Decreto del Presidente della Repubblica - 29/09/1973 - n. 602 art. 85 - Assegnazione dell'immobile allo Stato 1 2 .

Alessandro Auletta

Assegnazione dell'immobile allo Stato 12.

[1. Se il terzo incanto ha esito negativo, il concessionario, nei dieci giorni successivi, chiede al giudice dell'esecuzione l'assegnazione dell'immobile allo Stato per il prezzo base del terzo incanto, depositando nella cancelleria del giudice dell'esecuzione gli atti del procedimento34.

2 . Il giudice dell'esecuzione dispone l'assegnazione, secondo la procedura prevista dall'art. 590 del codice di procedura civile. Il termine per il versamento del prezzo per il quale è stata disposta l'assegnazione non può essere inferiore a sei mesi 5.

3 . In caso di mancato versamento del prezzo di assegnazione nel termine, il processo esecutivo si estingue se il concessionario, nei trenta giorni successivi alla scadenza di tale termine, non dichiara, su indicazione dell'ufficio che ha formato il ruolo, di voler procedere a un ulteriore incanto per un prezzo base inferiore di un terzo rispetto a quello dell'ultimo incanto. Il processo esecutivo si estingue comunque se anche tale incanto ha esito negativo 6.]

[1] Articolo sostituito dall'articolo 16, comma 1, del D.Lgs. 26 febbraio 1999, n. 46 e successivamente abrogato dall'articolo 241, comma 1, lettera c), del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33, con applicazione a decorrere dal 1° gennaio 2026, a norma di quanto previsto dall'articolo 243 del D.Lgs. 33/2025 medesimo. Per le nuove disposizioni legislative in materia di versamenti e di riscossione, di cui al presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 186 del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33.

[2] A norma dell'articolo 30 del D.Lgs. 26 febbraio 1999, n. 46, la disposizione prevista dal presente articolo, si applica solo se si procede per entrate tributarie dello Stato.

[3] La Corte Costituzionale, con sentenza 17 ottobre 2011, n. 281, (in Gazz. Uff., 2 novembre, n. 46), ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma, nella parte in cui prevede che, se il terzo incanto ha esito negativo, l'assegnazione dell'immobile allo Stato ha luogo «per il minor prezzo tra il prezzo base del terzo incanto e la somma per la quale si procede», anziché per il prezzo base del terzo incanto.

[4] Comma modificato dall'articolo 52, comma 1, lettera m), del D.L. 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni in Legge 9 agosto 2013, n. 98.

Inquadramento

Se anche il terzo incanto resta infruttuoso, per i crediti tributari, trova applicazione la disciplina contenuta nell'art. 85, d.P.R. n. 602/1973, mentre, per i crediti non tributari, è possibile chiedere l'autorizzazione giudiziale per un quarto esperimento, l'esito negativo del quale determina l'estinzione del processo esecutivo.

Rileva analizzare la giurisprudenza costituzionale formatasi in relazione all'istituto in esame.

La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma richiamata sopra, nella parte in cui prevedeva che, se il terzo incanto avesse avuto esito negativo, l'assegnazione dell'immobile allo Stato avrebbe avuto luogo «per il minor prezzo tra il prezzo base del terzo incanto e la somma per la quale si procede», anziché per il prezzo base del terzo incanto.

A dire della Corte Costituzionale va ritenuta irragionevole la disposizione che consentiva che la devoluzione del bene allo Stato avvenisse ad un prezzo non rapportato in alcun modo al valore dell'immobile (C. cost., n. 281/2011).

Va segnalato che una questione per alcuni versi simile era stata posta con riferimento all'art. 87, d.P.R. n. 602/1973 (nella versione anteriore alle riforme del 1999 e del 2005).

Tale disposizione prevedeva che «quando il terzo incanto non è stato autorizzato o quando ha avuto esito negativo l'immobile è devoluto di diritto allo Stato per il minor prezzo tra il prezzo base dell'incanto determinato ai sensi del comma 2 dell'art. 85 e l'ammontare dell'imposta e della relativa soprattassa, pene pecuniarie e interessi per i quali ha avuto luogo l'esecuzione».

La Corte costituzionale, in tale occasione, ha ritenuto la questione infondata sul rilievo che, anteriormente alle riforme del 1999 e del 2005, l'assegnazione del bene allo Stato avveniva opelegis come conseguenza dell'esito negativo del procedimento di vendita o della mancata autorizzazione (da parte dell'Intendente di finanza) del terzo incanto, ragion per cui non vi era alcun potere da parte del giudice di pronunciare una sentenza, anche solo dichiarativa, ai fini della devoluzione (v. Pret. Avellino 7 agosto 1998).

La giurisprudenza sopra passata in rassegna è stata alla base della riforma del 1999 allorché si è previsto, con riferimento all'esecuzione esattoriale tramite ruolo intrapresa per il recupero di crediti non tributari ed ai relativi atti, che le opposizioni esecutive possono essere esercitate senza limitazioni.

Si segnala la recente giurisprudenza secondo cui nel caso in cui la procedura esecutiva esattoriale immobiliare sia stata promossa in relazione a crediti non tributari o misti, il mancato deposito in cancelleria della richiesta del concessionario di procedere ad ulteriore incanto non determina l'estinzione ex art. 30, comma 2, del d.lgs. n. 46/1999, dal momento che, a differenza di quanto accade per l'esecuzione per crediti tributari, il giudice dell'esecuzione non è stato ancora investito, in tale fase, degli atti della procedura, rilevando la dichiarazione dell'esattore alla stregua di un atto potestativo, che trova il suo equivalente nell'avvio delle operazioni di vendita attraverso la notifica del relativo avviso ovvero le connesse affissioni nel termine previsto (Cass. n. 11853/2022).

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