordine di allontanamento dalla casa familiare o di divieto di avvicinamento a determinati luoghi, l'esecuzione è modellata sulla disciplina del rito cautelare uniforme. Spetta al giudice determinare le modalità di attuazione dell'ordine di protezione. In caso di difficoltà o di contestazioni in merito all'esecuzione, l'ultimo comma della norma in esame, prevede un particolare procedimento che si conclude con la decisione, nella forma del decreto, da parte dello stesso giudice che ha emesso l'ordine. Con tale decreto può essere disposto l'intervento della forza pubblica e dell'ufficiale sanitario. Tuttavia, è frequente nella prassi giudiziaria che già con il decreto di emissione dell'ordine di protezione le forze dell'ordine siano incaricate di provvedere alla attuazione delle prescrizioni impartite e ciò al fine di evitare qualsivoglia ulteriore ritardo o pregiudizio in danno della parte vittima di violenza (Trib. Perugia, sez. I, 7 agosto 2020; Trib. Monza, sez. IV, 28 febbraio 2012). Violazione dell’ordine del giudiceIl secondo comma dell’art. 388 c.p. prevede l’applicazione della pena della reclusione fino a tre anni o con la multa da euro 103 a euro 1.032 si applica a chi elude «l’ordine di protezione previsto dall’articolo 342-ter del codice civile, ovvero un provvedimento di eguale contenuto assunto nel procedimento di separazione personale dei coniugi o nel procedimento di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio ovvero ancora». BibliografiaAuletta, Misure civili contro la violenza nelle relazioni familiari: ipotesi ricostruttive della l. n. 54/2001, in Fam. e dir., 2003, 296; Cianci, Gli ordini di protezione familiare, in Quaderni Familia, diretti da Patti, 2a ed., Milano, 2005; D'Alessandro, Gli ordini civili di protezione contro gli abusi familiari: profili processuali, in Riv. trim. dir. proc., fasc. 1, 2007, 227-228; Di Lorenzo, Gli ordini di protezione contro gli abusi familiari, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Bonilini, IV, Torino, 2016, 4243; Figone, La legge sulla violenza in famiglia, in Fam e dir., 2001, 4, 353; Nascosi, Gli ordini di protezione civili contro gli abusi familiari a vent'anno dalla loro introduzione, in Fam. e dir., 2021, 12, 1189; Scalera, Gli ordini di protezione contro gli abusi familiari, in Giur. merito, 2013, fasc. 1, 231; Vullo, L'esecuzione degli ordini civili di protezione contro la violenza nelle relazioni familiari, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2005, 131. |