Segnalazione di situazione di abbandono

Andrea Conti

Inquadramento

La situazione di abbandono di un minore può essere segnalata da chiunque, oltre che dai pubblici ufficiali, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni del luogo ove il minore risiede abitualmente.

Formula

PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE PER I MINORENNI

DI ... [1]

SEGNALAZIONE

EX ART. 9, COMMA 1, L. N. 184/1983

Oggetto: segnalazione dello stato di abbandono del minore ... [2] ,

Dati relativi al minore:

..., nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ....

Dati relativi ai genitori:

Madre: Sig.ra ..., nata a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ..., livello di istruzione: ....

Padre: Sig. ..., nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ..., livello di istruzione: ....

Dati relativi al nucleo familiare:

Fratelli: ..., nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ..., livello di istruzione: ....

Parenti conviventi:

Sig. ... nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ..., livello di istruzione: ....

Sig. ... nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ..., livello di istruzione: ....

Parenti non conviventi:

Sig. ... nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ..., livello di istruzione: ....

Sig. ... nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., cittadinanza ..., livello di istruzione: ....

Precedenti segnalazioni alle competenti Autorità: ....

RELAZIONE

Motivi della segnalazione:

a) ...;

b) ...;

c) ....

Storia del nucleo familiare:

a) ...;

b) ...;

c) ....

Interventi attivati a favore del nucleo familiare:

a) ...;

b) ...;

c) ....

Interventi attivati a favore del minore:

a) ...;

b) ...;

c) ....

Valutazioni conclusive:

a) ...;

b) ...;

c) ....

Progetto del Servizio Sociale:

a) ...;

b) ...;

c) ....

Tutto ciò premesso, il Servizio Sociale di ....

segnala

All'Ill.mo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di ... la situazione di abbandono del minore ....

Luogo e data

Il legale rappresentante del Servizio Sociale

1. Risulta competente la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni avente giurisdizione sul luogo di residenza abituale del minore, per espressa previsione dall'art. 9, comma 1, l. n. 184/1983.

2. Normalmente la segnalazione proviene dal Servizio Sociale del Comune di residenza del minore. Tuttavia, tali segnalazioni, in forza di quanto prevede l'art. 9, comma 1, l. n. 184/1983, possono provenire da privati cittadini (la norma usa il termine “chiunque”), dai pubblici ufficiali, dagli incaricati di pubblico servizio, dagli esercenti di un servizio di pubblica necessità.

Commento

Il sistema delle segnalazioni

L'art. 9, comma 1, l. n. 184/1983 prevede che chiunque possa segnalare la situazione di abbandono in cui versa una persona minorenne. Tale segnalazione deve essere indirizzata al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni del luogo di residenza del minore, il quale, successivamente, potrà determinarsi per chiedere all'Autorità Giudiziaria Minorile l'apertura del procedimento di adottabilità che, nel caso di positivo accertamento della sussistenza dello stato di abbandono del minore, potrà concludersi con una sentenza che dichiara l'adottabilità del minore.

Quanto alla segnalazione – o meglio, al sistema di segnalazioni (Dogliotti, Adozione, in A a .V v., Codice della famiglia, a cura di Sesta, Milano, 2015, 2170) –, essa si fonda su un obbligo per i pubblici ufficiali e su una mera facoltà riconosciuta ai privati cittadini. Il soggetto che effettua la segnalazione non diviene soggetto interessato al procedimento né legittimato al reclamo o alla revoca del provvedimento eventualmente assunto dal Tribunale per i Minorenni. Inoltre, deve considerarsi irrituale la segnalazione diretta al Tribunale per i Minorenni, il quale dovrà necessariamente trasmetterla al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni (De Roma, Baronci ni, sub art. 9 l. 184/1983, in A a .V v ., Commentario breve al diritto della famiglia, a cura di Zaccaria, 2016, 1585). Tale impostazione è stata confermata anche dalla Corte costituzionale (Corte cost. n. 136/2013), la quale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dall'art. 10, l. n. 184/1983 nella parte in cui non prevede che il Tribunale per i Minorenni possa procederà d'ufficio all'apertura della procedura per la verifica dello stato di abbandono del minore.

Appare opportuno richiamare l'art. 70, comma 1, l. n. 184/1983, il quale, a rafforzamento delle prescrizioni civilistiche, prevede come reato l'ipotesi in cui il pubblico ufficiale – l'incaricato di pubblico servizio o gli esercenti un servizio di pubblica necessità – ometta di riferire alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni le condizioni di abbandono dei minori di cui venga a conoscenza in ragione del proprio ufficio. Si tratta di un reato omissivo proprio la cui punizione trova ragione nell'assicurare al minore, privato delle cure della famiglia d'origine l'opportunità di essere accolto in un nuovo ambiente familiare. La necessità di tutela del minore è tale che viene sanzionata anche la sola messa in pericolo dell'interesse a crescere in un ambiente familiare sostitutivo posto che la fattispecie di reato si consuma con il semplice ritardo nella comunicazione prevista dall'art. 9, l. n. 184/1983, a prescindere dalla verifica della concreta idoneità del ritardo a compromettere la dichiarazione di adottabilità del minore. Secondo l'interpretazione maggioritaria, il soggetto agente non dovrà limitarsi semplicemente a segnalare tempestivamente che il minore si trovi in stato di abbandono, ma è tenuto a presentare un resoconto dettagliato delle condizioni del minore.

L'art. 70, comma 2, l. n. 184/1983, infine, incrimina le condotte poste in essere dai rappresentanti degli istituti di pubblica assistenza pubblici o privati che omettano di trasmettere semestralmente alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni l'elenco di tutti i minori ivi ricoverati o assistiti. Anche tale norma incriminatrice tutela il sano e corretto sviluppo psicofisico del minore.

Il sistema delle segnalazioni è completato dalla trasmissione semestrale, prevista dall'art. 9, comma 2, l. n. 184/1983, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni dall'elenco dei minori ricoverati negli istituti di assistenza, pubblici e privati, e dalle comunicazioni previste dall'art. 9, commi 4 e 5, l. n. 184/1983.

Il Procuratore della Repubblica, ricevuta la segnalazione, dovrà effettuare i necessari accertamenti sulla condizione del minore e sul contesto sociale, ambientale e familiare, al fine di valutare se sussiste lo stato di abbandono indicato nella segnalazione. In caso di positivo accertamento, il Procuratore della Repubblica dovrà ricorrere al Tribunale per i Minorenni chiedendo l'apertura di un procedimento di adottabilità nell'interesse del minore in stato di abbandono. Il ricorso del Procuratore della Repubblica dovrà essere motivato.

La nozione di abbandono morale e materiale del minore

Elemento centrale sia del sistema delle segnalazioni sia del successivo procedimento di adottabilità risulta essere la situazione di abbandono morale e materiale del minore. Sulla corretta delimitazione del concetto di abbandono, in assenza di una precisa e circostanziata definizione legislativa, si è acceso un interessante dibattito dottrinale e giurisprudenziale.

Non appare appagante una lettura in senso assoluto della condizione di abbandono nella misura in cui l'adozione di minori sarebbe possibile solo nei casi in cui i genitori priverebbero il minore di tutte le cure necessarie al suo corretto sviluppo psico-fisico.

Appare, allora, preferibile una definizione in termini relativi: l'abbandono del minore coincide con l'irrecuperabilità delle capacità genitoriali in tempi ragionevoli (cfr. Corte cost. n. 31/2012) e con l'insuperabile mancanza di un ambiente familiare idoneo. Inoltre, la nozione di abbandono deve riguardare sia il profilo morale sia quello materiale: alla mancanza dell'impegno economico per soddisfare i bisogni del minore dovrebbe accompagnarsi l'assenza o la non sufficienza di rapporti affettivi ed educativi. Tale conclusione, oltre a trovare il suo referente normativo nella l. n. 184/1983 che parla di abbandono morale “e” materiale, è confermata da quanto prevede l'art. 315-bis, comma 1, c.c. che include tra i diritti del figlio anche l'assistenza morale da parte dei genitori. Tuttavia, parte della giurisprudenza ha ritenuto sufficiente anche il solo abbandono morale (Cass. I, n. 3511/2013; Cass. I, n. 4220/1988 e Trib. min. L'Aquila 29 dicembre 1999).

La definizione del concetto di abbandono non può avvenire in maniera astratta, ma deve fondarsi sull'analisi e la valutazione del caso concreto. Tuttavia, anche se una linea interpretativa suggerisce di rimettere la definizione del concetto di abbandono morale e materiale al prudente apprezzamento del Giudice Minorile, appare utile – ed opportuno – tracciare un criterio orientativo. Pertanto, premesso che non ogni irregolarità o ritardo nell'adempimento dei doveri genitoriali si traduce automaticamente nell'abbandono del minore, elemento centrale nella valutazione dell'assenza di cure morali e materiali deve essere il minore (Cass. I, n. 22934/2017; Cass. I, n. 28230/2013; Cass. I, n. 12730/2011; Cass. I, n. 21817/2006; Cass. I, n. 10126/2005; Cass. I, n. 17198/2003 e Cass. I, n. 1265/1988): la dichiarazione di adottabilità non è un istituto teso a sanzionare il comportamento del genitore (Cass. I, n. 1838/2011; Cass. I, n. 11019/2006; Cass. I, n. 7486/1987 e Cass. I, n. 4723/1987), ma diretto esclusivamente ad eliminare le conseguenze che i comportamenti pregiudizievoli dei genitori determinano, o potrebbero determinare, sullo sviluppo della personalità del fanciullo. Dunque, nel definire la nozione di abbandono, si dovranno prendere in considerazione le conseguenze che il comportamento del genitore – anche di natura omissiva (trascuratezza, malnutrizione, cattiva cura dell'igiene, assenza di cure sanitarie, disinteresse per l'istruzione) – ha sulla personalità del minore e solo nei casi in cui la situazione familiare sia tale da compromettere in modo grave ed irreparabile lo sviluppo psico-fisico del fanciullo, con l'impedire la realizzazione della sua personalità (Cass. S.U., n. 35110/2021; Cass. I, n. 3648/2023; Cass. I, n. 3059/2022; Cass. I, n. 16737/2020; Cass. I, n. 1674/2002; Cass. I, n. 3405/1998 e Cass. I, n. 4723/1987), si dovrebbe fare luogo all'adozione (Cass. I, n. 26204/2013; Cass. I, n. 25213/2013 e Cass. I, n. 4545/2010). Va precisato che la generica dichiarazione di volontà dei genitori di accudire e prendersi cura del minore non comporta, se non supportata da altri elementi oggettivi, il superamento dello stato di abbandono (Cass. I, n. 6532/2022; Cass. I, n. 16357/2018; Cass. I, n. 2802/2014; Cass. I, n. 4545/2010 e Cass. I, n. 16795/2009).

Secondo la giurisprudenza, sussiste lo stato di abbandono morale e materiale del minore in presenza di un'accertata ed irreparabile situazione in cui al minore non sono assicurati il mantenimento, l'educazione, l'istruzione e la stabilità affettiva (Cass. I, n. 14436/2017 che pone l'accetto sulla necessità di valutazione della progettualità del nucleo familiare; Cass. I, n. 22589/2017; Cass. I, n. 8802/2017; Cass. I, n. 20936/2016; Cass. I, n. 12259/2016; Cass. I, n. 16897/2015; Cass. I, n. 12641/2015; Cass. I, n. 16280/2014; Cass. I, n. 6755/2014; Cass. I, n. 8930/2013; Cass. I, n. 24589/2009; Cass. I, n. 1674/2002; Cass. I, n. 11112/1998; Cass. I, n. 4363/1998 e Cass. I, n. 3405/1998), di carenze materiali ed affettive di tale rilevanza da integrare, di per sé, una situazione di pregiudizio per il minore grave e non transeunte rispetto al suo sviluppo ed equilibrio psico-fisico e d'inidoneità del genitore ad assumere e conservare piena consapevolezza dei propri compiti e delle proprie responsabilità (Cass. I, n. 4247/2019; Cass I, n. 1887/2019; Cass. I, n. 10809/2008; Cass. I, n. 1674/2002; App. Sassari 15 novembre 2022, n. 10; App. Bologna 23 giugno 2021, n. 1620; App. Trento 6 novembre 2020, n. 3; App. L'Aquila 25 giugno 2020, n. 9; App. Ancona 7 giugno 2019, n. 960; App. Catanzaro 14 gennaio 2019, n. 8 e Trib. min. Caltanissetta 17 gennaio 2020).

Il prioritario diritto dei minori a crescere nell'ambito della loro famiglia di origine non esclude la pronuncia della dichiarazione di adottabilità quando, nonostante l'impegno profuso dal genitore per superare le proprie difficoltà personali e genitoriali, permane tuttavia la sua incapacità di elaborare un progetto di vita credibile per i figli e non risulti possibile prevedere con certezza l'adeguato recupero delle capacità genitoriali in tempi compatibili con l'esigenza dei minori di poter conseguire una equilibrata crescita psico-fisica (Cass. I, ord. n. 16357/2018 e Cass. I, ord. n. 21554/2021). Nell'accertare lo stato di abbandono il Giudice deve esprimere, dunque, una prognosi sull'effettiva ed attuale possibilità di recupero delle capacità e delle competenze genitoriali con riferimento sia all'elaborazione di una progettualità in punto di cura ed accudimento del minore che potrà essere posta in atto anche con l'ausilio di terzi e dei Servizi Sociali (Cass. I, n. 9501/2023; Cass. I, n. 4002/2023; Cass. I, n. 42142/2021; Cass. I, n. 3546/2022; App. Roma 5 ottobre 2021; Trib. min. Napoli, 22 marzo 2022 e Trib. min. Torino, 23 febbraio 2021).

Lo stato di abbandono è, in definitiva, uno stato di fatto, non transitorio e non necessariamente intenzionale, che, da un lato, denota l'inadeguatezza dei genitori a garantire al minore l'assistenza e la normale stabilità affettiva e, dall'altro lato, compromette in modo grave ed irreversibile lo sviluppo psicofisico del minore (Cass. I, n. 363/2023; Cass. I, ord. n. 11171/2019; Cass. I, n. 765/2018; Cass. I, n. 1838/2011; Cass. I, n. 7961/2010; Cass. I, n. 7959/2010; Cass. I, n. 15011/2006 e App. Napoli, n. 106/2017). La valutazione deve tenere conto, oltre che della gravità del comportamento del genitore e le ricadute sullo sviluppo del minore, anche del percorso di vita del minore, delle sue caratteristiche fisiche e psicologiche, dell'età, del grado di sviluppo e delle potenzialità del minore (Cass. S.U., n. 35110/2021; Cass. S.U., n. 3072/1986; Cass. I, n. 881/2015; Cass. I, n. 18653/2012; Cass. I, n. 16414/2012; Cass. I, n. 6052/2012; Cass. I, n. 24589/2010; Cass. I, n. 4545/2010; Cass. I, n. 16795/2009; Cass. I, n. 21817/2006; Cass. I, n. 15011/2006; Cass. I, n. 11019/2006; Cass. I, n. 21100/2005; Cass. I, n. 10126/2005; Cass. I, n. 4503/2002; Cass. I, n. 1095/2000 e Cass. I, n. 4139/ 1999). Tale complessa valutazione non può quindi fondarsi su un giudizio sommario, ma deve basarsi su precisi elementi fattuali idonei a dimostrare un reale pregiudizio per il minore (Cass. I, n. 31976/2022; Cass. I, n. 782/2017; Cass. I, n. 6552/2017; Cass. I, n. 23635/2016; Cass. I, n. 24445/2015 e Cass. I, n. 11758/2014). 

Può essere disposta anche una consulenza tecnica relativa alla personalità e alla capacità educativa dei genitori (Cass. VI, n. 18071/2022; Cass. I, n. 3915/2018Cass. I, n. 6137/2015 e Cass. I, n. 6138/2015, ove si onera il Tribunale per i Minorenni di motivare specificamente nel caso in cui la consulenza tecnica, richiesta dai genitori, non venga disposta. Dello stesso avviso anche Cass. I, ord. n. 17165/2019 e Cass. I, n. 23802/2021).

Va precisato che nella valutazione della situazione di abbandono del minore, debbano essere presi in considerazione anche i parenti entro il quarto grado del minore (Finocchiaro-Finocchiaro, Disciplina dell'adozione e dell'affidamento, Milano, 1983, 65; Morozzo Della Rocca, Adozione, in A a .V v., Commentario del codice civile, vol. Della famiglia, a cura di Balestra, 2010, 66). Infatti, non può ritenersi sussistente lo stato di abbandono del minore, se l'inerzia dei genitori è colmata dall'intervento dei parenti. Tuttavia, è necessario che tra i parenti e il minore vi sia un rapporto significativo, con la conseguenza che va esclusa ogni rilevanza all'esistenza di parenti che abbiano assunto o manifestato un atteggiamento privo di ogni utile apporto al minore ed incapace di porti quali figure di riferimento per il minore (Cass. I, n. 9167/2023; Cass. I, n. 6533/2022; Cass. I, n. 4746/2022; Cass. I, ord. n. 274/2020Cass. I, n. 9021/2018Cass. VI-1, n. 15755/2013; Cass. I, n. 13110/1991; Cass. I, n. 9313/1990 e Cass. I, n. 2/1987).

La valutazione della disponibilità dei parenti deve essere valutata con particolare rigore (Cass. I, n. 2123/2010 e Cass. I, n. 21554/2021), dovendo fare attenzione a che i parenti assumano un ruolo attivo nello scongiurare il ripetersi degli atteggiamenti dei genitori ed evitino che questi ultimi continuino ad avere influenza negativa sul minore (Cass. I, n. 18219/2009).

L'art. 8, comma 1, l. n. 184/1983 precisa che l'abbandono non deve essere dovuto a cause transitorie di forza maggiore: la dichiarazione di abbandono presuppone cioè il carattere di stabilità della situazione in cui versa il minore. Infatti, la temporanea difficoltà di un nucleo familiare dovrà essere affrontata con gli strumenti di aiuto e sostegno al nucleo familiare previsti dall'art. 1, l. n. 184/1983 e, solo successivamente, con l'affidamento familiare (artt. 2 e ss., l. n. 184/1983). La forza maggiore ricorre quando lo stato di abbandono per la sua durata sia inidoneo a pregiudicare il corretto sviluppo psicofisico del minore (Cass. I, n. 7391/2016; Cass. I, n. 19735/2015; Cass. I, n. 613/2015; Cass. I, n. 14784/2014; Cass. I, n. 25213/2013; Cass. I, n. 18563/2012; Cass. I, n. 4855/2012; Cass. I, n. 4503/2002 e Cass. I, n. 5755/1998). L'art. 8, comma 3, l. n. 184/1983 precisa che non ricorre una ipotesi di forza maggiore nei casi in cui il nucleo familiare in difficoltà ha rifiutato gli aiuti e gli interventi proposti dal Servizio Sociale.

La situazione di abbandono può concretizzarsi, in forza di quanto dispone l'art. 8, comma 2, l. n. 184/1983, anche nel caso in cui il minore sia inserito in una comunità o in un istituto di assistenza ovvero si trovi in affidamento familiare. Infatti, se la difficoltà del nucleo familiare di origine diventi, nelle more dell'affidamento, definitiva ed irreversibile, dovrà essere disposta la revoca dell'affidamento, venendo meno il requisito della temporaneità della situazione di crisi del nucleo di origine del minore.

In conclusione, occorre ribadire come il rigore che caratterizza la valutazione dello stato di adottabilità trova il proprio fondamento nel diritto del minore a crescere nell'ambito della propria famiglia d'origine che potrà essere limitato solo quando, fallito ogni tentativo di sostegno diretto a rimuovere le situazioni di difficoltà e di disagio che caratterizzano il nucleo familiare, risulti impossibile prevedere il recupero delle capacità genitoriali entro tempi compatibili con le esigenze del minore e, quindi, lo stato di abbandono morale e materiale si palesi come endemico e radicale (cfr., da ultimo, Cass. I, n. 21024/2022; Cass. I, n. 20948/2022; Cass. I, n. 19012/2022; Cass. I, n. 18157/2022; Cass. I, n. 10989/2022; Cass. I, n. 6536/2022; Cass. I, n. 4746/2022 e Cass. I, n. 3266/2021).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario