Codice di Procedura Civile art. 83 - Procura alle liti 1 .

Nicola Gargano
Luca Sileni
Giuseppe Vitrani

Procura alle liti 1.

[I]. Quando la parte sta in giudizio col ministero di un difensore, questi deve essere munito di procura.

[II]. La procura alle liti può essere generale o speciale, e deve essere conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata [2699, 2703 c.c.].

[III]. La procura speciale può essere anche apposta in calce o a margine della citazione [163], del ricorso [366, 414], del controricorso [370], della comparsa di risposta [167, 416] o d'intervento [267 1], del precetto [480] o della domanda d'intervento nell'esecuzione [499] , ovvero della memoria di nomina del nuovo difensore, in aggiunta o in sostituzione del difensore originariamente designato. In tali casi l'autografia della sottoscrizione della parte deve essere certificata dal difensore. La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all’atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia. Se la procura alle liti è stata conferita su supporto cartaceo, il difensore che si costituisce attraverso strumenti telematici ne trasmette la copia informatica autenticata con firma digitale, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici e trasmessi in via telematica 2.

[IV]. La procura speciale si presume conferita soltanto per un determinato grado del processo, quando nell'atto non è espressa volontà diversa.

 

[1] In materia di misure di prevenzione del contagio da COVID-19, v quanto disposto dall'art. 83, comma 20-ter, d.l. 17 marzo 2020, n. 18, conv., con modif., in l. 24 aprile 2020, n. 27. Successivamente il citato comma 20-ter è stato abrogato dall'art. 66-bis, comma 12, d.l. 31  maggio 2021, n. 77, conv., con modif., in l. 29 luglio 2021, n. 108.

[2] Comma così modificato dall'art. 1 l. 27 maggio 1997, n. 141. L'art. 2 della stessa legge stabilisce poi che « La disposizione di cui all'articolo 1 si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge». Successivamente il presente comma è stato ulteriormente modificato dall'art. 45, comma 9, della l. 18 giugno 2009, n. 69(legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. Precedentemente a tale ultima modifica, il testo recitava: «La procura speciale può essere anche apposta in calce o a margine della citazione, del ricorso, del controricorso, della comparsa di risposta o d'intervento, del precetto o della domanda d'intervento nell'esecuzione. In tali casi l'autografia della sottoscrizione della parte deve essere certificata dal difensore. La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce».

La procura alle liti nel processo telematico

L'articolo 83 del c.p.c., modificato dall'articolo 45 comma 9 della l. 18 giugno 2009, n. 69, disciplina — al terzo comma — le modalità di rilascio e allegazione della procura alle liti all'atto telematico. La nuova formulazione del terzo comma ha consentito di risolvere una delle più annose problematiche presentatesi nelle prime opposizioni a decreto ingiuntivo telematico, in cui veniva eccepita la nullità della procura poiché rilasciata su un foglio separato rispetto al ricorso.

Tale eccezione era solitamente superata dai tribunali di merito pur in assenza di una chiara e specifica normativa ritenendosi che « l'inserimento del foglio separato contenente la procura nella busta telematica firmata dal difensore con firma digitale costituisce la congiunzione materiale, nel sistema telematico, della procura all'atto dato anche il disposto dell'art. 10 d.P.R. n. 123/2001 che richiede, per la procura su supporto cartaceo, che essa sia trasmessa in copia informatica asseverata conforme con firma digitale » (cfr. Trib. Milano, ord., 30 gennaio 2008, dott.ssa Simonetti).

Il Tribunale di Milano, con la pronuncia appena citata, riteneva infatti « valida la costituzione in giudizio della ricorrente opposta poiché quello che è stato denunciato come vizio della procura alle liti, perché materialmente non spillata al ricorso monitorio, pare carente nei suoi presupposti di fatto ».

Rilevava ulteriormente il Tribunale che, la procura, veniva in ogni caso « spedita all'interno della busta telematica sottoscritta con firma digitale dall'avvocato che ha presentato e depositato telematicamente il ricorso monitorio; la busta telematica è un insieme di documenti informatici; il documento informatico è la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti; la busta informatica è sottoscritta con firma digitale e soddisfa il requisito legale della forma scritta ai sensi dell'art. 20 e 71 d.lgs. 82/2005, la firma digitale apposta sulla busta garantisce l'identificabilità dell'autore e l'integrità del documento (art. 20 comma 2 d.lgs. 82/2005); la procura alle liti in quanto contenuta nella busta telematica è stata regolarmente prodotta in giudizio al momento della costituzione in giudizio della parte ricorrente (risulta effettivamente presente nel fascicolo monitorio oltre che essere indicata nell'indice delle produzioni contenute nella busta telematica); la circostanza che essa sia contenuta nella busta telematica unitamente al ricorso monitorio, busta firmata dall'avvocato con firma digitale, soddisfa il requisito della congiunzione materiale all'atto richiesta dall'art. 83 comma 3 ultima parte c.p.c. atteso che l'art. 10 del d.P.R. n. 123/2001 stabilisce che “Se la procura alle liti è stata conferita su supporto cartaceo, il difensore, che si costituisce per via telematica, trasmette la copia informatica della procura medesima, asseverata come conforme all'originale mediante sottoscrizione con firma digitale”.

Dunque la normativa del c.p.c. sulla procura alle liti non è stata modificata dal sistema normativo in vigore che regola il processo civile telematico nel senso che la procura alle liti, anche nel procedimento monitorio telematico, può essere conferita, oltre che a margine o in calce al ricorso, anche su foglio separato purché esso sia congiunto materialmente all'atto (ricorso) cui si riferisce; l'inserimento del foglio separato contenente la procura nella busta telematica firmata dal difensore con firma digitale costituisce la congiunzione materiale, nel sistema telematico, della procura all'atto dato anche il disposto dell'art. 10 d.P.R. n. 123/2001 che richiede, per la procura su supporto cartaceo, che essa sia trasmessa in copia informatica asseverata conforme con firma digitale; nel caso di specie, per altro, specifici elementi contenuti nel testo della procura alle liti (nome delle controparti, individuazione dell'azione e modalità di presentazione, indicazione dell'autorità giudiziaria competente) non lasciano dubbi sul riferimento ».

Come si è detto, tuttavia, l'attuale formulazione del terzo comma dell'art. 83 c.p.c. pone fine alla questione, chiarendo che l'inserimento della procura alle liti all'interno della stessa busta telematica in cui è contenuto l'atto, soddisfa il requisito della congiunzione materiale all'atto.

In senso conforme all'orientamento de quo, poi confermato dal terzo comma così come riformato, si segnala un'ulteriore ordinanza del Tribunale di Milano del 23 febbraio 2008 dott.ssa Dal Moro.

Va poi precisato che, recentemente, la Suprema Corte ha tenuto a ribadire come la forma della procura debba seguire quella del procedimento, con l'ordinanza 7 giugno 2022 n. 18282, difatti, gli Ermellini hanno precisato come, in caso di procedimento di natura analogica — come di fatto erano quelli in Cassazione all'epoca dell'inizio della procedura oggetto di analisi, ossia il 2019 — la procura alle liti rilasciata ex art. 83 c.p.c. doveva essere depositata in forma analogica in originale sottoscritto da parte e difensore, e non in copia conforme all'originale stesso, stante anche la mancanza di potere di autentica del difensore per il caso in cui l'originale dell'atto fosse stato formato analogicamente e non fosse mai transitato all'interno del fascicolo telematico.

Sulla validità della procura priva di riferimenti al giudizio

Quanto invece alla necessità di inserire il riferimento alla procedura nella procura alle liti allegata all'atto telematico, si segnala che la giurisprudenza si è espressa sulla validità di tale documento che, quand'anche congiunta all'atto, non contenesse un riferimento al procedimento.

In tal senso si segnala la pronuncia del Tribunale di Padova secondo la quale, « l'apposizione della procura speciale in calce al ricorso per decreto ingiuntivo è idonea, agli effetti di cui agli artt. 83 e 84 c.p.c., a determinarne l'oggetto per il riferimento al contenuto dell'atto al quale è unita, in forza della ragionevole presunzione di riferibilità al giudizio cui l'atto accede » (cfr. Trib. Padova n. 39 del 10 gennaio 2007).

Con particolare riferimento invece al procedimento telematico, lo stesso tribunale di Milano nell'ordinanza della dott.ssa Dal Moro precedentemente richiamata, si trovava ad affrontare un'eccezione di nullità della procura, formulata dall'opponente in sede di opposizione ad un decreto ingiuntivo telematico, in cui si assumeva che, la procura rilasciata al difensore di parte opposta in sede di procedimento monitorio, fosse stata conferita sul modello di procura “a margine” dell'atto e pertanto invalida per assenza dell'atto stesso alla sinistra della procura de qua.

Il Tribunale, anche in quel caso, respingeva tale eccezione poiché, « il solo fatto che la procura sia stata rilasciata su un modello utilizzato generalmente per codesta forma di procura, non basta certo a qualificarla “a margine” di un atto che non c'è; e ciò è tanto più vero se si considera che nell'epigrafe del ricorso il difensore fa riferimento ad una procura “in calce”, e ciò del tutto correttamente stante il disposto dell'art. 83 terzultimo capoverso per cui la procura “si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce” [...] “sicché anche nel procedimento monitorio telematico, la procura conferita su supporto cartaceo, e dunque con foglio separato dal ricorso cui si riferisce, può validamente essere “congiunta” allo stesso, mediante copia informatica certificata ed autentica; l'inserimento del foglio separato contenente la procura nella busta telematica firmata dal difensore con firma digitale costituisce nel sistema telematico la congiunzione materiale della procura all'atto » (Trib. Milano, ord., 23 febbraio 2008, dott.ssa Dal Moro).

Tale orientamento, tuttavia, è stato superato da una più recente ordinanza del Tribunale di Bologna (10 settembre 2014 Giudice dott.ssa Bianca Maria Gaudioso), che, non accogliendo un ricorso per decreto ingiuntivo, rilevava come « la procura al difensore non è stata rilasciata né a margine, né in calce al ricorso ma su supporto cartaceo separato dal ricorso monitorio ed è stata trasmessa in copia autenticata con firma digitale dal difensore che si è costituito telematicamente ex art. 83 terzo comma c.p.c. Rilevato che si tratta di procura speciale e non contiene alcun riferimento alla controversia dedotta nel ricorso monitorio. Ritenuto, pertanto, che la procura in esame, non congiunta all'atto (ipotesi di cui alla prima parte del citato comma), non sia valida perché non contiene alcun riferimento al contenzioso in oggetto, con la conseguenza che risulta astrattamente utilizzabile per un numero indefinito di atti, ancorché si tratti di procura speciale ».

Per completezza di trattazione, però, si riporta anche l'orientamento consolidato della Suprema Corte che — relativamente alla procura alle liti conferita e allegata su supporto cartaceo stabilisce — che « è valida la procura rilasciata su foglio separato ma materialmente congiunto all'atto cui si riferisce, deponendo per la validità di siffatta procura l'art. 83 c.p.c. (nella nuova formulazione risultante dall'art. 1 della legge 27 maggio 1997 n. 141) il quale, interpretato alla luce dei criteri letterale, teleologico e sistematico, fornisce argomenti per ritenere che la posizione topografica della procura, (il cui rilascio può ora avvenire oltreché in calce e a margine dell'atto anche in un foglio separato, ma congiunto materialmente all'atto) è idonea, al tempo stesso, a conferire la certezza della provenienza dalla parte del potere di rappresentanza e a dar luogo alla presunzione di riferibilità della procura stessa al giudizio cui l'atto accede senza che, per contro, possa esigersi dalla parte conferente l'espressa enunciazione nella procura, a garanzia dell'altra parte, di quanto quest'ultima può già ritenervi compreso in ragione dell'essere tale procura contenuta nell'atto contro di essa diretto, potendo fra l'altro una tale non prevista necessità risolversi in pregiudizio del diritto di difesa della parte non giustificato da esigenze di tutela della controparte » (Cass. n. 13178/2003).

Si può dunque concludere che, pur potendosi considerare minoritario l'orientamento del Tribunale di Bologna, è sempre consigliabile inserire all'interno della procura alle liti il riferimento al giudizio e qualificandola come: “procura speciale allegata al presente atto”.

Sulla necessità di apporre la firma autografa per autentica

Deve altresì ritenersi che la procura, quando è conferita su supporto cartaceo, necessiti in ogni caso della firma autografa per autentica da parte dell'avvocato poiché, ai sensi del terzo comma « se la procura alle liti è stata conferita su supporto cartaceo, il difensore che si costituisce attraverso strumenti telematici ne trasmette la copia informatica autenticata con firma digitale », dovendosi dunque interpretare in senso letterale la norma, la firma digitale in questo caso svolgerebbe unicamente una funzione di asseverazione del documento che dovrà già essere stato formato su supporto cartaceo. In senso conforme a tale interpretazione si segnala la pronuncia del Tribunale di Brescia che, con ordinanza di integrazione documentale in un ricorso per ingiunzione del 24 gennaio 2015 (Giudice dott.ssa Lucia Cannella), invitava il ricorrente a ridepositare procura con firma per autentica autografa del difensore.

Il conferimento della procura alle liti su documento informatico e la contestualità tra sottoscrizione e atto

Come si è detto il terzo comma dell'articolo 83 statuisce che « La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia ».

Il riferimento al documento informatico separato lascia intendere la possibilità per il cliente di firmare digitalmente la procura ed in quel caso la procura verrà autenticata dal difensore con firma digitale. Quest'ultimo passaggio appare indispensabile atteso che, la firma digitale pur identificando in maniera univoca il firmatario con più certezza rispetto alla firma autografa, dovrà pur sempre essere autenticata come previsto dall'art. 83 che, al primo comma, stabilisce che la procura deve essere conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata.

Peraltro, tra gli orientamenti dottrinari sul punto, vi è chi sostiene che, con l'apposizione della propria firma digitale, l'avvocato compie una vera e propria dichiarazione, identificando il soggetto che sottoscrive la procura, e attestando proprio tale soggetto abbia utilizzato il dispositivo di firma dinanzi a lui.

Tale orientamento è confermato dallo stesso tenore letterale dell'articolo 25 del Codice dell'Amministrazione Digitale (CAD) che al secondo comma statuisce come « l'autenticazione della firma elettronica, anche mediante l'acquisizione digitale della sottoscrizione autografa, o di qualsiasi altro tipo di firma elettronica avanzata consiste nell'attestazione, da parte del pubblico ufficiale, che la firma è stata apposta in sua presenza dal titolare, previo accertamento della sua identità personale, della validità dell'eventuale certificato elettronico utilizzato e del fatto che il documento sottoscritto non è in contrasto con l'ordinamento giuridico ».

Ne consegue che, pur potendo la procura essere stata rilasciata dal cliente su documento informatico, l'avvocato apponendo la propria firma digitale attesta che la firma del cliente è stata apposta in propria presenza e previo accertamento dell'identità del firmatario stesso.

Si segnala tuttavia che parte della dottrina (A. Zago, La procura firmata digitalmente dal cliente e la sottoscrizione per autentica dell'avvocato, in altalex.it) ritiene che non vi sia alcuna norma che imponga all'avvocato nominato l'obbligo di sottoscrivere per autentica solo le procure alle liti in cui egli abbia personalmente ricevuto la sottoscrizione da parte del cliente. Peraltro, non vi è nemmeno nessuna indicazione che la sottoscrizione per autentica debba essere obbligatoriamente effettuata in termini di contestualità.

In tal senso la Suprema Corte con sentenza n. 144/1985 ha ritenuto che, « al fine della prova dell'autenticità della procura rilasciata in calce o a margine di uno degli atti indicati nel comma 3 dell'art. 83 c.p.c. è sufficiente che il difensore certifichi l'autografia della sottoscrizione della parte, non essendo necessaria l'attestazione dello stesso che la sottoscrizione sia avvenuta in sua presenza, come è invece richiesto dall'art. 2703 c.c. per l'autentica della scrittura privata da parte del pubblico ufficiale » (cfr. Cass. civ. 15348/2014, Consiglio Nazionale Forense con la sentenza n. 176/2004 in codicedeontologico.it).

Circa la contestualità sul conferimento della procura rispetto alla redazione dell'atto cui accede la più recente giurisprudenza ha chiarito che non è necessaria alcuna contestualità tra il conferimento della procura e la redazione dell'atto sgombrando il campo da moltissimi dubbi in merito.

In particolare le Sezioni Unite della Suprema Corte, con sentenza n. 2075 19 gennaio 2024, hanno sancito che in tema di ricorso per cassazione, il requisito della specialità della procura, di cui agli artt. 83, comma 3, e 365 c.p.c., non richiede la contestualità del relativo conferimento rispetto alla redazione dell'atto cui accede, essendo a tal fine necessario soltanto che essa sia congiunta, materialmente o mediante strumenti informatici, al ricorso e che il conferimento non sia antecedente alla pubblicazione del provvedimento da impugnare e non sia successivo alla notificazione del ricorso stesso.

Infatti la  Suprema Corte prima con ordinanza interlocutoria emessa dalla Terza Sezione, rilevava preliminarmente d'ufficio che la procura conferita dal ricorrente risultava rilasciata in luogo e data diversi dalla data e luogo in cui veniva sottoscritto il ricorso per Cassazione. La Terza sezione rimetteva gli atti al Primo Presidente, il quale, in ragione della questione di particolare importanza peraltro già oggetto di contrasto giurisprudenziale relativa alla validità della procura speciale conferita dal ricorrente, rimetteva la decisone del ricorso alle Sezioni Unite.

La sentenza de qua, dichiarava dunque ammissibile il ricorso rimettendone l'esame per le ulteriori questi alla terza sezione Civile. La Corte risolveva così un contrasto giurisprudenziale, modificando l'orientamento (ascritto a Cass. civ., sez. III, 6 aprile 2022, n. 11240; Cass. civ., sez. III, 7 aprile 2022, n. 11244; Cass. civ., sez. III, 21 aprile 2022, n. 12707; Cass. civ., sez. III, 4 novembre 2022, n. 32569; Cass., civ., sez. III, 4 aprile 2023, n. 9271) che riteneva invalida la procura alle liti conferita per il ricorso per cassazione, in cui l'autografia della sottoscrizione della parte non sia autenticata dal difensore contestualmente alla redazione dell'atto di impugnazione.

Tale orientamento, che di fatto impediva di conferire la procura alle liti, con modalità «a distanza» mediante apposizione della firma digitale da parte del cliente e autentica dell'avvocato con firma digitale al momento del deposito, è stato fortunatamente superato dalla sentenza sopra citata.

La Corte di Cassazione sul punto richiama il principio espresso dalla sentenza n. 36827 del 15 dicembre 2022 in cui si sostiene che “il requisito della specialità della procura, di cui all'art. 83, comma 3, c.p.c., non postula la contestualità del relativo conferimento rispetto alla redazione dell'atto cui accede, dal momento che, anche nel caso in cui la procura sia stata redatta, sottoscritta e autenticata in data anteriore a quella del ricorso, è possibile desumerne la specialità, da un lato, dalla sua congiunzione (materiale o telematica) al ricorso e, dall'altro, dalla sua susseguente notifica insieme a quest'ultimo”.

La Corte, dunque, nel condividere il principio espresso dalla suddetta sentenza, lo ribadisce e, nel proporre tale soluzione, richiama la centralità del ‘diritto di difesa' che trova piena considerazione di una dimensione complessiva di garanzie (artt. 24 e 111 Cost.), che costituiscono patrimonio comune di tradizioni giuridiche condivise a livello sovranazionale, anche nel rispetto dei anche nel rispetto dei principi più volte ribaditi nella giurisprudenza della CEDU e che impongono di evitare eccessi di formalismo.

La Corte nel ricollegare le numerose pronunce intervenute in tema di procura alle liti sancisce che, per il giudizio di legittimità, non è necessario che il conferimento della procura sia contestuale o successivo alla redazione dell'atto, non essendo richiesta, a pena di nullità, la dimostrazione della volontà della parte di fare proprio il contenuto del medesimo atto nel momento stesso della sua formazione ovvero ex post.

Infatti, secondo la Corte, il conferimento della procura a margine o in calce (anche nelle distinte modalità – della procura nativa digitale e della copia  informatica di procura rilasciata su supporto cartaceo - contemplate dal terzo comma dell'art. 83 c.p.c.), provando l'esistenza del rapporto fiduciario tra la parte ed il patrono da essa scelto, soddisfa compiutamente il dettato dello stesso art. 83 c.p.c., la cui ratio risiede nella certezza e nella conoscibilità all'esterno del potere rappresentativo del difensore, che sostituisce in giudizio la parte, e non già nella corrispondenza dell'attività svolta dal difensore all'effettivo volere del rappresentato, che attiene esclusivamente al rapporto interno tra difensore e cliente.

E' irrilevante dunque che la procura sia stata conferita in data anteriore a quella della redazione del ricorso, e sul punto la Corte richiama una copiosa giurisprudenza (cfr. Cass.. civ., sez. lav., 16 maggio 1997, n. 4389; Cass. civ., sez. III,  23 aprile 1999, n. 4038; Cass. civ., sez. I,  25 marzo 2003, n. 4368; Cass. civ., sez. lav., 13 settembre 2006, n. 19560; Cass. civ., sez. II, 17 marzo 2017, n. 7014; Cass. civ., sez. trib., 26 febbraio 2019, n. 5577; Cass. civ., sez. II, 27 maggio 2019, n. 14437; Cass. civ., sez. II, 17 gennaio 2022, n. 1165).

Pertanto, ai fini dell'ammissibilità del ricorso per Cassazione è necessario che il conferimento della procura alle liti avvenga all'interno della finestra temporale segnata dal momento (iniziale) di pubblicazione del provvedimento da impugnare e da quello (finale) della notificazione del ricorso: dunque, rispettivamente, né prima, né dopo.

La Corte poi analizza una pregressa giurisprudenza con cui si qualifica la reale portata della certificazione posta in essere dall'avvocato della sottoscrizione del conferente la procura alle liti che deve essere intesa non come autenticazione in senso proprio, quale quella effettuata secondo le previsioni dell'art. 2703 c.c. dal notaio o da un altro pubblico ufficiale all'uopo autorizzato, ma come “autenticazione minore” (o “vera di firma”).

La Corte infatti, già in tempi risalenti (Cass. civ., sez. II,  19 gennaio 1985, 144) aveva affermato che, al fine della prova dell'autenticità della procura rilasciata in calce o a margine di uno degli atti indicati nel terzo comma dell'art. 83 c.p.c., è sufficiente che il difensore certifichi l'autografia della sottoscrizione della parte, non essendo necessaria l'attestazione dello stesso che la sottoscrizione sia avvenuta in sua presenza, come è invece richiesto dall'art. 2703  c.c. per l'autentica della scrittura privata da parte del pubblico ufficiale.

Successivamente, si è precisato che quella certificazione – intesa, come detto, quale “autentica minore” - ha soltanto una funzione di attestare l'appartenenza della sottoscrizione a una determinata persona, senza che il difensore assuma su di sé, all'atto della autenticazione della firma, l'obbligo di identificazione del soggetto che rilascia il negozio unilaterale di procura (tra le altre: Cass. civ., sez. un., 21 febbraio 1994, n. 1667; Cass. civ., sez. un., 17 maggio 1995, n. 5398; Cass. civ., sez. un., 28 novembre 2005, n. 25032; Cass. civ., sez. un.,  4 maggio 2006, n. 10219; Cass. civ., sez. II,  27 giugno 2011, n. 14190; Cass.. civ., sez. un., 7 novembre 2013, n. 25036; Cass. civ., sez. III, 15 aprile 2019, n. 10451; Cass. civ., sez. II,  8 aprile 2021, n. 9362; Cass. civ., sez. un., n. 15177/2021, citata).

Rileva la Corte che il riferimento alla disciplina di cui all'art. 2703 c.c. imporrebbe, semmai, una contestualità spaziale e temporale tra sottoscrizione della procura e certificazione dell'avvocato (requisito però richiesto solo nella legge speciale, in caso di ricorsi in materia di protezione internazionale, di cui all'art. 35-bis¸comma 13, del d.lgs. n. 25/2008, la quale - come evidenziato da Cass., civ., sez. un., n. 15177/2021 – individua, nella certificazione della data di rilascio della procura, “un autonomo presupposto di ammissibilità del ricorso, introdotto specificamente dal legislatore, che attribuisce al difensore due distinti poteri e che, ordinariamente, richiederà la presenza fisica del ricorrente all'atto del rilascio della procura speciale”) e non già tra la procura e la redazione del ricorso cui la stessa si viene a collocare topograficamente.

Né, del resto, giova per un diverso avviso il richiamo alla previsione recata dalla disposizione emergenziale di cui all'art. 83, comma 20-ter (ultimo periodo), del d.l. 17 marzo 2020, n. 17, introdotto in sede di conversione dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, la quale (nello stabilire che: “La procura si considera apposta in calce, ai sensi dell'articolo 83 del codice di procedura civile, se è congiunta all'atto cui si riferisce mediante gli strumenti informatici individuati con decreto del Ministero della giustizia”) esplicita ciò che era già desumibile dalla norma generale dell'art. 83 c.p.c.

La decisione non può che essere condivisa e, alla luce di qualche precedente orientamento contrastante, si può sostenere che possa definirsi definitivamente sgombrato il campo da equivocabili interpretazioni che rischiavano di minare la validità di tutte le procure conferite a distanza mediante l'utilizzo di firma digitale.

Infatti è evidente che, mentre nel caso di conferimento di procura con firma autografa, il mancato inserimento della data consentirebbe agevolmente di ricondurla temporalmente e geograficamente nella stessa data e luogo di sottoscrizione dell'atto, nel caso di conferimento con firma digitale tanto il luogo quanto la data difficilmente potrebbero combaciare con quelle indicate nell'atto.

A ciò si aggiunga che, la firma digitale, pur contenendo un riferimento temporale dichiarato dal firmatario, o meglio riconducibile alla data e ora del PC utilizzato per la firma, viene in genere apposta in un momento antecedente alla redazione dell'atto.

La sentenza ha dunque il pregio di rivoluzionare il modo di conferimento della procura che, in un mondo sempre più digitale, potrà prescindere da un incontro “fisico” tra cliente ed avvocato sdoganando il conferimento della procura alle liti a distanza mediante firma digitale da parte del cliente.

Un altro interessante spunto di riflessione della sentenza in commento è poi il riferimento al ruolo sociale dell'avvocato nell'esplicazione del diritto difesa e alla imprescindibile necessità di una reciproca e costante collaborazione tra avvocatura e magistratura.

Secondo la Suprema Corte detta collaborazione deve fondarsi sul principio di lealtà e, laddove il professionista tradisca questa fiducia, potrà certamente essere chiamato a risponderne in sede disciplinare.

Secondo la Corte però, pur potendosi a volte verificare possibili abusi, non si deve trarre una regola di giudizio che abbia come presupposto una generale e immotivata sfiducia nell'operato della classe forense.

Peraltro, gli stessi principi vengono richiamati da un'ulteriore sentenza pubblicata lo stesso giorno (n. 2077/2024) che però si occupa di sancire la validità della procura conferita su supporto cartaceo e successivamente digitalizzata.

Nel caso di specie, le  Sezioni Unite della Corte hanno affermato il seguente principio di diritto «In caso di ricorso nativo digitale, notificato e depositato in modalità telematica, l'allegazione mediante strumenti informatici — al messaggio di posta elettronica certificata (PEC) con il quale l'atto è notificato ovvero mediante inserimento nella «busta telematica» con la quale l'atto è depositato — di una copia, digitalizzata, della procura alle liti redatta su supporto cartaceo, con sottoscrizione autografa della parte e autenticata con firma digitale dal difensore, integra l'ipotesi, ex art. 83, terzo comma, c.p.c., di procura speciale apposta in calce al ricorso, con la conseguenza che la procura stessa è da ritenere valida in difetto di espressioni che univocamente conducano ad escludere l'intenzione della parte di proporre ricorso per cassazione».

Ebbene, anche quest'ultima sentenza, unitamente a quella in commento consente di superare il principio secondo il quale la procura deve essere sottoscritta in pari luogo e pari data rispetto al ricorso.

Il principio richiama ancora una volta la centralità dell'art. 83 del codice di procedura civile che, a detta della Suprema Corte, anche in assenza della reintroduzione del quinto comma dell'art. 18 del D.M. 44/2011, consentirebbe di ritenere come apposta in calce la procura autenticata con firma digitale e allegata all'atto a cui si riferisce con gli strumenti informatici individuati dalle regole e specifiche tecniche del PCT, ovvero la PEC utilizzata tanto per il deposito quanto per la notifica.

Pertanto, le Sezioni Unite tanto con la sentenza in commento, quanto con la sentenza n. 2077/2024 risolvono con due pronunce ampiamente condivisibili ogni dubbio interpretativo sulle modalità di conferimento della procura ai tempi del processo telematico, lasciando peraltro ogni spazio alla raccolta della procura mediante firma digitale da parte del cliente dell'avvocato che si trovi in un luogo diverso.

Stante infatti la sempre più ampia diffusione delle firme digitali non solo tra gli addetti ai lavori ma anche tra i privati, che spesso possono far ricorso a strumenti di firma digitale monouso (c.d. OneShot), la firma digitale sulla procura potrà diventare sempre più regola e meno eccezione.

Circa la tipologia di firma utilizzabile da parte del cliente per sottoscrivere la procura, la norma non lascia alcun dubbio circa la necessità di utilizzare la firma digitale non lasciando spazio all'utilizzo di altre tipologie di firma quali la firma elettronica avanza o addirittura semplice.

Tuttavia il Tribunale di Firenze, con sentenza 138 del 16 Gennaio 2024, si è pronunciato circa la validità della procura sottoscritta con firma elettronica semplice giudicandola nulla e non inesistente. Nel caso di specie La procura alle lite allegata il ricorso, autenticata dall’avvocato, veniva sottoscritta dalla parte tramite il servizio “you sign” e, in particolare, tramite un sistema di autenticazione forte OTP (invio codice via email e sms) che non presuppone tuttavia l’identificazione de visu del soggetto o comunque una verifica dell’identità tale da qualificare la firma come “firma elettronica avanzata”, né tantomeno come “firma elettronica qualificata” o digitale, servizio che il portale You sign segnala come ancora non disponibile. Infatti, osserva il Tribunale, seppure la firma elettronica con autenticazione OTP permette una doppia identificazione del firmatario tramite la ricezione dei documenti via e-mail e l’inserimento in un secondo momento del codice OTP essa, come riportato nel medesimo sito web you sign, non costituisce una firma elettronica avanzata vera e propria che presuppone una verifica dell’identità del firmatario in aggiunta dell’inserimento del codice OTP. Dal documento prodotto dal procuratore del firmatario risulta solamente che sia stata effettuata una autenticazione per mezzo di codice OTP inviato via sms mentre non sono riportate ulteriori indicazioni in ordine al documento di identità. Pertanto, il documento informatico prodotto non ha valore equipollente alla scrittura privata autenticata di cui all’art. 83 c.p.c. trattandosi di firma elettronica semplice, sia pur con livello di sicurezza maggiore per l’invio del codice OTP. Tuttavia, secondo il Tribunale la procura alle liti non può ritenersi inesistente atteso che anche nell’ipotesi di firma elettronica semplice “l'idoneita' del documento informatico a soddisfare il requisito della forma scritta e il suo valore probatorio sono liberamente valutabili in giudizio, in relazione alle caratteristiche di sicurezza, integrita' e immodificabilita” ed emergono comunque elementi idonei ad individuare il soggetto che ha rilasciato la procura. Non è configurabile il vizio più radicale della inesistenza della procura poiché non vi è una totale mancanza materiale dell’atto né si può ritenere trattarsi di un documento privo degli elementi costitutivi essenziali idonei alla riconducibilità alla nozione di “procura alle liti”, ricadendo ogni altra ipotesi di difformità rispetto al modello legale nella categoria della nullità. Ad ogni modo, non si pone nel caso di specie la questione relativa all’applicazione dei principi di diritto affermati dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 3743/2022 con riferimento alla inesistenza della procura in quanto la presente controversia è regolata dal cd. rito Cartabia e l’art. 182 c.p.c., così come novellato, consente l’assegnazione del termine anche in caso di mancanza della procura. Peraltro nel caso di specie, parte attrice, a seguito dell’eccezione avversaria, provvedeva a produrre in giudizio una procura sottoscritta con firma autografa del ricorrente ed autenticata con firma autografa dal difensore per cui la questione di nullità della procura poteva ritenersi definitivamente superata.

 

Notifica della procura e attestazione di conformità

Tra le più note problematiche giuridiche inerenti alla procura alle liti nel processo telematico vi è quella concernente la necessità di provvedere alla notificazione della stessa.

Si premette che l'argomento, pur dovendo essere necessariamente trattato in sede di commento al presente articolo, verrà maggiormente approfondito nel corso dell'analisi della notifica in proprio a mezzo PEC, e quindi, nel commento all'art. 18 del d.m. n. 44/2011 e in quello alla legge n. 53/1994, specificatamente dedicati alle notificazioni per via telematica eseguite dagli avvocati.

Occorre premettere inoltre che, la problematica che qui si affronta, pur trovando la sua risoluzione in norme e pronunce risalenti, è emersa prevalentemente con l'avvento del processo telematico, ciò in virtù delle caratteristiche peculiari del procedimento de quo che, come si è detto, non è più caratterizzato da una procura fisicamente collazionata con l'atto (come poteva essere la procura a margine o in calce), ma da una procura che solo per una fictio juris si considera parte integrante dell'atto cui si riferisce e che, in realtà, è sempre separata dallo stesso quale mero allegato dell'atto telematico. È evidente pertanto che, nell'era del processo analogico, la procura non poteva non essere notificata proprio perché era parte integrante dell'atto stesso ma, con l'avvento della digitalizzazione del processo civile, tale assunto deve necessariamente essere rivisto.

I Tribunali, pertanto, nelle prime opposizioni a decreto ingiuntivo telematico si sono spesso trovati ad affrontare eccezioni di nullità della notifica del ricorso e del decreto, formulate in virtù del fatto che, detti atti giudiziari, venivano notificati al debitore senza procura alle liti.

Ebbene la giurisprudenza di merito è ormai consolidata nel ritenere che non vi sia alcun obbligo di notificare la procura alle liti.

Tale principio viene espresso per la prima volta dal Tribunale di Milano e precisamente dalla dott.ssa Simonetti che, con ordinanza del 30 gennaio 2008, ha ritenuto come « la circostanza che il ricorso e il decreto ingiuntivo siano stati notificati alle parti debitrici senza la trascrizione della procura alle liti non può dare luogo alla nullità insanabile del ricorso e del decreto considerando che numerosi elementi agli atti, tra cui la certificazione di cancelleria con il deposito della busta contenente il ricorso e i documenti informatici, consentono di ritenere l'avvenuto conferimento della procura prima della costituzione in giudizio della parte ricorrente ».

Tale orientamento è stato successivamente confermato dal Tribunale meneghino e più precisamente dal dott. Consolandi che, con sentenza del 14 gennaio 2010, osservava come nessuna norma di legge imponesse la notifica, unitamente alla ingiunzione, anche dell'atto che conferisce la rappresentanza.

Tale orientamento, poi confermato dallo stesso tribunale di Milano con la pronuncia dell'8 marzo 2012 e dal Tribunale di Monza con sentenza n. 2348 del 26 agosto 2014, oltre che nello specifico dato normativo trova fondamento anche nello stesso iter di deposito telematico. Infatti, secondo detto orientamento, il difensore che si costituisce per via telematica trasmette la copia informatica della procura medesima, asseverata come conforme all'originale mediante sottoscrizione con firma digitale, come allegato all'atto cui si riferisce, rendendo di fatto non necessaria la notifica della copia della procura unitamente al decreto ingiuntivo, essendo facoltà dell'ingiunto verificare se nel fascicolo telematico — depositata assieme al ricorso — sia inserita anche la procura alle liti.

Sarà pertanto onere dell'ingiunto verificare, attraverso il deposito telematico di una richiesta di visibilità e tramite il successivo accesso al fascicolo monitorio telematico, l'esistenza e la genuinità della procura alle liti conferita dal creditore.

Ulteriori spunti di riflessione, poi, si possono riscontrare nella citata sentenza del Tribunale di Monza che, nel richiamare la giurisprudenza della Suprema Corte (cfr. in tal senso Cass. civ., 16 giugno 2004 n. 11326), stabilisce come la procura alle liti sia un “atto geneticamente sostanziale, con rilevanza processuale”, ossia un atto strumentale al conferimento di poteri esclusivamente riferiti al processo e, quindi, preprocessuale o extraprocessuale sebbene “debba poi a suo tempo essere esibita o depositata” in quanto prodromico al rispetto della forma dell'atto processuale per il quale è prescritta la rappresentanza tecnica.

Prosegue poi il Tribunale di Monza rilevando che le stesse norme tecniche, negli schemi allegati dei file, classifichino la procura alle liti fra gli allegati da inserire all'interno del fascicolo telematico (testualmente “allegato PL” come da schema “Indice Busta. dtd”); detta qualificazione non è priva di conseguenze in quanto porta ad una differenziazione sempre più marcata fra atto e procura rispetto all'omogeneità che prima, invece, contraddistingueva l'incorporazione cartacea, ben potendo tale atto rivestire in astratto formati diversi dal pdf ai sensi dell'art. 12 d.m. n. 44/2011.

Sempre in ordine alla notifica della procura, poi, occorre richiamare il disposto di cui all'art. 125, comma 2, c.p.c. il quale prevede che la procura de qua, rilasciata al difensore dell'attore, possa essere conferita in data posteriore alla notificazione, non menzionandosi — come ribadito dalla giurisprudenza citata — alcuna necessità di notificare la stessa.

Tale orientamento trova conferma anche nella pronuncia del Tribunale di Bergamo che, con sentenza del 28 dicembre 2017 (pubblicata in data 3 gennaio 2018), ha ritenuto infondata l'eccezione di mancata allegazione della procura alle liti in un atto di citazione in opposizione a decreto ingiuntivo.

Nel caso di specie il Tribunale ha osservato come “l'art. 125, 2° comma c.p.c., consente di rilasciare la procura al difensore in data successiva alla notificazione della citazione, purché anteriormente alla costituzione della parte rappresentata. Nel caso di specie parte opponente ha tempestivamente depositato la procura alle liti al momento della iscrizione della causa a ruolo, nel rispetto del disposto normativo sopra richiamato”.

Sul punto si è inoltre espressa la Suprema Corte che, con ordinanza 12 giugno 2019 n. 15852, ha ritenuto non fondata l'eccezione della controricorrente di irritualità della procura alle liti del difensore del ricorrente. La Corte, infatti, ha chiarito come “la procura alle liti nel procedimento in cassazione, come nel caso di specie, è stata originariamente rilasciata in formato cartaceo e risulta materialmente unita al ricorso ai sensi dell'art. 83 c.p.c., comma 3. La controricorrente eccepisce che, in sede di notifica via PEC, la procura stessa sia stata trasmessa con file separato. Tale eccezione — in quanto concernente l'esemplare notificato del ricorso — non ha pregio. Noto è infatti che ai fini dell'ammissibilità del ricorso per cassazione non occorre che la procura sia integralmente trascritta nella copia notificata all'altra parte, essendo sufficiente che si possa pervenire mediante esame dell'originale — alla certezza che il mandato sia stato conferito prima della notificazione dell'atto; a fortiori nel caso di specie tale accertamento è possibile, seppure esaminando un file separato nell'ambito della notifica via PEC. Peraltro, anche ove si fosse trattato non già di notificazione via PEC di documentazione originariamente cartacea, l'art. 83 c.p.c., comma 3, stabilisce: “La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia. Se la procura alle liti è stata conferita su supporto cartaceo, il difensore che si costituisce attraverso strumenti telematici ne trasmette la copia informatica autenticata con firma digitale, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici e trasmessi in via telematica”; e il D.M. 21 febbraio 2011, n. 44, art. 18, comma 5, chiarisce: “La procura alle liti si considera apposta in calce all'atto cui si riferisce quando è rilasciata su documento informatico separato allegato al messaggio di posta elettronica certificata mediante il quale l'atto è notificato. La disposizione di cui al periodo precedente si applica anche quando la procura alle liti è rilasciata su foglio separato del quale è estratta copia informatica, anche per immagine” (cfr. tra l'altro, per incidens, Cass. sez. un. 27 aprile 2018, n. 10266).

Tuttavia, al di là degli orientamenti sopra citati, occorre anche citare l'ipotesi in cui la notificazione dell'atto introduttivo del giudizio avvenga ai sensi dell'art. 1 l. n. 53/1994, il quale dispone che l'avvocato che notifica in proprio “deve essere munito di procura”. Ne consegue che, in caso di notificazione in proprio a mezzo del servizio postale o via PEC, la procura debba essere stata conferita prima della notificazione dell'atto a cui si riferisce poiché, in assenza di una valida procura conferita prima della notifica, la notificazione stessa dovrà ritenersi nulla in ossequio al principio sancito dall'articolo 11 della legge n. 53/1994.

Pertanto, anche la legge 53 del 1994 non contiene in sé una norma che imponga la notifica della procura, tuttavia il notificante dovrà sempre poter fornire la prova che la procura stessa sia stata rilasciata prima della notifica.

È pacifico ancora una volta che, nel caso di procedimenti introdotti con ricorso, la semplice allegazione della procura alle liti all'atto telematico lasci presumere l'esistenza di tale documento sin dal momento della presentazione del ricorso, rendendo ultronea una successiva notifica della procura stessa.

Diversamente, nei procedimenti introdotti con citazione e notificati in proprio (a mezzo posta o a mezzo PEC) sarà opportuno notificare la procura alle liti al fine di conferirgli data certa.

Tale principio è stato recentemente ribadito ed esplicitato dalla Suprema Corte, la quale — con ordinanza 6 ottobre 2021, n. 27154 ha dettato il seguente principio di diritto: “ai sensi dell'art. 643 c.p.c., ai fini della decorrenza del termine per l'opposizione a decreto ingiuntivo vanno notificati il ricorso ed il decreto monitorio, ma non è necessaria altresì la notificazione della procura alle liti del difensore della parte creditrice, anche se la notificazione avvenga a mezzo P.E.C., ai sensi della l. 21 gennaio 1994, n. 53, da parte del difensore costituito nel procedimento monitorio; la eventuale insussistenza, agli atti del procedimento monitorio, di detta procura, così come l'eventuale vizio della stessa, vanno eventualmente fatti valere dall'ingiunto come motivo di opposizione al decreto ingiuntivo, da proporsi comunque nel termine di legge decorrente dalla notificazione di esso, notificazione che può sempre essere effettuata, secondo tutte le modalità previste dall'ordinamento, dal difensore costituito nel procedimento monitorio, atteso che la pronuncia del decreto da parte del giudice del monitorio implicitamente esclude il vizio relativo al ministero di difensore e considerato che contro il decreto l'ordinamento prevede — fuori dei casi in cui ammette l'opposizione ai sensi dell'art. 650 c.p.c. — il solo rimedio dell'opposizione tempestiva”.

Formula correlata

1. Procura alle liti rilasciata ai sensi dell'art. 83, comma 3, ultima parte, c.p.c.

Io sottoscritto ......... (C.F. .........), delego l'avv. ............. a rappresentarmi e difendermi nella presente procedura avente ad oggetto ........., .................., in questa fase nonché nelle fasi conseguenti e successive ivi comprese l'appello, l'opposizione, il reclamo, il precetto e l'esecuzione, costituendolo procuratore speciale e a lui conferendo ogni e più ampia facoltà di legge compresa quella di conciliare, transigere, riscuotere e quietanzare, chiamare terzi in causa, proporre domande riconvenzionali, fare ed accettare rinunce agli atti del giudizio ed all'azione, rispondere al libero interrogatorio ex art. 183 c.p.c., deferire o riferire giuramento decisorio ex art. 233 c.p.c., nominare sostituti, aderire o meno all'invito del Giudice in caso di ordinanza che solleciti il ricorso al procedimento di mediazione (art. 5 d.lgs. n. 28/2010).

Dichiaro di eleggere domicilio presso lo Studio dell'Avv. ......... in .........

Dichiaro altresì di aver ricevuto informazione, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 4 del d.lgs. n. 28/2010, della possibilità di avvalermi del procedimento di mediazione finalizzato alla conciliazione delle controversie civili e commerciali disciplinato dal predetto decreto legislativo, delle agevolazioni fiscali ivi previste dagli artt. 17 e 20 e, ai sensi dell'art. 2 della legge n. 162/2014, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita.

(luogo)........., (data).........

......... (assistito o legale rappresentante)

È autentica

Avv..........

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