Codice di Procedura Civile art. 147 - Tempo delle notificazioni 1 2

Nicola Gargano
Luca Sileni
Giuseppe Vitrani

Tempo delle notificazioni12

[I]. Le notificazioni non possono farsi prima delle ore 7 e dopo le ore 21.

[II]. Le notificazioni a mezzo posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato qualificato possono essere eseguite senza limiti orari3.

[III]. Le notificazioni eseguite ai sensi del secondo comma si intendono perfezionate, per il notificante, nel momento in cui è generata la ricevuta di accettazione e, per il destinatario, nel momento in cui è generata la ricevuta di avvenuta consegna. Se quest'ultima è generata tra le ore 21 e le ore 7 del mattino del giorno successivo, la notificazione si intende perfezionata per il destinatario alle ore 74.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 21 lett. d)l. 28 dicembre 2005, n. 263, con effetto dal 1° marzo 2006. Ai sensi dell'art. 2 4 l. n. 263, cit., tali modifiche si applicano per i procedimenti instaurati successivamente al 1° marzo 2006. Il testo precedentemente in vigore era il seguente: «Le notificazioni non possono farsi dal 1° ottobre al 31 marzo prima delle ore 7 e dopo le ore 19; dal 1° aprile al 30 settembre prima delle ore 6 e dopo le ore 20.».

[2] V. art. 16-septies d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, conv., con modif., in l. 17 dicembre 2012, n. 221, ai sensi del quale la disposizione del presente articolo « si applica anche alle notificazioni eseguite con modalità telematiche. Quando è eseguita dopo le ore 21, la notificazione si considera perfezionata alle ore 7 del giorno successivo ». Ma successivamente Corte cost. 9 aprile 2019, n. 75 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del citato art. 16-septies «nella parte in cui prevede che la notifica eseguita con modalità telematiche la cui ricevuta di accettazione è generata dopo le ore 21 ed entro le ore 24 si perfeziona per il notificante alle ore 7 del giorno successivo, anziché al momento di generazione della predetta ricevuta».

[3] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 11, lett. d), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

[4] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 11, lett. d), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

Effetti della notifica

La ratio del limite temporale stabilito dall'articolo in commento è quello di tutelare la tranquillità e il riposo dei cittadini, e si concreta, nel caso delle notifiche a mani, in un sostanziale diritto al rifiuto di ricevere l'atto al di fuori dell'arco temporale de quo, rifiuto che — tuttavia — nelle notifiche via PEC non è fattivamente possibile porre in essere.

La Cassazione, in una oramai risalente pronuncia, ha stabilito che nessuna nullità può essere ravvisata nelle notifiche eseguite fuori orario, ma senza l'accesso dell'ufficiale giudiziario nelle private abitazioni, come si verifica nel caso delle notificazioni per mezzo del servizio postale o con le formalità di cui all'art. 140 c.p.c. rimanendo sostituito, in tal caso, l'orario dall'art. 147 c.p.c., da quello di apertura degli uffici ove devono essere compiute le formalità di notificazione.

L'applicazione di detta norma alle notifiche a mezzo PEC ha subito una profonda modifica alla luce della sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile 2019, n. 75.

Infatti, prima dell'intervento della Corte Costituzionale, l'art. 16-septies d.l. n. 179/2012 (oggi abrogato per tutti i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023) stabiliva che “la disposizione dell'articolo 147 del codice di procedura civile si applica anche alle notificazioni eseguite con modalità telematiche. Quando è eseguita dopo le ore 21, la notificazione si considera perfezionata alle ore 7 del giorno successivo”.

L'articolo, nella formulazione sopra riportata, veniva così modificato dalla legge di conversione (n. 114/2014) del d.l. n. 90/2014, al fine di uniformare il regime delle notifiche telematiche al disposto dell'art. 147 del codice di procedura civile.

Pur essendo la norma sopracitata assolutamente chiara, vi è da segnalare come la giurisprudenza di merito, ben prima dell'intervento della Corte Costituzionale, si era interrogata sulla reale portata dell'applicabilità dell'articolo 147 alle notificazioni in proprio a mezzo PEC.

Per meglio chiarire la portata della problematica in oggetto, occorre premettere che l'articolo 3-bis della legge 53 del 1994 prevede — anche per le notifiche in proprio a mezzo PEC — la scissione della notifica per notificante e per il notificato. Precisamente la notifica si perfezionerà, per il soggetto notificante nel momento in cui viene generata la ricevuta di accettazione, mentre, per il destinatario, nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna prevista dall'articolo 6, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005, n. 68 (si ricorda che ai fini della validità della notifica stessa la ricevuta di consegna dovrà essere quella completa).

La giurisprudenza si è dunque occupata di tracciare i confini applicativi della norma e precisamente ha cercato di stabilire se il termine di cui all'art. 147 c.p.c. potesse ritenersi applicabile tanto al destinatario quanto al mittente.

Apparendo in questa sede ultroneo ripercorrere in maniera completa l'orientamento della giurisprudenza prima della sentenza della Corte Costituzionale, ci limiteremo — quindi — a citare l'orientamento espresso dal Tribunale di Napoli con la sentenza n. 3352/2016 del 14 marzo 2016, secondo cui il termine di cui al 147 poteva essere applicabile solo all'efficacia della notifica nei confronti del destinatario e non anche con riguardo al mittente.

Il Tribunale partenopeo, infatti, prendendo in esame la notifica di una opposizione a decreto ingiuntivo inviata a mezzo PEC l'ultimo giorno utile e precisamente alle ore 23 e 06 e consegnata alle ore 23 e 34, ha ritenuto che la notificazione si fosse in realtà perfezionata alle 7 del giorno successivo solo per il destinatario, mentre per il mittente l'orario di perfezionamento della notificazione dovesse essere identificato in quello indicato sulla ricevuta di accettazione e, più precisamente, le ore 23 e 06 dell'ultimo giorno utile.

La tesi del Tribunale di Napoli, pur non puntualmente argomentata, trova certamente conforto nella stessa ratio dell'articolo 147 c.p.c. che, come si è detto nella prima parte del commento, è quella di tutelare la tranquillità e il riposo dei cittadini.

Tale orientamento, tuttavia, è stato smentito dalla Corte di Appello di Bologna prima, e dalla Suprema Corte poi, che interpretava l'espressione “non possono farsi” quale tassativo divieto di notificazione. Divieto che investirebbe, di conseguenza, l'attività del mittente il quale, dopo le ore 21, non potrebbe effettuare le operazioni di notifica, che — se comunque poste in essere — rimanderebbero ogni loro effetto alle ore 7.00 del giorno successivo.

Successivamente la Suprema Corte di cassazione Sezione Lavoro, con sentenza n. 8886 del 4 maggio 2016, ha ritenuto applicabile il termine delle ore 21 tanto al mittente quanto al destinatario

Nel caso di specie, il ricorrente notificava alle controparti il ricorso per cassazione rispettivamente alle ore 23.31 e alle ore 23.35, come risultava dalle ricevute di accettazione, sostenendo che il limite delle ore 21 poteva spostare il momento del perfezionamento della notifica per il solo destinatario e non anche per il notificante.

La Suprema Corte ha invece dichiarato inammissibile il ricorso, ritenendo che la notificazione dello stesso dovesse considerarsi ex lege perfezionata il giorno successivo all'effettiva notifica, e quindi a termine oramai scaduto.

Tuttavia, un ulteriore orientamento, in realtà in linea con quello della Corte bolognese, è stato recentemente proposto dalla Corte di Appello di Firenze che, con sentenza del 26 gennaio 2017, pur non ignorando il precedente della Suprema Corte sopracitato, lo ha ritenuto non vincolante nella parte in cui ha sancito come applicabile il termine delle ore 21 tanto al mittente quanto al destinatario e stabilendo che, invece, il principio di scissione del termine di notificazione fra parte notificante e parte notificata ha piena operatività anche nelle notificazioni a mezzo PEC, come anche stabilito dal nuovo testo dell'art. 3-bis l. 53/1994. Per tale motivo, qualora la ricevuta di accettazione fosse stata generata prima delle ore 21.00 e la ricevuta di avvenuta consegna fosse stata generata dopo tale termine, la notificazione sarebbe comunque da ritenersi valida ed effettuata “in giornata” per parte notificante, con la conseguenza che — ad esempio — un eventuale atto di appello notificato via PEC, la cui ricevuta di accettazione fosse stata generate alle 20.59, potrebbe dirsi certamente tempestivo. Tale orientamento viene inoltre confermato dalla stessa Corte di Appello di Firenze con sentenza n. 1060 del 9 maggio 2017.

Ad ogni buon conto, come si è detto, tali orientamenti possono dirsi superati dalla pronuncia della Corte Costituzionale chiamata a decidere a seguito della rimessione da parte della Corte d'Appello di Milano, in un giudizio in cui la società appellata aveva eccepito l'inammissibilità del gravame poiché notificato via PEC l'ultimo giorno utile. Il messaggio risultava infatti inviato alla società alle ore 21:04 e le ricevute di accettazione e di consegna erano giunte rispettivamente alle ore 21:05:29 e alle ore 21:05:32.

Essendo la notifica avvenuta dopo le ore 21 dell'ultimo giorno utile, essa si era perfezionata alle ore 7 del giorno successivo, facendo risultare tardiva l'impugnazione.

A tal proposito, la Corte d'Appello ha sollevato, in riferimento agli artt. 3,24 e 111 Cost., questione di legittimità costituzionale dell'art. 16-septies d.l. n. 179/2016, nella parte in cui dispone che « la disposizione dell'art. 147 c.p.c. applica anche alle notificazioni eseguite con modalità telematiche. Quando è eseguita dopo le ore 21, la notificazione si considera perfezionata alle ore 7 del giorno successivo ».

Secondo la Corte lombarda, dunque, l'art. 16-septies d.l. n. 179/2012 avrebbe violato l'art. 3 Costituzionesotto il profilo, sia del principio di eguaglianza, sia di quello della ragionevolezza, poiché la prevista equiparazione del “domicilio fisico” al “domicilio digitale” comporterebbe l'ingiustificato eguale trattamento di situazioni differenti — le notifiche “cartacee” e quelle “telematiche” — considerato anche che, per queste ultime, in linea di principio, non verrebbe in rilievo (come per le prime) l'esigenza di evitare « “utilizzi lesivi” del diritto costituzionalmente garantito all'inviolabilità del domicilio » o dell'« interesse al riposo e alla tranquillità »”.

Con ciò sostanzialmente evidenziando come il recapito di una mail, contrariamente all'accesso presso l'abitazione del destinatario dell'Ufficiale Giudiziario, non avrebbe comportato — e non comporterebbe oggi — alcun disagio idoneo a ritenere violato l'interesse al riposo e alla tranquillità.

Sempre ad avviso della Corte d'appello milanese, poi, “la disposizione stessa si porrebbe, altresì, in contrasto con gli artt. 24 e 111 Cost., in quanto, nel caso di notifica effettuata a mezzo PEC, la previsione di un limite irragionevole alle notifiche, l'ultimo giorno utile per proporre appello, comporterebbe una grave limitazione del diritto di difesa del notificante giacché, « trovandosi a notificare l'ultimo giorno utile (ex art. 325 c.p.c.) è costretto a farlo entro i limiti di cui all'art. 147 c.p.c., senza poter sfruttare appieno il termine giornaliero (lo stesso art. 135 [recte: 155] c.p.c. fa riferimento a “giorni”) che dovrebbe essergli riconosciuto per intero »”.

Secondo la Corte Costituzionale, la questione sollevata dalla Corte d'Appello è fondata poiché se, nel differire il perfezionamento della notifica alle ore 7 del giorno successivo, l'art. 16-septies avesse lo scopo di tutelare il diritto al risposo (nella fascia dalle ore 21 alle 24) del destinatario, tale ratio non potrebbe arrecare un pregiudizio al il notificante. Infatti, per quest'ultimo, una simile limitazione temporale degli effetti giuridici della notifica rappresenterebbe solo una limitazione al pieno utilizzo del tempo utile per approntare la propria difesa.

Ciò appunto giustifica la fictio iuris, contenuta nella seconda parte della norma in esame, per cui il perfezionamento della notifica — eseguibile dal mittente fino alle ore 24 (senza che il sistema telematico possa rifiutarne l'accettazione e la consegna) — viene differito, per il destinatario, alle ore 7 del giorno successivo. Ma non anche giustifica la corrispondente limitazione nel tempo degli effetti giuridici della notifica nei riguardi del mittente, al quale — senza che ciò sia funzionale alla tutela del diritto al riposo del destinatario e nonostante che il mezzo tecnologico lo consenta — viene invece impedito di utilizzare appieno il termine utile per approntare la propria difesa; termine che l'art. 155 c.p.c. computa « a giorni » e che, nel caso di impugnazione, scade, appunto, allo spirare della mezzanotte dell'ultimo giorno utile (in questa prospettiva, Corte di cassazione, sezione terza civile, sentenza 31 agosto 2015, n. 17313; sezione lavoro, ordinanza 30 agosto 2017, n. 20590 e Cass. civ., sez. II, 2 ottobre 2021, n. 29584)”.

La Corte Costituzionale ha dunque dichiarato l'illegittimità dell'art. 16-septies d.l. n. 179/2012 nella parte in cui prevedeva che se la ricevuta di accettazione della notifica telematica fosse stata generata dopo le ore 21 ed entro le ore 24, la notificazione si sarebbe perfezionata per il notificante alle ore 7 del giorno successivo, anziché al momento in cui è generata la predetta ricevuta (si precisa che il testo dell'art. 16-septies d.l. n. 179/2012 — così come modificato dalla pronuncia in parola — è confluito nel testo dell'attuale art. 147 c.p.c. grazie all'intervento della così detta “riforma Cartabia”).

La Corte ha dunque circoscritto con questa sentenza l'originaria ratio dell'art. 147 c.p.c. che era appunto quella di tutelare la tranquillità e il riposo dei cittadini, e si è concretata, nel caso delle notifiche a mani, in un sostanziale diritto al rifiuto di ricevere l'atto al di fuori dell'arco temporale de quo, rifiuto che nelle notifiche via PEC non è possibile porre in essere.

Rimane dunque fermo il diritto al riposo del cittadino che avrà quindi facoltà di non controllare la casella PEC dopo le ore 21, tantopiù che — come ribadito dalla pronuncia Cass. civ., sez. I, ord., 18 gennaio 2022, n. 1383 — tale diritto al riposo del destinatario, non è lambito né tantomeno infranto dall'effettuazione di una notificazione telematica.

Ne consegue che, alla luce di questa pronuncia, un atto notificato oltre le ore 21 — ma comunque entro la mezzanotte — continuerà a produrre effetti per il destinatario a partire dal giorno successivo alla notifica, ma la notifica potrà comunque ritenersi valida per il mittente, soprattutto laddove la notificazione venisse eseguita nell'ultimo giorno utile. Il principio evita così una disparità di trattamento tra i giudizi introdotti con ricorso, il cui deposito risulta pacificamente possibile fino alla mezzanotte del giorno ultimo di scadenza, e quelli introdotti con citazione che, prima di questa sentenza, potevano essere di fatto introdotti con una notifica da effettuarsi entro le 21.

La Consulta, infatti, non si è espressa in relazione al momento perfezionativo della notifica per il destinatario (che permarrà alle ore 7 del giorno successivo alla notificazione).

Pertanto, onde evitare calcoli errati in relazione a termini previsti in favore del destinatario (es. impugnazione) bisognerà tener conto che, laddove la ricevuta di Consegna di una PEC sia stata elaborata fra le 21.00 e le 24.00, il termine decorrerà dal giorno successivo alla generazione della stessa

Sempre a titolo di esempio, in caso di ricorso monitorio e relativo decreto, il notificante potrebbe erroneamente credere che i 40 giorni per l'opposizione decorrano dalla generazione della ricevuta di consegna quando, invece, decorreranno solo dal giorno successivo.

La massima attenzione dovrà essere comunque prestata anche al rispetto delle ore 24.00 per la notificazione “in giornata”, posto che la recente pronuncia della Suprema Corte n. 1519 del 18 gennaio 2023, ha precisato che anche qualora la notifica sia stata spedita alle ore 00:00:01 del giorno si scadenza, la notifica deve considerarsi perfezionata tardivamente per la stessa ricorrente, poiché era già iniziato il giorno successivo a quello di scadenza.

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