Disp. Att. Trans. Codice Procedura Civile - 18/12/1941 - n. 1368 art. 196 quinquies - Dell'atto del processo redatto in formato elettronico 1

Nicola Gargano
Luca Sileni
Giuseppe Vitrani

Dell'atto del processo redatto in formato elettronico1

[I]. L'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico2.

[II]. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli articoli 132, terzo comma, 134, primo comma, e 135, quarto comma, del codice3.

[III]. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico.

[IV]. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del magistrato si intende depositato, anche agli effetti di cui all'articolo 133 del codice, quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico4.

[V]. Se il provvedimento di correzione di cui all'articolo 288 del codice è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico.

[1] Articolo inserito dall'art. 4, comma 12, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "2. Salvo quanto previsto dal secondo periodo, le disposizioni degli articoli 127, terzo comma, 127-bis, 127-ter e 193, secondo comma, del codice di procedura civile, quelle previste dal capo I del titolo V-ter delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, nonché quelle previste dall’articolo 196-duodecies delle medesime disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, introdotti dal presente decreto, si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2023 anche ai procedimenti civili pendenti davanti al tribunale, alla corte di appello e alla Corte di cassazione. Le disposizioni degli articoli 196-quater e 196-sexies delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, introdotti dal presente decreto, si applicano ai dipendenti di cui si avvalgono le pubbliche amministrazioni per stare in giudizio personalmente dal 28 febbraio 2023. 3. Davanti al giudice di pace, al tribunale per i minorenni, al commissario per la liquidazione degli usi civici e al tribunale superiore delle acque pubbliche, le disposizioni degli articoli 127, terzo comma, 127-bis, 127-ter e 193, secondo comma, del codice di procedura civile e quelle dell’articolo 196-duodecies delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, introdotti dal presente decreto, hanno effetto a decorrere dal 1° gennaio 2023 anche per i procedimenti civili pendenti a tale data. Davanti ai medesimi uffici, le disposizioni previste dal capo I del titolo V-ter delle citate disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, introdotto dal presente decreto, si applicano a decorrere dal 30 giugno 2023 anche ai procedimenti pendenti a tale data. Con uno o più decreti non aventi natura regolamentare il Ministro della giustizia, accertata la funzionalità dei relativi servizi di comunicazione, può individuare gli uffici nei quali viene anticipato, anche limitatamente a specifiche categorie di procedimenti, il termine di cui al secondo periodo."

[2] Comma  modificato dall'art. 4, comma 5, lett. b) ,  n. 1, d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, che ha inserito  la parola «è» e la parola «ed».  Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

[3] Comma  modificato dall'art. 4, comma 5, lett. b) ,  n. 2, d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, che ha sostituito le  parole «secondo quanto previsto dagli articoli 132, terzo comma, 134, primo comma, e 135, quarto comma, del codice» alle parole «anche dal presidente».  Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

[4] Comma  sostituito dall'art. 4, comma 5, lett. b) ,  n. 3 d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Il testo del comma era il seguente: «Se il provvedimento del magistrato è in formato cartaceo, il cancelliere o il segretario dell'ufficio giudiziario ne estrae copia informatica secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare e provvede a depositarlo nel fascicolo informatico»

Commento

L'articolo in commento, inserito dalla così detta “riforma Cartabia”, pone purtroppo dei seri dubbi di coordinamento con le altre norme codicistiche, ciò in ragione del disposto del comma 1 e del comma 4 dell'articolo stesso.

Se da un lato, infatti, il primo comma dell'articolo in parola ricalca in toto il secondo comma dell'art. 194-quater disp. att. c.p.c. — il quale prescrive che “Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche” — dall'altro, al quarto comma, prevede ancora la possibilità per il Giudice di redigere provvedimento è in formato cartaceo, stabilendo che — poi — il cancelliere o il segretario dell'ufficio giudiziario ne estragga copia informatica e la depositi nel fascicolo informatico.

Come appare chiaro, quindi, ci troviamo dinanzi a un mancato coordinamento fra norme che, si auspica, venga presto risolto dal legislatore il quale — proprio con la riforma Cartabia — ha chiaramente scelto la via digitale come unica praticabile per la formazione di documenti e provvedimento nonché per il loro deposito. In realtà sul punto non è intervenuto neppure il correttivo del 2024, sicché le problematiche enunciate rimangono intatte.

Appare altresì singolare la modalità scelta per la gestione documentale del provvedimento di correzione di errore materiale. Non si comprende infatti quale sia l'esigenza di formare un documento unico che inglobi il provvedimento errato e quello corretto; in tal modo si compie un'operazione di modifica di entrambi i documenti informatici che corrompe le firme digitali apposte dal magistrato e mette a rischio la tenuta dei provvedimenti nel tempo.

È bene ricordare infatti che i documenti firmati in PAdES, come sono quelli creati in sede giurisdizionale, possono sopportare aggiunte di testo (come, ad esempio, le segnature di protocollo) ma non certo modifiche del loro contenuto. Se dunque l'obiettivo era quello di generare un documento che recasse anche la correzione dell'errore materiale ben si sarebbe potuto effettuare una annotazione del provvedimento originale; in tal modo si sarebbe preservata la validità delle firme digitali e si sarebbe semplificata la gestione del documento informatico.

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