Codice di Procedura Civile art. 50 - Riassunzione della causa 1 .

Nicola Gargano
Luca Sileni
Giuseppe Vitrani

Riassunzione della causa 1.

[I]. Se la riassunzione della causa davanti al giudice dichiarato competente [44, 49 2] avviene nel termine fissato nella ordinanza dal giudice e in mancanza in quello di tre mesi dalla comunicazione [136] della ordinanza di regolamento [375 1] o della ordinanza che dichiara l'incompetenza del giudice adito [44], il processo continua davanti al nuovo giudice2.

[II]. Se la riassunzione non avviene nei termini su indicati, il processo si estingue [307 3, 310 2].

[1]  Articolo così sostituito dall'art. 3 l. 14 luglio 1950, n. 581.

[2] Comma così modificato dall'art. 45, comma 6, della l. 18 giugno 2009, n. 69, che ha sostituito la parola "sentenza" con la parola "ordinanza" e le parole "sei mesi" con le parole "tre mesi".

Commento

Preliminarmente a ogni ulteriore rilievo, si deve avvisare il lettore che le due problematiche analizzate nel commento che segue, si riferiscono ai depositi effettuati prima dell'entrata in vigore della c.d. riforma Cartabia, e quindi effettuati prima del 1° gennaio 2023, nonché perfezionati prima dell'entrata in vigore della normativa emergenziale, emanata a seguito della pandemia da Covid-19 che, fin dal 9 marzo 2020, aveva reso obbligatorio il deposito telematico anche degli atti introduttivi.

Per i depositi effettuati successivamente, difatti, il dibattito giurisprudenziale è stato sostanzialmente reso nullo dall'obbligo di deposito telematico di tutti gli atti del processo.

Incompetenza territoriale

Analogamente a quanto avvenuto con la riassunzione ex art. 299 c.p.c. e seguenti, anche nel caso di incompetenza territoriale, per valore o materia, ci si è chiesti se l'atto di riassunzione dovesse essere o meno depositato telematicamente in via obbligatoria o se potesse rientrare fra gli atti di costituzione e quindi, in base al disposto dell'art. 16-bis, comma 1, d.l. n. 179/2012, potesse essere depositato in via cartacea.

Depone a favore della tesi del possibile deposito cartaceo, da un lato, l'art. 125 delle disposizioni attuative al codice di procedura civile che, proprio in ambito di riassunzione, prescrive — qualora la legge non disponga altrimenti — che quest'ultima debba avere la forma della comparsa e contenere, fra l'altro, l'indicazione del Giudice davanti al quale si deve comparire, i nomi di parti e difensori, l'indicazione dell'udienza di comparizione e l'invito a costituirsi nei termini di cui all'art. 166 c.p.c.

Sostanzialmente, quindi, si tratterà di una comparsa con il contenuto tipico dell'atto di citazione o — in caso di giudizio dinanzi alla sezione lavoro — di ricorso.

Tale elemento, come detto, farebbe propendere per la possibilità di depositare cartaceamente l'atto di riassunzione notificato, poiché il contenuto tipico della comparsa — richiamata dal 125 disp. att. — include tipicamente anche la costituzione in giudizio.

In tal senso si era originariamente espressa anche la Suprema Corte di cassazione con la pronuncia n. 821 del 18 gennaio 2006 nella quale, riprendendo una precedente statuizione del 1997, « ha infatti affermato che l'atto di riassunzione può contenere una nuova domanda in aggiunta a quella originaria, valendo in tal caso l'atto di riassunzione come atto di introduzione di un giudizio ex novo ».

Tale orientamento è stato recentemente fatto proprio dal Tribunale di Arezzo il quale, con pronuncia del 12 giugno 2018, ha stabilito che “è da rifiutarsi la tesi che la comparsa in riassunzione ex art. 125 disp. att. c.p.c. possa considerarsi atto endoprocessuale. Invero, tale qualificazione, ai fini della normativa sul pct, è riservata esclusivamente a quegli atti che si depositano dinanzi a uno stesso ufficio giudiziario: la ratio è infatti quella che, una volta costituite le parti davanti a un giudice, ogni atto successivo sia inserito nel fascicolo telematico già esistente. Quando però — come nel caso di incompetenza — la causa prosegua dinanzi a un nuovo giudice, dichiarato competente, non v'è motivo alcuno per considerare endoprocessuale la nuova costituzione che avviene dinanzi al diverso ufficio giudiziario.”

Il Giudice aretino, quindi, pone l'accento sulla necessità di una nuova costituzione dinanzi al Tribunale presso cui si sta proponendo la riassunzione, costituzione che — sempre a parere del Tribunale toscano — risulterebbe assolutamente non necessaria, e oltretutto in violazione dell'art. 125 disp. att. c.p.c., qualora il giudizio potesse essere proseguito semplicemente con un qualsiasi atto di impulso endoprocessuale.

D'altro canto, però, la Suprema Corte, con pronuncia della sezione lavoro n. 7392 del 19 marzo 2008, ha ritenuto che « la riassunzione del processo non comporta la costituzione di un nuovo rapporto processuale, bensì la prosecuzione di quello inizialmente instaurato, sicché sotto ogni aspetto, sia sostanziale che processuale, la posizione delle parti nel processo, a seguito della riassunzione, è e deve essere esattamente quella assunta nell'originario ricorso » (v. anche Cass. n. 4940 del 1988, 1241 del 1995, 9890 del 1998, 11628 del 2007, 4775 del 200719030 del 2008).

Proprio sulla falsa riga di quest'ultima pronuncia della Suprema Corte, si pone — in senso contrario rispetto al Tribunale di Arezzo — la sentenza del Tribunale di Vasto che, con il provvedimento 180/2016, ha ritenuto « Secondo giurisprudenza sia di legittimità che di merito, il ricorso in riassunzione, di un procedimento già instaurato innanzi ad un Giudice dichiaratosi incompetente, non introduce un nuovo e diverso e autonomo giudizio ma rappresenta la prosecuzione del medesimo procedimento, realizzando una perfetta traslatio iudicii: non a caso l'incompetenza territoriale è dichiarata con ordinanza: non a caso, ai sensi dell'art. 50 c.p.c., all'esito della dichiarazione dell'incompetenza territoriale “il processo continua davanti al nuovo Giudice”: non a caso, in seguito alla riassunzione, restano ferme le preclusioni precedentemente maturate e che, di fronte al Giudice individuato come competente, siano utilizzabili gli atti istruttori espletati da quello dichiaratosi incompetente ».

In senso conforme alla sentenza del Tribunale di Vasto si sono pronunciati rispettivamente: il Tribunale di Benevento con sentenza n. 793 del 27 aprile 2017 e il Tribunale di Potenza con sentenza n. 481 del 18 maggio 2017.

Di segno contrario rispetto agli orientamenti sopracitati — oltre al più recente assunto del Giudice di Arezzo — si segnalano due meno recenti orientamenti del Tribunale di Velletri, che nel 2015 aveva dichiarato ammissibile la costituzione cartacea, nel primo caso, ritenendo raggiunto lo scopo e, nel secondo caso, non ritendo la riassunzione per incompetenza per territorio rientrante tra gli atti endoprocessuali.

In ordine invece alla riassunzione depositata presso il Tribunale per incompetenza del Giudice di Pace si segnalano soli due precedenti contrastanti, il primo contenuto in un provvedimento del Presidente del Tribunale di Milano del 30 marzo 2016, mentre il secondo in una ordinanza dell'11 luglio 2016 del Tribunale di Torino.

Il Tribunale di Milano ha ritenuto obbligatoriamente telematico il deposito del ricorso in riassunzione a seguito di incompetenza del Giudice di pace, ma ha altresì chiarito che il deposito del fascicolo del Giudice di pace dovrà essere depositato — per forza di cose — in forma cartacea non potendo essere telematico.

Sempre in ordine al deposito telematico dell'atto di riassunzione di causa proveniente dal Giudice di Pace, poi, di diverso avviso è il Tribunale di Torino che, con ordinanza dell'11 luglio 2016, ha ritenuto « che la costituzione da parte dell'attrice opponente in riassunzione con deposito cartaceo dell'iscrizione a ruolo e della comparsa di riassunzione, sia nel caso di specie ammissibile, rilevato che la parte opponente non risultava ancora costituita nel presente procedimento n. (...) pendente innanzi a questo Tribunale ». È evidente, come confermato anche da parte della dottrina, (cfr. Testa, Cartacea o telematica la riassunzione avanti a diverso Giudice?, in IUS Processo Telematico in ius.giuffrefl.it, Giuffre, 2016) che tale sintetica motivazione non appaia conforme al dato normativo e al sopra citato orientamento della Corte Suprema sulla struttura unitaria del processo, poiché sembrerebbe richiedere la formale costituzione in un procedimento nuovo e distinto dal precedente, che invece continua avanti al diverso Giudice.

È però da sottolinearsi come, se da un lato il dibattito giurisprudenziale è ancora vivo e vivace su questo tema, dall'altro le corti di merito si stiano spesso orientando per l'inammissibilità del deposito cartaceo dell'atto di riassunzione.

In tal senso si segnalano la pronuncia del Tribunale di Nocera Inferiore del 25 luglio 2018 e, più recentemente, quella del Tribunale di Cremona dell'8 gennaio 2019. In particolare, il Giudice cremonese, ha ritenuto — riprendendo la giurisprudenza della Suprema Corte del 2008 — che “la comparsa in riassunzione, che si inserisce all'interno di un processo già avviato, rispetto al quale le parti risultano — senza dubbio — costituite in precedenza, deve sottostare, come tutti gli atti endoprocessuali, all'obbligo del deposito telematico, a pena di inammissibilità della stessa — analogamente a quanto si prevede per tutti gli atti endoprocessuali non depositati telematicamente.”

Visto il predetto fervido dibattito giurisprudenziale, si auspica che intervenga quanto prima una decisione della Suprema Corte di Cassazione.

Difetto di giurisdizione

Più interessante ed ampiamente motivata è invece la pronuncia del Tribunale di Pescara, che affronta la problematica in parola in relazione ad un difetto di giurisdizione.

Il Tribunale pescarese, con ordinanza dell'8 settembre 2016, ha rigettato l'eccezione di inammissibilità del ricorso in riassunzione, cartaceo anziché telematico, davanti al Giudice ordinario di causa già pendente avanti al TAR Abruzzo, dichiaratosi manchevole di giurisdizione. Il Giudice ha considerato sussistente, anche in tale peculiare caso, la translatio iudicii e l'unicità del giudizio, rilevando che la violazione delle norme sulla forma dell'atto non può portare alla nullità se vi è raggiungimento dello scopo ex art. 156 c.p.c., « viste anche le recenti pronunce della Corte di Cassazione in tale senso (...) (sent. n. 9772/2016, sez. un., sent. 7665 del 18 aprile 2016, sent. n. 13857 del 18 giugno 2014) », tanto più nel caso, come quello di specie, di notifica al destinatario, che « si è doluto esclusivamente del mancato rispetto della forma senza far discendere da ciò alcuna lesione del proprio diritto di difesa ». Si è quindi ritenuto il mancato rispetto dell'art. 16-bis d.l. n. 179/2012 una mera irregolarità, con invito alla parte alla regolarizzazione mediante deposito telematico.

Emerge dunque un orientamento giurisprudenziale ancora ondivago che rischia di indurre in errore l'avvocato che si appresta a depositare il proprio ricorso in riassunzione. Pertanto, come spesso verrà consigliato nel corso di questa trattazione, si consiglia di far ricorso alla facoltà di cui all'art. 16-bis comma 1-bis del d.l. n. 179/2012, ovvero al deposito telematico — facoltativo — di ogni atto diverso da quelli previsti dalla legge come obbligatori nell'ambito dei procedimenti civili, contenziosi e di volontaria giurisdizione pendenti innanzi ai Tribunali e Corti di Appello. In tutti i casi dubbi è sempre opportuno prediligere il deposito telematico.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario