Violazione dei doveri di lealtà e diligenza e responsabilità dell’amministratore
08 Ottobre 2024
Massima Qualora i comportamenti degli amministratori che si assumono illeciti non siano vietati dalla legge o dallo statuto, la condotta dell'amministratore è illegittima se è omessa l'adozione di tutte le misure necessarie per la cura degli interessi sociali a lui affidati; in tale caso, l'attore ha l'onere di provare tutti gli elementi di fatto dai quali è possibile dedurre la violazione dell'obbligo di lealtà e di diligenza, mentre spetta all'amministratore dimostrare l'assenza di profili di irragionevolezza, imprudenza o arbitrarietà nella decisione assunta. Il caso Un ingegnere agiva in giudizio per ottenere il pagamento del corrispettivo spettantegli per l'attività di progettazione e di direzione dei lavori svolta in favore di una società che operava nel settore immobiliare e otteneva, nei confronti di questa, un decreto ingiuntivo, avverso il quale veniva proposta opposizione. Tra le motivazioni poste a fondamento dell'opposizione, veniva addotta la responsabilità dell'ingegnere, che aveva in precedenza rivestito la carica di amministratore della medesima società, per avere, in tale qualità, fatto un uso personale degli immobili dei quali la stessa era proprietaria, anziché metterli a reddito concedendoli in locazione, impedendo così alla società di percepire i relativi canoni e provocandole un danno, opposto in compensazione con il credito azionato in via monitoria. Il Tribunale di Milano respingeva l'opposizione, con sentenza confermata all'esito del giudizio d'appello, dal momento che non era stata fornita la prova della mala gestio imputabile all'amministratore. Avverso la pronuncia di secondo grado veniva proposto ricorso per cassazione. Le questioni giuridiche e la soluzione Con l'ordinanza che si annota, la Corte di cassazione ha accolto il motivo di ricorso con cui era stato censurato il rigetto della domanda di accertamento della responsabilità dell'amministratore, ravvisando un'erronea applicazione dei principi che presidiano il riparto degli oneri probatori. Infatti, secondo i giudici di legittimità: 1) all'amministratore di una società non può essere imputato, a titolo di responsabilità, il compimento di scelte inopportune dal punto di vista economico, atteso che una tale valutazione attiene alla discrezionalità imprenditoriale e può eventualmente rilevare come giusta causa di revoca, ma non come fonte di responsabilità contrattuale nei confronti della società; 2) il principio dell'insindacabilità del merito delle scelte di gestione compiute dall'amministratore, tuttavia, non si applica quando si tratti di decisioni irragionevoli, imprudenti o palesemente arbitrarie; 3) a fronte di una condotta connotata da tali caratteristiche, è onere dell'amministratore dimostrare che le ragioni poste a fondamento della scelta gestionale contestata non siano arbitrarie, irrazionali e implausibili rispetto all'oggetto sociale. Osservazioni La Corte di cassazione, decidendo una controversia in cui si discuteva della responsabilità dell'amministratore di una società di capitali cui era stato contestato di avere compiuto scelte gestionali poco assennate, individua e perimetra gli oneri probatori che fanno capo, rispettivamente, alla società che sostiene di essere stata danneggiata e all'amministratore imputato di avere provocato il danno. Il punto di partenza è rappresentato dalla natura dell'azione sociale di responsabilità prevista e disciplinata dall'art. 2393 c.c., che ha natura contrattuale, dal momento che mira a sanzionare la violazione, da parte degli amministratori, dei doveri loro imposti dalla legge o dall'atto costitutivo, ovvero l'inadempimento degli obblighi generali di vigilanza o di intervento preventivo e successivo. Come noto, peraltro, la legittimazione all'esercizio dell'azione sociale di responsabilità compete non solo alla società (che, a termini dell'art. 2393 c.c., può promuoverla in seguito a deliberazione dell'assemblea dei soci o del collegio sindacale), ma anche ai soci che rappresentino almeno un quinto del capitale sociale (ovvero un quarantesimo, per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio) o la diversa misura – comunque non superiore al terzo – prevista nello statuto (art. 2393-bis c.c.). Alla natura contrattuale dell'azione consegue che, mentre su chi la promuove grava esclusivamente l'onere di dimostrare la sussistenza delle violazioni e il nesso di causalità tra queste e il danno verificatosi, incombe, per converso, sull'amministratore l'onere di dimostrare la non imputabilità a sé del fatto dannoso, fornendo la prova positiva, con riferimento agli addebiti contestati, dell'osservanza dei doveri e dell'adempimento degli obblighi impostigli dalla legge o dallo statuto. La natura contrattuale della responsabilità dell'amministratore verso la società, infatti, comporta l'applicazione della regola generale posta in materia di obbligazioni dall'art. 1218 c.c., che fissa una presunzione di colpa a carico di chi non ha adempiuto la propria obbligazione, con la conseguenza che spetta all'amministratore cui sia contestata la violazione dei doveri discendenti dall'assunzione dell'incarico dimostrare la non imputabilità a sé del fatto dannoso. Come hanno chiarito le Sezioni Unite, con la fondamentale sentenza Cass. n. 13533/2001, questa ripartizione degli oneri probatori, apparentemente distonica rispetto a quanto stabilito dall'art. 2697 c.c. (in base al quale è chi fa valere un diritto in giudizio a dovere fornire la prova dei suoi elementi costitutivi), trova la propria giustificazione nella presunzione di persistenza del diritto, desumibile dal medesimo art. 2697 c.c., in virtù della quale, una volta provata dal creditore l'esistenza di un diritto destinato a essere soddisfatto entro un certo termine, grava sul debitore l'onere di dimostrare la sussistenza del fatto estintivo, costituito dall'adempimento; d'altro canto, sulla scorta del principio di vicinanza della prova, risulta obiettivamente difficile per il creditore fornire la prova di un fatto negativo, ossia di non avere ricevuto la prestazione, mentre è senz'altro più agevole per il debitore che intenda paralizzare la pretesa del creditore dare prova dell'adempimento, ove esso sia avvenuto. All'interno di questa cornice di riferimento, peraltro, i giudici di legittimità svolgono una precisazione. Se è vero, infatti, che, nell'ambito dell'azione sociale di responsabilità, la società – in linea generale – è tenuta a provare unicamente la commissione di condotte illegittime da parte dell'amministratore e il nesso di causalità tra queste e il danno, è altrettanto vero che, quando i comportamenti censurati e che si assumono illeciti non siano in sé vietati dalla legge o dallo statuto, sicché l'obbligo di astenersi dal porli in essere debba essere ricondotto al dovere di lealtà (che si sostanzia nel divieto di agire in conflitto di interessi con la società amministrata) o di diligenza (consistente nell'adozione di tutte le misure necessarie per la cura degli interessi sociali affidati all'amministratore), l'onere della prova della società si arricchisce di ulteriori elementi, giacché non si esaurisce nella dimostrazione dell'atto compiuto dall'amministratore, ma si estende a quei fatti e a quelle circostanze che consentono di ravvisare la violazione di tali doveri, visto che l'illecito è integrato proprio dalla condotta che si pone in contrasto con essi. Fermo restando che il contenuto specifico dei doveri in parola dev'essere declinato volta per volta, a seconda delle peculiarità del caso concreto e a seconda delle specifiche circostanze che vengono in rilievo, l'art. 2392 c.c. stabilisce, in linea generale, che gli amministratori devono svolgere i compiti loro affidati dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico e dalle loro specifiche competenze, nonché dalle dimensioni, dall'oggetto sociale e dalla struttura proprietaria e organizzativa della società, il che esclude che il relativo operato sia rimesso al libero arbitrio, dovendo essere precipuamente focalizzato sulla realizzazione dell'interesse sociale, che costituisce pur sempre il fine ultimo verso cui deve tendere lo svolgimento delle funzioni loro affidate. D'altra parte, poiché la responsabilità gestoria è collegata a un'obbligazione di mezzi e non ai risultati complessivi della gestione, le scelte degli amministratori, che restano esclusivo appannaggio degli stessi, non sono sindacabili nel merito, quand'anche si siano rivelate non vantaggiose dal punto di vista economico, se sono state assunte in buona fede e in base a un processo razionale, dal momento che pretendere di giudicare ex post gli atti o i fatti compiuti dagli amministratori nell'esercizio del loro ufficio significherebbe sovrapporre il proprio apprezzamento a quello dell'organo gestorio, sulla base di criteri di opportunità e di convenienza del tutto soggettivi. L'insindacabilità delle decisioni di carattere gestorio, espressione della cosiddetta business judgement rule, non vale, tuttavia, a escludere sempre e comunque la responsabilità dell'amministratore, il quale è tenuto, da un lato, a compiere le proprie scelte in conformità alla legge (nei limiti dalla stessa imposti e non in conflitto d'interessi) e a quanto previsto dallo statuto e, dall'altro lato, ad agire in modo informato, operando con diligenza, cautela, prudenza e perizia, in modo tale che le decisioni possano definirsi ragionevoli. La business judgement rule, dunque, non esclude affatto l'obbligo di diligenza sancito dall'art. 2392 c.c., ma consente anzi di delinearne i contorni a monte (sotto il profilo dell'adozione delle opportune cautele e dell'acquisizione delle informazioni normalmente richieste per apprezzare preventivamente i margini di rischio connessi all'operazione da intraprendere) e a valle (sotto il profilo della razionalità e della coerenza della decisione assunta, avuto riguardo alle condizioni oggettive e soggettive riscontrabili al momento del compimento dell'atto e in base alle regole di comune esperienza) dell'operato dell'amministratore. Conclusioni Sulla base delle regole che presidiano la ripartizione degli oneri probatori nell'azione di responsabilità promossa ai danni dell'amministratore di una società di capitali, la Corte di cassazione ha evidenziato i due errori nei quali sono incorsi i giudici di merito. Discutendosi della legittimità della decisione dell'amministratore di non concedere in locazione gli immobili dei quali la società era proprietaria e di destinarli gratuitamente al proprio uso personale (decisione di per sé non vietata, ma chiaramente connotata da intrinseca irragionevolezza, soprattutto avuto riguardo al fatto che l'oggetto sociale era rappresentato proprio dalla gestione di immobili che già in precedenza erano stati locati e dai quali era stato quindi ricavato un guadagno), non poteva sostenersi l'insindacabilità della scelta, dal momento che presentava prima facie quei caratteri – ossia l'irrazionalità e l'incoerenza – che escludono la possibilità di invocare l'operatività della business judgement rule e il limite della discrezionalità dell'amministratore nell'assumere le proprie determinazioni. A fronte dell'allegazione di una condotta inerte che, per tali ragioni, non poteva che qualificarsi come negligente, ossia posta in essere in violazione dell'art. 2392 c.c., spettava dunque all'amministratore dimostrare il motivo per cui alla decisione adottata doveva reputarsi estraneo qualsivoglia profilo di arbitrarietà e imprudenza. In definitiva, l'erroneo ricorso alla business judgement rule e la sua applicazione in una fattispecie in cui non ne sussistevano i presupposti (dal momento che ciò che veniva messo in discussione era non tanto e non solo la convenienza o meno della scelta gestoria, cui era peraltro sotteso anche un possibile conflitto d'interessi dell'amministratore, ma la sua stessa coerenza rispetto ai fini perseguiti dalla società), aveva condotto a una sostanziale inversione degli oneri probatori, che ha reso necessaria la cassazione della sentenza impugnata e l'affermazione del principio di diritto da osservare nel riesame della condotta di mala gestio contestata. |