Il reato di epidemia colposa può manifestarsi anche in forma omissiva?

11 Aprile 2025

La questione controversa attiene al delitto di epidemia colposa, e, in particolare, alla possibilità che alla base della colposa «diffusione di germi patogeni», dalla quale sia scaturita «un'epidemia», possa esserci una condotta omissiva. Le Sezioni Unite, all’esito della camera di consiglio del 10 aprile 2025, hanno dato al quesito loro sottoposto risposta «affermativa».

Questione controversa

L'art. 438 c.p. punisce «Chiunque cagiona un'epidemia mediante la diffusione di germi patogeni», mentre l'art. 452 c.p. incrimina «Chiunque commette, per colpa, alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 438 e 439 c.p.»: ci si chiede, dunque, se la formulazione letterale delle norme precluda o meno la possibilità di configurare il reato di epidemia colposa a seguito di una condotta omissiva.

Possibili soluzioni
Prima soluzione Seconda soluzione
  • In due occasioni la giurisprudenza di legittimità ha espressamente ritenuto che, richiedendo l'art. 438 c.p. che il reato sia commesso «mediante la diffusione di germi patogeni», si sia in presenza di un reato commissivo a forma vincolata, incompatibile con il disposto dell'art. 40 cpv. c.p., riferibile esclusivamente alle fattispecie a forma libera.
  • Cass. pen., sez. IV, 12 dicembre 2017, dep. 2018, n. 9133, giudicava il ricorso del dirigente di una società deputata alla gestione dell'acquedotto civico di un comune al quale si contestava di avere cagionato, per colpa, la distribuzione per il consumo di acque per uso potabile pericolose per la salute pubblica, così determinando l'insorgere di una epidemia nella popolazione locale: la Corte, definito il concetto di epidemia rilevante dal punto di vista penale ed il suo più ristretto ambito rispetto all'accezione accreditata dalla scienza medica, ha dato conto che secondo la più accreditata elaborazione dottrinaria e giurisprudenziale il fatto tipico previsto nell'art. 438 c.p. è modellato secondo lo schema dell'illecito causalmente orientato, con la conseguenza che il fatto non può ritenersi tipico se l'evento è realizzato per effetto di un diverso percorso causale; ha, quindi, posto in rilievo che «la norma evoca, all'evidenza, una condotta commissiva a forma vincolata di per sé incompatibile con il disposto dell'art. 40, comma 2, c.p., riferibile esclusivamente alle fattispecie a forma libera, ovvero a quelle la cui realizzazione prescinde dalla necessità che la condotta presenti determinati requisiti modali».
  • Cass. pen., sez. IV, 4 marzo 2021, n. 20416, pronunciandosi in un procedimento cautelare avente ad oggetto il sequestro di una casa di riposo in relazione alla diffusione del virus da Covid 19 fra gli ospiti e il personale, ha incidentalmente rilevato che «in tema di delitto di epidemia colposa, non è configurabile la responsabilità a titolo di omissione in quanto l'art. 438 c.p., con la locuzione "mediante la diffusione di germi patogeni", richiede una condotta commissiva a forma vincolata, incompatibile con il disposto dell'art. 40 c.p., comma 2, riferibile esclusivamente alle fattispecie a forma libera».
  • Nella giurisprudenza di legittimità non si individuano pronunce che abbiano espressamente accolto un diverso indirizzo ermeneutico.
  • Tuttavia, Cass. pen., sez. I, 30 ottobre 2019, n. 48014, pur non affrontando direttamente il tema della tipicità della forma omissiva per il reato di cui all'art. 438 c.p., in un obiter dictum, ha ritenuto che «la norma incriminatrice non seleziona le condotte diffusive rilevanti e richiede, con espressione quanto mai ampia, che il soggetto agente procuri un'epidemia mediante la diffusione di germi patogeni, senza individuare in che modo debba avvenire detta diffusione; occorre, però, al contempo, e ciò è evidente, che sia una diffusione capace di causare un'epidemia».

Rimessione alle Sezioni Unite

Cass. pen., sez. IV, 19 settembre 2024, n. 42614

  • La Corte era chiamata a scrutinare il ricorso del Procuratore della Repubblica avverso la sentenza di assoluzione del soggetto che, in qualità di delegato dal datore di lavoro ex art. 16 d.lgs. n. 81/2008, per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia ed inosservanza degli obblighi di cui all'art. 77 d.lgs. n. 81/2008, non fornendo ai dipendenti di un Ospedale civico un numero sufficiente di dispositivi di protezione individuale contro la diffusione del Covid all'interno del luogo di lavoro, non assicurando ai lavoratori una formazione sufficiente ed adeguata sul rischio biologico, e non adottando misure collettive ed individuali di protezione dal rischio biologico da Sars CoV2, cagionava un'epidemia nell'Ospedale.
  • Il Tribunale aveva sposato l'indirizzo sostenuto dalle due citate pronunce di legittimità, ad avviso delle quali il reato di epidemia può essere integrato soltanto dalla diffusione di germi patogeni, e, dunque, da un comportamento attivo, sicché il delitto non è configurabile quando la condotta si è concretizzata in forma omissiva, trattandosi di modalità diverse da quelle contemplate dalla norma incriminatrice.
  • Il Procuratore ricorrente contestava queste conclusioni, sottolineando che il legislatore non ha selezionato una particolare modalità di commissione del reato, e che la condotta incriminata può essere realizzata anche in forma omissiva, non ostacolando la diffusione di germi patogeni.
  • La Corte ha manifestato il suo dissenso rispetto all'unico orientamento fino ad oggi sposato dai giudici di legittimità, aderendo ad «un'interpretazione più ampia che ammette la realizzazione del reato di epidemia colposa anche in forma omissiva».
  • Ha, innanzitutto, osservato che la formulazione letterale della norma «non sembra precludere una ricostruzione della tipicità aperta anche alla forma omissiva», essendo «possibile attribuire alla locuzione in esame un significato conducente alla tipicità delle condotte omissive. In consonanza con un orientamento dottrinario che ormai si fatica a definire minoritario, si conviene che il termine "diffondere" è espressione dal significato molto ampio che può ricomprendere le forme più diverse, non necessariamente implicanti un agire naturalistico positivo in quanto si può diffondere anche "lasciando che si diffonda". Né si può omettere di considerare il mutato contesto storico e sociale in cui si trova ad operare l'odierno interprete rispetto al legislatore del 1930, al quale si presentava lo spargimento di germi come prioritaria modalità di realizzazione del reato sul versante doloso; mentre è palese l'attuale rilevanza della gestione del rischio sanitario che si correla a condotte inosservanti per lo più colpose. Va altresì considerato che l'incriminazione sia dolosa che colposa dell'epidemia non vanta alcun precedente nei codici preunitari né nel codice Zanardelli ed è stata prevista per la prima volta dal Codice Rocco di cui rappresenta una delle principali novità nell'ambito dei delitti contro l'incolumità pubblica. Il legislatore del 1930 così spiegava la scelta di introdurre questa nuova fattispecie incriminatrice: "La necessità di prevedere nel codice il delitto di epidemia è stata riconosciuta in rapporto alla enorme importanza che ormai ha acquistato la possibilità di venire in possesso di germi capaci di cagionare una epidemia e di diffonderli e si è trovata a giustificare la grave sanzione". Dalle motivazioni del legislatore storico non sembra potersi desumere con certezza la volontà di escludere dall'ambito della tipicità condotte realizzate in forma omissiva».
  • Ha, poi, considerato che, interpretata in senso ampio, la norma non perderebbe la sua capacità di selezione, poiché «la centralità del riferimento alla "diffusione di germi patogeni" non verrebbe svalutata in quanto connotato della stessa tipicità», e «manterrebbe una fondamentale funzione di descrizione selettiva dell'evento accentuandone il disvalore sotto il profilo della peculiare prospettiva di tutela», sicché «ad essere vincolata non sarebbe la condotta, la quale ammetterebbe qualsiasi modalità di trasmissione della malattia, bensì il mezzo attraverso il quale si verifica l'evento. Ciò rende applicabile l'art. 40, comma 2, c.p., ritenuto compatibile con i c.d. reati a mezzo vincolato».
  • Ha, infine, rilevato che «è ragionevole ritenere» che il legislatore abbia voluto apprestare la più intensa protezione possibile ai beni giuridici tutelati - la salute pubblica e l'incolumità collettiva -, costruendo la fattispecie incriminatrice come un reato di evento a forma libera, così da sanzionare «tutte le possibili modalità di aggressione al bene medesimo», ed ha richiamato precedenti giurisprudenziali nei quali si è ritenuto che anche reati a condotta vincolata possono manifestarsi in forma omissiva, essendosi, ad esempio, sostenuto che la truffa può essere integrata anche dal silenzio maliziosamente serbato su circostanze rilevanti ai fini dell'altrui consenso.
  • Ha, dunque, rimesso il ricorso alle Sezioni Unite, per la risoluzione del quesito che è stato così formulato: «Se il delitto di epidemia colposa possa essere integrato anche con una condotta omissiva».

Informazione provvisoria

Le Sezioni Unite, all’esito della camera di consiglio del 10 aprile 2025, hanno dato al quesito loro sottoposto risposta «affermativa».

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