Il terzo, inciso dalla confisca in quanto ritenuto fittizio intestatario dei beni del proposto, può intervenire nel procedimento di prevenzione proponendo censure solo in relazione all’effettiva titolarità di quanto è stato confiscato, o può contestare anche la sussistenza dei presupposti soggettivi della misura?
Questione controversa
L'art. 23 del codice antimafia attribuisce il ruolo di parte anche al terzo che risulti proprietario o comproprietario dei beni sequestrati, o che vanti diritti reali o personali di godimento, o diritti reali di garanzia sui beni in sequestro, tanto che egli deve essere citato dal tribunale per intervenire nel procedimento di prevenzione, in occasione di una udienza in camera di consiglio, ove può svolgere, a mezzo di un difensore, le proprie deduzioni, nonché «chiedere l'acquisizione di ogni elemento utile ai fini della decisione sulla confisca»: queste deduzioni devono essere limitate ai profili relativi alla titolarità dei beni, o possono estendersi ai presupposti soggettivi di applicazione della confisca?
Possibili soluzioni
Prima soluzione
Seconda soluzione
Secondo un primo orientamento, il terzo può rivendicare esclusivamente l'effettiva titolarità e la proprietà dei beni sottoposti a vincolo, assolvendo al relativo onere di allegazione, mentre non è legittimato a proporre qualsivoglia questione giuridica relativa ai presupposti per l'applicazione della misura nei confronti del proposto, quali la condizione di pericolosità dello stesso, la sproporzione fra il valore del bene confiscato ed il reddito dichiarato, nonché la provenienza del bene stesso, trattandosi di doglianze che solo il proposto può avere interesse a far valere.
Si osserva, in proposito, che il terzo può conseguire la revoca della confisca solo dimostrando che la titolarità del bene è reale e non meramente fittizia: ove non riesca a fornire detta prova, l'eventuale accoglimento delle doglianze relative ai presupposti soggettivi e oggettivi della misura personale e patrimoniale sfocerebbe sì nella revoca della confisca, ma con restituzione in favore del proposto, ritenuto effettivo titolare del bene.
Inoltre, essendo tutti gli aspetti inerenti i presupposti applicativi della misura estranei alla sfera soggettiva del terzo intestatario, ammettere la possibilità che quest'ultimo ne contesti la sussistenza si sostanzierebbe in una lesione del fondamentale principio secondo cui la legittimazione ad agire deve essere individuata in relazione alla titolarità del diritto oggetto del giudizio, non potendosi consentire al terzo di farsi latore di una sorta di intervento ad adiuvandum in favore del proposto (1).
Secondo un diverso orientamento, allo stato minoritario nella giurisprudenza di legittimità, il terzo che rivendica l'effettiva titolarità e la proprietà dei beni oggetto di vincolo è legittimato non solo a contestare la fittizietà dell'intestazione, ma anche a far valere l'insussistenza dei presupposti per l'applicazione della misura nei confronti del proposto.
Si ritiene che il terzo abbia interesse ad impugnare anche questa parte del provvedimento ablativo (purché unitamente ai presupposti oggettivi e soggettivi della misura di prevenzione egli contesti anche la ritenuta interposizione), poiché detto interesse sussiste ogni volta che il gravame sia in concreto idoneo a determinare, con l'eliminazione del provvedimento impugnato, una situazione pratica più favorevole per l'impugnante: ed invero, laddove il terzo fornisca elementi idonei ad escludere i presupposti della confisca, ne risulta inevitabilmente avvalorata anche la fondatezza dei motivi relativi alla intestazione dei beni, atteso che la fittizietà dell'intestazione trova il suo principale supporto proprio nella pericolosità criminale del proposto e nella presunzione dell'origine delittuosa della ricchezza (2).
(1) Cass. pen., sez. II, 19 aprile 2024, n. 20193; Cass. pen., sez. VI, 27 febbraio 2024, n. 17519; Cass. pen., sez. VI, 9 gennaio 2024, n. 5094; Cass. pen., sez. I, 11 maggio 2023, n. 35669; Cass. pen., sez. V, 20 novembre 2020, dep. 2021, n. 333; Cass. pen., sez. VI, 4 giugno 2019, dep. 2020, n. 7469; Cass. pen., sez. II, 6 giugno 2019, n. 31549; Cass. pen., sez. II, 12 marzo 2019, n. 18569; Cass. pen., sez. I, 10 dicembre 2019, dep. 2020, n. 5050; Cass. pen., sez. V, 26 ottobre 2015, dep. 2016, n. 8922.
(2) Cass. pen., sez. I, 21 gennaio 2021, n. 20717; Cass. pen., sez. V, 12 dicembre 2018, dep. 2019, n. 10407; Cass. pen., sez. V, 14 dicembre 2017, dep. 2018, n. 12374, nonché, in tema di sequestro preventivo, Cass. pen., sez. VI, 13 marzo 2024, n. 15673.
Rimessione alle Sezioni Unite
Cass. pen., sez. V, 7 novembre 2024, n. 43160
La Corte era chiamata a scrutinare i ricorsi presentati dal proposto e da alcuni suoi familiari - ritenuti terzi intestatari fittizi - avverso il decreto con il quale, rilevando per il primo la sussistenza della pericolosità, ex artt. 1, lett. b), e 4, lett. b) e c), d.lgs. n. 159/2011, era stata confermata la confisca di alcuni beni.
Tra gli altri ricorsi, vi era quello della moglie del proposto, che contestava la ritenuta pericolosità sociale del marito, rappresentando di avere interesse all'accoglimento di quella doglianza, che le avrebbe consentito di ottenere la restituzione dei beni confiscati.
La Corte ha analiticamente illustrato i due orientamenti in contrasto, evidenziando, altresì, che nella più recente giurisprudenza di legittimità può trovarsi traccia di un terzo orientamento intermedio, che «prevede due diverse declinazioni, che sostanzialmente si sono progressivamente evolute».
La prima declinazione restringe l'ambito delle questioni per le quali vi è interesse del terzo, sostanzialmente aderendo alla impostazione maggioritaria, consentendo la contestazione di un unico limitato profilo oggettivo, quanto al presupposto della confisca di prevenzione: Cass. pen., sez. V, 19 gennaio 2022, n. 8984 «ha ammesso il terzo intestatario “a documentare la datazione del suo acquisto per espungerla dall'area temporale della pericolosità del proposto; pericolosità che, dunque, viene in esame soltanto in via mediata e non già come motivo principale di censura consentito al ricorrente che sia terzo intestatario fittizio”. In sostanza, la sentenza Celentano opta per una soluzione, riconducibile all'orientamento maggioritario, che quindi consenta al terzo di attaccare non l'accertamento della pericolosità sociale, né i confini cronologici della stessa, bensì esclusivamente il secondo elemento della correlazione cronologica pericolosità / data di acquisizione, appunto la datazione dell'acquisizione del bene da parte del terzo».
La seconda evoluzione giurisprudenziale intermedia sul tema «riconosce l'interesse del terzo a censurare i presupposti oggettivi della confisca ex art. 240-bis c.p. e della confisca di prevenzione, escludendo solo quelli soggettivi, riguardanti la responsabilità penale dell'imputato e la pericolosità sociale del proposto»: in particolare, secondo Cass. pen., sez. I, 15 dicembre 2020, dep. 2021, n. 19094 il terzo intestatario del bene aggredito è legittimato a contestare, oltre la fittizietà dell'intestazione, anche la mancanza dei presupposti legali per la confisca, tra cui la ragionevolezza temporale tra acquisto del bene e commissione del reato che legittima l'ablazione.
La Corte ha, poi ricordato, le principali decisioni in argomento adottate dalla Corte Edu (pronunce del 7 aprile 2000 nel caso Avrora Maloetazhonoe Stroitelstvo contro Russia, del 5 gennaio 2010, nel caso Bongiorno e altri contro Italia, del 5 marzo 2019 nel caso Uzan e altri contro Turchia, del 16 aprile 2019 nel caso Bokova contro Russia, e del 17 giugno 2014 nel caso Cacucci e Sabatelli c. Italia), che esortano ad assicurare al terzo adeguata tutela con pienezza di contraddittorio, quale condizione legittimante l'ablazione del diritto di proprietà.
Ha, infine, richiamato la Direttiva n. 42 del 3 aprile 2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio, relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell'Unione europea: essa prevede, tra l'altro, che l'interessato - nozione nella quale rientra il terzo destinatario della confisca disposta nei confronti del proposto - abbia l'effettiva possibilità di contestare il provvedimento di confisca, con impugnazione dinanzi a un organo giurisdizionale, evidenziando che le contestazioni «dovrebbero comprendere anche i fatti specifici e gli elementi di prova disponibili sulla base dei quali i beni in questione sono considerati come derivanti da condotte criminose» (considerando 48): nota in proposito la Corte che «l'esercizio del diritto di difesa per il terzo - come delineati dal considerando ora citato - con riferimento ai fatti e agli elementi di prova sulla relazione fra condotte criminose e beni confiscati, potrebbe evocare la possibilità della contestazione, da parte del terzo, se non altro dei presupposti oggettivi della confisca di prevenzione».
La Corte ha, dunque, rimesso il ricorso alle Sezioni Unite, per la risoluzione del quesito che è stato così formulato: «Se, in caso di confisca di prevenzione avente ad oggetto beni ritenuti fittiziamente intestati a un terzo, quest'ultimo possa rivendicare esclusivamente l'effettiva titolarità e la proprietà dei beni confiscati, ovvero sia legittimato a contestare anche i presupposti per l'applicazione della misura, quali la condizione di pericolosità, la sproporzione fra il valore del bene confiscato e il reddito dichiarato, nonché la provenienza del bene stesso».
Le Sezioni Unite tratteranno il ricorso nell'udienza del 27 marzo 2025.
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