Codice della Navigazione - 30/03/1942 - n. 327 art. 1056 - Oggetto dell'espropriazione e delle misure cautelari.Oggetto dell'espropriazione e delle misure cautelari. [I]. Salve le eccezioni contemplate nell'articolo seguente, possono formare oggetto di espropriazione forzata e di misure cautelari gli aeromobili, le loro quote, le parti separabili e le pertinenze [862]. [II]. Se oggetto di espropriazione forzata e di misure cautelari sono quote di comproprietà dell'aeromobile [872], il pretore (1) può, sentiti i comproprietari non debitori, autorizzare il pignoramento [492, 555 c.p.c.] o il sequestro [670 ss. c.p.c.] dell'intero aeromobile, quando il debitore sia comproprietario per più della metà del valore dell'aeromobile; in tal caso, il diritto spettante ai comproprietari non debitori sulle quote ad essi appartenenti è convertito nel diritto alla corrispondente parte del prezzo di aggiudicazione ed è esente da ogni concorso alle spese delle procedure esecutive e cautelari. (1) Il d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51 ha soppresso l'ufficio del pretore a decorrere dal 2 giugno 1999, e le relative competenze sono trasferite al tribunale ordinario. InquadramentoI beni ai quali si riferiscono le norme dettate dal codice della navigazione – r.d. n. 327/1942 – si contraddistinguono dai comuni beni mobili per la loro particolare natura e per la loro destinazione. Sia le navi che gli aeromobili sono disciplinati dal codice marittimo e aereo nella loro attitudine a muoversi, nell'acqua o nell'aria, ed a servire da strumento di utilità per l'uomo. Sino a quando navi e aeromobili conservano questa attitudine e questa destinazione essi sono di interesse per le disposizioni che specificamente ne regolano le caratteristiche, la manovra, la circolazione e l'espropriazione forzata. Una volta perdute o mai possedute siffatte caratteristiche, la loro natura è quella dei comuni beni mobili, di cui all'ultimo comma dell'art. 812 c.c. La fisiologica idoneità al movimento ha reso opportuno un sistema di «anagrafe» (comune, per questo aspetto, a quello dei veicoli a motore su strada) imperniato sulla registrazione, in forza del quale ad ogni mezzo è assegnato un numero identificativo, spesso un nome o una sigla, ed una nazionalità: vale anche per le navi e gli aeromobili la disposizione di cui all'art. 815 c.c., per la quale i beni mobili iscritti in pubblici registri sono soggetti alle disposizioni che li riguardano e, solo in mancanza, alle disposizioni relative ai beni mobili. La costruzione di una categoria di beni sottoposta ad una normativa separata è dunque una parte prevista e voluta della disciplina giuridica, legata alla loro peculiare natura. L'iscrizione nel pubblico registro mira a conseguire fini di pubblicità e non ha natura costitutiva. Tuttavia, in difetto di iscrizione la circolazione, quando non è vietata, è soggetta al regime previsto per i comuni beni mobili (Cass. n. 2445/1993). La normativa separata per le navi e gli aeromobili è comprensiva delle regole che riguardano l'esecuzione forzata e i provvedimenti cautelari. È proprio in questo ambito che l'esigenza di disposizioni specifiche si è proposta con forza. Occorreva predisporre strumenti impeditivi di una facile sottrazione del bene alla procedura di soddisfacimento delle pretese dei creditori, sottrazione resa non solo possibile ma addirittura agevole dalla sua funzionale idoneità al movimento da luogo a luogo. E d'altro lato si è dovuto tener conto, nell'interesse di tutti, della capacità di produrre utili ove di quel bene assoggettato a vincolo fosse stato consentito ancora, in pendenza di esecuzione forzata, l'esercizio conforme alla sua naturale destinazione economica. Da queste istanze sono derivate le scelte legislative riguardanti gli adattamenti da apportare alla normativa comune per assicurare l'utilità del pignoramento e conseguentemente rendere sicuro l'asservimento del mezzo mobile all'espropriazione. In questo quadro si giustificano le differenze di diritto positivo per quanto concerne le forme dell'esecuzione, la conservazione dei beni pignorati e la loro amministrazione nella pendenza del procedimento. Gli aeromobiliAi sensi dell'art. 743 cod. nav. (nel testo dovuto, da ultimo, al d.lgs. n. 151/2006) si intende per aeromobile ogni macchina destinata al trasporto per aria di persone o cose; sono altresì considerati aeromobili i mezzi aerei a pilotaggio remoto e gli apparecchi costruiti per il volo da diporto o sportivo, pur se soggetti a una disciplina separata. Il requisito ad essi essenziale è costituito dalla destinazione al movimento e al trasporto nell'aria: non si applicano le disposizioni del codice di navigazione ai mezzi che hanno perduto definitivamente l'attitudine ad essere destinati all'utilizzo, quali gli aeromobili in demolizione e i relitti. L'art. 1061, comma 1, ultimo periodo, consente il pignoramento di aeromobili in costruzione e dispone che la trascrizione dell'atto va eseguita nel registro degli aeromobili in costruzione. Gli artt. 2693 e ss. provvedono a indicare gli atti aventi ad oggetto la nave e l'aeromobile che devono essere trascritti. Si rinvia a quanto riferito in questo volume a proposito delle navi. Quote e pertinenzeL'art. 1056 cod. nav. consente, a sua volta, il pignoramento di quote degli aeromobili, di loro parti separabili e di pertinenze. Il riferimento alle quote trova motivo nella condivisione della proprietà dell'aereo tra più soggetti e in una pratica che ripartisce la comunione in porzioni ideali e non identificate sul corpo del mezzo. In questo caso la normativa è identica a quella dettata per il pignoramento della nave: se il debitore è comproprietario per più della metà del valore dell'aeromobile il giudice può autorizzare il pignoramento dell'intero; e il diritto spettante ai comproprietari non debitori sulle quote ad essi appartenenti è convertito nel diritto alla corrispondente parte del prezzo di aggiudicazione, restando esente da ogni concorso alle spese delle procedure esecutive e cautelari. Le pertinenze possono essere in proprietà di chi non è proprietario della nave e su di esse i terzi possono vantare diritti di contenuto diverso (artt. 247, 248). È condizione necessaria per la loro pignorabilità, ai sensi delle disposizioni del codice della navigazione, che esse siano separabili. La materiale separazione conferisce individualità alla pertinenza, permette di valutarlo come bene economicamente a sé stante e ne consente il pignoramento e la vendita senza pregiudizio per l'intero. Affinché sia controllato che la separazione non danneggi la complessiva garanzia goduta dai creditori ipotecari, per asportazioni devastanti, essa deve venire autorizzata dal tribunale previa loro audizione. La separazione materiale attribuisce autonomia fisica e giuridica sotto molti aspetti. I beni separati divengono «merci» e il loro passaggio della linea doganale, ad esempio (siano essi parti della nave ovvero cose trasportate ovvero provviste di bordo), li assoggetta al pagamento dei diritti doganali (Cass. I, n. 231/1980). Poiché il rapporto pertinenziale postula, a norma dell'art. 817 c.c., la volontà dell'avente diritto di destinare durevolmente una cosa (bene accessorio) al servizio di un'altra (bene principale), nell'ipotesi di alienazione a soggetti diversi, per quote separate, del bene principale e della corrispondente parte del bene accessorio, la permanenza del suindicato rapporto è configurabile (nel concorso dei requisiti di cui al citato art. 817 c.c. ed in difetto di una contraria volontà dei nuovi aventi diritto) solo tra le frazioni concrete del bene principale e di quello accessorio attribuite al medesimo acquirente, mentre la conservazione dell'originario vincolo tra i due beni, a carico di ciascuno degli altri acquirenti delle frazioni della pertinenza (Cass. II, ord., n. 12440/2022). L'esercizio dell'azione di rivendicazione in ordine ad un bene pertinenziale non fa venir meno l'onere dell'attore di fornire la cd. probatio diabolica in ordine al bene principale, non essendo sufficiente, per l'esonero da tale onere, la mancata contestazione sulla proprietà del predetto bene, né l'accertamento del rapporto di pertinenzialità (Cass. II, ord., n. 22783/2023). Per la forma del pignoramento delle pertinenze si veda subart. 1062 cod. nav. Oggetto delle misure cautelariL'art. 1056 cod. nav. accomuna l'espropriazione forzata e le misure cautelari per quanto riguarda il bene che ne può costituire l'oggetto, quale strumento satisfattivo nell'interesse dei creditori, per la prima procedura, e quale mezzo di assicurazione della conservazione della garanzia patrimoniale, con riferimento alla seconda tipologia di procedimento. Per entrambe l'oggetto è costituito dagli aeromobili, le loro quote e le loro pertinenze. La disciplina dei procedimenti cautelari è raccolta nelle disposizioni di cui agli artt. 1074 e ss. Il detto art. 1056 ne pone le premesse con il porre il principio generale dell'equiparazione tra esecuzione forzata e cautele processuali, in considerazione della sostanziale comunanza delle finalità da perseguire. Inutile infatti sarebbe predisporre processi caratterizzati da plurimi adempimenti se poi nel tempo occorrente ad espletarli non fosse assicurata la concreta possibilità di un esito satisfattorio per gli aventi diritto a vedersi estinto il proprio credito. Per quanto l'espressione «misure cautelari» sia generica e al plurale, le stesse si concretano poi nel sequestro, nelle sue forme di sequestro conservativo e di sequestro giudiziario. La competenza ad autorizzarne l'esecuzione spetta al tribunale secondo criteri territoriali che, dettati a proposito della nave dall'art. 682, possono essere ritenuti applicabili anche al sequestro dell'aeromobile. Le norme di riferimento sono dettate dagli artt. 669 e seguenti c.p.c. Il provvedimento giudiziale di autorizzazione deve contenere, tra l'altro, il divieto al proprietario debitore di disporre dell'aeromobile o della quota senza ordine di giustizia nonché l'intimazione al comandante di non far partire l'aeromobile e, se si tratta di aeromobile in viaggio, di non farlo ripartire dall'aeroporto di arrivo. Va ricordata una particolarità, in questa materia. Per il credito che sorga in relazione ad uno specifico aeromobile, il suo sequestro può essere concesso anche quando il debitore non ne è il proprietario, purché il credito medesimo sia assistito da privilegio speciale (si veda Trib. Savona 18 luglio 2019, n. 3, per quanto riguarda la nave). L'identità di oggetto per l'espropriazione forzata e per le misure cautelari conduce ad una applicazione estesa della speciale disciplina espropriativa. Le spese effettuate per atti conservativi sull'aeromobile sono annoverate tra i crediti privilegiati (art. 552 cod. nav.) e per essi vanno intesi gli atti di conservazione giuridica del bene, vale a dire per atti che, mirando a impedire la sottrazione del bene alla garanzia dei creditori, siano valsi o risultino comunque preordinati a consentirne l'espropriazione (Cass. III, n. 12298/2016, con riferimento alla nave). Il principio vale anche al di fuori dall'ambito civilistico. Si è, ad esempio, affermato che in tema di misure cautelari reali sulla nave è legittimato a chiedere il riesame del provvedimento di sequestro l'armatore, quale titolare dell'impresa di navigazione che, come tale, può vantare un diritto alla restituzione del bene vincolato (Cass. pen. I, n. 829/2001). Il fermo amministrativoL'art. 86 del d.P.R. n. 602/1973 predispone uno specifico mezzo cautelare riferito ai beni mobili registrati, oltre alla nave e al galleggiante, l'aeromobile. Si tratta di un provvedimento a disposizione dell'agente della riscossione adottabile dopo che è decorso inutilmente il termine di sessanta giorni dalla notificazione della cartella di pagamento (salve le disposizioni in tema di rateizzazione, dilazione e sospensione del debito). La misura cautelare in questo caso non ha la funzione di assicurare una prova o di garantire l'efficienza di un provvedimento definitivo; bensì quella di premere sul contribuente debitore affinché adempia ai suoi obblighi di pagamento, se intende riottenere la libera disponibilità del suo automezzo. Il fermo non avviene «a sorpresa». La normativa impone all'agente della riscossione di comunicare al debitore o ai coobbligati che risultano dall'iscrizione in pubblici registri un avviso contenente l'informazione relativa all'esecuzione del fermo ove entro il termine di trenta giorni il pagamento dovuto non sia effettuato. Decorso il termine senza risultato positivo, la misura è senz'altro attuata senza ulteriori comunicazioni. Il fermo si risolve poi in una iscrizione dell'atto nel registro mobiliare, salvo venga dimostrato che il bene mobile è strumentale all'attività di impresa o della professione. Il fermo amministrativo non ha natura di espropriazione forzata ma costituisce una procedura ad essa alternativa e si risolve in una misura puramente afflittiva volta a indurre il debitore all'adempimento; l'opposizione si sostanzia in una azione di accertamento negativo della pretesa creditoria (Cass., ord., n. 6790/2024). Nello stesso senso Cass., ord., n. 6844/2024. La circolazione con veicoli, autoscafi o aeromobili sottoposti al fermo è soggetto alla sanzione amministrativa prevista dall'art. 214, comma 8, del Codice della stradad.lgs. n. 285/1992 (pagamento di una somma da euro 1.984 a euro 7.937). In materia di fermo amministrativo, è irrilevante la notevole sproporzione tra il valore della sanzione ed il valore del bene sottoposto a fermo, dato che l'art. 86 del d.P.R. n. 602/1973 non prevede alcun limite di proporzionalità o di valore del credito tra i presupposti di applicabilità della misura (Cass. VI, n. 22018/2017). In base al combinato disposto degli artt. 86 del d.P.R. n. 602/1973 e 3 del d.l. n. 203/2005, non sussiste l'obbligo di procedere ad esecuzione forzata entro termini perentori dall'esecuzione del fermo amministrativo, essendo quest'ultimo una misura afflittiva avente la specifica finalità di indurre il debitore all'adempimento sottraendogli la disponibilità del bene (Cass. lav., n. 15349/2020). Il fermo amministrativo di un veicolo non impedisce il risarcimento da parte della compagnia di assicurazione in caso di furto dello stesso (Trib. Torino IV, 22 febbraio 2021, n. 834, in Arch. giur. circ. ass. e resp. n. 4/2021, con nota di Di Pirro). In tema di azione di contestazione del fermo amministrativo, nonostante essa integri un'ordinaria azione di accertamento negativo circa i presupposti per l'adozione di quella misura, legittimato passivo necessario è l'agente della riscossione: da un lato, perché esso ha dato corso, sia pure per ineludibile dovere istituzionale, all'iscrizione della misura e quindi causa alla necessità, per il preteso debitore, di azionare il giudizio; dall'altro lato, perché nei suoi confronti andrà pronunziata la condanna alla cancellazione; e residuando la sua facoltà di chiamare in causa l'ente creditore quale presupposto per escludere, in via di rivalsa e quindi esclusivamente nei rapporti interni con quello, la propria istituzionale responsabilità (Cass. VI, n. 10854/2018). In caso di opposizione al provvedimento di fermo amministrativo di beni mobili registrati che si fondi su una pluralità di pretese, alcune delle quali di natura tributaria ed altre di natura diversa, ove l'impugnazione sia stata proposta congiuntamente, senza distinguere la natura dei crediti, innanzi al giudice ordinario, questi deve trattenere la causa innanzi a sé in relazione ai crediti d'imposta non tributari e rimettere la causa innanzi al giudice tributario per la parte in cui il provvedimento si riferisce a crediti di competenza di quest'ultimo (Cass. III, n. 6135/2018). In tema di danno da fermo amministrativo illegittimo, tra le varie voci risarcibili va inclusa quella concernente la perdita di valore del mezzo a causa della prolungata indisponibilità dello stesso, quale componente del danno emergente, la cui esistenza ed il cui ammontare sono sottoposti agli ordinari oneri probatori, che possono essere soddisfatti anche con il ricorso alle presunzioni, dalle quali si può trarre conferma della volontà della parte di godere materialmente del proprio bene secondo il suo uso normale (Cass. III, ord., n. 13173/2023). La giurisprudenza ha ammesso l'impugnabilità del preavviso di fermo. In esso ha ravvisato un atto che, pur preliminare alla vera e propria misura di cautela, è idoneo a ledere interessi tutelabili del debitore. Il preavviso di fermo amministrativo è funzionale a portare a conoscenza del debitore la pretesa dell'Amministrazione finanziaria, e vale altresì come richiesta di pagamento a garanzia della quale si avvisa il contribuente che sarà iscritto il fermo in caso di inadempimento (Cass. VI, n. 5469/2019, che ha ritenuto il preavviso atto idoneo ad interrompere la prescrizione, stante il suo contenuto informativo della pretesa tributaria). L'impugnazione del preavviso di fermo amministrativo, sia se volta a contestare il diritto a procedere all'iscrizione del fermo, sia che riguardi la regolarità formale dell'atto, è un'azione di accertamento negativo a cui si applicano le regole del processo di cognizione ordinario, e come tale non assoggettata al termine decadenziale di cui all'art. 617 c.p.c. (Cass. VI, n. 18041/2019) e neppure alla sospensione feriale dei termini (Cass., ord., n. 28509/2022). Il preavviso di fermo amministrativo emesso ex art. 86 del d.P.R. n. 62/1973 per crediti tributari è impugnabile innanzi al giudice tributario, in quanto atto funzionale a portare a conoscenza del contribuente una determinata pretesa tributaria, rispetto alla quale sorge l'interesse ex art. 100 c.p.c. alla tutela giurisdizionale per il controllo della legittimità sostanziale della pretesa impositiva, a nulla rilevando che detto preavviso non compaia esplicitamente nell'elenco degli atti impugnabili contenuto nell'art. 19 del d.lgs. n. 546/1992, in quanto tale elencazione va interpretata in senso estensivo, sia in ossequio alle norme costituzionali di tutela del contribuente e di buon andamento della P.A., che in conseguenza dell'allargamento della giurisdizione tributaria operato con la l. n. 448/2001 (Cass. V, n. 27601/2018). L'impugnazione del preavviso di fermo amministrativo introduce un ordinario giudizio di accertamento negativo del credito, e non un'opposizione all'esecuzione, con la conseguenza che il giudizio è soggetto alla sospensione feriale dei termini processuali (Cass. III, ord., n. 28509/2022). In tema di contenzioso tributario, qualsiasi eccezione relativa a un atto impositivo divenuto definitivo, come quella di prescrizione del credito fiscale maturato precedentemente alla notifica di tale atto, è assolutamente preclusa, secondo il fermo principio della non impugnabilità se non per vizi propri di un atto successivo ad altro divenuto definitivo perché rimasto incontestato. Ne consegue che il preavviso di fermo che faccia seguito a un atto impositivo divenuto definitivo per mancata impugnazione, non integrando un nuovo e autonomo atto impositivo, è sindacabile in giudizio solo per vizi propri e non per questioni attinenti all'atto da cui è sorto il debito (Cass. V, ord., n. 37259/2021). 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