Decreto legislativo - 30/06/2003 - n. 196 art. 168 - (Falsità nelle dichiarazioni al Garante e interruzione dell'esecuzione dei compiti o dell'esercizio dei poteri del Garante). 1(Falsità nelle dichiarazioni al Garante e interruzione dell'esecuzione dei compiti o dell'esercizio dei poteri del Garante). 1
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, in un procedimento o nel corso di accertamenti dinanzi al Garante, dichiara o attesta falsamente notizie o circostanze o produce atti o documenti falsi, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. 2. Fuori dei casi di cui al comma 1, è punito con la reclusione sino ad un anno chiunque intenzionalmente cagiona un'interruzione o turba la regolarità di un procedimento dinanzi al Garante o degli accertamenti dallo stesso svolti. [1] Articolo modificato dall'articolo 1, comma 11, del D.Lgs. 28 maggio 2012, n. 69 e successivamente sostituito dall'articolo 15, comma 1, lettera d), del D.Lgs. 10 agosto 2018, n. 101. InquadramentoL'art. 168 è stato sostituito dalla novelladel d.lgs. n. 101/2018. Rubricato «Falsità nelle dichiarazioni al Garante e interruzione dell'esecuzione dei compiti o dell'esercizio dei poteri del Garante», stabilisce che, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, in un procedimento o nel corso di accertamenti dinanzi al Garante, dichiara o attesta falsamente notizie o circostanze o produce atti o documenti falsi, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Si tratta di una fattispecie insidiosa, perché può colpire, ad esempio, chi abbia rappresentato fatti o informazioni non corrispondenti alla realtà durante un'ispezione o in risposta a richieste del Garante (si pensi a una dichiarazione che contrasta con la documentazione fornita a margine dell'ispezione), anche quando operate dalla Guardia di Finanza come delegata. Il Responsabile della Protezione dei dati (DPO) sarà particolarmente attento a non commettere questo tipo di reato, nel suo fisiologico interloquire, a norma degli artt. 37-38-39 del Regolamento, con l'Autorità di controllo. In ogni caso, dovranno sussistere caratteristiche sostanziali dell'elemento soggettivo, almeno in termini di consapevolezza della falsità delle informazioni o delle documentazioni trasmesse: un DPO o altro incaricato che si limitasse a trasmettere al Garante quanto fornitogli dal Titolare o dal Responsabile, ad avviso di chi scrive, non dovrebbe poter incorrere in tale condotta di reato. Fuori dei casi di dichiarazioni o attestazioni false di notizie o circostanze o produzioni di atti o documenti falsi, in un procedimento o nel corso di accertamenti dinanzi al Garante, è punito con la reclusione sino ad un anno chiunque intenzionalmente cagiona un'interruzione o turba la regolarità di un procedimento dinanzi al Garante o degli accertamenti dallo stesso svolti. Si tratta di una norma più generale e generica, questa del secondo comma dell'art. 168, perciò suscettibile di critica per insufficiente rispetto del principio di tassatività. Potrà essere considerato “turbamento” della regolarità di un procedimento o di accertamenti una difesa estremamente pressante e puntigliosa, quand'anche non temeraria, da parte di un avvocato o di un consulente nelle fasi chiave del procedimento o dell'accertamento? (Bolognini, Pelino). BibliografiaBolognini, Pelino, Codice privacy: tutte le novità del D.lgs. n. 101/2018, Milano, 2018; Bolognini, Pelino, Bistolfi, Il regolamento privacy europeo. Commentario alla nuova disciplina sulla protezione dei dati personali, Milano, 2016. |