Codice di Procedura Civile art. 441 bis - Controversie in materia di licenziamento 1Controversie in materia di licenziamento1 [I]. La trattazione e la decisione delle controversie aventi ad oggetto l'impugnazione dei licenziamenti nelle quali è proposta domanda di reintegrazione nel posto di lavoro hanno carattere prioritario rispetto alle altre pendenti sul ruolo del giudice, anche quando devono essere risolte questioni relative alla qualificazione del rapporto. [II]. Salvo quanto stabilito nel presente articolo, le controversie di cui al primo comma sono assoggettate alle norme del capo primo. [III]. Tenuto conto delle circostanze esposte nel ricorso il giudice può ridurre i termini del procedimento fino alla metà, fermo restando che tra la data di notificazione al convenuto o al terzo chiamato e quella della udienza di discussione deve intercorrere un termine non minore di venti giorni e che, in tal caso, il termine per la costituzione del convenuto o del terzo chiamato è ridotto della metà. [IV]. All'udienza di discussione il giudice dispone, in relazione alle esigenze di celerità anche prospettate dalle parti, la trattazione congiunta di eventuali domande connesse e riconvenzionali ovvero la loro separazione, assicurando in ogni caso la concentrazione della fase istruttoria e di quella decisoria in relazione alle domande di reintegrazione nel posto di lavoro. A tal fine il giudice riserva particolari giorni, anche ravvicinati, nel calendario delle udienze. [V]. I giudizi di appello e di cassazione sono decisi tenendo conto delle medesime esigenze di celerità e di concentrazione. [1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 32, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". InquadramentoL’articolo 441-bis c.p.c., rubricato «Controversie in materia di licenziamento» regola la trattazione delle cause di licenziamento in cui sia proposta domanda di reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro. I primi due commi dettano un principio di rilievo ordinamentale, secondo cui a tale tipo di controversie è assicurata una trattazione accelerata, principio in sé certo condivisibile, ma che rischia di rimanere confinato su un piano meramente declamatorio. Si aggiunge che, ferme le peculiarità indicate nei commi successivi, tutte le controversie in materia di licenziamento siano assoggettate alla disciplina di cui agli artt. 409 e ss., con conseguente abrogazione per le controversie instaurate successivamente all’entrata in vigore della novella dello speciale procedimento di cui alla legge 28 giugno 2012, n. 92, recante il c.d. rito Fornero. Nell’ottica dell’accelerazione, il terzo comma prevede la possibilità per il giudice di ridurre i termini del procedimento fino alla metà, tenuto conto delle circostanze esposte nel ricorso, garantendo, a tutela del convenuto e del terzo chiamato in giudizio, un temine congruo (non minore di 20 giorni) tra la data di notificazione del ricorso e quella dell’udienza di discussione e per la loro costituzione in giudizio. Inoltre, si è previsto al comma 4 che nel corso dell’udienza di discussione il giudice disponga, in relazione alle esigenze di celerità anche prospettate dalle parti, la trattazione congiunta di eventuali domande connesse e riconvenzionali ovvero la loro separazione, assicurando in ogni caso la concentrazione della fase istruttoria e di quella decisoria in relazione alle domande di reintegrazione nel posto di lavoro. In particolare, la concentrazione della fase istruttoria e di quella decisoria è attuata attraverso la riserva di particolari giorni, anche ravvicinati, nel calendario delle udienze. L’introduzione di questi nuovi strumenti è diretta a scongiurare la proliferazione di domande cautelari ante causam, anche in considerazione del fatto che la particolare celerità garantita dalle nuove disposizioni potrà essere valutata dal giudice in relazione al presupposto del periculum in mora. Il quinto coma da ultimo precisa che i principi di celerità e concentrazione dovranno caratterizzare anche la trattazione delle controversie in materia di licenziamento con tutela reale in grado d’appello e in cassazione. Le novità rispetto al passatoSembra indubbio l'intento del legislatore di ricondurre le cause di licenziamento al rito lavoristico ordinario, così da superare i problemi interpretativi emersi in sede di applicazione del cd. rito Fornero. L'art. 37, lett. e), d.lgs. n. 149/2022, abroga conseguentemente l'art. 1, commi 47-69, l. 28 giugno 2012, n. 92, ossia le norme della cd. legge Fornero che assoggettavano le cause in materia di licenziamenti ad uno speciale procedimento: ciò in attuazione della legge delega n. 206/2021, ed in prosecuzione di un indirizzo iniziato già con il d.lgs. n. 23/2015, che aveva sottratto al cd. rito Fornero le impugnative dei licenziamenti dei lavoratori assoggettati al cd. Regime delle tutele crescenti. La nuova norma affida le controversie in materia di licenziamento agli artt. 409 ss. c.p.c., e cioè alle regole generali previste per le cause di lavoro, salvo il disposto dello stesso art. 441-bis, in punto di accelerazione. Ciò vuol dire che l'impugnazione del licenziamento segue le regole ordinarie di cui agli artt. 414 ss. c.p.c., come è confermato dall'abrogazione dell'art. 1, comma 48, l. n. 92/2012, che richiamava l'art. 125 c.p.c.. Il rinvio all'art. 409 porta con se l'applicazione dell'art. 415, con la fissazione da parte del giudice dell'udienza di discussione nel termine di sessanta giorni dal deposito del ricorso (non quaranta come nel c.d. rito Fornero) e l'onere di notifica almeno 30 giorni prima (non venticinque giorni prima). L'applicazione della disciplina ordinaria è però come si diceva temperata dalla possibilità per il giudice di ridurre i termini del procedimento. Bisogna però aver ben presente che tale previsione opera solo se c'è richiesta di reintegra: l'abbreviazione dei termini non può essere perciò disposta nei giudizi volti ad ottenere la declaratoria di illegittimità del licenziamento, ma nei quali si formulano solo richieste indennitarie-risarcitorie. In proposito va aggiunto che, sotto il profilo organizzativo, si introduce nelle disp. att. c.p.c. il nuovo art. 144 quinquies, «Controversie in materia di licenziamento», che impone di monitorare l'osservanza del'obbligo di celerità. La riduzione dei termini pare in tale ottica esercitabile anche d'ufficio, ma per converso, anche dove l'istanza vi sia, il giudice non è obbligato ad operare la riduzione, il che però comporta il rischio del cautelare, e cioè di quanto la norma intende, con la previsione dell'accelerazione, evitare. A differenza di quanto accadeva nel c.d. rito Fornero, il ricorso ex art. 414 c.p.c. deve ovviamente contenere l'indicazione specifica dei mezzi di prova ed in particolare dei documenti che si offrono in comunicazione, mentre il convenuto, ai sensi dell'art. 416 c.p.c. deve costituirsi almeno dieci giorni prima della udienza, nel rispetto degli oneri ivi previsti. Quanto al comma 4, secondo cui all'udienza di discussione il giudice può disporre la trattazione congiunta di eventuali domande connesse e riconvenzionali ovvero la loro separazione, assicurando in ogni caso la concentrazione della fase istruttoria e di quella decisoria in relazione alle domande di reintegrazione nel posto di lavoro, si tratta di disposizione che mira ad ovviare ancora una volta alle problematiche del cd. rito Fornero, nel quale si riteneva potessero essere attratte invece le domande risarcitorie dipendenti dal licenziamento, quale il danno derivante da licenziamento ingiurioso (Trib. Genova 29 gennaio 2013; Trib. Roma 29 gennaio 2013; Trib. Roma 28 novembre 2012), e, più in generale, le domande il cui fatto costitutivo fosse l'illegittimità del licenziamento, ed altresì le domande di pagamento delle spettanze dovute nel caso di riconosciuta legittimità del licenziamento (Cass. n. 17091/2016), ovvero della tutela obbligatoria, in via subordinata, di cui alla l. n. 604/1966 (Cass. n. 12094/2016. Il nuovo art. 441-bis sembra oggi consentire anche nelle cause di reintegra nel posto di lavoro la trattazione delle domande connesse e delle riconvenzionali, fermo il potere del giudice di disporre la separazione. Non sono previste particolari disposizioni per i giudizi di impugnazione dal momento che il legislatore si limita a precisare che i principi di celerità e concentrazione si applicano anche in appello e nel giudizio di cassazione. Resta da aggiungere che il c.d. rito Fornero non sparisce definitivamente, continuando ad applicarsi al contenzioso pendente alla data di entrata in vigore della riforma. 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