Codice di Procedura Civile art. 133 - Pubblicazione e comunicazione della sentenza. 1Pubblicazione e comunicazione della sentenza.1 [I]. La sentenza è resa pubblica mediante deposito telematico, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. [II]. Il cancelliere da' immediata comunicazione del deposito alle parti che si sono costituite. La comunicazione non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all'articolo 325.
[1] Articolo sostituito dall'art. 3, comma 1, lett. m), d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Il testo precedente, come da ultimo modificato dall'art. 45, d.l. 24 giugno 2014, n. 90, conv., con modif., in l. 11 agosto 2014, n. 114, era il seguente « La sentenza è resa pubblica mediante deposito nella cancelleria del giudice che l'ha pronunciata. Il cancelliere dà atto del deposito in calce alla sentenza e vi appone la data e la firma, ed entro cinque giorni, mediante biglietto contenente il testo integrale della sentenza, ne dà notizia alle parti che si sono costituite [136]. La comunicazione non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all'art. 325.». Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Per la questione di non fondatezza, nei termini di cui in motivazione, relativamente al testo antecedente la sostituzione, v. Corte cost. 22 gennaio 2015, n. 3 Contenuto del biglietto di cancelleriaLa disposizione in commento, strettamente correlata con l'articolo 45 delle disposizioni di attuazione, impone un breve commento. L'art. 45 delle disposizioni di attuazione al codice di procedura civile, così come modificato d.l. n. 179/2012, prevede infatti che il biglietto di cancelleria debba contenere, in ogni caso, il testo integrale del provvedimento comunicato. Tale dato emerge, inoltre, dalla stessa lettura delle regole tecniche del processo telematico (art. 16 d.m. n. 44/2011) secondo cui « la cancelleria o la segreteria dell'ufficio giudiziario provvede ad effettuare una copia informatica dei documenti cartacei da comunicare nei formati previsti dalle specifiche tecniche stabilite ai sensi dell'art. 34, che conserva nel fascicolo informatico ». Ebbene, anche tali specifiche, emanate con Provvedimento DGSIA del 18 luglio 2011 e poi integrate e modificate con provvedimento 16 aprile 2014, prevedono all'art. 17, comma 2, che « la cancelleria o la segreteria dell'ufficio giudiziario, attraverso apposite funzioni messe a disposizione dai sistemi informatici di cui all'art. 10, provvede ad effettuare una copia informatica in formato PDF di eventuali documenti cartacei da comunicare ». Ad avvalorare la tesi della necessità di inserire all'interno del biglietto di cancelleria il testo integrale del provvedimento, è anche la modifica operata dall'art. 45 del d.l. n. 90/2014 all'art. 133 del codice di procedura civile, che oggi prevede come il biglietto di cancelleria con cui si dà atto del deposito della sentenza, debba contenere il testo integrale della sentenza stessa. Tale comunicazione, non rileva al fine della decorrenza del termine breve per l'impugnazione, restando fermo il principio sancito dall'art. 285 del codice di procedura civile che espressamente prevede come « la notificazione della sentenza, al fine della decorrenza del termine per l'impugnazione, si fa, su istanza di parte, a norma dell'articolo 170 », ciò — in effetti — viene ribadito anche dal suddetto novellato art. 133 codice di procedura civile che oggi reca l'inciso « La comunicazione non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all'art. 325 ». Tuttavia, poiché com'è noto esistono casi in cui per espressa disposizione di legge il termine per impugnare decorra dalla comunicazione di cancelleria (come, ad esempio, nel c.d. Rito Fornero cfr. Cass. civ., sez. lav., 8 novembre 2017, n. 26479), in tali particolari casi — e solo in questi — rimarrà valido quanto stabilito dalla disposizione di legge speciale, e di conseguenza la comunicazione di cancelleria, se contenente il testo integrale del provvedimento, sarà idonea a far decorrere il termine per impugnare. Dovrà tuttavia valutarsi caso per caso se, il procedimento per cui avviene la notificazione da parte della cancelleria, per le sue peculiarità non abbia natura di specialità e sussista quindi una deroga al principio generale espresso dall'art. 285 c.p.c. Una interessante lettura del suddetto principio è fornita dalla sentenza della Suprema Corte del 22 agosto 2018, n. 20947. Nel caso di specie trattavasi di giudizio riguardante un minore, in cui la Corte d'Appello riformava la decisione del Tribunale dei Minorenni, revocava lo stato di adottabilità del bambino ed emanava ulteriori determinazioni per la regolamentazione dei rapporti tra i genitori ed il figlio. La Suprema Corte dichiarava tardivo il ricorso proposto dal Curatore del Minore ritenendo valida ed efficace ai fini della decorrenza del termine breve la notificazione eseguita dalla cancelleria. Nello specifico ambito processuale, l'art. 17 della legge n. 184/1983 (Diritto del minore ad una famiglia) stabilisce, ai commi 1 e 2, che avverso la sentenza di primo grado il pubblico ministero e le altre parti possono proporre impugnazione avanti la Corte d'appello, sezione per i minorenni, entro trenta giorni dalla notificazione, e che la Corte, sentite le parti e il pubblico ministero ed effettuato ogni altro opportuno accertamento, pronuncia sentenza in camera di consiglio e provvede al deposito della stessa in Cancelleria, entro quindici giorni dalla pronuncia. Detta sentenza viene notificata d'ufficio al pubblico ministero e alle altre parti, e avverso la sentenza della Corte d'appello è ammesso ricorso per Cassazione, entro trenta giorni dalla notificazione. È pacifico che nel caso di specie sia la legge speciale ad attribuire l'impulso della notificazione della sentenza della Corte d'Appello alla stessa Cancelleria, per quanto in giurisprudenza non si riscontrino orientamenti univoci. In particolare, in senso opposto, la Suprema Corte, con sentenza del 4 dicembre 2014, n. 25662, ha sancito che « In tema di notificazioni disposte d'ufficio dalla legge, con riferimento alla notifica d'ufficio della sentenza della Corte d'Appello Sezione minori, non è idonea a far decorrere — per la proposizione del ricorso per cassazione — il termine dimidiato di trenta giorni, di cui all'ultimo comma dell'art. 17 della legge adozionin. 184 del 1983, la comunicazione della sentenza per posta elettronica certificata (PEC) effettuata dalla Cancelleria del giudice, quand'anche essa sia eseguita (anteriormente alla vigenza del nuovo testo dell'art. 133 c.p.c.) con l'invio del testo dell'intero provvedimento, ai sensi dell'art. 45 disp. att. c.p.c., atteso che la disposizione dell'ultimo comma dell'art. 17 della legge n. 184, menzionata, richiede espressamente l'esecuzione formale della notifica senza che questa possa essere surrogata da una comunicazione (non importa se per estratto o per intero) della sentenza ». Con Ordinanza n. 29302 del 6 dicembre 2017 la Suprema Corte si richiamava, invece, all'orientamento più restrittivo secondo cui « In tema di opposizione alla dichiarazione di adottabilità, la notificazione d'ufficio della sentenza della Corte d'appello, effettuata ai sensi dell'art. 17, comma 1, della l. n. 184 del 1983, è idonea a far decorrere il termine breve d'impugnazione di cui al successivo comma 2 del medesimo articolo, tenuto conto che la natura di “lex specialis”, da riconoscere alla previsione di detto termine, porta ad escludere l'applicabilità della norma generale, posta dall'art. 133 c.p.c. (sia nell'originaria formulazione, sia in quella introdotta dall'art. 45, comma 1, del d.l. n. 90 del 2014, conv., con modif., nella l. n. 114 del 2014), senza che abbia alcun rilievo la circostanza che la notificazione sia avvenuta per via telematica, atteso il chiaro tenore dell'art. 16, comma 4, del d.l. n. 179 del 2012, conv., con modif., nella l. n. 221 del 2012, posto che il principio acceleratorio, sotteso alla disciplina in esame, trova la sua “ratio” nella preminente esigenza di dare la più rapida definizione all'assetto relativo allo stato del minore, senza sacrificare in modo apprezzabile il diritto di difesa delle parti ricorrenti, sottoposto, in definitiva, solo ad un modesto maggior impegno » (In senso conforme sez. I, 26 giugno 2018, n. 16857). La giurisprudenza di legittimità si è inoltre pronunciata, attribuendo validità ai fini della decorrenza del termine breve per impugnare, anche alle notificazioni di cancelleria relative ad ulteriori fattispecie derogative al principio generale di cui all'art. 285 c.p.c. Ad esempio, riguardo alla comunicazione della sentenza dichiarativa di fallimento, la Suprema Corte con sentenza del 20 maggio 2016, n. 10525 ha statuito che « La notifica del testo integrale della sentenza reiettiva del reclamo avverso la sentenza dichiarativa di fallimento, effettuata ai sensi dell'art. 18, comma 13, l.fall., dal cancelliere mediante posta elettronica certificata (PEC), ex art. 16, comma 4, del d.l. n. 179 del 2012, conv., con modif, dalla l. n. 221 del 2012, è idonea a far decorrere il termine breve per l'impugnazione in Cassazione ex art. 18, comma 14, l.fall., non ostandovi il nuovo testo dell'art. 133, comma 2, c.p.c., come novellato dal d.l. n. 90 del 2014, conv., con modif., dalla l. n. 114 del 2014, secondo il quale la comunicazione del testo integrale della sentenza da parte del cancelliere non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all'art. 325 c.p.c. ». Analogamente, in tutte le altre ipotesi in cui una norma di legge preveda che il termine breve dell'impugnazione decorra dalla comunicazione o notificazione a cura della cancelleria, la PEC proveniente dal Tribunale contenente copia integrale del provvedimento è idonea a far decorrere il termine breve anche qualora detta copia risultasse priva di firma digitale del cancelliere. Proprio in una fattispecie analoga la Suprema Corte (cfr. sent. 27 settembre 2017, n. 22674) ha ritenuto valida, ai fini della decorrenza del termine breve, la comunicazione a mezzo PEC dell'ordinanza trasmessa senza firma digitale del cancelliere, ritenendo il ricorso tardivo, perché notificato in epoca successiva ai 30 giorni previsti ex art. 702-quater c.p.c. a nulla rilevando la mancanza della firma digitale del cancelliere su detta comunicazione. Nella stessa sentenza la suprema Corte effettua un excursus normativo richiamando l'art. 702-quater c.p.c., il quale stabilisce che, l'ordinanza conclusiva del procedimento sommario di cognizione, produce gli effetti di cosa giudicata (ex art. 2909 c.c.) se non è appellata entro 30 giorni dalla comunicazione di cancelleria o notificazione ad istanza di parte (Cass. n. 7401/2017; Cass. n. 11331/2017). Gli Ermellini richiamano poi il principio già espresso con sentenza n. 23526/2014 secondo cui « il periodo aggiunto in coda al comma 2 dell'art. 133 c.p.c. dall'art. 45d.l. n. 90/2014, conv. con modific. nella l. n. 114/2014, secondo cui la comunicazione da parte del cancelliere del testo integrale del provvedimento non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni ex art. 325 c.p.c., ha lo scopo di neutralizzare gli effetti della modalità telematica della comunicazione, se integrale, di qualsiasi tipo di provvedimento, ai fini della normale decorrenza del termine breve per le impugnazioni, non incide sulle norme processuali derogatorie e speciali, come l'art. 702-quater c.p.c., che facciano dipendere la decorrenza del termine breve di impugnazione dalla mera comunicazione di un provvedimento da parte della cancelleria ». Sempre sul punto la Cassazione (cfr. Cass. civ., 16 giugno 2017, n. 14972) ha sancito, nei casi sopra esposti, la valenza sostanziale di notificazione della comunicazione formale dell'intero provvedimento, sebbene detta pec sia qualificata come una semplice comunicazione; sostenendo altresì che la sostanziale notificazione dell'atto, ovviamente ove ritenuta regolare, comporterebbe — di per sé stessa — la tardività dell'impugnazione notificata oltre il termine di trenta giorni da essa. Ne consegue che l'art. 133, comma 2, c.p.c. « non si applica ove norme speciali stabiliscano diversamente dalle norme di carattere generale, artt. 325 e 326 c.p.c., come per la sentenza di fallimento, ex art. 18,14 e 15 l.f. », anche chiarito che — nella ricostruzione sistematica — tale conclusione si ancora altresì al disposto dell'art. 16, comma 4, del d.l. n. 179 del 2012, convertito nella l. n. 221 del 2012, che ha previsto come nei procedimenti civili le « comunicazioni e notificazioni da parte della Cancelleria » avvengano, per via telematica, all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante dai pubblici elenchi o comunque accessibili alle pubbliche amministrazioni. In altre parole, se a fini di decorrenza del termine breve per l'impugnazione debba essere ritenuto comunque necessario l'invio dell'atto integrale, lo stesso termine decorrerà solo quando la singola fattispecie disponga tale effetto, rimanendo altrimenti irrilevante che la Cancelleria abbia inviato la copia integrale dell'atto. (cfr. Cass. civ., sez. lav., 24 ottobre 2017, n. 25136; Cass. civ., sez. 1, 22 marzo 2018, n. 7154). Nella giurisprudenza più recente della Suprema Corte (cfr. Cass. civ., 27 febbraio 2019, n. 5703) si è infatti chiarito che la comunicazione a mezzo PEC della sentenza conclusiva del giudizio da parte della cancelleria non è idonea a far decorrere il termine di 60 giorni per la proposizione del ricorso per cassazione. Infatti, sempre secondo la Corte, la notificazione della sentenza non ammette atti equipollenti. A tal proposito la Cassazione ha fissato la regola secondo cui la notificazione della sentenza è un atto che non ammette equipollenti ai fini del decorso del termine c.d. “breve” di cui all'art. 325 c.p.c., pertanto, il semplice fatto che la parte ne abbia avuto mera conoscenza non è sufficiente. Unica eccezione ammessa dagli Ermellini è quella in cui la parte abbia acquisito conoscenza legale della sentenza con un atto destinato esclusivamente a provocarne l'impugnazione. In virtù di questo principio si è affermato, ad esempio, che il termine di cui all'art. 325 c.p.c., decorre: (i) per il notificante, dalla notificazione della sentenza compiuta alla controparte, ai sensi dell'art. 326 c.p.c., sebbene la norma non preveda espressamente tale ipotesi (ex multis, Sez. 2, Ordinanza n. 13732 del 12 giugno 2007, Rv. 597323); (ii) dalla notifica d'una impugnazione inammissibile od improcedibile (sez. un., Sentenza n. 12084 del 13 giugno 2016, Rv. 639972); (iii) per il notificante, dalla notificazione della citazione per la revocazione di una sentenza di appello (Sez. 1, Sentenza n. 14267 del 19 giugno 2007, Rv. 596981); (iv) per il riassumente, dalla data della riassunzione dopo che il giudice inizialmente adito abbia declinato la propria giurisdizione in favore di un altro giudice (Sez. 1, Sentenza n. 19654 del 13 settembre 2006, Rv. 592200); (v) dalla notifica di un regolamento preventivo di giurisdizione (Sez. L, Sentenza n. 16535 del 22 novembre 2002, Rv. 558672); (vi) per chi l'ha proposta, dalla proposizione di una istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza d'appello, ex art. 373 c.p.c. (Sez. 3, Sentenza 8 marzo 2017, n. 5793). Sempre in applicazione di tale principio si è escluso, che possa far decorrere il termine per impugnare: (i) la produzione della sentenza in altro giudizio (Sez. U, Sentenza n. 11366 del 31 maggio 2016, Rv. 639924); (ii) la proposizione dell'istanza di correzione di errore materiale (Sez. 2, Sentenza n. 17122 del 9 settembre 2011, Rv. 618916); (iii) la lettura del dispositivo ex art. 281-sexies c.p.c. (Sez. 1, Sentenza n. 12515 del 28 maggio 2009, Rv. 608346). La Cassazione conclude, infine, ritenendo che la comunicazione della sentenza integrale a mezzo PEC da parte della cancelleria sia inidonea a far decorrere il termine di cui all'art. 325 c.p.c., in quanto detta comunicazione è un atto che, pur consentendo al destinatario di acquisire la legale conoscenza dell'avvenuto deposito, non è destinato a far decorrere i termini per proporre l'impugnazione. Con il decreto legislativo n. 164 del 2024 (cd. correttivo Cartabia) si è definitivamente chiarito che la comunicazione di cancelleria non è idonea a far decorrere il termine breve per l'impugnazione e si è riformulato integralmente il secondo comma dell'articolo in commento; è stata infatti espunta, tra le altre cose, la previsione che il tramontato "biglietto di cancelleria" dovesse contenere il testo integrale della sentenza. E' dunque possibile che venga effettuata una comunicazione contenente il solo avviso di deposito del provvedimento del giudice, che peraltro potrà poi essere agevolmente consultato accedendo al fascicolo informatico. Da notare poi che la medesima novella normativa ha finalmente messo l'articolo al pari con l'evoluzione informatica del processo e ha eliminato la previsione del deposito della sentenza in cancelleria, ormai desueto, sostituendolo con la previsione che "la sentenza è resa pubblica mediante deposito telematico nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici". A ogni buon conto per una più approfondita analisi delle disposizioni in tema di comunicazioni e notifiche da parte della cancelleria si rimanda al commento dell'articolo 136 del codice di procedura e all'articolo 45 delle disposizioni di attuazione e dell'articolo 16 del d.l. 179/2012. |