L’efficacia esecutiva dell’assegno con data di emissione incerta
07 Settembre 2023
Massima L'efficacia di titolo esecutivo dell'assegno bancario è subordinata al rispetto dei requisiti di forma e contenuto dettati dalla legge, in virtù del combinato disposto degli artt. 50 e 51 del RD 1736/1933, richiamati dal successivo art. 55 c. 1 RD 1736/1933; ne consegue che tale efficacia non compete all'assegno recante una data insuperabilmente incerta, impedendo quest'ultima di stabilire se il traente avesse la capacità di emetterlo al momento dell'emissione, oltre che di individuare la decorrenza del termine di presentazione per il pagamento. Il caso La presente controversia trae origine da un assegno all'ordine emesso da Tizio a favore di Caio; dopo essere stato presentato alla banca trattataria per l'incasso, quest'ultima rifiutava il pagamento, sottolineando la presenza di un'irregolarità, ossia la data di emissione, 2015, modificata successivamente in “2016”. In considerazione del rifiuto della banca, Caio avviava un'azione esecutiva nei confronti di Tizio, che proponeva opposizione al precetto innanzi al Tribunale di Padova, rilevando che l'assegno era stato emesso nel 2015 e invocando l'avvenuta prescrizione del titolo. Secondo la ricostruzione di Tizio, infatti, l'anno di emissione dell'assegno sarebbe stato il 2015 e la correzione successiva sarebbe stata fatta a sua insaputa, probabilmente da Caio. Il Tribunale di Padova (Trib. Padova 21 giugno 2019 n. 1128) rigettava l'opposizione di Tizio, rilevando l'impossibilità di collocare precisamente nel tempo l'intervenuta modifica dell'anno di emissione dell'assegno; da ciò derivava l'assoluta impossibilità di verificare la data dell'assegno – la modifica, infatti, sarebbe potuta essere stata anche contestuale, per porre rimedio ad un errore materiale dell'emittente – e, di conseguenza, il fatto che fosse maturato correttamente il termine di prescrizione. Tizio, avverso tale decisione, proponeva appello presso la Corte d'appello di Venezia che, tuttavia, rigettava il gravame dell'appellante, basando la propria decisione sull'analisi della diversa natura dell'assegno “con alterazioni” e di quello con correzioni”. Applicando i principi dell'onere probatorio, Tizio avrebbe dovuto fornire la prova dell'avvenuta alterazione dell'assegno dallo stesso emesso, in mancanza della quale l'opposizione al precetto era senza alcun dubbio da rigettare. Tizio, pertanto, proponeva ricorso presso la Corte di cassazione sulla base di due differenti motivi, Caio resisteva con controricorso. La questione L'esame della questione sottoposta alla Corte di cassazione deve essere preceduto da brevi cenni in merito all'assegno bancario e al contenuto dell'art. 68 RD 1736/1933 (“Disposizioni sull'assegno bancario, sull'assegno circolare e su alcuni titoli speciali dell'Istituto di emissione, del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia”). L'assegno bancario è un titolo di credito esecutivo, contenente un ordine di pagamento da parte del c.d. traente (colui che emette il titolo) al trattario (la banca presso cui il traente ha un conto corrente), che è tenuto a corrispondere la cifra a favore del c.d. beneficiario, ovvero colui che è indicato nell'assegno. La caratteristica principale dell'assegno bancario è quella di essere un titolo esecutivo, dal momento che attribuisce la facoltà in capo al beneficiario di inviare, in caso di mancato pagamento della cifra inserita nel titolo, un atto di precetto nei confronti del traente, evitando le note lungaggini della fase dell'ingiunzione. L'art. 68 RD 1736/1933 recita: “In caso di alterazione del testo di un assegno bancario chi ha firmato dopo l'alterazione risponde nei termini del testo alterato; chi ha firmato prima risponde nei termini del testo originario. Qualora non risulti dal titolo o non si dimostri che la firma sia stata apposta prima o dopo, si presume che sia stata apposta prima”. Il ricorrente rileva che il fulcro argomentativo utilizzato dalla Corte d'appello per rigettare la sua opposizione, basato sulla differenziazione tra le mere correzioni e le alterazioni, non risulta dal tenore letterale dell'art. 68, che si riferisce unicamente alle alterazioni in generale. In particolare, secondo la ricostruzione della Corte d'appello, l'assegno con correzioni è quello modificato da colui che l'ha emesso al fine di correggere un lapsus calami, un errore materiale, al momento stesso dell'emissione. Al contrario, l'assegno con alterazioni è quello modificato dopo l'emissione contro la volontà del traente ed è l'unico in grado di rendere invalido il titolo di credito esecutivo. Secondo la ricostruzione di Tizio, a prescindere da tale distinzione, in presenza di un'alterazione della data di emissione, l'assegno non potrebbe essere ritenuto dotato di efficacia esecutiva, risultando non leggibile e non intonso nei suoi elementi essenziali. Giova considerare, in primo luogo, che la data è un elemento essenziale dell'assegno (art. 1 n. 5 RD 1736/1933), che si considera “privo di data” nel momento in cui la stessa non è indicata, è indicata erroneamente o quando per qualsiasi motivo risulti illeggibile. In presenza di un assegno privo di data, infatti, risulta impossibile verificare la capacità di emissione del traente e il termine di prescrizione per l'ottenimento del pagamento dell'assegno. Ciò premesso, la Corte di cassazione ha più volte stabilito che «l'assegno bancario privo di data è un titolo nullo e, nei rapporti diretti tra traente e prenditore, deve essere considerato una promessa di pagamento a norma dell'art. 1988 c.c.» (tra le tante, Cass. 6 luglio 2021 n. 19051); allorquando, pertanto, l'assegno risulti privo di data, allo stesso non potrebbe essere riconosciuto il valore di titolo esecutivo, difettando i requisiti di forma e di contenuto richiesti dalla legge. La decisione della Corte di Cassazione I giudici della Corte di cassazione ritengono fondato il primo motivo di ricorso avanzato da Tizio; in particolare, seguendo l'orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, ribadiscono che l'assegno “privo di data” non dev'essere inteso solo come l'assegno sul quale la data non è stata apposta ma, anche, l'assegno con data incerta oppure illeggibile. Dall'incertezza della data deriva l'impossibilità di riconoscere efficacia di titolo esecutivo all'assegno che risulta viziato in tal senso, essendo impossibile verificare sia la capacità del traente, sia la decorrenza del termine entro cui il beneficiario deve presentare l'assegno per il pagamento; in tali ipotesi, l'assegno risulterà un mero strumento di credito (in tal senso, Cass. 3 maggio 1967 n. 828 e Cass. 6 luglio 2021 n. 19051). Ritenendo sussistente, nel caso in esame, un'indubbia incertezza in merito alla data di emissione, risulta carente il presupposto dell'azione esecutiva avviata da Caio, non essendo l'assegno emesso da Tizio un valido titolo esecutivo a causa dell'alterazione dell'anno di emissione. Tale presupposto sarebbe dovuto essere idoneamente verificato dal giudice, il quale avrebbe dovuto dichiarare la nullità del precetto effettuato da Caio, basato su un assegno nullo e su un titolo esecutivo del tutto inesistente. Secondo la giurisprudenza consolidata, infatti, l'esistenza del titolo esecutivo «costituisce la condizione necessaria dell'esercizio dell'azione esecutiva, e deve, indipendentemente dall'atteggiamento delle parti, essere sempre verificata d'ufficio dal giudice» (cfr. Cass. 7 febbraio 2000 n. 1337). Inoltre, i giudici di legittimità ritengono di non poter condividere la ricostruzione effettuata dalla Corte d'appello di Venezia, incentrata sulla distinzione tra l'alterazione e la correzione dell'assegno. L'art. 68 RD 1736/1933, infatti, si riferisce genericamente all'alterazione del testo dell'assegno, non operando alcuna distinzione in merito. Nonostante ciò, in alcune pronunce, la Corte di cassazione ha ammesso la distinzione tra alterazione e correzione dell'assegno, senza tuttavia fondare tale distinguo in base all'autore o allo scopo dell'intervento; nel dettaglio, la Corte di cassazione ha ritenuto irrilevanti solo quelle alterazioni inidonee a pregiudicare gli interessi degli obbligati diretti e di regresso, non attribuendo rilevanza all'autore delle alterazioni, al contrario di quanto effettuato dalla Corte d'appello di Venezia. Inoltre, i giudici di legittimità respingono la distinzione tra correzione e alterazione sulla base del fatto che i titoli di credito astratti – tra i quali vi è l'assegno – hanno come requisito la letteralità dell'obbligazione; qualsiasi incertezza vertente sul dato letterale dell'assegno, a prescindere dall'origine e dallo scopo, rende quest'ultimo nullo. Sulla base di tali valutazioni, la Corte di cassazione accoglie il ricorso di Tizio e cassa la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d'appello di Venezia in diversa composizione, che sarà tenuta a decidere applicando del principio di diritto secondo il quale «l'assegno bancario recante una sovrascrittura della data è inefficace come titolo esecutivo, quando la suddetta alterazione renda la data di emissione insuperabilmente incerta». |