Codice di Procedura Civile art. 671 - Sequestro conservativo.

Giorgia Viola

Sequestro conservativo.

[I]. Il giudice, su istanza del creditore che ha fondato timore di perdere la garanzia del proprio credito, può autorizzare il sequestro conservativo [2905 1, 2906 c.c.] di beni mobili o immobili del debitore o delle somme e cose a lui dovute, nei limiti in cui la legge ne permette il pignoramento [514 ss., 545].

Inquadramento

Il sequestro conservativo è disciplinato dagli artt. 2905 e 2906 del c.c., fra i mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale, insieme all'azione surrogatoria e all'azione revocatoria, e dagli artt. 671,675,678,679,684,685 e 686 del c.p.c., insieme al sequestro giudiziario.

L'istituto in commento è un mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale e un vincolo di indisponibilità materiale e giuridica, in quanto impedisce al debitore di porre in essere degli atti di disposizione sul proprio patrimonio, al fine di garantire la fruttuosità dell'espropriazione forzata, con cui si pone in stretta correlazione.

Si presenta come un rimedio di carattere preventivo, che si distingue dall'azione surrogatoria (dove il creditore si sostituisce al debitore per l'esercizio di diritti e azioni che quest'ultimo trascura di attivare), dall'azione revocatoria (dove il creditore agisce contro degli atti lesivi del patrimonio già compiuti dal debitore, rendendoli inefficaci) e dal sequestro giudiziario (la cui funzione è quella di custodire i beni di cui è controversa la proprietà o il possesso), così in rilevato in dottrina Luiso; Mandrioli; Proto Pisani, 2002.

Il sequestro conservativo «mira a conservare le ragioni del creditore sul patrimonio del debitore, al fine di consentire il soddisfacimento di un credito tramite una futura esecuzione forzata, sul presupposto di diritto sostanziale, comune ad entrambe le fattispecie, della responsabilità patrimoniale del debitore ex art. 2740 c.c. Tant'è che l'art. 671 c.p.c. prevede che sono assoggettabili a sequestro conservativo tutti i beni e crediti del debitore, nei limiti in cui la legge ne permette il pignoramento e l'art. 686 c.p.c. contempla l'automatica conversione del sequestro conservativo in pignoramento «al momento in cui il creditore sequestrante ottiene sentenza di condanna definitiva» (Trib. Roma 7 febbraio 2024).

Il sequestro conservativo «costituisce una misura cautelare destinata alla conservazione della garanzia patrimoniale del creditore nel tempo necessario all'accertamento giudiziale delle sue pretese; pertanto la sua natura è ontologicamente diversa rispetto a quella delle misure adottate in sede esecutiva, che a sua volta appare subordinata all'eventuale sopravvenienza di una sentenza di merito che consenta la conversione del sequestro in pignoramento, giusta il disposto di cui all'art. 686 c.p.c.» (così Trib. Napoli 11 dicembre 2017).

Presupposti

Ai sensi dell'art. 671 c.p.c., i presupposti per la concessione della misura in esame sono l'esistenza del fumus boni iuris e del periculum in mora.

Il fumus boni iuris va inteso come la probabilità del diritto cautelato, essendo necessario (e sufficiente) che «l'istante si presenti al giudice come creditore e possa indurlo nella ragionevole opinione di essere tale» (così Santulli, 1998).

Il periculum in mora può essere definito come il fondato timore di perdere la garanzia afferente il credito di cui si fa vanto (così Consolo, 2006).

Sulla coesistenza di entrambi per l'emanazione del provvedimento di sequestro conservativo, Cass. n. 6336/1998.

Quanto alla sussistenza del fumus boni iuris, al creditore non è richiesta la dimostrazione piena e assoluta del credito (compito questo devoluto piuttosto al giudizio di merito), ma è sufficiente che ne dimostri la probabile esistenza. Si è, infatti, in una fase nella quale l'ordinamento ammette la sussistenza di una condizione di probabilità, ritenendo – cioè verosimile il credito.

Quanto al secondo presupposto, sia in dottrina sia in giurisprudenza si è ritenuto che esso possa essere desunto, anche alternativamente, da elementi oggettivi (quali la consistenza del patrimonio del debitore in rapporto all'entità del credito) e da elementi soggettivi (quali il comportamento extra-processuale o processuale assunto dal debitore, dal quale si desume l'intenzione di sottrarre all'esecuzione forzata il proprio patrimonio).

In questi termini, Conte, 2005.

In giurisprudenza, Cass. n. 2081/2002; Cass. n. 927/1996; Cass. n. 2139/1998.

Va esclusa, tuttavia, che la condotta debitoria con cui si palesi il rifiuto di dare corso ad un adempimento costituisca di per sé condizione che incardini il presupposto per la concessione della misura.

Oggetto del sequestro

La definizione di ciò che può costituire oggetto del procedimento di sequestro conservativo non pare essere di difficile individuazione, stante il tenore di quanto dispone l'art. 671 c.p.c. e la correlazione tra l'istituto in esame e quello dell'espropriazione forzata.

Tale tipo di sequestro, infatti, può essere chiesto a tutela di un diritto di credito, il cui contenuto si risolva in una pretesa suscettibile di conversione in somma di danaro (Ferri, Sequestro, 1998; Santulli, 1998) e, dunque, possono costituire oggetto di sequestro conservativo tutti quei beni che in seguito possono essere espropriati, ossia i beni mobili e immobili.

La misura può essere concessa se il credito non sia liquido né esigibile (cfr. Consolo, Le tutele, cit.; Ferri, Sequestro, cit.; Santulli, Sequestro, cit.) e se si tratta di crediti a termine, ad obbligazioni periodiche, ad obbligazioni da fatto illecito prima dell'accertamento giudiziale della responsabilità (cfr. Conte, Sequestri (giudiziario e conservativo), in Il diritto, Enc. giur., XIV, 2007).

Se al momento della emanazione della sentenza di condanna non si sia ancora verificata la condizione o il credito sia ancora sottoposto a termine, la sentenza stessa non potrà che essere considerata in futuro o condizionata, con esclusione della possibilità di conversione automatica del sequestro conservativo in pignoramento (Vellani, 1978).

Il sequestro è inammissibile per la tutela di un credito meramente ipotetico o eventuale (Cass. n. 2055/1972).

La norma non indica l'azienda quale bene assoggettabile a espropriazione forzata.

Ciò ha portato parte della dottrina a ritenere che essa non sia assoggettabile al sequestro in esame (in questo senso Costa, 1983).

Tuttavia, si potrebbe ritenere ammissibile la ricorribilità del sequestro in esame limitatamente a componenti specifiche intese sia quali beni mobili che come beni immobili. In questo senso, Trib. Pisa 2 maggio 1998, in Foro tosc., 1999, che optava per la sequestrabilità delle quote della società di cui l'azienda fa parte.

A seguito del d.lgs. n. 6/2003, non possono sussistere più dubbi in ordine alla ammissibilità del sequestro di azioni di s.p.a. (art. 2352 c.c.), nonché di quote di partecipazione in s.r.l. (art. 2471 c.c.).

Permangono, invece, perplessità sulla sequestrabilità delle quote di società di persone, stante la ritenuta rilevanza dell'intuitus personae e del principio unanimistico, oltre che il tenore letterale (apparentemente ostativo) dell'art. 2270 c.c.

L'art. 2905, comma 2 c.c. prevede la possibilità di richiedere il sequestro anche nei confronti del terzo acquirente del bene del debitore, qualora sia stata proposta azione revocatoria diretta alla dichiarazione di inefficacia delle alienazioni.

Si tratta di un'ipotesi in cui il sequestro conservativo si pone quale preordinato ad impedire che si addivenga ad un ulteriore trasferimento del bene nella cui eventualità verrebbe ad essere vanificato lo stesso ricorso all'azione revocatoria.

La giurisprudenza di merito è divisa tra chi ritiene che il sequestro conservativo sia un rimedio proponibile solo in pendenza della lite e chi lo considera ammissibile anche ante causam.

Effetti

L'art. 2906 c.c. regola gli effetti del sequestro conservativo.

Come il pignoramento, il sequestro conservativo determina un vincolo di indisponibilità giuridica sui beni ad esso assoggettati, dal quale deriva l'inefficacia rispetto al creditore sequestrante degli atti che comportino la disposizione del bene.

In dottrina, vi è chi, partendo dal tenore letterale dell'art. 2906, comma 1 c.c. che, in relazione agli effetti del sequestro, richiama le regole dettate dalla legge in materia di pignoramento ma con la differenza che, rispetto alla formulazione dell'art. 2913 c.c., limita tali effetti esclusivamente al creditore sequestrante, ha ritenuto che il vincolo sia a vantaggio solo di quest'ultimo (cfr. Pototschnig, 2004; Vellani, Conversione, cit.).

Contra, vi è chi ritiene che il sequestro conservativo sia un pignoramento anticipato, tale da far retroagire al sequestro la produzione degli effetti del pignoramento (così Laserra, 1976).

In giurisprudenza, si segnala Cass. n. 12061/2019 che ha ritenuto che il sequestro conservativo costituisce un «vincolo chiuso» e, dunque, di esso può beneficiare solo colui che ha chiesto (ed ottenuto) il provvedimento cautelare, il che rende inefficaci gli atti dispositivi del bene sequestrato solo a beneficio del sequestrante. In particolare, si è chiarito che il vincolo di indisponibilità del bene derivante dall'esecuzione, su di esso, di un sequestro conservativo opera con diverse scansioni temporali nei confronti dei possibili interessati, nel senso che, al momento della attuazione del provvedimento cautelare, l'operatività del vincolo è circoscritta in favore del solo creditore procedente, mentre, dal momento della conversione del sequestro in pignoramento, essa andrà ad estendersi anche agli altri creditori, intervenuti ed intervenienti (in questo senso, Cass. n. 7218/1997).

Il principio appena esposto si applica anche in caso di fallimento del debitore sequestrato, allorquando questi abbia alienato un proprio bene dopo la trascrizione del sequestro ma prima della sua conversione in pignoramento (così Cass. n. 25963/2009).

Dal vincolo di indisponibilità impresso dal sequestro derivano le seguenti conseguenze:

– il creditore procedente può procedere all'espropriazione del bene sequestrato anche nei confronti del terzo acquirente senza necessità di dover esperire l'azione revocatoria, così Cass. n. 19216/2013;

– non è opponibile al creditore sequestrante (e non anche ai creditori eventualmente intervenuti nella procedura) l'ipoteca iscritta dopo la trascrizione del sequestro ma prima della sua conversione (Cass. n. 54/2016).

Il provvedimento con il quale il giudice autorizza il sequestro indica il valore massimo per cui si può procedere ma non individua i beni da sequestrare.

Questi sono individuati dal creditore, entro il limite massimo stabilito dal giudice, al momento dell'attuazione del sequestro.

Invero, i beni che possono costituire oggetto di sequestro conservativo (immobili e mobili) vengono in rilievo non nella loro individualità, ma nella loro globalità, perché ciò che conta è la loro trasformabilità in danaro, sino a concorrenza del valore del credito.

Bibliografia

Consolo, Le tutele: di merito, sommarie ed esecutive, I, V ed., Padova, 2006; Conte, Il sequestro conservativo, in I procedimenti sommari e speciali, II, Procedimenti cautelari, a cura di Chiarloni e Consolo, 2005; Costa, voce Sequestro conservativo, in Novissimo Dig. It., XVII, 1970; Ferri, Sequestro, in Dig. civ., XVIII, 1998; Laserra, Il sequestro conservativo come vincolo a porta aperta, in Riv. dir. proc., 1976; Luiso, Diritto processuale civile, IV, Milano, 2023; Mandrioli, Corso di diritto processuale civile, III, L'esecuzione forzata, i procedimenti speciali, i processi del lavoro, locatizio e societario, VI ed., Torino, 2003; Perchinunno, Il sequestro conservativo, in Tratt. Rescigno, XX, 1983; Pototschnig, Il sequestro conservativo, in Il processo cautelare, a cura di Tarzia, 2004; Proto Pisani, Lezioni di diritto processuale civile, IV ed., 2002; Santulli, Sequestro: I - Sequestro giudiziario e conservativo - Dir. proc. civ., in Enc. giur., Roma, 1998; Vellani, Conversione del sequestro conservativo in pignoramento e creditori intervenuti, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1978.

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