Codice di Procedura Civile art. 678 - Esecuzione del sequestro conservativo sui mobili (1).Esecuzione del sequestro conservativo sui mobili (1). [I]. Il sequestro conservativo sui mobili e sui crediti si esegue secondo le norme stabilite per il pignoramento presso il debitore [513 ss.] o presso terzi [543 ss.]. In quest'ultimo caso il sequestrante deve, con l'atto di sequestro, citare il terzo a comparire davanti al tribunale (2) del luogo di residenza del terzo stesso per rendere la dichiarazione di cui all'articolo 547. Il giudizio sulle controversie relative all'accertamento dell'obbligo del terzo è sospeso [295] fino all'esito di quello sul merito, a meno che il terzo non chieda l'immediato accertamento dei propri obblighi (3). [II]. Se il credito è munito di privilegio sugli oggetti da sequestrare, il giudice può provvedere nei confronti del terzo detentore, a norma del secondo comma dell'articolo precedente [2769 c.c.]. [III]. Si applica l'articolo 610 se nel corso della esecuzione del sequestro sorgono difficoltà che non ammettono dilazione. (1) Articolo così sostituito dall'art. 50 l. 14 luglio 1950, n. 581. (2) V. sub art. 661. (3) Comma così sostituito dall'art. 75 l. 26 novembre 1990, n. 353. InquadramentoLa disposizione in esame disciplina l'esecuzione del sequestro conservativo sui mobili e sui crediti (ad esso rinvia l'art. 669-duodecies c.p.c. in tema di attuazione), che, rispettivamente, avviene secondo le norme stabilite per il pignoramento presso il debitore o presso terzi. In caso di sequestro di beni mobiliNel caso di sequestro sui mobili, si applicano le norme di cui agli art. 513 ss. c.p.c. (Ventura, 2009). Di conseguenza, dopo aver individuato i beni mobili, questi sono sottratti alla disponibilità del debitore e affidati a un custode. ... in caso di sequestro di creditiIl sequestro conservativo dei crediti si esegue entro i limiti e nelle forme stabilite per il pignoramento presso terzi (Majorano, 2009). Il sequestrante, quindi, deve, con l'atto di sequestro, citare il terzo a comparire davanti al tribunale del luogo di residenza del terzo stesso per rendere la dichiarazione di cui all'art. 547 c.p.c. Se il terzo rende la dichiarazione positiva circa l'esistenza del credito del debitore nei suoi confronti e non sorgono contestazioni, il diritto di credito risulta definitivamente accertato nei limiti della dichiarazione (Pototschning, L'esecuzione dei sequestri, in Il nuovo processo cautelare, cit.) e il sequestro è completato. In caso contrario, il creditore sequestrante deve chiedere l'accertamento dell'obbligo del terzo, il cui giudizio, così come dispone la norma in esame, resta sospeso ex lege sino all'esito di quello sul merito, a meno che il terzo non chieda l'immediato accertamento dei propri obblighi. La sospensione del giudizio dell'accertamento dell'obbligo del terzo è improntata allo scopo di evitare il suo inutile svolgimento, sicché l'esito positivo del giudizio sulla convalida del sequestro e sul merito creditorio realizza una condizione di procedibilità della domanda incidentale di accertamento dell'obbligo del terzo (Cass. n. 8391/2003). La sospensione, in ogni caso, è destinata a non protrarsi oltre il momento della pubblicazione della sentenza di condanna di primo grado (in tal senso, Conte, 2005). Difficoltà nell'attuazioneSe nel corso dell'attuazione del sequestro sorgono difficoltà che non ammettono dilazione, le parti possono ricorrere, ai sensi dell'art. 610 c.p.c., al giudice dell'esecuzione per l'emissione dei provvedimenti volti a dare all'ufficiale giudiziario istruzioni per far fronte a tali difficoltà. Le «difficoltà» contemplate dalla disposizione in esame possono essere difficoltà materiali piuttosto che dubbi o divergenze di opinioni in relazione allo svolgimento del processo. In tal caso, le parti e l'ufficiale giudiziario possono sollecitare al giudice l'emissione di provvedimenti in vista dell'attuazione della tutela esecutiva (in questo senso Cass. n. 10865/2012). La controversia, infatti, non deve involgere un vero e proprio conflitto di pretese, perché in tal caso, considerata la connessione strumentale tra la fase di attuazione-esecuzione del sequestro giudiziario e la realizzazione della cautela, spetta alla competenza dello stesso giudice che ha emesso la misura cautelare individuare e determinare le modalità concrete che consentono la realizzazione coattiva dell'ordine cautelare. Nel caso in esame, l'intervento del giudice è solo eventuale ed è limitato alla soluzione di problemi pratici relativi al modus procedendi delle operazioni volte ad ottenere il trasferimento (dall'esecutato al procedente) del potere di fatto sul bene indicato nel titolo esecutivo. Invero, i provvedimenti non richiedono alcuna statuizione capace di provocare un giudizio di cognizione, non devono essere emessi previa audizione dell'altra parte (Cass. n. 8079/1994; Cass. n. 8776/1991; Cass. n. 11346/1992) ed esauriscono la loro efficacia quando le difficoltà (che sono rivolti a risolvere) sono superate. Poiché si limitano a risolvere difficoltà di ordine materiale, sorte nel corso dell'esecuzione, tali provvedimenti rivestono carattere meramente ordinatorio e, dunque, non vincolano il giudice che li ha emessi, che può sempre modificarli per adattarli alla concreta situazione di fatto, e non possono essere impugnati né con il ricorso in Cassazione di cui all'art. 111 Cost. né con gli ordinari mezzi di impugnazione (in questo senso Cass. n. 8874/1992, Cass. n. 4925/1998; Cass. n. 20648/2000, secondo le quali tuttavia è suscettibile di appello quel provvedimento che incide sulla portata del titolo esecutivo ovvero sia interpretativo del medesimo). BibliografiaConte, Il sequestro conservativo, in I procedimenti sommari e speciali, II, Procedimenti cautelari, a cura di Chiarloni e Consolo, 2005; Majorano, L'espropriazione presso terzi, in L'esecuzione forzata riformata, a cura di Miccolis e Perago, 2009; Pototschning, L'esecuzione dei sequestri, in Il nuovo processo cautelare, a cura di Tarzia, Padova, 1992; Ventura, in L'esecuzione forzata riformata, a cura di Miccolis e Perago, 2009. |