Codice di Procedura Civile art. 473 bis 35 - Domande ed eccezioni nuove 1Domande ed eccezioni nuove1 [I]. Il divieto di nuove domande ed eccezioni e di nuovi mezzi di prova previsto dall'articolo 345 si applica limitatamente alle domande aventi ad oggetto diritti disponibili. [1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 33, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". InquadramentoNel rito unitario è conservata per l'appello contro le sentenze di primo grado la forma del ricorso che dovrà essere corredato, ai sensi dell'art. 342 c.p.c. (come a propria volta modificato dalla riforma varata dal d.lgs. n. 149 del 2022: v. relativo Commento), dell'indicazione di motivi specifici. Poiché non è previsto un termine ad hoc, l'appello deve essere proposto, in applicazione degli artt. 325 e 327 c.p.c., entro il termine di trenta giorni dalla notifica della sentenza e, in mancanza di notifica, di sei mesi dalla pubblicazione della stessa. Il rito unitario coniato per l'appello, in attuazione dei principi di delega, ha cercato di coniugare la contrazione dei tempi processuali e la snellezza dell'esperienza del rito camerale con la necessaria salvaguardia del diritto al contraddittorio tra le parti, ampliando i poteri esercitabili d'ufficio anche dal giudice del gravame (Ciardo, 138; Costabile, 473). Come di consueto nei riti c.d. da ricorso, il Presidente fissa con decreto l'udienza di comparizione e trattazione, nominando un giudice relatore e la parte appellante dovrà notificare il ricorso e detto decreto alla parte resistente. Si è osservato che il termine per tale notifica non è perentorio talché la sua scadenza non determina l'improcedibilità o l'inammissibilità dell'impugnazione, ma solo la necessità che venga fissato un nuovo termine per la notifica (Costabile, 474). A propria volta quest'ultima deve costituirsi entro il termine di 30 giorni prima dell'udienza, almeno se vuole evitare di incorrere nella decadenza dalla proposizione dell'appello incidentale (e non anche ai fini della riproposizione delle domande e eccezioni assorbite in primo grado: v., tra le altre, Cass., S.U., n. 7940/2019). E' poi contemplato una sorta di contraddittorio preventivo scritto delle parti prima dell'udienza, sul modello del rito in primo grado: l'appellante può depositare una memoria di replica entro il termine di venti giorni prima dell'udienza, e l'appellato può a sua volta replicare con memoria da depositare entro il termine di dieci giorni prima dell'udienza stessa. La trattazione nel giudizio di appello resta collegiale, in quanto il Presidente può delegare il relatore solo all'assunzione dei mezzi di prova nelle ipotesi in cui ritenga di ammetterli. Deve essere comunque disposta dal Presidente l'acquisizione della documentazione aggiornata sulla situazione reddituale e patrimoniale delle parti, in presenza di gravame sulle questioni afferenti i contributi economici, di cui all'art. 473-bis.12 c.p.c. Di grande rilievo la precisazione – contenuta nell'art. 473-bis.35 c.p.c. per la quale il divieto di nuove domande ed eccezioni e di nuovi mezzi di prova previsto dall'articolo 345 si applica limitatamente alle domande aventi ad oggetto diritti disponibili. Riteniamo che, nei giudizi di separazione e divorzio e in quelli sulle modalità di affidamento dei figli, tali domande possano coincidere con quelle afferenti diritti indisponibili individuate, rispetto all'inoperatività delle preclusioni assertive nel giudizio di primo grado, in quelle concernenti l'affidamento e il mantenimento dei figli minori (v., infra, Commento all'art. 473-bis.19 c.p.c.). All'esito della discussione all'udienza o dopo l'espletamento dell'istruttoria il collegio trattiene la causa in decisione assegnando, previa richiesta delle parti, un termine per note difensive, depositando la sentenza nei successivi sessanta giorni. Anche nel corso del giudizio d'appello, possono essere emessi provvedimenti indifferibili ex art. 473-bis.15 c.p.c. (v. relativo Commento) o 473-bis.22 c.p.c. (v. relativo commento) ricorrendone i presupposti (su specifici aspetti problematici Ciardo, 140-141). La S.C. ha recentemente chiarito, quanto all'ambito di applicazione ratione temporis, che, in tema di giudizio di appello del nuovo procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie, la disposizione dell'art. 473-bis.30 c.p.c., che prevede che l'appello si propone con ricorso, si applica soltanto per i ricorsi depositati in primo grado a partire dal 1° marzo 2023, secondo la regola transitoria generale dettata nel comma 1 dell'art. 35 del d.lgs. n. 149 del 2022 (Cass., n. 9895/2025). Regime dei provvedimenti resi nel corso del giudizio di appelloIl d.lgs. n. 164 del 2024 è intervenuto sull'art. 473-bis.34 allo scopo di precisare che anche i provvedimenti temporanei emessi dalla Corte d'appello sono reclamabili, nei limiti di cui all'art. 473-bis.24, e che il reclamo si propone alla stessa Corte d'appello che decide in diversa composizione. Si precisa che, tuttavia, nell'ipotesi in cui non sia possibile comporre altro collegio specializzato (ad esempio perché le tabelle di organizzazione dell'ufficio non prevedono un secondo collegio che si occupi delle materie in esame), gli atti sono trasmessi d'ufficio alla Corte d'appello più vicina. Il modello cui il legislatore ha fatto riferimento è quello contemplato dall'art. 669-terdecies per il reclamo avverso i provvedimenti cautelari emanati dalla Corte d'Appello, in virtù del quale il provvedimento cautelare emesso dalla corte d'appello si propone ad altra sezione della stessa corte o, in mancanza, alla corte d'appello più vicina. La differenza, sottolineata nella Relazione Illustrativa, è che nell'ipotesi in esame è stato previsto, mutuando questa volta una disposizione contenuta nell'art. 38 disp. att. c.c., un meccanismo automatico di trasmissione d'ufficio degli atti, così preservando la specializzazione dei magistrati chiamati a decidere sul reclamo, considerata la peculiarità della materia e tenendo conto della circostanza che nelle Corti d'appello più piccole difficilmente è possibile prevedere la costituzione di due collegi specializzati, ma esonerando le parti dall'onere di svolgere specifici accertamenti in proposito. Inoltre, accogliendo un'osservazione che era stata formulata dalla Commissione Giustizia del Senato rispetto allo schema del decreto correttivo, è stato puntualizzato il meccanismo attraverso il quale individuare la corte d'appello più vicina, ossia in base alla distanza chilometrica ferroviaria fra i capoluoghi dei distretti. 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