Lesioni personali procedibili a querela: la competenza del giudice di pace dopo la riforma Cartabia

29 Marzo 2024

All’indomani della c.d. riforma Cartabia, la competenza del giudice di pace per i delitti di lesioni personali procedibili a querela ricomprende tanto le ipotesi di malattia di durata inferiore ai venti giorni, quanto quelle nelle quali la malattia abbia avuto durata superiore a venti giorni e non eccedente i quaranta. 

Questione controversa
  • La questione controversa riguarda il quadro normativo venutosi a creare all'indomani della c.d. riforma Cartabia, che ha riscritto l'art. 582 c.p., operando, quanto al regime di procedibilità, un capovolgimento del precedente rapporto regola/eccezione: nell'attuale testo della norma incriminatrice, la punibilità a querela è la regola (primo comma), mentre la perseguibilità d'ufficio è diventata l'eccezione (secondo comma, prima parte), con una “eccezione dell'eccezione”, e dunque con un ritorno alla procedibilità a querela, nei casi di cui all'art. 577 comma 1, n. 1), e comma 2, c.p.
  • È, invece, rimasto immutato il testo dell'art. 4 comma 1, lett. a), d.lgs. n. 274/2000, a mente del quale la competenza del giudice di pace investe il delitto, consumato o tentato, di cui all'art. 582 c.p., «limitatamente alle fattispecie di cui al secondo comma perseguibili a querela di parte, ad esclusione dei fatti commessi contro uno dei soggetti elencati dall'articolo 577, secondo comma, ovvero contro il convivente».
  • Ci si chiede, pertanto, in quali termini il mutato regime di procedibilità incida sulla ripartizione di competenza tra tribunale e giudice di pace, posto che l'art. 582 comma 2, c.p., al quale fa riferimento la norma attributiva della competenza al giudice di pace, non contiene più alcun riferimento ai casi nei quali «la malattia ha una durata non superiore ai venti giorni» (così il testo della norma ante riforma Cartabia), ma si limita ad elencare i casi nei quali il reato è procedibile di ufficio, e le eccezioni alla regola, prescrivendo testualmente che «Si procede tuttavia d'ufficio se ricorre taluna delle circostanze aggravanti previste negli articoli 61, numero 11-octies, 583 e 585, ad eccezione di quelle indicate nel primo comma, numero 1), e nel secondo comma dell'articolo 577. Si procede altresì d'ufficio se la malattia ha una durata superiore a venti giorni quando il fatto è commesso contro persona incapace, per età o per infermità».

Possibili soluzioni
Prima soluzione Seconda soluzione

Un primo orientamento ritiene che, in tema di lesioni personali di durata superiore a venti giorni e non eccedente i quaranta, divenute procedibili a querela per effetto dell'art. 2 comma 1, lett. b), d.lgs. n. 150/2022, sussisterebbe la competenza per materia del giudice di pace, dovendo il mancato coordinamento di tale disposizione con quella di cui all'art. 4 comma 1, lett. a), d.lgs. n. 274/2000, essere risolto attraverso l'interpretazione estensiva di tale ultima disposizione, conformemente alla volontà del legislatore riformatore di ampliare la competenza della predetta autorità giudiziaria a tutti i casi di lesioni procedibili a querela.

Un'interpretazione «estensiva e logica», che si pone a salvaguardia degli obiettivi avuti di mira dalla riforma Cartabia: ragionando diversamente, si sottolinea, si tradirebbe lo spirito dell'intervento riformatore, ampliando la competenza del tribunale (pur in presenza di un immutato quadro sanzionatorio: non è, dunque, possibile affermare che il mutamento della competenza per materia discenda da una ritenuta maggiore gravità delle condotte in esame) e riducendo quella del giudice di pace, con un evidente “passo indietro” rispetto agli obiettivi della stessa legge attributiva della competenza penale al giudice di pace, a cui il legislatore aveva inteso affidare - salve limitate eccezioni - le ipotesi di lesioni volontarie punibili a querela (1).

Secondo l'opposto orientamento, il delitto di lesioni personali, quando la malattia abbia durata non eccedente i quaranta giorni, apparterrebbe alla competenza per materia del tribunale.

Questo orientamento ritiene insuperabile il dato testuale, che è inequivocabile e non consente alcuna interpretazione estensiva.

Pur dovendosi ritenere che l'attuale assetto normativo sia il risultato di un involontario difetto di coordinamento tra il nuovo testo dell'art. 582 c.p. e l'invariato testo dell'art. 4 d.lgs. n. 274/2000, esso ha sottratto alla competenza del giudice di pace ogni ipotesi di lesioni personali volontarie: ed invero, l'art. 4 d.lgs. n. 274/2000 continua ad ancorare la competenza del giudice di pace alle lesioni personali perseguibili a querela di cui all'art. 582 comma 2, c.p., ma, nell'attuale formulazione, la disposizione richiamata non contiene alcuna ipotesi di lesione personale perseguibile a querela, se non quella contro i soggetti contemplati dall'art. 577 comma 1, n. 1 e comma 2, c.p., già estranea, però (per forza di legge o per intervento della Corte costituzionale), alla competenza del giudice di pace (2).

(1Cass. pen., sez. V, 5 luglio 2023, n. 41372; Cass. pen., sez. V, 12 luglio 2023, n. 36812; Cass. pen., sez. feriale, 10 agosto 2023, n. 34896; Cass. pen., sez. V, 14 giugno 2023, n. 31720; Cass. pen., sez. V, 18 gennaio 2023, n. 24807; Cass. pen., sez. V, 11 gennaio 2023, n. 16537; Cass. pen., sez. V, 31 gennaio 2023, n. 10669; Cass. pen., sez. V, 11 gennaio 2023, n. 15728; Cass. pen., sez. V, 10 gennaio 2023, n. 15517.

    

(2Cass. pen., sez. V, 20 settembre 2023, n. 40719.

Rimessione alle Sezioni Unite
Cass. pen., sez. V, 10 ottobre 2023, n. 42858
  • I giudici rimettenti erano chiamati a scrutinare il ricorso per cassazione dell'imputato condannato a pena detentiva per aver cagionato alla persona offesa lesioni personali giudicate guaribili in 30 giorni.
  • Pur in presenza di un ricorso per cassazione che sul punto non deduceva alcunché, il collegio ha ritenuto di dover affrontare di ufficio la questione della possibile illegalità della pena inflitta: ed invero, ove dovesse ritenersi che il reato rientri tra quelli di competenza del giudice di pace, non avrebbe potuto essere comminata l'indicata pena detentiva.
  • La Quinta Sezione, accertata l'esistenza del descritto contrasto, ha dunque rimesso il ricorso alle Sezioni Unite, formulando il seguente quesito: «Se, anche dopo le modifiche apportate dall'art. 2, comma 1, lett. b), d.lgs. n. 150/2022 all'art. 582 c.p., senza innovare l'art. 4 d.lgs. n. 274/2000, sia ravvisabile - ed eventualmente in quali limiti - la competenza del giudice di pace per il reato di lesioni volontarie personali perseguibile a querela (e salve le eccezioni di legge), ovvero, viceversa, se debba ritenersi che, anche per il delitto di lesioni personali volontarie con malattia di durata superiore a venti giorni e non eccedente i quaranta, in fattispecie diverse da quelle c.d. intrafamiliari di cui all'art. 577, comma 1, n. 1, e comma 2, c.p., la competenza sia da riconoscere in capo al tribunale».

Informazione provvisoria

Le Sezioni Unite, all'esito della camera di consiglio del 14 dicembre 2023, hanno enunciato il seguente principio di diritto: «La competenza per materia in ordine al delitto di lesioni personali procedibili a querela appartiene al giudice di pace sia nei casi di malattia di durata inferiore ai venti giorni che in quelli in cui la durata della malattia sia superiore a venti giorni e non ecceda i quaranta».

Le motivazioni delle Sezioni Unite
Cass. pen., sez. un., 14 dicembre 2023, n. 12759
  • Le Sezioni Unite hanno ritenuto imprescindibile, in quanto imposto dall'art. 101 comma 2, Cost. e dall'art. 12 delle preleggi, il «rispetto del dato letterale dei testi normativi», poiché nel caso di specie non si registra un «vuoto di disciplina» che potrebbe giustificare un'interpretazione analogica.
  • Hanno, tuttavia, ritenuto necessario «un esame coordinato della singola disposizione con altre previsioni di pari rango» dettate per disciplinare il medesimo istituto, «allo specifico fine di individuare il significato e l'ambito applicativo di ciascuna di esse».
  • L'art. 4 d.lgs. n. 274/2000 deve, dunque, essere letto unitamente alla disposizione che conferì al Governo la delega che portò alla sua emanazione, ossia l'art. 15 comma 1, l. n. 468/1999, a mente del quale «Al giudice di pace è devoluta la competenza per i delitti previsti dai seguenti articoli del codice penale: [..] 582, secondo comma (lesione personale punibile a querela della persona offesa)»: ciò in quanto, come ha chiarito la Corte costituzionale (sentenza n. 182 del 2018), «i principi e criteri direttivi posti dal legislatore delegante costituiscono non solo la base e il limite delle disposizioni delegate, ma strumenti per l'interpretazione della loro portata, cosicché le disposizioni del decreto delegato vanno lette, ove possibile, nel significato compatibile con detti principi e criteri, i quali a loro volta vanno interpretati avendo riguardo alla ratio della legge delega, per verificare se la norma delegata sia con questa coerente».
  • Ebbene, ad avviso delle Sezioni Unite il legislatore delegante ha chiaramente espresso la volontà di attribuire alla cognizione del giudice di pace tutti i delitti di lesione personale punibile a querela della persona offesa: «Invero, l'art. 582, comma 2, c.p. risulta richiamato, nel testo dell'art. 15, comma 1, cit., come “sinonimo” dell'espressione “delitti di lesione personale punibile a querela della persona offesa”, e non come elemento di ulteriore delimitazione all'interno di tale categoria di reati. Ed infatti va rilevato che: a) il collegamento dei due sintagmi è effettuato dalla legge delega senza congiunzione verbale, ma mediante una parentesi; b) alla data di entrata in vigore della legge n. 468 del 1999, le due espressioni avevano l'identico significato, perché i delitti di lesione personale punibile a querela della persona offesa erano tutti, esclusivamente, previsti dall'art. 582, comma 2, c.p. (e, anzi, tale situazione è rimasta immutata fino al 30 dicembre 2022 …)».
  • Dunque, mentre il dato meramente letterale dell'art. 4 cit. indurrebbe a ritenere che il giudice di pace sia competente solo per i delitti di lesione personale che siano, al contempo, punibili a querela di parte e previsti dall'art. 582 comma 2, c. p. (con la conseguenza che detta competenza dovrebbe ritenersi oggi azzerata, poiché il capoverso dell'art. 582 c.p. non annovera più ipotesi di lesioni procedibili a querela di parte), l'interpretazione sistematica, che tenga nel dovuto conto la «volontà obiettivamente desumibile dalla legge delega», impone di «ritenere compreso nel perimetro del dato testuale del combinato disposto risultante dall'art. 4, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 274 del 2000, e dell'art. 15, comma 1, legge n. 468 del 1999, il significato secondo cui il giudice di pace è competente per tutti i delitti di lesione personale, consumati o tentati, quando la procedibilità per gli stessi sia a querela, fatte salve le ipotesi espressamente escluse dall'ordinamento. Si tratta, in altri termini, di una interpretazione cd. “restrittiva” dell'art. 4, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 274 del 2000, che esclude un'autonoma efficacia precettiva all'inciso “di cui al secondo comma” rispetto al sintagma “perseguibili a querela di parte” … resa necessaria dall'esigenza di coordinare la citata previsione normativa con l'art. 15, comma 1, legge delega».
  • Le Sezioni Unite hanno, infine, escluso che l'art. 4 cit. operi un rinvio cd. “fisso” al capoverso dell'art. 582 c.p. nel testo vigente al 30 dicembre 1999 (data di entrata in vigore della legge delega n. 468 del 1999), poiché dai testi normativi non emerge «un dato obiettivamente indicativo della volontà del legislatore che ha istituito la competenza penale del giudice di pace di “cristallizzare” quest'ultima con riguardo al reato di lesione personale esattamente in relazione ai fatti che l'ordinamento prevedeva come procedibili a querela in quel preciso momento storico, e, quindi, in termini assolutamente impermeabili a qualunque successiva modifica di tale disciplina».
  • Dunque, deve ritenersi che il giudice di pace sia tuttora competente per tutti i delitti di lesione personale, consumati o tentati, procedibili a querela, fatte salve le ipotesi espressamente previste dall'ordinamento (rimangono di competenza del tribunale, ad esempio, le lesioni commesse in danno di una delle categorie di soggetti elencati dall'art. 577 comma 1, n. 1, e comma 2, c.p., ovvero in danno di persona incapace per età o per infermità, ovvero le lesioni aggravate a norma degli articoli 61 n. 11-octies, 583,585 o 416-bis.1 c.p.): ed invero, mentre questa soluzione appare «coerente con il complessivo contesto normativo, e, quindi, maggiormente in linea con il criterio dell'interpretazione sistematica», l'opposta soluzione, azzerando la competenza penale del giudice di pace in tema di lesioni, sarebbe «incongrua», soprattutto perché palesemente distonica rispetto alle «scelte sempre più nette dell'ordinamento giuridico di massima riduzione dell'applicazione della sanzione carceraria», estendendo l'applicabilità della pena della reclusione a fatti per i quali da oltre venti anni essa non è più applicabile.
  • Le Sezioni Unite hanno, dunque, risolto la questione controversa statuendo il principio di diritto secondo cui «Appartiene al giudice di pace, dopo l'entrata in vigore delle modifiche introdotte dall'art. 2, comma 1, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, la competenza per materia in ordine al delitto di lesione personale, nei casi procedibili a querela, anche quando comporti una malattia di durata superiore a venti giorni e fino a quaranta giorni, fatte salve le ipotesi espressamente escluse dall'ordinamento».

     

Per approfondire si veda Riforma Cartabia: è competente il giudice di pace per le lesioni lievi divenute procedibili a querela

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