Ricorso per cassazione contro la decisione assunta dalla Corte d'appello in sede di reclamo

Rosaria Giordano

Inquadramento

La pronuncia resa dalla Corte d'Appello in sede di reclamo, contro, ad esempio, la sentenza di apertura della liquidazione giudiziale, è impugnabile mediante ricorso per cassazione, che sarà disciplinato dalle regole generali dettate dagli artt. 360 e ss. c.p.c.

Formula

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

RICORSO [1]

Per Società ..., in persona del legale rappresentante p.t., con sede in ... C.F./P.I., rappresentata e difesa dall'Avv. ..., C.F. ... elettivamente domiciliata presso lo studio dello stesso in ..., alla via ... n. ..., per mezzo di procura in calce del presente atto (ovvero tramite procura speciale per atto del Notaio ..., del ..., n. Rep. ... ) e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni da parte della cancelleria al numero fax ... o al seguente indirizzo di posta elettronica certificata ... [2]

CONTRO

Per Società Beta, in persona del legale rappresentante p.t., con sede in ... C.F./P.I., rappresentata e difesa dall'Avv. ..., C.F. ... elettivamente domiciliata presso lo studio dello stesso in ..., alla via ... n. ..., per mezzo di procura in calce del presente atto (ovvero tramite procura speciale per atto del Notaio ..., del ..., n. Rep. ... ) e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni da parte della cancelleria al numero fax ... o al seguente indirizzo di posta elettronica certificata ... [3].

Il Pubblico Ministero presso il Tribunale di ...

Per la cassazione della pronuncia resa tra le parti dalla Corte di Appello di ..., in sede di reclamo contro la decisione di apertura della procedura di liquidazione giudiziale

FATTO [4]

Con istanza in data ..., l'esponente ... adiva il Tribunale di ..., deducendo di essere creditore della società ricorrente ed assumendo una situazione di definitiva insolvenza della stessa;

nel procedimento, oltre alla società, interveniva il Pubblico Ministero;

il Tribunale con sentenza in data ... dichiarava l'apertura della procedura di liquidazione giudiziale a carico della società ricorrente assumendo l'insussistenza del presupposto oggettivo della stessa in quanto ...

Con reclamo in data ..., la società Beta. ... ricorreva contro tale decreto di diniego dinanzi alla Corte d'appello assumendo che ...;

L'odierna ricorrente si costituiva tempestivamente nel giudizio di reclamo, evidenziando ... .;

La Corte d'appello, con sentenza in data ..., comunicata alla ricorrente in data ..., accoglieva il reclamo proposto dalla società debitrice;

Avverso la predetta sentenza della Corte di Appello di ... del ... ora impugnata il Sig. ... propone ricorso per cassazione, per i seguenti

MOTIVI

1) Violazione (o falsa applicazione) degli artt. 2 e 49 c.c.i.i.

La decisione impugnata è palesemente illegittima, nella misura in cui, violando le disposizioni indicate, non ha ritenuto sussistente uno stato di insolvenza della società ricorrente.

A riguardo, infatti, occorre ricordare che, come precisato dall'art. 2 del c.c.i.i. l'insolvenza descrive lo stato del debitore che si manifesta con inadempimenti od altri fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.

Orbene, come è stato puntualmente dedotto in sede di appello (mediante la produzione dell'allegato n. 2, pag. 5), le scritture contabili della società sono assolutamente irregolari e, inoltre, ...

In particolare, occorre a riguardo evidenziare che ...

Ne deriva che ...

Per i suesposti motivi, il Sig. ..., come sopra rappresentato e difeso,

CHIEDE CHE

la Suprema Corte, accogliendo il presente ricorso, cassi la decisione impugnata, così come specificata in epigrafe, con tutti i conseguenti provvedimenti anche rispetto alle spese del giudizio.

Ex art. 14, comma 2 d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente processo è pari ad Euro ... .

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

[Ove non apposta a margine, segue la procura]

RELATA DI NOTIFICA

PROCURA SPECIALE

Delego a rappresentarmi e difendermi, quale procuratore speciale, l'Avv. ..., conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, con espresso mandato a proporre ricorso per cassazione avverso la decisione n. ... pronunciata dalla Corte di Appello di ... in data ..., pubblicata il successivo ...

Eleggo domicilio presso lo studio del medesimo avvocato sito in ..., via ... .

Per autentica della sottoscrizione ...

Firma Avv. ...

1. Il ricorso per cassazione deve avere un'estensione massima di 80.000 caratteri.

2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). Tuttavia, a partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore (art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dalla l. n. 114/2014).

3. Vedi nota 2.

4. L'esposizione dei fatti relativi alla causa e del processo deve essere sommaria e riguardare i precedenti gradi di giudizio sino alla sentenza che s'impugna in cassazione. Occorre considerare che secondo la Suprema Corte la pedissequa riproduzione dell'intero, letterale, contenuto degli atti processuali è innanzitutto superflua, non essendo richiesto che si riportino meticolosamente le vicende processuali, e, per altro verso inidonea a soddisfare la necessità dell'esposizione sommaria dei fatti (Cass. S.U., n. 5698/2012). In ossequio, tuttavia al c.d. principio di autosufficienza, è necessario che i termini esatti della vicenda processuale e dei fatti verificatisi sia evincibile e comprensibile in base ai soli atti di parte.

COMMENTO

La pronuncia resa dalla Corte d'Appello che, in accoglimento del reclamo proposto dal creditore istante o dal Pubblico Ministero contro il decreto motivato di diniego, dichiari aperta la procedura di liquidazione giudiziale, rimettendo gli atti al Tribunale per la prosecuzione della procedura, è impugnabile mediante ricorso per cassazione, che sarà disciplinato dalle regole generali dettate dagli artt. 360 e ss. c.p.c., salva la dimidiazione del termine breve che è determinato in trenta giorni dalla notificazione della sentenza.

L'impugnazione per cassazione è a critica vincolata e i motivi sono ricondotti allo schema degli errores in procedendo o in judicando.

L'error in judicando, previsto dal n. 3 dell'art. 360 c.p.c. consiste nella violazione o falsa applicazione di norme di diritto e dei contratti e accordi collettivi nazionali di lavoro. Si tratta di inosservanza della disciplina sostanziale dedotta in causa, disciplina che può rintracciarsi non solo nell'ordinamento italiano ma anche nel diritto straniero ed europeo. La violazione consiste nella negazione o nell'erroneo intendimento di una norma di diritto oppure nell'affermazione di una norma di diritto inesistente; invece, la falsa applicazione consiste nella esatta interpretazione di una norma di diritto poi applicata ad una fattispecie concreta non corrispondente a quella prevista dall'ipotesi astratta. Per norme di diritto il legislatore intende riferirsi alla disciplina sostanziale dedotta in giudizio.

L'error in procedendo, previsto dai nn. 1, 2, 4 dell'art. 360 c.p.c. consiste nella violazione delle norme sul riparto di giurisdizione; nella violazione delle norme sulla competenza, quando non è prescritto il regolamento di competenza; nella nullità della sentenza o del procedimento (che va letto ora congiuntamente all'art. 360-bis, lett. b), c.p.c.); il vizio di motivazione consiste, poi, dopo la riforma di cui al d.l. n. 134/2012, in un «omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti».

Inoltre non è più possibile proporre ricorso per cassazione per vizio di motivazione nell'ipotesi di c.d. doppia conforme, ossia di doppia motivazione conforme in primo e in secondo grado quanto alle ragioni inerenti alle questioni di fatto, non è possibile proporre ricorso in cassazione denunciando il vizio ex art. 360, n. 5 c.p.c.

È necessario, poi, che il ricorso per cassazione superi il filtro di ammissibilità ex art. 360-bis c.p.c. Nell'ipotesi sub a) il fatto che dal ricorso non debbano emergere elementi affinché la Corte stessa muti la propria giurisprudenza, offre all'avvocato, anche in queste ipotesi, l'opportunità di evidenziare, all'interno dei motivi di ricorso, le ragioni per le quali l'orientamento della Corte di cassazione deve essere modificato. In sostanza la Corte di cassazione dichiarerà inammissibile il ricorso proposto contro un provvedimento conforme alla propria giurisprudenza, ogni volta che ritenga inesistente la denunciata violazione di legge perché ritenga insussistenti validi motivi per discostarsi dalla soluzione fornita già in precedenza alla questione giuridica ad essa sottoposta (ex art. 360-bis, lett. a). È sicuramente escluso dalla sottoposizione a questo filtro il regolamento di giurisdizione, trattandosi di strumento preventivo che, pertanto, non presuppone né la precedente decisione né un provvedimento impugnato. La Corte di Cassazione di recente, con riferimento a tale motivo, ha affermato che lo scrutinio ex art. 360-bis, n. 1 c.p.c. impone una declaratoria di rigetto per manifesta infondatezza e non d'inammissibilità, atteso che, anche in mancanza di argomenti idonei a superare la ragione di diritto cui si è attenuto il giudice del merito, vi è la possibilità di accoglimento ove, al momento della decisione della Corte, con riguardo alla quale deve essere verificata la corrispondenza tra la sentenza impugnata e la giurisprudenza di legittimità, la prima risultasse non più conforme alla seconda, nel frattempo mutata: Cass. I, n. 5442/2016.

Nell'ipotesi sub b), invece, l'espresso riferimento ai principi del “giusto processo” induce a ritenere che la norma intenda richiamare i principi di cui all'art. 111 Cost., così come modificato nel 1999, che pone garanzie che possono essere considerate esse stesse “principi regolatori” di portata generale, la cui mancanza potrà essere ben denunciata in sede di giudizio di legittimità. Con riguardo alla materia civile, in particolare, queste garanzie si sostanziano: 1) nell'attuazione della giurisdizione mediante il giusto processo regolato dalla legge; 2) nello svolgimento del processo, in contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo e imparziale; 3) nella ragionevole durata del processo; 4) nella motivazione dei provvedimenti giurisdizionali; 5) nel ricorso in cassazione per violazione di legge contro le sentenze e i provvedimenti sulla libertà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali.

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