All’Ente Ponte si trasferisce l’obbligazione sanzionatoria ex art. 58 TUB

14 Febbraio 2024

La questione affrontata dalla Cassazione riguarda la responsabilità risarcitoria dell'Ente Ponte e, in particolare, se le passività corrispondenti agli obblighi risarcitori dell'emittente, derivanti da comportamenti precedenti alla cessione, siano state legittimamente trasferite, dato che non sono state esplicitamente escluse dalla cessione.

Massima

All'Ente Ponte si trasferisce l'obbligazione sanzionatoria, già sorta per effetto dell'illecito compiuto dai soggetti ad essa appartenenti e, quindi, a prescindere dal momento della sua effettiva comminatoria, trovando applicazione l'art. 58 TUB, che prevede il trasferimento delle passività al soggetto cessionario e non la semplice aggiunta di responsabilità di quest'ultimo a quella del cedente.

Il caso

Occorre, in via preliminare, osservare che la fattispecie è riconducibile nell'ambito del provvedimento con cui la Banca d'Italia il 21 novembre 2015 ha disposto l'avvio della risoluzione di Banca delle Marche.

Detta procedura di risoluzione è stata attuata mediante, tra l'altro, la cessione a un «Ente Ponte» (costituito con la denominazione di Nuova Banca delle Marche S.p.A., interamente posseduto dal Fondo Nazionale di Risoluzione) dei beni e dei rapporti giuridici individuati dall'Autorità di vigilanza, in conformità all'art. 43 c. 2 e 4 D.Lgs. 180/2015 (l'Ente Ponte succede, senza soluzione di continuità, all'ente in risoluzione nei diritti, nelle attività e nelle passività ceduti).

Come noto, l'avvio delle procedure di risoluzione delle banche in default persegue obiettivi (comunitari) di tutela della stabilità finanziaria del sistema, di contenimento degli oneri di risanamento posti a carico delle finanze pubbliche (trasferendoli sugli azionisti e sui creditori delle banche) nonché di mantenimento della continuità delle funzioni essenziali delle banche stesse, nell'in­teresse dei depositanti e della clientela.

In data 18 gennaio 2017, Unione di Banche Italiane S.p.A., UBI Banca, ha acquistato dal Fondo Nazionale di Risoluzione l'intero capitale sociale dell'Ente Ponte, che è stato successivamente incorporato in UBI Banca con atto di fusione in data 16 ottobre 2017; a sua volta UBI Banca è stata incorporata per fusione in Intesa Sanpaolo S.p.A. subentrata in tutti i rapporti, anche processuali, della prima a far data dal 12 aprile 2021.

Tanto premesso, il ricorrente per cassazione conveniva in giudizio dinanzi al Tribunale la Nuova Banca delle Marche (subentrata, quale «Ente Ponte», alla vecchia Banca delle Marche, in seguito alla risoluzione della stessa), proponendo domanda risarcitoria da inadempimento contrattuale per aver compiuto operazioni improprie e arbitrarie non adempiendo ai doveri di informazione, di buona fede, di trasparenza e di diligenza dell'attività gestita. Il Tribunale accoglieva parzialmente la domanda e condannava UBI Banca, che proponeva appello.

La Corte di Appello accoglieva il gravame e respingeva l'originaria domanda, motivando la sua decisione come segue (in sintesi):

carenza di legittimazione passiva in capo ad UBI Banca, o meglio insussistenza di un trasferimento dell'asserito credito fatto valere dall'attore in primo grado dalla vecchia Banca delle Marche al c.d. «Ente Ponte», e poi ad Ubi Banca;

l'art. 43 D.Lgs. 180/2015 include espressamente nella cessione delle azioni di responsabilità risarcitoria, ma esclusivamente nell'ipotesi in cui esse risultino già «in essere»;

irrilevanza della circostanza che le somme prelevate per l'acquisto delle obbligazioni in contestazione fossero indicate negli estratti conto quali «riflesse dai libri contabili obbligatori» della cedente, per cui le stesse erano, come tali, emergenti e/o conoscibili al momento della cessione dalla vecchia Banca delle Marche alla Nuova Banca delle Marche, «poiché il dato fondamentale ed evidente è quello secondo il quale la disciplina codicistica, e segnatamente l'articolo 2560 c.c., non era applicabile e nel rispetto dell'art. 58 TUB».

Il soccombente in appello propone ricorso per cassazione.

La questione

Su chi ricadono le conseguenze risarcitorie delle violazioni dei doveri informativi, prescritti dal testo unico della finanza (TUF) a tutela degli investitori, addebitabili all'azienda bancaria in risoluzione (Banca delle Marche)?

La questione ruota intono alla responsabilità risarcitoria dell'Ente Ponte: in particolare, nella fattispecie esaminata dalla Corte di cassazione è dibattuto se si siano legittimamente trasferite le passività corrispondenti ad obblighi risarcitori dell'emittente derivanti da condotte antecedenti la cessione, in quanto non espressamente escluse dalla cessione (diversamente da quanto previsto dal successivo DL 99/2017 conv. in L. 121/2017 per la soluzione della crisi di altre banche, dove l'esclusione delle pretese risarcitorie è espressamente prevista).

Le soluzioni giuridiche

La questione predetta impatta sulla legittimazione passiva dei c.d. Enti Ponte - e per incorporazione degli istituti bancari cessionari di tali Enti - nei giudizi risarcitori promossi dagli investitori danneggiati dalla violazione dei doveri informativi.

Al riguardo, sono individuabili due orientamenti contrapposti:

  • secondo il primo, gli Enti Ponte non sarebbero legittimati passivi in quanto ad essi si applicherebbe il disposto dell'art 2560 c.c., ai sensi del quale il cessionario d'impresa non risponde dei debiti del cedente che non siano desumibili, all'epoca della cessione, dai registri contabili obbligatori. È altresì osservato che, qualora si ritenessero tali Enti Ponte responsabili per i debiti delle banche in crisi, si finirebbe per privare di scopo la medesima procedura di risoluzione, che ha l'obiettivo di favorire la prosecuzione delle attività bancarie per il tramite di un intermediario creditizio solvibile;
  • un diverso indirizzo rileva invece che, nella fattispecie, non si applica il predetto l'art. 2560 c.c., bensì il diverso art. 58 TUB, con la conseguenza che, al cessionario, si trasferirebbe anche l'obbligazione di natura sanzionatoria per illecito della banca cedente (conf. Cass. 29 ottobre 2010 n. 22199).

Di questo tenore sono anche le conclusioni dell'Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) (decisione n. 5932/2022), secondo cui sussiste la legittimazione passiva della società incorporante l'Ente Ponte a cui sono stati trasferiti i rapporti giuridici della banca in crisi. Evidenzia l'ACF che alla cessione di aziende bancarie non trova applicazione l'art. 2560 c. 2 c.c. e che, soprattutto, dal provvedimento della Banca d'Italia di cessione dell'azienda bancaria non si può dedurre la volontà di escludere dalla cessione gli eventuali debiti risarcitori nei confronti dei clienti della banca sottoposta a procedura di risoluzione. L'ACF ha ritenuto fondata la domanda di risarcimento del danno formulata dal ricorrente per non avere l'intermediario fornito elementi idonei a dimostrare l'assolvimento degli obblighi informativi da parte della ‘vecchia' banca al momento della sottoscrizione delle operazioni contestate

La decisione in commento privilegia, nel contesto della fattispecie normativa presa in considerazione (art. 43 D.Lgs. 180/2015), l'ultimo degli indirizzi riferiti.

In contestazione, osserva la Corte, non è l'emissione di azioni e/o obbligazioni subordinate annullate, bensì l'inadempimento di Banca delle Marche agli obblighi informativi nel momento della sottoscrizione degli investimenti. Ai fini dell'individuazione del presupposto della preesistenza delle pretese risarcitorie rispetto al trasferimento all'Ente cessionario, deve ritenersi escluso che il discrimen tra l'inclusione oppure no di tali pretese risarcitorie sia la proposizione delle domande giudiziarie; tale approccio risulta riduttivo, poiché esclude o diminuisce l'obbligo di prudente valutazione delle passività esplicitamente previsto ex lege (artt. 23 e 24 D.Lgs. 180/2015: la valutazione delle passività deve sempre essere «prudente» e l'individuazione delle stesse deve essere strettamente collegata a quanto riportato nei libri contabili e nei registri contabili).

Tanto premesso, i giudici di legittimità, per risolvere la questione, richiamano i propri precedenti, secondo cui alla cessionaria si trasferisce anche l'obbligazione sanzionatoria, perché già sorta per effetto dell'illecito compiuto dai soggetti ad essa appartenenti e, quindi, a prescindere dal momento della sua effettiva comminatoria in applicazione dell'art. 58 TUB (Cass. 31 gennaio 2017 n. 2523, Cass. 2 settembre 2014 n. 18528Cass. 29 ottobre 2010 n. 22199).

La stretta correlazione, infine, tra l'esistenza del credito e la sua necessaria iscrizione nelle scritture contabili è regola esclusivamente prevista nell'art. 2560 c. 2 c.c., che non si applica alle cessioni bancarie; alla fattispecie, infatti, trova applicazione - in deroga alla norma codicistica, in virtù del principio di specialità - l'art. 58 TUB, che prevede il trasferimento delle passività al soggetto cessionario e non la semplice aggiunta di responsabilità di quest'ultimo a quella del cedente (v. anche  Cass. 29 ottobre 2010 n. 22199Cass. n. 22199/2010).

Conclusioni

La decisione in commento propende condivisibilmente per la rilevanza dell'art. 58 TUB rispetto all'art. 2560 c.c. in questa tipologia di operazioni (trasferimento all'Ente Ponte delle passività della banca in default).

Appare, infatti, coerente con gli obiettivi delle procedure di risoluzione e la ratio del D.Lgs. 180/2015 la trasmissione, di regola, di tutti i rapporti, attivi e passivi, dalla banca in default all'Ente Ponte, compresi gli obblighi risarcitori derivanti dalla violazione dei doveri informativi previsti dal testo unico della finanza (TUF).

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