Codice di Procedura Civile art. 684 - Revoca del sequestro.Revoca del sequestro. [I]. Il debitore può ottenere dal giudice istruttore, con ordinanza non impugnabile [177 3 n. 2], la revoca [669-decies 1] del sequestro conservativo [671], prestando idonea cauzione per l'ammontare del credito che ha dato causa al sequestro e per le spese, in ragione del valore delle cose sequestrate [119; 86 att.]. InquadramentoL'art. 684 c.p.c. dispone che il debitore può ottenere, con ordinanza non impugnabile, la revoca del sequestro conservativo, prestando idonea cauzione per l'ammontare del credito che ha dato causa al sequestro e per le spese, in ragione del valore delle cose sequestrate. La ratio della norma si rinviene nella necessità di contemperare gli interessi contrapposti del creditore e del debitore, al quale viene consentito di ottenere la disponibilità delle cose sequestrate, «convertendo» (con le precisazioni di cui seguito) l'oggetto del sequestro. In tal modo il vincolo dai beni sequestrati si trasferisce sul denaro concesso a cauzione per garantire la futura realizzazione del credito. La revoca del sequestro, infatti, libera dal vincolo le cose sequestrate ma un vincolo di eguale misura e identica funzione si trasferisce sulla somma depositata come cauzione (Cass. n. 2440/1991). Si tratta di un'ipotesi diversa rispetto a quella di cui all'art. 669-decies c.p.c., stante la diversità di presupposti (in senso contrario Ziino, 1993). Secondo l'opinione prevalente, la revoca in commento va assimilata alla conversione del pignoramento disciplinata dall'art. 495 c.p.c., trattandosi di un'ipotesi di surrogazione reale, che comporta la sostituzione dei beni sequestrati con la somma a titolo di deposito cauzionale e conseguente liberazione dei beni stessi dal vincolo di indisponibilità (Signori, 2011). Contesta tale tesi, Conte, Il sequestro conservativo, in I procedimenti sommari e speciali, II, Procedimenti cautelari, a cura di Chiarloni e Consolo, 2005, secondo cui la revoca non deve essere intesa come una forma di conversione dell'oggetto del sequestro, poiché con essa il sequestro viene meno. Vi è poi chi distingue il caso in cui la cauzione sia prestata attraverso il deposito di una somma di danaro o di cose sequestrabili ovvero per il tramite di fideiussione o di ipoteca da parte di un terzo. Nel primo caso, la revoca avrebbe l'effetto di convertire l'oggetto del sequestro, trasferendo il vincolo sulla nuova res, mentre nel secondo, si atteggerebbe a rimedio ablatorio vero e proprio (Andrioli, 1964). La revoca non comporta il venir meno della necessità del relativo accertamento della legittimità o meno del sequestro e, quindi, del pertinente giudizio di convalida, il quale avrà effetto sulle sorti della misura cautelare sostitutiva (cauzione). Il debitore, infatti, non cessa il suo interesse a far dichiarare illegittimo il sequestro ed ottenere una pronuncia sulla convalida. In questo senso, Cass. n. 951/1986 e Cass. n. 2440/1979. Il provvedimento con cui il giudice decide sulla revoca assume le forme della ordinanza, che è dichiarata espressamente non impugnabile. In dottrina alcuni ritengono reclamabile il provvedimento per violazione dei criteri previsti dall'art. 684 c.p.c. per la determinazione dell'ammontare della cauzione (Conte, Il sequestro conservativo, cit.; Frus, 2003). BibliografiaAndrioli, Commento al codice di procedura civile, IV, 1964; Frus, La reclamabilità del provvedimento che pronuncia sull'istanza di revoca del sequestro conservativo ex art. 684 c.p.c.: oscillazioni giurisprudenziali e aspetti problematici, in Giur. it., 2003; Signori, La «revoca» del sequestro conservativo ex art. 684 c.p.c. e la sua funzione nel parallelo con la conversione del pignoramento, in Giur. it., 2011; Ziino, Revoca del sequestro ex art. 684 c.p.c. e disciplina transitoria della legge 477/1992, in Riv. dir. proc., 1993. |