Il problema dell’omessa informazione ai soci relativa al deposito del bilancio nella sede sociale nei quindici giorni precedenti l’assemblea

13 Febbraio 2024

Il Tribunale di Milano ha disposto il rinvio pregiudiziale degli atti alla Cassazione, per la soluzione della questione, ex art. 363-bis c.c., relativa al diritto di informazione dei soci dell’avvenuto deposito del bilancio nei quindici giorni che precedono l'assemblea di approvazione.

Massima

Il Tribunale di Milano ha affrontato, con riferimento ad una s.r.l., il problema delle conseguenze dell’omessa informazione ai soci circa l’avvenuto deposito del bilancio di esercizio presso la sede sociale nei quindici giorni precedenti all’assemblea chiamata ad approvarlo e, riconosciuta la presenza di due orientamenti contrapposti circa l’esistenza o meno - ai sensi del combinato disposto degli artt. 2429, comma 3, c.c. e 2478-bis, comma 1, c.c. - del diritto del socio di essere informato dell’avvenuto deposito del bilancio, ha disposto il rinvio pregiudiziale degli atti alla Corte di Cassazione.

Il caso

Gli attori, soci di minoranza di una s.r.l., hanno impugnato la deliberazione assembleare di approvazione del bilancio di esercizio della società. Nell’ambito dell’impugnativa, gli attori hanno dedotto diversi vizi della delibera, tra cui appunto l’omessa informazione relativa al deposito del bilancio nella sede sociale nei quindici giorni precedenti all’adunanza assembleare, ex artt. 2429, comma 3, c.c. e 2478 bis, comma 1, c.c.

Il Tribunale di Milano, prendendo atto della presenza di due distinti orientamenti in merito alla possibile soluzione della questione, ha rilevato come quest’ultima fosse: (i) necessaria alla definizione del giudizio; e (ii) caratterizzata da gravi difficoltà interpretative.

Il Collegio ha quindi disposto il rinvio pregiudiziale degli atti alla Corte di Cassazione, ai sensi dell’art. 363 bis c.p.c., appena introdotto dal d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 149 (c.d. “Riforma Cartabia”), per la risoluzione della seguente questione: se la norma ‘I soci possono prenderne visione’ di cui all’ultimo periodo del comma 3 dell’ art. 2429 c.c. deve essere interpretata nel senso che il diritto del socio di prendere visione del bilancio depositato nella sede sociale nei quindici giorni antecedenti l’assemblea non include – perché non espressamente previsto – anche quello di essere posto in condizione, con qualunque mezzo idoneo, di essere informato dell’avvenuto deposito del bilancio, od invece lo include – perché implicitamente previsto - cosi che il suo diritto all’informazione come base del diritto all’espressione di voto consapevole possa dirsi effettivo”.

Le questioni

Il provvedimento in esame ha affrontato, in particolare, il tema della corretta interpretazione del comma 3 dell’art. 2429 c.c. il quale, come è noto, prevede che: “Il bilancio, con le copie integrali dell’ultimo bilancio delle società controllate e un prospetto riepilogativo dei dati essenziali dell’ultimo bilancio delle società collegate, deve restare depositato in copia nella sede della società, insieme con le relazioni degli amministratori, dei sindaci e del soggetto incaricato della revisione dei conti, durante i quindici giorni che precedono l’assemblea, e finché sia approvato. I soci possono prenderne visione”.

Tale norma è applicabile anche alla s.r.l. sulla base del richiamo effettuato dall’art. 2478-bis, comma 1, c.c. il quale - in materia appunto di società a responsabilità limitata - dispone che “il bilancio deve essere redatto con l’osservanza delle disposizioni di cui alla sezione IX del capo V del presente libro”, che comprende anche il già menzionato art. 2429 c.c.

Le disposizioni in questione, applicabili sia alle s.p.a. che alle s.r.l., possono generare taluni problemi applicativi di rilievo che, malgrado ciò, sono stati finora poco trattati in dottrina e in giurisprudenza.

Una prima interpretazione - del tutto aderente al testo della norma, e volta quindi a valorizzarne il dato letterale - propende per l’insussistenza di un obbligo in capo alla società di informare il socio dell’avvenuta messa a disposizione, presso la sede sociale, del bilancio e dei documenti di cui all’art. 2429 c.c.

In base a questa impostazione, tuttavia, nel caso in cui – come generalmente accade nelle s.r.l. e come può accadere anche nelle s.p.a. “chiuse”, ai sensi dell’art. 2366 c.c. - lo statuto preveda la facoltà di convocazione dell’assemblea con un preavviso inferiore a quindici giorni, il socio avrebbe di fatto effettiva contezza del deposito del bilancio presso la sede solo attraverso l’avviso di convocazione (e dunque meno di quindici giorni prima dello svolgimento dell’assemblea).

Ciò creerebbe un vulnus rispetto al diritto sancito dal comma 3 dell’art. 2429 c.c.; vulnus che il socio, che si ritenga leso nel suo diritto di informazione, potrebbe “sanare” mediante acquiescenza o anche contestare, impugnando - come è avvenuto nel caso di specie - la delibera assembleare di approvazione del bilancio e allegando l’omessa informazione in questione quale motivo di invalidità della stessa.

Al cospetto di tale problematica, il Tribunale di Milano - con la pronuncia n. 2649 pubblicata il 30 marzo 2021 - aveva già ritenuto, seppur in un obiter dictum, di interpretare la norma “i soci possono prenderne visione”, di cui all’ultimo periodo del comma 3 dell’art. 2429 c.c., nel senso che i soci hanno il diritto di essere informati, con qualunque mezzo idoneo, dell’avvenuto deposito del bilancio presso la sede sociale: ciò può avvenire mediante la convocazione dell’assemblea con un preavviso maggiore di quindici giorni ovvero mediante una specifica informativa ai soci, anche con modalità telematiche.

L’interpretazione evolutiva operata dal Tribunale di Milano con la citata sentenza del 2021 era volta a valorizzare la ratio della disciplina in esame, la quale costituirebbe uno dei pilastri dell’informazione del socio nell’ambito della vita societaria; peraltro, la norma è inserita nel contesto del procedimento di formazione del bilancio, evento di particolare rilievo sia per la compagine sociale sia per i soggetti terzi rispetto alla società.

Per giungere a tali conclusioni, il Collegio milanese ha interpretato la disposizione attingendo, in particolare, alla disciplina generale delle obbligazioni: secondo la ricostruzione giurisprudenziale in esame, l’obbligo di depositare il bilancio presso la sede sociale nei quindici giorni antecedenti all’assemblea costituirebbe, in realtà, una prestazione dovuta riconducibile all’alveo delle obbligazioni negoziali ai sensi dell’art. 1374 c.c., a mente del quale, notoriamente, “il contratto obbliga le parti non solo a quanto è nel medesimo espresso, ma anche a tutte le conseguenze che ne derivano secondo la legge o, in mancanza secondo gli usi e l’equità”.

Da ciò deriva che, trattandosi di obbligazione contrattuale, la società ha il dovere di adempiervi secondo buona fede oggettiva ai sensi dell’art. 1375 c.c. e - più in generale - dell’art. 1175 c.c., che, come sancito a più riprese dalla Suprema Corte, “costituisce fonte di integrazione del comportamento dovuto, laddove impone di compiere, a prescindere dall'esistenza di specifici obblighi derivanti da previsioni contrattuali o da singole norme di legge, quanto possibile per salvaguardare gli interessi della controparte, nei limiti dell'apprezzabile sacrificio e alla stregua del caso concreto” (Cass. 18 agosto 2023, n. 24810; cfr. sul punto anche Cass. 6 ottobre 2021 n. 27122, Cass. 2 aprile 2021 n. 9200, Cass. 5 giugno 2020 n. 10822, Cass. 6 maggio 2020 n. 8494, Cass. 3 agosto 2015 n. 16990).

Ebbene, l’invio di una comunicazione (anche a mezzo di semplice e-mail) ai soci con la quale si informino gli stessi dell’avvenuto deposito della documentazione relativa al bilancio di esercizio, anche a seguito dell’evoluzione tecnologica e dell’ormai quotidiana e generale interconnessione tra soggetti, appare un sacrificio davvero minimo per la società a fronte della più efficace tutela dei diritti informativi dei soci.

Come anticipato, l’ordinanza del Tribunale di Milano del 21 settembre u.s., da ultimo, ha comunque preso atto dell’esistenza di diversi orientamenti sul punto e di come la questione in esame abbia una diffusa rilevanza, in quanto suscettibile di porsi in tutte le società di capitali (s.r.l. e s.p.a. che non facciano ricorso al mercato del capitale di rischio) nelle quali sia consentito avvalersi di un termine di convocazione dell’assemblea dei soci inferiore a quindici giorni: pertanto, ha disposto il rinvio pregiudiziale degli atti alla Corte di Cassazione per la soluzione della questione ai sensi del nuovo art. 363 bis c.c.

La necessità del rinvio pregiudiziale è stata sostenuta dal Tribunale, oltre che per la portata generale della questione, anche in ragione del fatto che l’adesione alla tesi che afferma il diritto del socio di s.r.l. (o di s.p.a. “chiuse”) di essere informato dell’avvenuto deposito del bilancio potrebbe comportare un effetto di c.d. overruling potenzialmente lesivo del principio di certezza del diritto.

Osservazioni

Il Tribunale di Milano, come visto, ha rinviato gli atti alla Suprema Corte mediante l’istituto del rinvio pregiudiziale previsto dal nuovo art. 363-bis c.p.c. Tale norma, introdotta con la recente riforma del processo civile, prevede la possibilità, per il giudice di merito, di disporre il rinvio pregiudiziale degli atti alla Corte di Cassazione per la risoluzione di una questione di diritto al ricorrere di determinate condizioni, consistenti: (i) nel fatto che essa sia necessaria alla definizione (anche parziale) del giudizio; (ii) nel fatto che essa presenti gravi difficoltà interpretative; e infine (iii) nella suscettibilità della questione stessa di porsi in numerosi giudizi.

I requisiti appena elencati sussistono indubbiamente nel caso di specie, dal momento che:

(i) la questione è necessaria ai fini della definizione del giudizio;

(ii) le norme esaminate risultano di difficile interpretazione, visto il mancato coordinamento (per lo meno apparente) tra il diritto di informazione dei soci di cui all’art. 2429 c.c. e la possibilità che l’assemblea per l’approvazione del bilancio sia convocata con un preavviso inferiore ai quindici giorni, ai sensi rispettivamente dell’art. 2366 c.c. per le s.p.a. “chiuse” e dell’art. 2479-bis, comma 1, per la s.r.l.;

(iii) la questione può potenzialmente porsi in tutti i giudizi di impugnativa di delibere di approvazione del bilancio di s.r.l. e di s.p.a. “chiuse”, ove sia previsto appunto un termine di convocazione dell’assemblea minore di quindici giorni.

È necessario, quindi, attendere la pronuncia della Suprema Corte sul punto.

Parrebbe ragionevole supporre che la stessa possa aderire all’interpretazione delineata dalla sentenza del Tribunale di Milano n. 2649 del 30 marzo 2021, la quale - pur non essendo basata esclusivamente sul dato letterale - risulta maggiormente convincente in chiave sistematica, valorizzando principi generali come quelli di buona fede e correttezza, rispetto ai quali va valutato l’adempimento di tutte le obbligazioni, siano esse di derivazione contrattuale o extracontrattuale.

Inoltre, dal punto di vista prettamente societario, l’informativa ai soci, ad opera della società, circa la messa a disposizione della documentazione di bilancio presso la sede sociale rappresenterebbe un ragionevole bilanciamento tra le esigenze organizzative della società e il diritto di informazione dei soci.

Peraltro, la questione potrebbe essere risolta operativamente effettuando sempre le convocazioni di assemblee di approvazione del bilancio almeno quindici giorni prima, accompagnandole con la specifica informazione ai soci (eventualmente contenuta nello stesso avviso di convocazione) dell’avvenuta messa a disposizione della relativa documentazione presso la sede sociale: non parrebbe predicabile, d’altronde, la soluzione contraria, alla stregua della quale, cioè, la possibilità di convocare l’assemblea in un minor termine (nelle s.p.a. “chiuse” e nelle s.r.l., come più volte detto) possa prevalere sulla scansione temporale sancita dall’art. 2429 c.c. (e riferita anche all’eventuale attività di ulteriori soggetti, quali l’organo di controllo interno e/o il revisore).

Conclusioni

Come anticipato, la decisione del Tribunale di Milano in ordine alla rimessione degli atti alla Corte di Cassazione risulta senza dubbio condivisibile.

Appare, infatti, essenziale - soprattutto con riguardo a questioni pratiche e di applicazione generale, come quella sottesa al caso di specie - che la Suprema Corte faccia chiarezza in conformità al preminente principio di certezza del diritto.

La decisione della Corte di Cassazione avrà, in ogni caso, importanti risvolti pratico-applicativi con benefici sia per gli operatori, che godranno di un contesto di maggior chiarezza circa le attività da esperire ai sensi del comma 3 dell’art. 2429 c.c., sia per l’intero sistema, che vedrà ridursi eventuali controversie tra società e singoli soci in ordine a eventuali lesioni del diritto di informazione, dovute a una convocazione dell’assemblea con preavviso inferiore ai quindici giorni previsti per la messa a disposizione del bilancio presso la sede della società.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.