Codice di Procedura Penale art. 578 ter - Decisione sulla confisca e provvedimenti sui beni in sequestro nel caso di improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione 1

Sergio Beltrani

Decisione sulla confisca e provvedimenti sui beni in sequestro nel caso di improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione1

1. Il giudice di appello o la Corte di cassazione, nel dichiarare l'azione penale improcedibile ai sensi dell'articolo 344-bis, dispongono la confisca nei casi in cui la legge la prevede obbligatoriamente anche quando non è stata pronunciata condanna.

2. Fuori dai casi di cui al comma 1, se vi sono beni in sequestro di cui è stata disposta confisca, il giudice di appello o la Corte di cassazione, nel dichiarare l'azione penale improcedibile ai sensi dell'articolo 344-bis, dispongono con ordinanza la trasmissione degli atti al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto o al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo competenti a proporre le misure patrimoniali di cui al titolo II del Libro I del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.

3. Il sequestro disposto nel procedimento penale cessa di avere effetto se, entro novanta giorni dalla ordinanza di cui al comma 2, non è disposto il sequestro ai sensi dell'articolo 20 o 22 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159

[1] Articolo inserito dall'articolo 33, comma 1, lett. c) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.  Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto  dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall’ art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199, e da ultimo, dall'art. 17, comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112.

Inquadramento

L'art. 578-ter, introdotto dall'art. 33, comma 1, lett. c), d. lgs. n. 150 del 2022 (cd. “riforma Cartabia”) si fa carico delle sorti dei beni confiscati nel caso in cui il giudizio d'impugnazione si concluda con la declaratoria d'improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p. per superamento dei termini fissati da tale norma.

Fermo restando che anche in caso d'improcedibilità del giudizio d'impugnazione conserva efficacia la confisca obbligatoria disposta ai sensi dell'art. 240, comma 2, c.p. (non occorrendo, ai fini della sua efficacia, una sentenza definitiva di condanna), l'art. 578-ter dispone che, se vi sono beni in sequestro di cui è stata disposta confisca, il giudice di appello o la Cassazione, con la declaratoria d'improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis, dispongono, con ordinanza, la trasmissione degli atti al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto o al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo competenti a proporre le misure patrimoniali di cui al titolo II del Libro I del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159; il sequestro disposto nel procedimento penale cessa di avere effetto se, entro novanta giorni dalla predetta ordinanza, non sia disposto il sequestro di prevenzione ai sensi degli artt. 20 o 22 d.lgs. n. 159 del 2011. Secondo la dottrina (Bassi 2022, 271) «ragioni di coerenza sistematica impongono di ritenere che la trasmissione degli atti alle autorità deputate all'avvio del procedimento di prevenzione patrimoniale debba essere disposta dal giudice dell'impugnazione che dichiari l'improcedibilità dell'azione penale anche nei casi in cui, con la sentenza impugnata, fosse stata ordinata la confisca in assenza di un precedente sequestro».

Va anche segnalato che, ai sensi dell'art. 175-bis disp. att. c.p.p. [introdotto dall'art. 41, comma 1, lett. ff), d.lgs. n. 150 del 2022], ai fini di cui all'art. 578-ter, comma 2, la Corte di cassazione e le corti di appello, nei procedimenti in cui sono costituite parti civili o vi sono beni in sequestro, si pronunciano sulla improcedibilità non oltre il sessantesimo giorno successivo al maturare dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione di cui all'art. 344-bis: disposizione invero emanata all'insegna dell'ottimismo, poiché confida nel fatto che il giudice che non si è preoccupato di scongiurare il maturare dell'improcedibilità del giudizio d'impugnazione, sia quanto meno sensibile all'esigenza di scongiurare il maturare di quest'ultimo termine pur meramente ordinatorio, perché improduttivo di conseguenze.

Venuta meno la possibilità della confisca penale di quanto in sequestro, si intende in tal modo consentire l'instaurazione di un procedimento di prevenzione che – sia pur sulla base di presupposti nettamente diversi – porti alla – ancora una volta, ontologicamente diversa – confisca di prevenzione di quanto già in sequestro nell'ambito del procedimento penale; invero, come chiarito dalla Relazione illustrativa al d. lgs. n. 150 del 2022, 329, questo onere di informazione non va inteso come trasferimento della confisca penale nell'ambito del procedimento di prevenzione, ma come mero atto d'impulso circa l'attivazione di un procedimento di prevenzione vero e proprio, ove ne ricorrano gli ordinari presupposti.

Diversamente rispetto a quanto talora ritenuto (ad es., da Oggero 2022, 160), la disposizione appare chiara nel non richiedere né un impulso di parte, poiché la predetta ordinanza va emessa di ufficio, né che si dia conto delle ragioni che giustificano la trasmissione degli atti per l'emissione della misura di prevenzione (che, tra l'altro, non sarebbe legittimo richiedere di indicare alla Corte di cassazione sulla base di un apprezzamento di natura squisitamente fattuale, che non sarebbe dato sapere condotto come): non è, inoltre, chiaro sulla base di quali elementi vada individuato il procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto destinatario dell'ordinanza di trasmissione, poiché non necessariamente la “pericolosità” che potrà legittimare la confisca di prevenzione si è manifestata nel luogo di commissione del reato in ordine al quale si procedeva, pur se sarà verosimilmente inevitabile fare riferimento, in prima battuta, a quest'ultimo, salve le ulteriori determinazioni del p.m. ricevente.

All'esito, potrà risultare necessario svolgere un'istruttoria ad hoc da parte del P.M. (ex art. 19 d. lgs. n. 159 del 2011) in tutti i casi nei quali l'adozione della misura di prevenzione non possa essere legittimata dagli atti acquisiti in sede di cognizione: in proposito, «nel rimarcare la radicale eterogeneità del procedimento penale rispetto a quello – da esso autonomo – di prevenzione, il diverso standard probatorio dei due giudizi (prova al di là di ogni ragionevole dubbio per la responsabilità penale, pericolosità sociale, comune o qualificata, del soggetto al momento dell'acquisizione del bene, rapportata a determinati parametri, ma fondata su elementi con minore pregnanza probatoria, per l'adozione della misura di prevenzione), nonché i differenti requisiti della confisca penale e della confisca di prevenzione, poggiando quest'ultima su fatti sintomatici della presunzione di illecita provenienza dei beni (sproporzione o indizi di un reimpiego di proventi di attività illecite, in assenza di una dimostrazione della legittima provenienza da parte del proposto) previsti soltanto per alcune ipotesi di confisca penale (come quella c.d. di sproporzione», la dottrina (Bassi 2022, 271) ha osservato che l'evidenziata diversità delle finalità e dei presupposti, anche probatori, della confisca penale e di quella di prevenzione, renderà «certamente complessa l'adozione – per di più a notevole distanza temporale dai fatti e dal momento acquisitivo delle res – della misura di prevenzione patrimoniale in relazione a quegli stessi beni già oggetto della confisca disposta nel procedimento penale ormai definitivamente abortito».

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In difetto di disposizioni transitorie ad hoc, la nuova disposizione appare destinata a trovare applicazione in ossequio al principio tempus regit actum, anche con riguardo ai sequestri ed alle confische penali già precedentemente disposti, prevedendo essa una mera informazione, e non derivandone automaticamente effetti pregiudizievoli, a meno di non voler considerare come tale anche la sola proroga dell’efficacia del sequestro per giorni 90.

Bibliografia

Bassi, Impugnazioni, L’appello, in AA.VV., La riforma del sistema penale. Commento alla Riforma Cartabia, a cura di Bassi e Parodi, Milano 2022, 259-289; Oggero, Le impugnazioni, in AA.VV., Relazione dell’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione sulla “Riforma Cartabia”, 2023, 157-165.

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