Fideiussione intersocietaria: annullabilità per conflitto di interessi
28 Settembre 2023
Massima È annullabile la fideiussione prestata da una società a garanzia del debito di altra società, per confitto di interessi tra la garante e il suo amministratore, qualora entrambe le società siano amministrate dallo stesso soggetto, ove sia da escludere il perseguimento di progetti imprenditoriali unitari o coordinati tra le due società, e sia per contro ravvisabile l’intento di privilegiare in via esclusiva la garantita, con mero asservimento del fideiussore all’interesse economico della debitrice. Ciò che può desumersi dalla integrale divergenza tra l’oggetto sociale della garante e quello della garantita, e dalla sproporzione tra l’ammontare della garanzia e il capitale sociale della garante; senza che possa rilevare, in senso contrario, la parziale coincidenza delle compagini sociali, ovvero la comune appartenenza ad un gruppo societario. Il caso Le società B s.r.l. e C s.r.l., rispettivamente debitrice principale e fideiussore, proponevano opposizione al decreto ingiuntivo ottenuto dalla Banca creditrice, per l'importo di oltre cinquecentomila Euro, a saldo del conto corrente con apertura di credito acceso da B s.r.l. Gli opponenti eccepivano l'invalidità per conflitto di interessi della fideiussione rilasciata da C s.r.l., chiedendone in via riconvenzionale l'annullamento. A seguito del rigetto dell'opposizione, il fideiussore C s.r.l. proponeva appello, che veniva respinto dalla Corte territoriale. In particolare, nel confermare la pronuncia di primo grado, il giudice d'appello riteneva provata l'appartenenza della società debitrice e del fideiussore ad un gruppo, “seppur in senso atecnico”, facente capo alla medesima famiglia, e indimostrata l'esistenza di un conflitto di interessi tra la garante e B s.r.l. Invero, a giudizio della Corte d'appello:
Da tanto la Corte d'appello desumeva il comune interesse di C s.r.l. e B s.r.l. a ottenere dapprima il finanziamento, e poi lo scioglimento del vincolo fideiussorio. Peraltro, secondo il giudice del gravame, l'asserito conflitto di interessi sarebbe stato in ogni caso di difficile conoscibilità, visti l'intreccio di rapporti societari e la circolarità delle relative attività d'impresa. Inoltre, a giudizio della Corte territoriale, lo stretto collegamento tra le società comportava che il rilascio della garanzia fideiussoria non potesse nemmeno dirsi estraneo all'oggetto sociale di C s.r.l. A fronte del rigetto dell'appello, la società garante ha proposto ricorso per cassazione, lamentando tra l'altro la violazione dell'art. art. 1394 c.c. In particolare, secondo C s.r.l., la sentenza impugnata aveva errato nell'escludere il conflitto di interessi tra la garante e il suo amministratore, così come la sua conoscibilità da parte dell'istituto di credito. La questione La questione giuridica in esame attiene ai presupposti della annullabilità, per conflitto di interessi tra la società garante e il suo amministratore, della fideiussione rilasciata per il debito di altra società, qualora entrambe le società siano rappresentate dallo stesso amministratore e presentino compagini sociali parzialmente coincidenti (ovvero ne sia in discussione la riconducibilità a un gruppo unitario). Le soluzioni giuridiche Con la sentenza in commento, la Suprema Corte ha accolto il ricorso del fideiussore, ritenendo fondate le censure riguardanti l'esistenza del conflitto d'interessi tra l'amministratore e la società garante, e la conseguente invalidità della fideiussione prestata da C s.r.l. In specie, richiamando principi già affermati dalla giurisprudenza di legittimità (Cass. 7 dicembre 2017 n. 29475, Cass. 5 dicembre 2014 n. 27547), la Corte ha premesso che, ai fini dell'annullabilità della fideiussione, il conflitto d'interessi tra la società garante e il suo amministratore, laddove quest'ultimo sia al contempo amministratore della debitrice, non può discendere dalla mera coincidenza, nella stessa persona, del ruolo di amministratore, dovendo essere accertata in concreto “sulla base di una comprovata relazione antagonistica d'incompatibilità degli interessi di cui siano portatori, rispettivamente, la società che ha prestato la garanzia ed il suo amministratore”. Inoltre, con richiamo a Cass. 1 dicembre 2016 n. 24547, la Corte ha precisato che, quando “tutti i soci di una società […] siano anche soci di una società di capitali con partecipazione complessivamente tale da garantirne il controllo, e le due società perseguano progetti imprenditoriali di tipo unitario o quantomeno coordinato, la fideiussione rilasciata dalla prima società per assicurare il finanziamento dell'altra, amministrata dallo stesso soggetto, non può ritenersi stipulata in conflitto di interessi, atteso che il buon andamento della società garantita si riverbera necessariamente a vantaggio della garante”. Secondo la Corte, tale ipotesi non era tuttavia ravvisabile nel caso di specie, considerate:
Ciò posto, la Corte ha richiamato altresì il precedente di cui a Cass. 10 aprile 2019 n. 10103: in una fattispecie similare - ma in cui l'appartenenza della garante e della garantita a un gruppo poteva dirsi pacifica -, era stato evidenziato che “l'autonomia soggettiva e patrimoniale delle singole società comporta che la strumentalità della fideiussione alla conservazione del valore della partecipazione della garante nel capitale della garantita non può ritenersi "in re ipsa", in ragione della detta partecipazione e della comune appartenenza al gruppo, ma va provata dal creditore che voglia giovarsi della garanzia”. E ciò soprattutto qualora sussistano elementi, come la sproporzione tra l'ammontare della fideiussione e il capitale sociale della garante, e l'operare di questa in un settore diverso da quello del gruppo, da cui desumere che “non vi è l'interesse strategico del gruppo a preservare il valore della partecipazione, bensì quello di privilegiare in via esclusiva la garantita, riducendo la garante ad un ruolo di mero asservimento”. Ebbene, con l'ordinanza in commento la Corte ha ritenuto che, nel caso in esame, mancasse anzitutto la dimostrazione dell'appartenenza delle due società ad un gruppo, non essendovi prova di alcun accordo, volto a creare un'impresa con direzione unitarie e finalità comuni. Ed in ogni caso, come subito precisato, la questione dell'esistenza del gruppo era priva di decisività, alla luce dei richiamati principi. Invero, nella concreta fattispecie, la solo parziale sovrapponibilità delle compagini sociali, l'integrale divergenza di oggetto sociale e lo stesso ammontare della garanzia (di quasi nove volte superiore al capitale sociale della garante) erano significative, a giudizio della Corte, dell'asservimento del fideiussore all'interesse economico della debitrice, e così del conflitto di interesse tra la società garante e il suo amministratore. Conflitto di cui la banca creditrice avrebbe dovuto senz'altro avvedersi, e che non poteva dirsi escluso in ragione della parziale identità dei soci, né per il fatto che ad invocare l'annullamento era stato il comune amministratore (trattandosi di atto necessitato del legale rappresentante, altrimenti esposto all'azione di responsabilità). Osservazioni L’ordinanza in commento si rivela assai lineare nella sua ratio decidendi e di grande interesse anche perché ha esaminato, molto da vicino e nei suoi tratti peculiari, la concreta fattispecie su cui vi era controversia, concludendo per la cassazione della sentenza d’appello (peraltro, a fronte di una c.d. doppia conforme nei gradi di merito), A colpire è in effetti la prospettiva diametralmente opposta assunta dal giudice d’appello, rispetto a quella adottata della Suprema Corte. Nello specifico, il giudice d'appello aveva escluso ogni conflitto di interessi tra società e amministratore - e la conseguente annullabilità della fideiussione - avendo ravvisato, al contrario, una vera e propria convergenza di interessi. Ma il ragionamento della Corte d’appello, come riassunto poco sopra, benché suggestivo, evidentemente “prova troppo”: non sembra, infatti, davvero possibile sostenere che la convergenza di interessi risieda nella comune intenzione (della debitrice e del fideiussore, perseguita tramite lo stesso amministratore) di stipulare una fideiussione, e poi ottenerne l’annullamento…per conflitto di interessi! La decisione della Suprema Corte ha così ripristinato la corretta lettura della vicenda negoziale, collocandosi sulla scia dei principi già affermati dalla giurisprudenza di legittimità. E ciò ha fatto, sgombrando il campo da ogni possibile equivoco, mettendo bene in luce che, ai fini dell’annullabilità, quel che davvero conta è la prova di un asservimento del fideiussore all’interesse esclusivo della società debitrice; asservimento di cui sono chiaramente sintomatiche, secondo le utili indicazioni ‘operative’ che si traggono dall’ordinanza, circostanze di fatto quali la sproporzione tra importo della fideiussione e capitale sociale della garante, e la eterogeneità degli oggetti sociali. E in questo senso, come sempre opportunamente precisato dalla Suprema Corte, neppure l’appartenenza al medesimo gruppo può rilevare - in sé e per sé - per escludere il conflitto di interessi. |