Disp. Att. Trans. Codice Procedura Civile - 18/12/1941 - n. 1368 art. 196 sexies - Perfezionamento del deposito con modalità telematiche 1

Nicola Gargano
Luca Sileni
Giuseppe Vitrani

Perfezionamento del deposito con modalità telematiche 1

[I]. I deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 155, quarto e quinto comma, del codice. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni.

[1] Articolo inserito dall'art. 4, comma 12, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "2. Salvo quanto previsto dal secondo periodo, le disposizioni degli articoli 127, terzo comma, 127-bis, 127-ter e 193, secondo comma, del codice di procedura civile, quelle previste dal capo I del titolo V-ter delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, nonché quelle previste dall'articolo 196-duodecies delle medesime disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, introdotti dal presente decreto, si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2023 anche ai procedimenti civili pendenti davanti al tribunale, alla corte di appello e alla Corte di cassazione. Le disposizioni degli articoli 196-quater e 196-sexies delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, introdotti dal presente decreto, si applicano ai dipendenti di cui si avvalgono le pubbliche amministrazioni per stare in giudizio personalmente dal 28 febbraio 2023. 3. Davanti al giudice di pace, al tribunale per i minorenni, al commissario per la liquidazione degli usi civici e al tribunale superiore delle acque pubbliche, le disposizioni degli articoli 127, terzo comma, 127-bis, 127-ter e 193, secondo comma, del codice di procedura civile e quelle dell'articolo 196-duodecies delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, introdotti dal presente decreto, hanno effetto a decorrere dal 1° gennaio 2023 anche per i procedimenti civili pendenti a tale data. Davanti ai medesimi uffici, le disposizioni previste dal capo I del titolo V-ter delle citate disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, introdotto dal presente decreto, si applicano a decorrere dal 30 giugno 2023 anche ai procedimenti pendenti a tale data. Con uno o più decreti non aventi natura regolamentare il Ministro della giustizia, accertata la funzionalità dei relativi servizi di comunicazione, può individuare gli uffici nei quali viene anticipato, anche limitatamente a specifiche categorie di procedimenti, il termine di cui al secondo periodo."

Commento

L'articolo in parola, il cui testo era originariamente contenuto — seppur con accezioni leggermente differenti — all'interno del settimo comma dell'art. 16-bis del d.l. n. 179/2012 (oggi abrogato per i procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023), si occupa di determinare il momento perfezionativo della trasmissione telematica, stabilendo che il deposito dovrà considerarsi effettuato nel momento in cui viene generata la conferma del completamento della trasmissione telematica, per approfondire il significato del termine "conferma del completamento della trasmissione" si rimanda al commento degli articoli 13 delle regole tecniche e 17 delle specifiche tecniche, in quanto la stessa normativa primaria rimanda a questi ultimi due articoli.

Tuttavia, non appare in discussione il principio per cui, anche allorquando il deposito dovesse essere lavorato dalla cancelleria dopo la scadenza del termine  o anche qualora l'esito dei controlli automatici giunga oltre il termine decadenziale per effettuarlo, il momento perfezionativo dello stesso dovrà comunque retroagire, a seconda dei casi all'ora e al giorno riportati sulla ricevuta di avvenuta consegna o della ricevuta di accettazione.

Sul punto il Tribunale di Grosseto sezione lavoro, con Ordinanza del 23.3.2025 del dott. Grosso, ha sancito che le specifiche tecniche emanate da DGSIA con provvedimento 4292 del 7 agosto 2024 ed in vigore dal 30.9.2024 hanno di fatto colmato il vuoto normativo creatosi al momento della modifica della normativa principale e delle regole tecniche che fissavano il momento perfezionativo del deposito non più con la ricevuta di consegna ma con la "conferma del completamento della trasmissione".

Sul punto l'ordinanza de qua, effettuando una puntuale ricognizione normativa richiama l'articolo 17 comma 11 delle specifiche tecniche a sua volta richiamato dalla norma in commento e della regole tecniche il quale dispone che, con l'accettazione dell'atto da parte della cancelleria o mediante accettazione automatica il deposito si intende perfezionato con effetto a decorrere dalla ricevuta di accettazione rilasciata dal gestore del depositante ai sensi dell'articolo 6 comma 1 del d.p.r. 11 febbraio 2005 n. 68.

Ebbene detta norma prevede che "il gestore di posta elettronica certificata utilizzato dal mittente fornisce al mittente stesso la ricevuta di accettazione nella quale sono contenuti i dati di certificazione che costituisce la prova dell'avvenuta spedizione di un messaggio di posta elettronica certificata"

Ne consegue che secondo il Tribunale di Grosseto, primo tribunale di merito a pronunciarsi sulle modifiche normative introdotte dalla riforma Cartabia, il deposito telematico si perfeziona nel momento in cui viene rilasciata la ricevuta di accettazione al depositante.

Tale principio, seppur mai messo in discussione dalla giurisprudenza di merito, è stato comunque oggetto di numerose interpretazioni alla stregua della eventuale rimessione in termini in caso di errori nel deposito telematico (per le quali si rimanda al commento svolto in calce all'articolo 153 del codice di procedura). In particolare, si richiama in questa sede l'ordinanza del Tribunale di Milano dell'8 ottobre 2015 che, nell'affermare la validità della ricevuta di avvenuta consegna ai fini della tempestività del deposito, sostiene che quest'ultimo potrà ritenersi effettivamente perfezionato, facendo retroagire i propri effetti alla data della ricevuta di consegna, solo all'esito positivo dei controlli automatici e della successiva accettazione da parte della cancelleria.

In particolare, secondo il Giudice meneghino, sarebbe onere del depositante esibire, ai fini della rimessione in termini, non solo la ricevuta di avvenuta consegna, ma anche le successive ricevute di esito controlli automatici ed eventuale lavorazione da parte della cancelleria, ciò al fine di poter dimostrare che l'eventuale mancata lavorazione del deposito dipenda da cause non imputabili al depositante.

Si ribadisce come l'orientamento in parola sia comunque minoritario rispetto ad altre ordinanze, per la cui analisi si rinvia al commento all'art. 153 c.p.c.

Ad ogni buon conto si segnala che la rilevanza della ricevuta di avvenuta consegna ai fini della tempestività del deposito telematico è stata ribadita dalla Suprema Corte che, con ordinanza n. 17328 del 27-06-2019 ha sancito che “nel processo civile telematico, il deposito, di cui risulti positivo il successivo controllo da parte della cancelleria, si perfeziona quando viene emessa la seconda pec, ovvero la ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del Ministero della giustizia, come disposto dall'art. 16-bis, comma 7 D.L. 18 ottobre 2012 n. 179, convertito in L. 17 dicembre 2012 n. 221, inserito dall'art. 1, comma 19, n. 2), della L. 24 dicembre 2012 n. 228”.

Tale giurisprudenza trova peraltro riscontro anche nella più recente giurisprudenza della Suprema Corte e in particolare con la sentenza n. 6743 del 10 marzo 2021 la Suprema Corte ha ribadito che il deposito telematico degli atti processuali si perfeziona quando viene emessa la seconda PEC, ovvero la ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata, con la conseguenza che la verifica da parte del Giudice della tempestività del ricorso deve avvenire con riferimento a tale momento (conformi Cass. civ., 15 settembre 2021, n. 24942 e Cass. civ., 24 novembre 2022, n. 34621)

Un ulteriore precedente (Cass. civ., 24 agosto 2022 n. 25290) sancisce che le ragioni di eventuali rifiuti del deposito telematico non sono insindacabili, ma restano soggette all'ultimativo controllo del giudice procedente, allo scopo di verificare se errori rilevati in automatico dal sistema oppure dalla cancelleria destinataria del suo ufficio possano effettivamente reputarsi ostativi ad un definitivo consolidamento degli effetti del deposito stesso, il cui perfezionamento, ai sensi dell'art. 16-bis, comma 7, d.l. n. 179/2012 è ricollegato esclusivamente al momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del ministero della giustizia.

La Suprema Corte ribadisce poi, con sentenza del 12 luglio 2021 n. 19796, la tempestività del deposito anche in caso di rifiuto da parte della cancelleria.

Nel caso di specie la Cassazione ha stabilito che, Il deposito con modalità telematiche, si ha per avvenuto al momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del Ministero della giustizia. Diversa è invece la funzione della terza e quarta ricevuta trasmesse via PEC, riguardanti, rispettivamente, l'esito dei controlli automatici e di quelli manuali effettuati dalla cancelleria dell'ufficio giudiziario, controlli da cui non dipende la perfezione dell'effetto giuridico di deposito dell'atto, ma solo il caricamento di esso nel fascicolo telematico e la sua visibilità dalle altre parti del processo.

Di diverso avviso la sentenza n. 1956 del 28 gennaio 2021, che pur ribadendo l'importanza della seconda pec ai fini della tempestività del deposito sancisce che, se è vero che il perfezionamento va cronologicamente fissato al momento della seconda PEC, è altrettanto vero che detto perfezionamento è subordinato all'esito positivo dei successivi controlli automatici (terza PEC) e manuali (quarta PEC) ben potendo accadere che i controlli automatici riportino un errore.

La Suprema Corte ha inoltre stabilito, con ordinanza del 19 gennaio 2018 n. 1366 che, nel caso di ricorso monitorio telematico, la prevenzione di cui all'art. 39 c.p.c. è determinata, ai sensi dell'art. 16-bis, comma 7, d.l. n. 179/2012, conv. in l. n. 221/2012, dal deposito dello stesso, consistente nell'invio telematico e nella generazione della ricevuta di avvenuta consegna, essendo irrilevante la data, eventualmente successiva, di iscrizione a ruolo ad opera del personale di cancelleria che ha lavorato l'atto in via telematica.

La pronuncia sopra richiamata chiarisce dunque che, il principio per cui il richiamo al deposito del ricorso contenuto nel comma 3 dell'art. 39 c.p.c. (ed introdotto dalla l. n. 69/2009) ai fini della determinazione della causa preveniente, opera anche nel caso di deposito telematico, il quale può ritenersi eseguito al momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del ministero della giustizia. Non assumendo invece alcuna rilevanza il momento di effettiva accettazione da parte della cancelleria.

Ne consegue, come evidenziato anche in dottrina (cfr. Cesare Taraschi, 13 aprile 2018, in il processotelematico.it) che, il principio dettato dalla norma in commento ha lo scopo di evitare che l'utilizzo delle forme del deposito telematico esponga la parte a rischi che sfuggono alla sua sfera di controllo, come accadrebbe nel caso di non coincidenza cronologica tra la data in cui è generata la ricevuta di avvenuta consegna e il momento in cui il ricorso è lavorato da parte della cancelleria.

Riguardo la tempestività del deposito si segnala inoltre che il d.l. n. 90/2014, intervenendo su quanto precedentemente stabilito dall'art. 13 comma 3 del d.m. n. 44/2011 (norma da considerarsi oramai superata), ha modificato il settimo comma dell'art. 16-bis del d.l. n. 179 del 2012, e detta modifica è stata recepita anche nella norma in commento, disponendo che il deposito è da considerarsi tempestivamente eseguito quando la ricevuta di avvenuta consegna sia generata entro la fine del giorno di scadenza applicandosi le disposizioni di cui all'articolo 155, quarto e quinto comma, del codice di procedura civile.

Tale previsione ha di fatto recepito quanto statuito dal Tribunale di Milano che, con sentenza del 19 febbraio 2014, depositata il 3 marzo 2014, n. 3115 (Pres. Manfredini, est. Rosa Muscio), aveva già di fatto disapplicato l'art. 13, comma 3, d.m. n. 44/2011, sostenendo che, tale norma, doveva considerarsi di natura regolamentare e pertanto di rango inferiore rispetto alla normativa primaria che nulla statuiva in ordine agli orari di deposito.

L'art. 155 del codice di procedura civile prevede infatti che, la scadenza del termine a giorni, coincida con lo spirare dell'ultimo giorno utile.

Dobbiamo dunque ipotizzare che, qualora la cancelleria fosse aperta oltre le ore 14.00, ben potremmo depositare in termini un atto in scadenza anche in forma cartacea, come per la verità, in alcuni Tribunali, viene regolarmente fatto per gli atti in scadenza, qualora il deposito sia effettuato nei pomeriggi di martedì e giovedì, giornate di rientro pomeridiano per le cancellerie.

Nel caso di cui alla citata pronuncia, il Tribunale di Milano, ha sancito la validità del deposito di una comparsa conclusionale per via telematica la cui ricevuta di avvenuta consegna era stata rilasciata dopo le ore 14 del giorno di scadenza, di fatto anticipando quanto previsto dal d.l. n. 90/2014.

Ad ogni buon conto sul termine delle ore 14.00, evidentemente riferito ad un caso anteriore alla modifica normativa sopracitata, si è espressa anche la Suprema Corte che, con sentenza dell'11 maggio 2021, n. 12422 ha sancito che Il deposito telematico degli atti processuali può dirsi perfezionato con l'emissione della seconda PEC, ovvero la ricevuta di avvenuta consegna, da parte del gestore di posta elettronica certificata del Ministero della Giustizia, come disposto dall'art.16-bis, comma 7 del d.l. n. 179/2012. Inoltre, ferma l'applicabilità delle disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5, c.p.c., il deposito è tempestivamente eseguito, quando la ricevuta di avvenuta consegna viene generata entro la fine del giorno di scadenza, superando così la previsione secondo cui, quando la ricevuta viene rilasciata dopo le ore 14.00, il deposito deve considerarsi effettuato il giorno feriale immediatamente successivo.

Sempre in ordine agli orari e termini del deposito si segnala che, la circolare ministeriale del 23 ottobre 2015, ha chiarito come « si applica anche all'ipotesi di deposito telematico la proroga di diritto del giorno di scadenza di un termine, laddove tale termine scada in un giorno festivo, ovvero, in caso di atti processuali da compiersi fuori udienza, di sabato ».

Tale orientamento ministeriale, presente sin dalla prima versione della circolare sopra citata (giugno 2014), è quindi rimasto immutato nel tempo mentre, alla stregua dell'interpretazione della giurisprudenza di legittimità (cfr. Cass., ord. n. 182/2011, sent. n. 11163/2008), in ipotesi di termini “a ritroso” (come, ad esempio, quello di costituzione del convenuto), laddove il termine stesso cada nelle giornate di sabato o domenica, il deposito, per essere tempestivo, dovrà essere operato nella giornata precedente.

Un ulteriore previsione dell'articolo in analisi è quella inserita dall'articolo 51 del d.l. 90/2014, e recepita nella norma in commento, ovvero la previsione normativa per la quale, in caso di busta telematica eccedente le dimensioni dei 30 megabyte, è consentito un secondo invio mediante la creazione di una busta integrativa contenente gli ulteriori documenti da allegare, purché tale ulteriore invio sia comunque effettuato entro il termine di scadenza del primo deposito.

Ebbene l'ultima parte della norma è stata interpretata in maniera molto restrittiva dalla più recente giurisprudenza e in ultimo la Suprema Corte, con sentenza del 5 dicembre 2018 n. 31474, ha stabilito che, in caso di depositi multipli, laddove i documenti eccedenti le dimensioni di 30 megabyte debbano essere depositati entro un termine perentorio, gli stessi devono essere trasmessi con più invii telematici entro la fine del giorno di scadenza, pena l'inammissibilità delle produzioni successive ma non dell'intera procedura oggetto dell'invio.

Nel caso di specie, nell'ambito di una procedura concorsuale, il commissario di una società in liquidazione non ammetteva al passivo il credito vantato da un avvocato. Il Tribunale di Palermo constatava che il legale non aveva depositato contestualmente al ricorso tutta la documentazione probatoria del proprio credito, incorrendo così in decadenza rispetto agli atti tardivamente prodotti.

L'avvocato, dunque, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando la violazione dell'art. 99, comma 2, n. 4 legge fallimentare.

Il Tribunale, infatti, avrebbe trascurato di considerare che l'opposizione conteneva una specifica indicazione dei mezzi di prova e dei documenti già prodotti in sede di insinuazione allo stato passivo, che erano stati depositati con più invii telematici entro la fine del giorno di scadenza ai sensi dell'art. 51 del decreto-legge n. 90/2014.

La Corte, tuttavia, rilevava che gli invii effettuati dal ricorrente non erano strettamente coevi al ricorso ma inviati a distanza di uno o due giorni, come enunciato dallo stesso ricorrente nel ricorso.

Sul punto la Cassazione ha chiarito che, per invii coevi, si devono intendere gli invii strettamente consecutivi, dovendosi pertanto tener conto ai fini della valutazione del ricorso, soltanto della documentazione depositata lo stesso giorno della costituzione in giudizio, escludendo invece quella trasmessa in maniera non immediatamente successiva.

La Corte, ritenendo infondato il predetto motivo di ricorso, rilevava che nella specificità del procedimento disciplinato dalla l. fall., art. 99, comma 2, n. 4, col deposito del ricorso si attivano sia la formazione del fascicolo d'ufficio che l'iscrizione a ruolo, nonché la costituzione in giudizio.

Pertanto, i documenti di cui il ricorrente intendeva avvalersi dovevano essere prodotti ed inseriti nel fascicolo di parte, da depositarsi al momento costituzione, pena l'inammissibilità delle produzioni successive e non già dell'intera opposizione.

Ne consegue che il deposito del ricorso e del fascicolo di parte contenente i documenti prodotti debba essere contestuale.

Tuttavia, se nel deposito cartaceo il deposito del fascicolo di parte giammai potrà essere frazionato, nel deposito telematico non è infrequente trovarsi dinnanzi a documenti particolarmente pesanti che non consentono di inviare in un'unica busta telematica tutta la documentazione probatoria a supporto di un atto di causa.

A tal proposito viene in soccorso la disposizione in commento che prevede come, laddove il deposito ecceda le dimensioni massime stabilite di 30 megabyte, il deposito degli atti o dei documenti possa avvenire mediante invii multipli tramite posta elettronica certificata.

Tuttavia, come ricorda la Suprema Corte nella sentenza in commento, i predetti invii devono però essere strettamente consecutivi al deposito principale ed eseguiti entro la fine del giorno di scadenza.

La sentenza in commento trova riscontro, oltre che nella pronuncia impugnata del Tribunale di Palermo, in una ordinanza del Tribunale di Padova del 10 maggio 2017, presa all'interno della stessa tipologia di procedura, ovvero, l'opposizione allo stato passivo del fallimento.

La predetta ordinanza n. 4070 del 10 maggio 2017, ha stabilito che « Deve essere rigettata, ai sensi dell'art. 99 L.F., l'Opposizione allo Stato Passivo qualora, essendo la totalità della documentazione da depositare per via telematica di dimensione superiore ai 30mb, i depositi « frazionati » successivi, contenenti in particolare la documentazione giustificativa del credito, vengano effettuati in un momento successivo alla scadenza del termine previsto per l'opposizione, anche a prescindere dai tempi di lavorazione della cancelleria » (cfr. ilprocessotelematico.it, Giuffrè 2017 con nota di Adriana Augenti “Rigettata l'opposizione allo stato passivo se la busta telematica supera i 30 mega e le buste integrative sono depositate oltre la scadenza del termine per opporsi”).

Anche nel caso di specie il Tribunale infatti, partendo da un‘interpretazione molto rigida dell'articolo 99 della legge fallimentare, pone a carico dell'opponente « l'onere di dimettere, a pena di decadenza, tra l'altro, i documenti di cui intende avvalersi entro lo stesso termine previsto per la proposizione dell'opposizione, con la conseguenza che i documenti tardivamente dimessi non possono essere valutati fini del giudizio ».

Lo stesso Tribunale attribuisce inoltre a negligenza dell'opponente il ritardo dei depositi “frazionati” che, secondo il giudice padovano, avrebbe potuto procedere all'incombenza in tempo utile per completare l'intero deposito in termini di legge, a nulla valendo, a suo dire, che l'accettazione da parte della cancelleria, necessaria per poter effettuare gli ulteriori invii, sia avvenuta in un momento successivo (e comunque oltre la scadenza del ridetto termine).

Per le suesposte ragioni il Tribunale di Padova considera “non scusabile” la tardività dovuta alla necessità di effettuare depositi frazionati a causa delle ingenti dimensioni della busta telematica, spingendosi finanche a giustificare tale interpretazione con l'impossibilità per una norma di legge di essere subordinata a una norma regolamentare.

Tuttavia, pur dovendosi consigliare in tali casi di anticipare per quanto possibile il proprio deposito telematico onde evitare di incorrere in decadenze dovute a ritardi nella accettazione dell'atto da parte della cancelleria, gli orientamenti della Tribunale di Padova e della Suprema Corte non appaiono condivisibili.

Nel caso di specie, infatti, ben si sarebbe potuto considerare non tardivo il deposito della documentazione effettuata dopo il ricevimento del numero di R.G. da parte della Cancelleria, poiché puntualmente richiamata nell'Opposizione trasmessa tempestivamente.

Si osserva altresì come anche la più recente giurisprudenza di legittimità si sia espressa nel senso di ritenere sufficiente, nel procedimento di opposizione allo stato passivo, il riferimento a documenti già depositati nella domanda di insinuazione al passivo. (cfr. Cass. civ., sez. I, sent. n. 12549 del 18 maggio 2017, Cass. civ. sez. I, sent. n. 26639 del 21 dicembre 2016).

In subordine, in presenza di una valida istanza, ben si sarebbe potuto rimettere in termini la parte incorsa nella pretesa decadenza ai sensi dell'art. 153 comma 2 c.p.c. in quanto, a voler considerare quella che ci occupa come una decadenza, l'opponente vi sarebbe certamente incorso per causa a lui non imputabile, non essendo il tempo di accettazione da parte della cancelleria della prima busta telematica attribuibile a negligenza della parte.

Tuttavia, come osservato anche nel caso in esame alla Suprema Corte, la specificità della procedura prevede che il deposito della documentazione a supporto del ricorso debba essere contestuale al ricorso stesso, non potendosi ammettere depositi successivi al termine di scadenza.

Proprio questa peculiarità della procedura, associata alla disposizione di cui al settimo comma dell'art. 16-bis del d.l. n. 179/2012, fa scaturire una interpretazione forse troppo penalizzante.

La Corte, infatti, omette di analizzare un dato squisitamente tecnico, ovvero l'impossibilità di eseguire il deposito di buste successive contestualmente al deposito principale in caso di atto introduttivo.

Tale impossibilità tecnica, recentemente risolta con l'introduzione delle cosiddette buste complementari di cui si accennerà in seguito, ma sussistente all'epoca dei fatti di causa, non consentiva l'invio delle successive buste in un momento antecedente all'attribuzione del numero di ruolo da parte del cancelliere.

Sul punto la DGSIA, con una circolare datata 8 luglio 2014, forniva indicazioni alle cancellerie in ordine alla gestione dei depositi dei soggetti esterni eccedenti la dimensione di 30 Mb, in rispetto di quanto previsto dall'art. 51, comma 2, del d.l. 90/2014. In particolare, le indicazioni operative venivano distinte tra SICID (Ruolo contenzioso civile) e SIECIC (Ruolo esecuzioni).

Per quanto riguarda gli atti introduttivi, la circolare consigliava all'avvocato di inserire nella prima busta tutti i documenti essenziali per l'iscrizione della causa (atto principale, procura alle liti, nota iscrizione, pagamento CU e marca diritti cancelleria) potendo eventualmente allegare una nota o un'indicazione all'interno dell'indice dei documenti relativa al successivo invio delle integrazioni documentali. Dal canto suo il cancelliere, ricevuto il deposito, dovrà iscrivere la causa anche se gli allegati non siano tutti presenti nella busta e dovrà poi procedere all'assegnazione della procedura alla Sezione e al Giudice.

L'avvocato aspetterà la comunicazione del numero di ruolo e dovrà tempestivamente provvedere ad eseguire un nuovo deposito utilizzando lo schema/busta “Produzione documenti richiesti” o, preferibilmente, “memoria generica” atteso che le cancellerie non possono gestire l'evento “produzione documenti richiesti” senza una specifica richiesta da parte del magistrato.

Come atto principale basterà inserire una nota integrativa o di deposito in formato PDF testuale e, in allegato, la documentazione mancante.

Per quanto concerne invece gli atti endoprocessuali, nonché la comparsa di costituzione, l'avvocato dovrà eseguire il deposito dell'atto e degli allegati fino al raggiungimento della dimensione massima della busta. Trattandosi di atti riferiti a cause già iscritte a ruolo, l'avvocato sarà già in possesso del numero della procedura e potrà quindi procedere immediatamente ai successivi invii telematici. Anche in questo caso l'atto principale sarà rappresentato da una nota integrativa o di deposito in cui l'avvocato indicherà che trattasi di prosecuzione di un precedente invio. In questa ipotesi la circolare ministeriale consiglia di utilizzare la stessa tipologia di atto del deposito madre; tuttavia, tale circostanza potrebbe trarre in inganno la cancelleria e pertanto si consiglia di utilizzare la tipologia di atto “Memoria Generica” e possibilmente di inserire nel campo note che trattasi di invio successivo di documentazione integrativa. Anche in quest'ultimo caso il difensore dovrà inviare tutte le buste integrative entro il termine della scadenza della memoria o della comparsa.

Diverse, seppur simili, indicazioni vengono fornite per il ruolo esecuzioni/fallimentare, laddove per gli atti introduttivi si dovrà attendere il numero di ruolo mentre per gli atti in corso causa si dovrà dar corso tempestivamente al secondo invio.

In quest'ultimo caso, a differenza del ruolo civile, la tipologia di atto da utilizzare sarà “Atto Generico o Non codificato” inserendo come atto principale una nota integrativa contenente i riferimenti all'atto principale a cui fa riferimento.

Sulla base di quanto sancito dalla predetta circolare è evidente che nessuna negligenza potrà attribuirsi all'avvocato che, nel caso degli atti introduttivi, per poter trasmettere gli ulteriori allegati, dovrà necessariamente attendere l'accettazione della busta da parte del cancelliere. È noto, peraltro, che spesso la tempistica di accettazione delle buste da parte dei tribunali è soggetta ad adempimenti e tempistiche strettamente legate all'organizzazione delle cancellerie, organizzazione con cui l'avvocato non può interferire dovendo soggiacere ad una tempistica spesso più lunga del previsto.

Ne consegue che, l'unica soluzione percorribile dall'avvocato, salvo non voler optare per un deposito cartaceo, comunque, sempre possibile nella fattispecie de qua, sarebbe stata quella di anticipare di parecchi giorni, rispetto alla scadenza, i depositi cd. “pesanti”, magari sollecitando la cancelleria ad una più celere lavorazione della busta telematica.

Tuttavia, a beneficio del lettore, si segnala che al momento in cui si scrive l'evoluzione dell'infrastruttura tecnologica del PCT consente, mediante l'apposita funzione dei depositi complementari, di effettuare trasmissioni superiori ai 30 megabyte senza dover aspettare l'accettazione da parte dalla cancelleria.

Infatti, a seconda di come tale funzionalità viene implementata nei redattori, è possibile frazionare la busta telematica in una busta principale ed in buste complementari legate tra di loro attraverso un codice univoco generato dal redattore. La busta principale e le buste successive potranno dunque essere inviate consecutivamente nello spazio di pochi minuti e soprattutto, nel caso di atti introduttivi, non sarà più necessario attendere l'attribuzione del numero di ruolo da parte della cancelleria. Le buste successive, infatti, verranno concatenate alla principale sulla base di un identificativo univoco della busta principale. e il cancelliere, accettando la busta principale, accetterà in automatico anche le buste successive che, lato Polisweb, si presenteranno accorpate in un'unica riga di evento dove verrà evidenziata l'esistenza dei depositi complementari.

Ne consegue che, alla luce dell'orientamento della Suprema Corte, è indubbiamente consigliabile utilizzare le buste complementari in luogo di singoli depositi successivi al primo che, se non inviati entro i termini di scadenza, ben potrebbero essere dichiarati inammissibili da una giurisprudenza decisamente poco permissiva.

Infatti, la Suprema Corte, anche nella giurisprudenza più recente ha ribadito la necessità che, in caso di depositi multipli, la ricevuta di consegna di tutte le buste debba essere rilasciata entro la fine del giorno della scadenza.

Sul punto la sentenza della Suprema Corte del 4 febbraio 2021, n. 2657 ha ribadito che in caso di costituzione telematica mediante PEC eccedente il limite dimensionale di 30 MB, il deposito degli atti o dei documenti si considera tempestivo se effettuato mediante invii di più PEC eseguiti entro il giorno di scadenza del termine per la costituzione stessa.

Il principio è stato ribadito con sentenza del 13 gennaio 2022 sempre a proposito di un ricorso in opposizione allo stato passivo. Nella fattispecie il ricorso che sia depositato telematicamente e accettato in pari data, mediante la generazione della ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata, non può che considerarsi rituale, poiché ogni eventuale vizio del deposito imporrebbe pur sempre di esser riscontrato da un rifiuto di ricezione.

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