Codice di Procedura Civile art. 518 - Forma del pignoramento 1.Forma del pignoramento 1. [I]. L'ufficiale giudiziario redige delle sue operazioni processo verbale [126] nel quale dà atto dell'ingiunzione di cui all'articolo 492 e descrive le cose pignorate, nonché il loro stato, mediante rappresentazione fotografica ovvero altro mezzo di ripresa audiovisiva, determinandone approssimativamente il presumibile valore di realizzo con l'assistenza, se ritenuta utile o richiesta dal creditore, di un esperto stimatore da lui scelto [161 2 att.]. Se il pignoramento cade su frutti non ancora raccolti o separati dal suolo, l'ufficiale giudiziario ne descrive la natura, la qualità e l'ubicazione. [II]. Quando ritiene opportuno differire le operazioni di stima l'ufficiale giudiziario redige un primo verbale di pignoramento, procedendo senza indugio e comunque entro il termine perentorio di trenta giorni alla definitiva individuazione dei beni da assoggettare al pignoramento sulla base dei valori indicati dall'esperto, al quale è consentito in ogni caso accedere al luogo in cui i beni si trovano. [III]. Il giudice dell'esecuzione liquida le spese ed il compenso spettanti all'esperto, tenuto conto dei valori di effettiva vendita o assegnazione dei beni o, in qualunque altro caso, sulla base dei valori stimati. [IV]. Nel processo verbale l'ufficiale giudiziario fa relazione delle disposizioni date per conservare le cose pignorate. [V]. Se il debitore non è presente, l'ufficiale giudiziario rivolge l'ingiunzione alle persone indicate nell'articolo 139, secondo comma, e consegna loro un avviso dell'ingiunzione stessa per il debitore. In mancanza di dette persone affigge l'avviso alla porta dell'immobile in cui ha eseguito il pignoramento. [VI]. Compiute le operazioni, l'ufficiale giudiziario consegna senza ritardo al creditore il processo verbale, il titolo esecutivo e il precetto. Il creditore iscrive a ruolo il processo presso il tribunale competente per l'esecuzione depositando copie conformi degli atti di cui al periodo precedente entro quindici giorni dalla consegna, a pena di inefficacia del pignoramento. La conformità di tali copie è attestata dall'avvocato del creditore ai soli fini del presente articolo. Il cancelliere al momento del deposito forma il fascicolo dell'esecuzione. Sino alla scadenza del termine di cui all'articolo 497 copia del processo verbale è conservata dall'ufficiale giudiziario a disposizione del debitore. [Il pignoramento perde efficacia quando la nota di iscrizione a ruolo e le copie degli atti di cui al primo periodo del presente comma sono depositate oltre il termine di quindici giorni dalla consegna al creditore ]2. [VII]. Su istanza del creditore, da depositare non oltre il termine per il deposito dell'istanza di vendita, il giudice, nominato uno stimatore quando appare opportuno, ordina l'integrazione del pignoramento se ritiene che il presumibile valore di realizzo dei beni pignorati sia inferiore a quello indicato nel primo comma. In tale caso l'ufficiale giudiziario riprende senza indugio le operazioni di ricerca dei beni.
[1] Articolo sostituito dall'art. 6 l. 24 febbraio 2006, n. 52. Il testo precedente recitava: «[I]. L'ufficiale giudiziario redige delle sue operazioni processo verbale, nel quale dà atto dell'ingiunzione di cui all'articolo 492 e descrive le cose pignorate, determinandone approssimativamente il valore, con l'assistenza, quando occorre, di uno stimatore da lui scelto. Se il pignoramento cade su frutti non ancora raccolti o separati dal suolo o su bachi da seta, l'ufficiale giudiziario ne descrive la natura, la qualità e l'ubicazione. [II]. Nel processo verbale l'ufficiale giudiziario fa relazione delle disposizioni date per conservare le cose pignorate. [III] Se il debitore non è presente, l'ufficiale giudiziario rivolge l'ingiunzione alle persone indicate nell'articolo 139, secondo comma, e consegna loro un avviso dell'ingiunzione stessa per il debitore. In mancanza di dette persone affigge l'avviso alla porta dell'immobile in cui ha eseguito il pignoramento. [IV]. Il processo verbale col titolo esecutivo e il precetto deve essere depositato in cancelleria entro le ventiquattro ore dal compimento delle operazioni. Il cancelliere al momento del deposito forma il fascicolo dell'esecuzione». [2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. i) , d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha sostituito il secondo periodo con le parole «Il creditore iscrive a ruolo il processo presso il tribunale competente per l'esecuzione depositando copie conformi degli atti di cui al periodo precedente entro quindici giorni dalla consegna, a pena di inefficacia del pignoramento.» alle parole «Il creditore deve depositare nella cancelleria del tribunale competente per l'esecuzione la nota di iscrizione a ruolo, con copie conformi degli atti di cui al periodo precedente, entro quindici giorni dalla consegna» e ha soppresso il sesto periodo tra parentesi quadre Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Precedentemente il comma è stato sostituito dall'art. 18 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, modificato in sede di conversione dalla l. 10 novembre 2014, n. 162. A norma del comma 3, del medesimo art. 18 , le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti esecutivi iniziati a decorrere dal trentesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione. Il testo precedente recitava: «Il processo verbale, il titolo esecutivo e il precetto devono essere depositati in cancelleria entro le ventiquattro ore dal compimento delle operazioni. Il cancelliere al momento del deposito forma il fascicolo dell'esecuzione. L'ufficiale giudiziario trasmette copia del processo verbale al creditore e al debitore che lo richiedono a mezzo posta elettronica certificata ovvero, quando ciò non è possibile, a mezzo telefax o a mezzo posta ordinaria». Il terzo periodo del comma era già stato sostituito dall'art. 25 l. 12 novembre 2011, n. 183, ed il testo recitava: «L'ufficiale giudiziario trasmette copia del processo verbale al creditore e al debitore che lo richiedono a mezzo posta ordinaria, telefax o posta elettronica, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici e teletrasmessi». Tale modifica entrava in vigore a partire dai trenta giorni successivi al 1° gennaio 2012. A norma dell'art. 27, comma 1, lett. b), n. 2) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116 la parola: «tribunale» e' sostituita dalle seguenti: «giudice di pace»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato entrano in vigore il 31 ottobre 2025. InquadramentoL'art. 518 c.p.c. detta norme che costituiscono una integrazione di quelle contenute nel precedente art. 492, rese opportune in considerazione delle specifiche peculiarità dell'espropriazione avente ad oggetto beni mobili del debitore. Le due disposizioni devono dunque essere lette insieme per apprezzarne quanto alla disciplina da esse posta è comune e di quanto per ciascuna se ne differenzia. Una delle norme da tenere presente è dettata dall'art. 494 c.p.c., per il quale il debitore può evitare il pignoramento versando nelle mani dell'ufficiale giudiziario la somma per cui si procede e l'importo delle spese maturate oppure le somme di cui alla disposizione citata, comma terzo. La fattispecie prevista presuppone che il versamento avvenga durante le operazioni di ricerca dei beni e di loro apprensione; ma si ammette generalmente che il pagamento possa avvenire anche successivamente, considerandosi ultimo momento utile la distribuzione del ricavato della vendita dei beni (Cass., ord., n. 15963/2021). Sino a tale termine il debitore conserva l'azione di ripetizione per la restituzione di quanto versato, ex art. 2033 c.c.; decorso il termine l'unico rimedio esercitabile è l'opposizione all'esecuzione ex art. 615 c.p.c. La consegna del denaro all'ufficiale giudiziario con l'incarico di consegnarla al creditore ha contenuto e valore di pagamento e produce effetti liberatori immediati, salvo sia effettuata con la riserva di ripetizione (Cass. n. 4099/1984). Può inoltre ricordarsi che soprattutto con riguardo al pignoramento dei beni mobili vale il principio per cui se il credito, di natura esclusivamente patrimoniale, è di entità economica oggettivamente minima, difetta l'interesse a promuovere l'esecuzione forzata (Cass. II, ord., n. 28077/2021; Cass. III, ord., n. 24691/2020). Il pignoramento può risultare infruttuoso: esso vale, comunque, a interrompere la prescrizione del diritto creditorio (Cass. III, ord., n. 42386/2021). L'art. 165 disp. att. c.p.c. consente la presenza del creditore alle operazioni di ricerca dei beni ed al loro pignoramento. Ricognizione e descrizione dei beni oggetto di pignoramentoL'art. 518 fornisce una descrizione delle operazioni da compiersi, passo per passo, successivamente all'accesso sul luogo e all'individuazione delle cose da pignorare. Effettuato quanto occorre a identificare le cose sulle quali viene disposto il pignoramento, di queste deve assicurarsi il riconoscimento per l'epoca in cui dovranno essere condotte alla vendita o assegnate. Le stesse, dunque, debbono essere descritte nel verbale, per quanto concerne la natura, la qualità, la quantità e lo stato mediante rappresentazione fotografica o di ripresa audiovisiva. L'utilizzo di questi mezzi tecnologici è stato introdotto dall'intervento legislativo di cui alla l. n. 52/2006 all'evidente scopo di ancorare a una documentazione inoppugnabile l'identità materiale dei beni vincolati all'espropriazione; finalità resa di attuazione facilitata dallo sviluppo degli strumenti adoperabili a disposizione di chiunque (telefonini, ecc.). Se il pignoramento cade su frutti non ancora raccolti o separati dal suolo (come consente l'art. 516), l'ufficiale procedente ne descrive la natura, la qualità e l'ubicazione. L'onere è imposto onde sia consentito seguire l'evolversi della maturazione e il compimento del processo formativo. Quando l'atto ha ad oggetto beni individuati solo nel genere il pignoramento può richiedere la separazione in porzioni occorrenti ad averne un riconoscimento fisico e una individuazione materiale. L'omessa descrizione o la sua assoluta incertezza determinano la nullità del pignoramento per mancanza di oggetto e di possibilità di raggiungere lo scopo voluto. Anche l'omessa sottoscrizione del verbale da parte dell'ufficiale giudiziario cagiona la nullità dell'atto (Cass. n. 99/1978). Va ricordato che i beni trasferiti a seguito della procedura espropriativa sono poi quelli indicati nel decreto di trasferimento (Cass. n. 17811/2021), con le correzioni apportate, le eventuali riduzioni o le aggiunte automaticamente dovute ad esempio, per i frutti (per gli immobili, le pertinenze, le addizioni, i miglioramenti, le accessioni). La divergenza tra contenuto del decreto e atto di pignoramento non conduce a inesistenza del provvedimento, anche se riguarda un bene in tutto o in parte diverso, ma ad una invalidità da farsi valere con l'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 17811/2021). Parte della dottrina ritiene di desumere dal testo letterale dell'art. 518, comma 1, la doverosità per l'ufficiale giudiziario della descrizione mediante rappresentazione fotografica o altro mezzo di ripresa audiovisiva delle cose pignorate (Crescenzi, 231, Vullo, 249; Castoro, 356). In proposito il legislatore avrebbe scelto come forma obbligatoria di documentazione la ripresa quale mezzo che consente di ovviare a descrizioni sommarie e frettolose, sovente sperimentata occasione di confusione e di contestazioni. L'identità dei beni ripresi nel momento della loro preparazione per la vendita, identità che deve essere conforme a quella che rivestivano le cose pignorate, ha un palese connotato di necessità, affinché l'espropriazione ne sia legittima; per tacere della possibile insorgenza di addebiti di sottrazione e di sostituzione che comportano responsabilità di natura risarcitoria e penale. L'obbligo per l'ufficiale procedente, si afferma, ha lo scopo di ottenere più facilmente un risultato favorevole della procedura. L'evidenza visiva delle immagini dei beni posti in vendita, infatti, consente la valutazione delle cose offerte da parte dei possibili acquirenti e ne favorisce le decisioni. Si conclude, di conseguenza, che il difetto della prescritta documentazione fotografica è rilevabile dal giudice dell'esecuzione, con dichiarazione di nullità dell'atto di pignoramento. A proposito delle riprese in argomento, il Ministero della giustizia si è espresso nel senso della loro completa discrezionalità. La scelta sul loro utilizzo competerebbe al creditore, onerato non soltanto dal doverne fare richiesta ma anche dall'anticipazione delle spese occorrenti, comprensive dell'elaborazione e della stampa. L'art. 165 disp. att. c.p.c. consente al creditore di presenziare alle operazioni di pignoramento. E sarebbe dunque in questa fase possibile proporre l'istanza, se già non anticipata al momento del conferimento dell'incarico all'ufficiale giudiziario. In ogni caso le spese sostenute rientrano tra quelle recuperabili dal creditore ai sensi dell'art. 95 c.p.c. La normativa non indica né descrive i mezzi utilizzabili per la ripresa e dunque lascia libertà di adoperare strumenti analogici o digitali. Sembra di dover ritenere che al verbale poi vada allegata una trasformazione cartacea delle riprese, per non costringere l'aspirante compratore a munirsi delle attrezzature occorrenti a trarre da una registrazione di memoria le immagini che interessano. Questa esigenza non ricorre nei casi in cui del pignoramento è disponibile una versione informatica, come avviene in occasione del pignoramento di oggetti in importante numero e aventi notevole valore (ad es., interi parchi auto). Il verbale è l'atto costituivo del pignoramento mobiliare diretto (Vullo, 248). Ad esso è essenziale la forma scritta, a pena di nullità. Si veda, per quanto occorra, il commento all'art. 492 c.p.c., in ordine alla forma del pignoramento ed all'art. 540-bis per la sua integrazione. La stima dei beniTitolo e precetto notificati dal creditore devono contenere la precisa indicazione dell'ammontare del credito azionato. Il pignoramento chiesto all'ufficiale giudiziario è riferito a questo ammontare, al quale va aggiunto la presumibile entità delle spese del procedimento. In proposito l'ufficiale giudiziario deve operare una sua valutazione dei beni disponibili, allo scopo di sottoporre a vincolo beni che consentano un realizzo idoneo a saldare il credito e le spese. L'ufficiale giudiziario è chiamato ad un'operazione non semplice, considerato come spesso sia arduo stabilire il prezzo di un oggetto che è possibile raggiungibile in una vendita giudiziaria a confronto del suo valore commerciale di costo iniziale e di scambio sul mercato ordinario (Crescenzi, 235). Si richiede all'ufficiale procedente una conoscenza varia, merceologica e di attuale rispondenza, in ambiti necessariamente estesi e non per tutti disponibile. I beni mobili sottoponibili a pignoramento sono della più varia natura, specie e qualità. Apprezzamenti eccessivi pesano sul successivo corso favorevole della procedura. Svalutazioni sensibili contrastano con l'interesse dei creditori di realizzare dalla vendita forzata ricavi sufficienti a soddisfarne i diritti. Incidono sulla stima la vetustà dei beni, lo stato di conservazione, la funzionalità, l'appetibilità, in genere, delle cose offerte al pubblico acquisto. Ove la valutazione non sia agevole o sicura l'ufficiale procedente può avvalersi di un esperto. Il ricorso ad uno stimatore è previsto per il caso in cui la sua opera sia ritenuta utile o sia richiesta espressamente dal creditore. La persona dell'esperto è scelta dall'ufficiale giudiziario, del quale è considerato un assistente. L'esperto presta previamente all'accettazione dell'incarico il «giuramento» secondo la formula di cui all'art. 161 disp. att. c.p.c., di bene e fedelmente procedere alla stima. Può accadere che non possa procedersi ad una stima immediata, per la mancata reperibilità della persona adatta, oppure che l'esperto chieda di avere a disposizione un lasso di tempo idoneo ad esprimere il suo apprezzamento. In tal caso il termine viene assegnato dopo che la destinazione delle cose all'espropriazione è assicurata mediante un primo e provvisorio pignoramento. Dispone in proposito l'art. 518, comma 2, c.p.c. che l'ufficiale giudiziario redige un primo verbale di pignoramento, per poi procedere senza indugio e comunque entro il termine perentorio di trenta giorni alla individuazione, con un secondo verbale, dei beni da assoggettare al pignoramento avvalendosi dei valori indicati dall'esperto. Il compenso dovuto per l'operato dell'esperto è poi liquidato dal giudice dell'esecuzione secondo i criteri indicati dall'art. 161 nel comma terzo. La dottrina osserva che nella fattispecie di differimento per concessione del termine di stima gli effetti vincolanti ai fini dell'espropriazione si verificano già con il primo verbale di pignoramento (Crescenzi, 237). Questa, infatti, è la funzione dell'atto provvisorio: di provvedere, nell'attesa di un completamento, all'imposizione al debitore dell'obbligo di non disporre dei beni senza ordine del giudice e di assegnarne la custodia. Ciò che viene differito, si afferma, è esclusivamente l'attività di stima demandata all'esperto. Pertanto, l'ufficiale giudiziario rivolge al debitore, se presente, già nel momento del primo accesso l'ingiunzione di cui all'art. 492 c.p.c.; e adotta le misure necessarie a conservare le cose che intanto sottopone a pignoramento, con la riserva di un completamento. Per tal modo il pignoramento da atto complesso si trasforma in un procedimento. Il verbale delle operazioni eseguiteDi tutto quanto viene compiuto è fatta menzione nel verbale, in cui l'ufficiale giudiziario descrive le operazioni eseguite, la natura e lo stato delle cose reperite, le osservazioni ricevute, e le cautele disposte per la conservazione dei beni pignorati. La progressiva digitalizzazione del processo civile ha comportato rilevanti modifiche per quanto riguarda le modalità documentali attraverso le quali l'operatore pignorante riferisce dell'attività compiuta. A) Il sistema cartolare nella disciplina ante riforma di cui al d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149. Nella normativa antevigente all'informatizzazione del processo, il verbale è un atto scritto su supporto cartaceo, sottoscritto dall'ufficiale che lo ha redatto e da consegnare materialmente al creditore procedente affinché lo depositi nella cancelleria del giudice dell'esecuzione. Il debitore ha diritto di riceverne una copia, che deve essergli consegnata. Se non era presente, la regola da osservare è quella stessa delle notifiche alla residenza, alla dimora o al domicilio quando il destinatario non viene trovato in tali luoghi. L'atto è consegnato alla persona presente e, in sua mancanza, è affisso in copia alla porta dell'immobile in cui il pignoramento è stato eseguito. Al riguardo l'affissione deve avvenire in busta chiusa e sigillata (d.lgs. n. 196/2003, Codice di protezione dei dati personali). La consegna a mani alla persona presente e l'affissione costituiscono modi legali di avvenuta conoscenza. Una copia del verbale è comunque tenuta a disposizione del debitore dal cancelliere dopo che questi ha ricevuto la documentazione prescritta per la formazione del fascicolo d'ufficio. La giurisprudenza aveva enunciato alcuni principi che si ritiene di dover brevemente richiamare per quanto possano ancora valere.Nell'espropriazione mobiliare è nulla la notificazione del pignoramento effettuato in assenza del debitore con l'affissione dell'avviso alla porta dell'immobile, se non è accompagnato dalla comunicazione della notizia median,te lettera raccomandata con ricevuta di ritorno (Trib. Perugia, II, 14 maggio 1990, in Arch. civ. 1990, 1147). Non è affetto da nullità l'atto di pignoramento redatto a norma all'art. 6 del r.d. 14 aprile 1910, n. 639 senza l'assistenza di due testimoni, non essendo previsto da tale norma e neppure dall'art. 518 c.p.c., né dalla disciplina della formazione degli atti di competenza degli ufficiali giudiziari (d.P.R. 1229/1959; l. n. 546/1962) che detto requisito di forma debba essere osservato a pena di nullità (Cass. III, n. 4115/1993). Compiute queste attività l'operato dell'ufficiale giudiziario si conclude con la consegna del verbale, del titolo esecutivo e del precetto al creditore che gli ha chiesto il pignoramento. Sul punto il d.l. n. 132/2014, conv. nella l. n. 162/2014, aveva profondamente mutato la precedente normativa. Esso aveva esonerato l'ufficiale giudiziario dall'onere del deposito presso la cancelleria e lo aveva accollato al creditore procedente, quale soggetto concretamente interessato all'esercizio effettivo dell'azione esecutiva. Spetta dunque al creditore attivarsi per radicare il processo di espropriazione davanti al giudice competente. In proposito gli è assegnato il termine di quindici giorni dall'avvenuta consegna per gli adempimenti necessari: depositare nella cancelleria la nota di iscrizione a ruolo; e allegarvi copie conformi del verbale di pignoramento, del titolo esecutivo e del precetto. Per consentire il tempestivo adempimento, e unicamente a questo scopo, è consentito all'avvocato del creditore di attestare la conformità delle copie agli originali. Il deposito della nota di iscrizione a ruolo è demandato anche al soggetto diverso dal creditore procedente, debitore o terzo, quando deposita, prima che lo abbia fatto il creditore, un atto o un'istanza. Tanto consente l'art. 159-ter disp. att. c.p.c. che disciplina contestualmente le diverse modalità di effettuazione del deposito in relazione all'identità di chi vi è tenuto. Il cancelliere forma il fascicolo d'ufficio e lo presenta al presidente del tribunale o al presidente della sezione deputata a seguire le esecuzioni forzate per la designazione del giudice dell'esecuzione. La giurisprudenza aveva affermato che il tardivo deposito del verbale di pignoramento non impedisce il prosieguo del processo esecutivo, atteso che esso non determina alcuna nullità, salva restando per il debitore la possibilità di far valere, attraverso l'opposizione avverso il pignoramento, tutte quelle irregolarità di cui il medesimo si sia successivamente avveduto (Cass., ord., n. 15633/2010). La decisione citata trovava ragione nell'opportunità di non far ricadere sulla parte il ritardo dovuto all'ufficiale giudiziario. L'inosservanza da parte dell'Ufficiale giudiziario del termine per il deposito del verbale di pignoramento e del titolo esecutivo non incide sulla validità del pignoramento ma comporta l'impossibilità di provvedere sull'istanza di vendita; tale inosservanza, che si riflette sugli atti successivi, può essere fatta valere con l'opposizione agli atti esecutivi nel termine di cinque giorni dalla notifica dell'ordinanza di fissazione dell'udienza di comparizione delle parti innanzi al giudice dell'esecuzione (Cass. III, n. 15278/2003). La normativa ha poi disposto che l'inosservanza del termine è sanzionata con l'inefficacia del pignoramento quale sanzione per l'inadempimento di un onere di attivazione spettante al creditore procedente. Si giunge al pignoramento anche per effetto della conversione del sequestro conservativo nel momento in cui il creditore ottiene la sentenza di condanna esecutiva (art. 686 c.p.c.). Anche in questo caso, afferma la giurisprudenza, dal suddetto momento inizia il processo di esecuzione forzata, del quale le formalità prescritte dall'art. 156 disp. att. c.p.c. (deposito e annotazione della decisione esecutiva) costituiscono atti di impulso da compiersi nel termine perentorio prescritto dalla legge; ne consegue che la mancata o tardiva esecuzione dei predetti adempimenti non integra un vizio - da far valere con l'opposizione ex art. 617 c.p.c. - del pignoramento o dell'espropriazione forzata con esso iniziata, bensì un'inattività della parte comportante l'estinzione della procedura a norma dell'art. 630 c.p.c., rispetto alla quale è dato esclusivamente il rimedio del reclamo (Cass. III, n. 35365/2003). B) Digitalizzazione del processo. Sul sistema normativo sin qui sinteticamente ricordato è intervenuta la normativa sulla digitalizzazione del processo. L'art. 196-quater disp. att. c.p.c., come modificato dal d.lgs. n. 149/2022 di riforma del processo civile (e prima ancora lo disponeva l'art. 16-bis d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, conv. dalla l. 17 dicembre 2012, n. 221), dispone che il deposito degli atti processuali e dei documenti, tra essi compresa la nota di iscrizione a ruolo, ad opera dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche. Il cancelliere forma con modalità telematiche il fascicolo informatico dell'esecuzione. Il successivo art. 196-quinquies aggiunge che gli atti del processo redatti in formato elettronico [dal magistrato, dal personale degli uffici giudiziari o] dagli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. L'art. 488 c.p.c., che disciplinava il fascicolo dell'esecuzione, è stato sostituito dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile (poi modificato dal successivo provvedimento di correzione d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 ), e attualmente dispone che il fascicolo, per ogni procedimento di espropriazione, è formato dal cancelliere in modalità telematica e che in esso sono inseriti, tra gli altri, tutti gli atti compiuti dall'ufficiale giudiziario. Ogni fascicolo contiene l'indicazione dell'ufficio, della sezione alla quale appartiene il giudice incaricato dell'affare e del giudice stesso, delle parti, dei rispettivi difensori muniti di procura, dell'oggetto dell'affare con il relativo indice (art. 36 disp. att. c.p.c.). Si desume che, per quanto riguarda l'avvio della procedura esecutiva le modalità devono necessariamente differire dallo schema generale come sopra delineato. Infatti, è il cancelliere a formare il fascicolo del processo, dopo aver ricevuto dal creditore la necessaria documentazione; ed è dall'ufficiale giudiziario che il creditore riceve la documentazione. Prima di questa consegna non è possibile un deposito telematico in cancelleria perché non esiste ancora il fascicolo che deve ospitarlo. L'art. 518 è stato conservato nella parte del comma sesto che manda al richiedente l'iscrizione di depositare in cancelleria copie conformi della documentazione; ad al deposito di una copia dell'atto di pignoramento si riferisce espressamente anche il primo comma dell'art. 159-ter disp. att. c.p.c. Il sistema predisposto prevede due distinti depositi, l'uno per l'iscrizione a ruolo del pignoramento e l'altro per l'istanza di vendita o di assegnazione. Il fascicolo del procedimento prende il numero del primo deposito. Si avverte (Crescenzi, 242) che i tempi necessari al disbrigo delle pratiche ad opera delle cancellerie o malfunzionamenti occasionali possono condurre a perfezionare il primo deposito (quarta PEC) dopo trascorsi i quarantacinque giorni dal pignoramento (art. 497 c.p.c.), con conseguente preclusione degli atti successivi. Pertanto, si consiglia di effettuare un deposito congiunto della nota di iscrizione a ruolo del pignoramento mobiliare e dell'istanza di vendita o di assegnazione: mediante inserzione nella busta del deposito, oltre agli allegati obbligatori, anche la detta istanza quale allegato generico e relativo contributo unificato. Con un successivo deposito, anche una volta scaduti i quarantacinque giorni, si presenta un'istanza generica o una nota che serve in pratica a ricordare alla cancelleria la precedente istanza di vendita. Nella relativa busta si indica il numero di ruolo assegnato nel momento del primo deposito. L'iscrizione a ruoloIl d.l. n. 132/2014, conv. nella l. n. 162/2014, ha disposto che i procedimenti esecutivi devono essere iscritti con modalità telematiche e che analoghe modalità vanno osservate per il deposito delle istanze di vendita o di assegnazione. Gli artt. 159-bis e 159-ter disp. att. c.p.c. i ntrodotti dal citato provvedimento, indicavano, in particolare, modalità e contenuto della nota di iscrizione a ruolo per le diverse eventualità in cui l'iscrizione è chiesta dal creditore procedente oppure quando è domandata a cura di soggetto diverso dal creditore. Il testo dell'art. 159- bis è stato sostituito dal provvedimento noto come «Correttivo alla riforma Cartabia» d.lgs. n. 164/2024 per coordinarlo in modo più coerente con la citata digitalizzazione del processo esecutivo. La norma riscritta dispone che la parte richiedente l'iscrizione a ruolo deve indicare, oltre alle generalità e al codice fiscale delle parti e del proprio difensore nonché la cosa o il bene oggetto di pignoramento, anche gli ulteriori dati richiesti dalla normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il richiamo è riferito in primo luogo alla PEC e al domicilio digitale. Lo stesso provvedimento correttivo ha apportato modifiche all'art. 159-ter, comma 1, disp. att. c.p.c. L'innovazione ha soppresso dal testo le indicazioni riguardanti la nota di iscrizione a ruolo quale documento autonomo e distinto dalla documentazione da depositare per la formazione del fascicolo: l'iscrizione non ha più necessità di questo atto separato, su supporto cartaceo, avente sostanziale valore di istanza all'ufficio, e l'iscrizione è eseguita mediante il semplice deposito della documentazione. L'iscrizione a ruolo è dunque effettuata con il deposito telematico delle copie informatiche (ossia copie ottenute dalla scansione di documenti cartacei) del titolo, del precetto e del pignoramento («busta telematica»). I documenti cartacei devono essere scansionati e le copie informatiche ottenute dalla scansione degli originali del titolo, del precetto, del pignoramento e della nota di trascrizione sono allegati in copia conforme. Il sesto comma dell'art. 518, come modificato dal d.lgs. n. 164/2024 di correzione della riforma Cartabia, ha soppresso la disposizione secondo cui il pignoramento è inefficace se il creditore non iscrive a ruolo il processo, depositando le copie conformi degli atti, entro quindici giorni dalla consegna che ha ricevuto dall'ufficiale giudiziario. L'intervento ha unicamente finalità di coordinamento. Sia l'indicazione del termine di quindici giorni e sia quella della sanzione di inefficacia sono attualmente contenute nel secondo periodo del sesto comma dell'art. 518. L'integrazione del pignoramentoIl settimo comma dell'art. 518 fornisce al creditore uno strumento di tutela riferito alle possibili sopravvalutazioni dei beni pignorati compiute dall'ufficiale giudiziario o dall'esperto da lui nominato, allorché abbia motivo di ritenere che il presumibile valore di realizzo di quei beni sarà inferiore al valore inizialmente stimato. In questo caso il creditore può esporre al giudice dell'esecuzione le sue ragioni e chiedere che il pignoramento venga opportunamente integrato. L'istanza va presentata non oltre il termine stabilito per la domanda di vendita. Il giudice ha modo di controllare il fondamento della richiesta attraverso la nomina di uno stimatore quando ne appare l'opportunità. In accoglimento dell'istanza è disposta l'integrazione del pignoramento: l'ufficiale giudiziario riprende senza indugio le operazioni di ricerca dei beni. L'integrazione è operazione in senso contrario rispetto a quella della riduzione del pignoramento prevista e disciplinata dall'art. 496 c.p.c. La riduzione consente di rimediare a una sottostima del valore dei beni. Entrambi gli istituti forniscono un temperamento alle valutazioni discrezionali rimesse all'ufficiale giudiziario e al suo esperto; l'uno a favore del creditore, l'altro a tutela del debitore. L'integrazione può essere domandata soltanto quando la stima dei beni effettuata all'atto del pignoramento, anche differito ex art. 518, comma 3, è considerata errata per eccesso. La disposizione normativa deve essere interpretata nel senso di escluderne l'applicabilità con riferimento a ipotizzabili situazioni diverse, quali le scorrettezze o il ricorso ingiustificato a inadatti strumenti di misura (Crescenzi, 237). Una indiscriminata estensione contrasterebbe, si afferma, con le esigenze di efficace e proficuo svolgimento del processo esecutivo. Lo strumento processuale così reso disponibile concorre con le possibilità di intervento predisposte più in generale dall'art. 492, commi 4, 5 e 6 c.p.c. Queste consistono in fattispecie che hanno per momento temporale la fase di attuazione del pignoramento e dunque l'immediatezza della sua effettuazione (invito al debitore a indicare altri beni, sui quali estendere il vincolo; pignoramento di altri creditori; invito all'imprenditore commerciale a indicare il luogo di conservazione dei libri obbligatori). L'integrazione se ne differenzia in quanto consegue ad un ordine del giudice in epoca successiva alla chiusura del pignoramento. Il provvedimento di rigetto o di accoglimento del giudice è impugnabile con l'opposizione agli atti esecutivi. Avverso l'atto dell'ufficiale giudiziario che integra il pignoramento il debitore può proporre l'opposizione all'esecuzione ai sensi dell'art. 615, comma 2 c.p.c. Quando è ordinata l'integrazione, l'ufficiale giudiziario intraprende le sue attività nello stesso modo con il quale agisce nell'eseguire un primo e autonomo pignoramento: ricerca le cose suscettibili di essere sottoposte al vincolo; rivolge al debitore l'ingiunzione e le avvertenze di rito; chiede se e dove esistano altri beni pignorabili; esegue accertamenti presso l'anagrafe tributaria, eccetera. Si ritiene che, se vengono reperiti beni ulteriori ai quali è esteso il pignoramento debba esserne disposta la vendita senza che occorra in proposito un'apposita istanza, in quanto essa va considerata come implicitamente contenuta nella richiesta di integrazione (Crescenzi, 240). L'affermazione in tal senso è frutto di una interpretazione estensiva del disposto dell'art. 540-bis c.p.c. L'istituto dell'integrazione del pignoramento è richiamato dall'art. 540-bis c.p.c. per i casi in cui le cose pignorate risultano, ripetutamente, invendute o le somme ricavate sono insufficienti a soddisfare le ragioni dei creditori. Anche in questa situazione il creditore può chiedere al giudice dell'esecuzione di demandare all'ufficiale giudiziario la ricerca di altri beni da pignorare; se essi vengono trovati, ne è disposta la vendita senza necessità di una nuova istanza. In caso di mancato reperimento il processo è dichiarato estinto. BibliografiaAa.Vv., Rassegna dell'esecuzione forzata, Milano, 2024; Balena, Istituzioni di diritto proc. civ., vol. 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