Codice di Procedura Civile art. 473 bis 55 - Capacità processuale dell'interdicendo e dell'inabilitando e nomina del tutore e del curatore provvisorio1

Francesco Bartolini

Capacità processuale dell'interdicendo e dell'inabilitando e nomina del tutore e del curatore provvisorio1

[I]. L'interdicendo e l'inabilitando possono stare in giudizio e compiere da soli tutti gli atti del procedimento, comprese le impugnazioni, anche quando è stato nominato il tutore o il curatore provvisorio previsto negli articoli 419 e 420 del codice civile.

[II]. Il tutore o il curatore provvisorio è nominato, anche d'ufficio, con decreto del giudice relatore. Finché non sia pronunciata la sentenza sulla domanda d'interdizione o d'inabilitazione, lo stesso giudice relatore può revocare la nomina, anche d'ufficio.

[1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 33,  del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

Inquadramento

L'art. 473-bis.55 c.p.c. riprende nel testo introdotto dalla riforma di cui al d.lgs. n. 149/2022 le disposizioni già dettate dagli artt. 716 e 717 c.p.c. Questa normativa risponde allo scopo di disciplinare la situazione giuridica nella quale viene a trovarsi il soggetto interdicendo o inabilitando nel periodo temporale durante il quale si svolge il procedimento nei loro confronti. La presentazione del ricorso per interdizione o per inabilitazione incide sulla condizione dei predetti, pone una sorta di anticipazione precauzionale dei possibili effetti futuri e impone l'adozione di garanzie sia a protezione di tali soggetti e sia a tutela dei terzi. Occorreva pertanto provvedere a chiarire l'eventuale sussistenza di limiti alla capacità di agire da imporre a soggetti dei quali è posta in dubbio la piena sanità di mente; e a provvedere misure che nel completare la ridotta normalità di intendere e volere avvisino i terzi di siffatta insufficienza mentre conservano il patrimonio e gli interessi dell'interdicendo o dell'inabilitando.

La normativa ha da tempo operato in queste due direzioni. Ha stabilito che sino alla pronuncia definitiva di interdizione o di inabilitazione i soggetti nei cui confronti si procede conservano l'ordinaria capacità processuale e che a costoro si applicano le norme sulla tutela dei minori e dei minori emancipati (artt. 424,425,427 c.c.); e che medio tempore il soggetto in predicato può essere rappresentato da un tutore o assistito da un curatore provvisorio (artt. 419,420 c.c.).

Capacità processuale dell’interdicendo e dell’inabilitando

La ratio della normativa, secondo cui l'interdicendo o l'inabilitando non perde la capacità di agire o contraddire nel giudizio che lo riguarda, pur dopo a nomina del tutore o del curatore provvisorio, è sottesa alla conservazione della capacità di agire sino alla pronuncia che lo privi di tale capacità o di essa riduca l'ambito che ne configura lo status. Nel procedimento di interdizione o di inabilitazione è parte soltanto l'interdicendo o l'inabilitando e non anche il suo tutore o il suo curatore provvisorio. Le domande e le impugnazioni devono essere proposte unicamente nei suoi confronti. L'apertura del procedimento non elimina la sua qualità di parte assunta in seguito all'altrui proposizione del ricorso (Poggeschi) e instaura a buon titolo il contraddittorio processuale (Andrioli). La nomina del curatore provvisorio anticipa cautelarmente gli effetti della pronuncia definitiva e priva l'inabilitando della capacità di stare in giudizio senza l'assistenza del curatore nei procedimenti diversi da quello di inabilitazione (in proposito si è affermato che nei confronti delle persone inabilitate, che devono stare in giudizio con la necessaria assistenza del curatore, il procedimento di notificazione ha carattere complesso in quanto può ritenersi perfezionato solo quando l'atto sia portato a conoscenza tanto della parte quanto del curatore, per mettere quest'ultimo in grado di svolgere la sua funzione di assistenza; ne consegue che, ai sensi dell'art. 75 c.p.c., analogicamente applicabile, per identità di ratio, alla cartella di pagamento, la notifica al solo inabilitato, che non sia effettuata pure nei confronti del curatore, è giuridicamente inesistente, non assumendo rilievo la mancata indicazione della curatela nelle dichiarazioni dei redditi, atteso che è onere dell'Amministrazione individuare la persona che ha la rappresentanza dell'incapace: Cass. V, n. 12531/2015; Cass. n. 6985/2011).

Le attività che in concreto l'interdicendo e l'inabilitando possono compiere nella procedura per interdizione o per inabilitazione si concretano nella opposizione alla domanda, nella presentazione di istanze e deduzioni informali in udienza, in genere, e in occasione dell'esame, in particolare (Poggeschi). Autorevole dottrina aveva affermato la necessità del ministero di un difensore (Andrioli).

Per quanto concerne eventuali giudizi diversi da quelli di interdizione o di inabilitazione la nomina del tutore provvisorio pone l'interdicendo in condizioni di incapacità assoluta, come avviene con riguardo al soggetto di età minore; i poteri del tutore provvisorio sono gli stessi che competono al tutore del minorenne, esercitabili liberamente oppure soltanto previa autorizzazione giudiziale.

L'art. 75 c.p.c., nell'indicare le persone processualmente incapaci, si riferisce ai soggetti che siano stati privati della capacità di agire, in modo assoluto, per effetto di una sentenza di interdizione o in modo parziale, per effetto di una sentenza di inabilitazione e che siano rappresentati o assistiti da un tutore o curatore, senza far menzione, invece, dei soggetti colpiti da incapacità naturale, che non risultino ancora interdetti o inabilitati nelle forme di legge; né, in relazione a questi ultimi, si pone l'esigenza di una sospensione del processo, exart. 295 c.p.c. per il promovimento della procedura di interdizione mediante il rito camerale previsto dagli artt. 712 e ss. c.p.c., posto che la ratio della disposizione dettata dall'art. 75 cit. si fonda, da un lato, sull'esigenza che ogni limitazione della capacità di agire, con le relative ricadute sul piano processuale, possa operare solo all'esito finale di uno specifico procedimento e, dall'altro, sull'altrettanto incontestabile esigenza di impedire il pericolo che ogni processo possa subire interruzioni o sospensioni sulla base di situazioni di non sollecito ed agevole accertamento, con il conseguente pregiudizio del diritto di tutela giurisdizionale della parte che ha proposto la domanda (Cass. II, n. 21507/2019; Cass. II, n. 9146/2002).

Nel giudizio di interdizione, regolato – per quanto non derogato da norme speciali – dai principi propri del processo ordinario di cognizione, l'interdicendo, convenuto in lite, può eccepire il difetto di giurisdizione ex art. 11 della l. n. 218/1995 soltanto ove non abbia espressamente o tacitamente accettato la giurisdizione italiana (Cass. S.U. , n. 4250/2020 : nella specie, la S.C. ha ritenuto inammissibile l'eccezione di difetto di giurisdizione proposta da un interdicendo dopo che, nella comparsa di costituzione, si era difeso nel merito senza sollevare la questione). E tuttavia Cass. I, ord. n. 11292/2019 ha affermato che, dopo la sentenza di secondo grado e prima della notificazione del ricorso per cassazione, la parte dichiarata interdetta difetta di legittimazione processuale a proporre il ricorso medesimo, spettando detta legittimazione al tutore, a pena di inammissibilità dell'impugnazione.

Per altro verso, si è chiarito che la ratio dell'art. 716 c.p.c., a norma del quale l'interdicendo non perde la capacità processuale di agire e contraddire nel giudizio di interdizione, pur dopo che gli è stato nominato un tutore provvisorio, è di consentirgli di difendere il diritto all'integrale conservazione della capacità di agire. Ne deriva da un lato che il predetto tutore non è parte necessaria di tale giudizio, non configurandosi un interesse della tutela all'esito del medesimo; dall'altro che il tutore provvisorio non assume la veste, nel giudizio di interdizione, di rappresentante processuale dell'interdicendo Cass. II, n. 14866/2000; Cass. n. 9634/1994).

Nomina del tutore o del curatore provvisorio

La nomina del tutore provvisorio o del curatore provvisorio non è legata dalla normativa alla sussistenza di particolari condizioni. Essa è dunque affidata al potere discrezionale del giudice di valutarne l'opportunità e l'utilità. La nomina segue l'esame dell'interdicendo o dell'inabilitando e non avrebbe senso disporla senza prima avere sentito l'interessato e averne constato direttamente le condizioni psichiche. La necessità di questa subordinazione del provvedimento all'esame del soggetto (l'averne veduto le condizioni apparenti, l'averne ricevuto le risposte a domande semplici e l'averne valutato le reazioni) era già stata disposta dalla normativa precedente la riforma processuale dovuta al d.lgs. n. 149/2022 ma è divenuta attualmente più pressante dopo che la tutela delle persone incapaci ha visto arricchirsi dell'istituto dell'amministrazione di sostegno, per definizione alternativa e sostitutiva dei più invasivi strumenti interdittivi e inabilitativi. L'impossibilità di procedere all'esame non è comunque una ragione sufficiente alla nomina del tutore o del curatore se comunque ne risultano per altra via gli estremi giustificativi, pena, altrimenti, i possibili effetti pregiudizievoli di azioni lasciate alla totale libertà dei soggetti.

Si ammette che la nomina possa intervenire in qualunque momento o fase del procedimento, in quanto al riguardo non sono dettate disposizioni limitatrici di sorta. L'atto assume la forma del decreto, come per ogni provvedimento privo di intrinseca natura decisoria.

Si rinvia agli artt. 423 c.c. e 42 disp. att. c.p.c.  

Bibliografia

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