Decreto legislativo - 30/06/2003 - n. 196 art. 59 - (Accesso a documenti amministrativi e accesso civico 1 )(Accesso a documenti amministrativi e accesso civico 1)
1. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 60, i presupposti, le modalità, i limiti per l'esercizio del diritto di accesso a documenti amministrativi contenenti dati personali, e la relativa tutela giurisdizionale, restano disciplinati dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni e dalle altre disposizioni di legge in materia, nonché dai relativi regolamenti di attuazione, anche per ciò che concerne i tipi di dati di cui agli articoli 9 e 10 del regolamento e le operazioni di trattamento eseguibili in esecuzione di una richiesta di accesso. [Le attività finalizzate all'applicazione di tale disciplina si considerano di rilevante interesse pubblico.] 2 1-bis. I presupposti, le modalità e i limiti per l'esercizio del diritto di accesso civico restano disciplinati dal decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 3. [1] Rubrica modificata dall'articolo 5, comma 1, lettera a), numero 1), del D.Lgs. 10 agosto 2018, n. 101. [2] Comma modificato dall'articolo 5, comma 1, lettera a), numero 2), del D.Lgs. 10 agosto 2018, n. 101. [3] Comma aggiunto dall'articolo 5, comma 1, lettera a), numero 3), del D.Lgs. 10 agosto 2018, n. 101. InquadramentoÈ opportuno ricordare che, in base al principio della trasparenza dell'attività amministrativa, ogni soggetto ha diritto di conoscere ed essere informato dell'attività amministrativa e di prendere visione e conoscere il contenuto degli atti amministrativi. A tal fine, l'art. 22 della l. n. 241/1990 (così come modificata dalla l. n. 15/2005) definisce il diritto di accesso ai documenti amministrativi come il «diritto per gli interessati di prendere visione ed estrarre copia dei documenti amministrativi», specificando che per interessati debbano intendersi «tutti i soggetti privati, compresi quelli portatori di interessi pubblici o diffusi, che abbiano un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l'accesso». È necessario sottolineare che l'art. 23 della l. n. 241/1990 delimita l'ambito di applicazione del diritto di accesso ai documenti amministrativi, stabilendo che esso «si esercita nei confronti delle pubbliche amministrazioni, delle aziende autonome e speciali, degli enti pubblici e dei gestori di pubblici servizi. A tal fine, per pubblica amministrazione si intendono «tutti i soggetti di diritto pubblico e i soggetti di diritto privato limitatamente alla loro attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o comunitario» (art. 22, comma 1, lett. e). Il diritto di accesso può essere esercitato «nei confronti delle pubbliche amministrazioni, delle aziende autonome e speciali, degli enti pubblici e dei gestori di pubblici servizi» (art. 23, comma 1) mediante esame ed estrazione di copia dei documenti amministrativi. L'esame dei documenti è gratuito. Il rilascio di copia è subordinato soltanto al rimborso del costo di riproduzione, salve le disposizioni vigenti in materia di bollo, nonché i diritti di ricerca e di visura. La richiesta di accesso ai documenti deve essere motivata. Essa deve essere rivolta all'amministrazione che ha formato il documento o che lo detiene stabilmente. Per quanto riguarda la tutela processuale, se entro trenta giorni la pubblica amministrazione non si pronuncia sull'istanza di accesso, la richiesta si intende respinta. Contro il diniego o il differimento dell'accesso, il richiedente può presentare ricorso giurisdizionale ma anche amministrativo al difensore civico (per gli atti degli enti territoriali) o alla Commissione nazionale per l'accesso (per gli atti delle amministrazioni statali). Con l'emanazione del d.lgs. n. 33/2013, come modificato dal d.lgs. n. 97/2016 (di seguito, “decreto trasparenza”), è stata introdotta una definizione di principio generale di trasparenza che va oltre quella contenuta nelle previgenti disposizioni normative, e sono state altresì previste ulteriori forme di accesso: l'accesso civico semplice e l'accesso civico generalizzato. Nella sua nuova definizione, la trasparenza si configura come accessibilità totale dei dati e dei documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, finalizzata non soltanto a favorire forme diffuse di controllo da parte dei consociati sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche, ma anche a garantire una maggiore tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. L'accesso civico semplice, disciplinato dall'art. 5 primo comma del decreto trasparenza, è il diritto di chiunque di richiedere i documenti, le informazioni o i dati, oggetto di pubblicazione obbligatoria secondo le vigenti disposizioni normative, qualora le pubbliche amministrazioni ne abbiano omesso la pubblicazione. La richiesta (gratuita) di documenti ed informazioni è indirizzata al responsabile della trasparenza dell'amministrazione, che è tenuto a pronunciarsi su di essa entro trenta giorni pubblicando il documento o l'informazione richiesta sul proprio sito e, contestualmente, comunicando l'avvenuta pubblicazione al richiedente (con allegazione del documento richiesto o con indicazione del relativo collegamento ipertestuale). Non sono previsti limiti relativi alla legittimazione attiva e non è richiesta motivazione. Il secondo comma dello stesso articolo introduce, invece, l'accesso civico generalizzato, ai sensi del quale «chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi pubblici e privati giuridicamente rilevanti, secondo quanto previsto dall'art. 5-bis». Si tratta sostanzialmente di un diritto di accesso non condizionato dalla titolarità di situazioni giuridicamente rilevanti ed avente ad oggetto tutti i dati, i documenti e le informazioni detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli per i quali è stabilito un obbligo di pubblicazione. In altri termini, tale nuova tipologia di accesso civico risponde all'interesse dell'ordinamento di assicurare ai cittadini (a “chiunque”), indipendentemente dalla titolarità di situazioni giuridiche soggettive, un accesso a dati, documenti e informazioni detenute da pubbliche amministrazioni e dai soggetti indicati nell'art. 2-bis del d.lgs. n. 33/2013 come modificato dal d.lgs. n. 97/2016 e dal d.lgs.n. 100/2017. Diverso sia dall'accesso documentale che da quello civico è l'accesso ai dati personali, disciplinato dall'art. 15 del RGDP sulla protezione dei dati personali. Il GDPR dedica l'intero Capo III ai diritti dei soggetti interessati, ovvero alle persone fisiche cui si riferiscono i dati personali. Ai sensi dell'art. 15, l'interessato ha il diritto di ottenere dal titolare del trattamento la conferma che sia o meno in corso un trattamento di dati personali che lo riguardano e in tal caso, di ottenere l'accesso ai dati personali e, tra le altre, alle seguenti informazioni: a) le finalità del trattamento; b) le categorie di dati personali in questione; c) i destinatari o le categorie di destinatari a cui i dati personali sono stati o saranno comunicati, in particolare se destinatari di paesi terzi o organizzazioni internazionali; d) quando possibile, il periodo di conservazione dei dati personali previsto oppure, se non è possibile, i criteri utilizzati per determinare tale periodo; e) l'esistenza del diritto dell'interessato di chiedere al titolare del trattamento la rettifica o la cancellazione dei dati personali o la limitazione del trattamento dei dati personali che lo riguardano o di opporsi al loro trattamento; f) il diritto di proporre reclamo a un'autorità di controllo; g) qualora i dati non siano raccolti presso l'interessato, tutte le informazioni disponibili sulla loro origine; h) l'esistenza di un processo decisionale automatizzato, compresa la profilazione di cui all'articolo 22, paragrafi 1 e 4 GDPR, e, almeno in tali casi, informazioni significative sulla logica utilizzata, nonché l'importanza e le conseguenze previste di tale trattamento per l'interessato. Il titolare del trattamento è anche tenuto a fornire una copia dei dati personali oggetto di trattamento. In caso di ulteriori copie richieste dall'interessato, il titolare del trattamento può addebitare un contributo spese ragionevole basato sui costi amministrativi. Se l'interessato presenta la richiesta mediante mezzi elettronici, e salvo indicazione diversa dell'interessato, le informazioni sono fornite in un formato elettronico di uso comune. Il diritto di ottenere una copia non deve, tuttavia, ledere i diritti e le libertà altrui, il che comporta che tale diritto non possa essere abusivamente strumentalizzato per comprimere ingiustamente e sproporzionatamente diritti e libertà di altri soggetti, non necessariamente persone fisiche (ben potrebbe applicarsi un bilanciamento anche nel caso di diritti e libertà imputati a soggetti giuridici diversi dalle persone fisiche, si pensi a diritti di proprietà intellettuale e industriale). Con tali disposizioni si attribuisce un particolare diritto di accesso avente presupposti diversi rispetto a quello riconosciuto ad opera della l. n. 241/1990 e del quale soprattutto non è dubitabile la consistenza di diritto soggettivo (mentre, si ricorda, per il diritto di accesso tout court è stato ampio il dibattito tra i fautori della qualificazione in termini di diritto soggettivo ed i sostenitori della caratterizzazione in termini di interesse legittimo). Così come avviene con il diritto di accesso documentale e civico, anche nell'ambito della disciplina nazionale ed europea relativa alla protezione dei dati personali il diritto di accesso è strettamente correlato al principio di trasparenza. Si ritiene, tuttavia, utile precisare che, in materia di privacy e protezione dei dati personali, per principio di trasparenza si intende, in senso diverso, il principio che impone che le comunicazioni rivolte all'interessato cui si riferiscono i dati e relative al loro trattamento siano concise, trasparenti, intellegibili e facilmente accessibili, utilizzando un linguaggio semplice e chiaro. BibliografiaBolognini, Pelino, Bistolfi, Il regolamento privacy europeo, Milano, 2016. |