Codice di Procedura Civile art. 686 - Conversione del sequestro conservativo in pignoramento.Conversione del sequestro conservativo in pignoramento. [I]. Il sequestro conservativo si converte in pignoramento [492 ss.] al momento in cui il creditore sequestrante ottiene sentenza di condanna esecutiva [282, 283, 337 1, 431 1, 5, 447 1; 156 att.]. [II]. Se i beni sequestrati sono stati oggetto di esecuzione da parte di altri creditori, il sequestrante partecipa con essi alla distribuzione della somma ricavata [499, 510 ss.]. InquadramentoQuando il creditore sequestrante ottiene sentenza di condanna esecutiva o un altro titolo giudiziale avente effetti esecutivi, anche se non passata in giudicato, ai sensi dell'art. 686, comma 1, c.p.c., il sequestro conservativo si converte in pignoramento. A norma dell'art. 156, comma 1 disp. att. c.p.c. il sequestrante deve, depositare copia della sentenza presso il giudice competente per l'esecuzione nel termine perentorio di sessanta giorni dalla comunicazione e, quindi, procedere alle notificazioni ai creditori che sui beni pignorati hanno un diritto di prelazione risultante da pubblici registri (ex art. 498 c.p.c.). L'articolo in esame è stato oggetto di riforma con il correttivo Cartabia (d.lgs. n. 164/2024) nella parte in cui prevede che il creditore sequestrante depositi la copia della sentenza di condanna presso il Giudice competente per l'esecuzione, in luogo della cancelleria del predetto Giudice. Se oggetto del sequestro sono beni immobili, il sequestrante deve anche chiedere, nel menzionato termine perentorio, l'annotazione della sentenza di condanna esecutiva in margine alla trascrizione prevista nell'art. 679 c.p.c. (ex art. 156, comma 2 disp. att. c.p.c.). Il primo comma della disposizione in commento riconosce, quale provvedimento giurisdizionale di merito idoneo a determinare la conversione, la sentenza esecutiva di condanna del debitore sequestrato all'adempimento dell'obbligazione giudizialmente azionata dal creditore sequestrante, ancorché non passata in giudicato. L'attitudine a determinare l'effetto della conversione può essere attribuita anche a taluni provvedimenti che, pur avendo forma diversa dalla sentenza, contengono statuizioni di condanna o comunque suscettibili di acquisire la stabilità di cui all'art. 2909 c.c. L'espressione «sentenza di condanna esecutiva» deve essere interpretata in senso lato come titolo esecutivo giudiziale a contenuto decisorio (così Trib. Milano 18 maggio 1998). Contra, Cass. n. 10871/2012 secondo cui «intanto il creditore sequestrante è facultato ad agire in executivis ... in quanto a fondamento di tale azione possa porre quel titolo esecutivo che l'art. 686 c.p.c. individua nella sentenza di condanna esecutiva». In dottrina si è chiarito che l'attitudine a determinare l'effetto della conversione può essere attribuita a tutti quei provvedimenti per i quali venga meno il carattere provvisorio della loro efficacia esecutiva (in questo senso, Mastrogiovanni, La conversione del sequestro conservativo in pignoramento, in Riv. esecuz. forzata, 1/2024). Vanno, invece, escluse dall'ambito applicativo dell'art. 686 c.p.c. le sentenze di accertamento. Il sequestro conservativo, configurandosi come una «anticipazione del pignoramento», non può che essere strumentale ad un processo di merito definibile con una sentenza alla quale possa conseguire un atto di pignoramento; conseguentemente, il sequestro conservativo non è cedibile quando la domanda formulata nel processo di merito è volta, non alla condanna del debitore, ma ad un semplice accertamento del credito, così Trib. Palermo Bagheria 26 aprile 2004. L'esecuzione forzata promossa sulla base della sola ordinanza di sequestro, in difetto di sentenza esecutiva di condanna, deve ritenersi inammissibile per carenza originaria di titolo esecutivo (Trib. Parma 2 agosto 2018). La conversione, che, come si ricava dal tenore letterale della norma, non richiede il passaggio in giudicato della sentenza di condanna (o altro titolo giudiziale), avviene nei limiti del credito per il quale è intervenuta la condanna e non anche per l'importo eventualmente maggiore fino al quale il sequestro è stato autorizzato (Cass. n. 10871/2012). Il sequestro diviene inefficace «se con sentenza, anche non passata in giudicato, è dichiarato inesistente il diritto a cautela del quale era stato concesso»; se la sentenza di merito che accoglie la domanda in misura inferiore al petitum è una pronuncia che dichiara inesistente il credito per la parte eccedenterispetto a quella accertata, il sequestro perde efficacia per l'eccedenza (Cass. n. 41078/2021). Perfezionamento della conversioneLa disposizione in commento subordina l'operatività della conversione all'ottenimento di una sentenza di condanna definitiva, ottenuta la quale – ai sensi dell'art. 156 disp. att. c.p.c. rubricato «Esecuzione sui beni sequestrati» – il sequestrante deve depositarne copia nella cancelleria del Giudice competente per l'esecuzione nel termine perentorio di sessanta giorni dalla comunicazione. Dibattuta è la questione relativa alla individuazione del momento di perfezionamento della conversione. Al riguardo, c'è chi ritiene che la conversione sia condizionata all'espletamento degli adempimenti previsti dall'art. 156 disp. att. c.p.c. e chi parla di conversione automatica, cioè connessa alla mera pubblicazione della sentenza di condanna (Ferri, Voce Sequestro, in Dig. civ., XVIII, 1998; Conte, Il sequestro conservativo, in I procedimenti sommari e speciali, II, Procedimenti cautelari, a cura di Chiarloni e Consolo, 2005). La conversione del sequestro in pignoramento opera ipso iure nel momento in cui il sequestrante ottiene sentenza di condanna esecutiva, iniziando in quello stesso momento il processo esecutivo, di cui il sequestro stesso, una volta convertitosi in pignoramento, costituisce il primo atto, mentre l'attività imposta al sequestrante dall'art. 156 disp. att. c.p.c., è attività di impulso processuale che il sequestrante, divenuto creditore pignorante, ha l'onere di compiere nel detto termine perentorio e la cui mancanza comporta l'inefficacia del pignoramento (in questo senso Cass. n. 18536/2007; Cass. n. 21481/2016; Cass. n. 25625/2013; Cass. n. 10871/2012; Cass. n. 3241/2011; Cass. n. 10029/2006; Cass. n. 8615/2004; Cass. n. 8060/1996). La trasformazione della misura cautelare in pignoramento avviene nel momento stesso della formazione del titolo esecutivo che accerta l'esistenza della pretesa creditoria e condanna il debitore al pagamento, mentre l'adempimento di deposito prescritto dalle disposizioni di attuazione attiene ad una fase processuale successiva dell'esecuzione, di cui ne costituisce atto di impulso in un certo analogo ad un altro previsto a pena di inefficacia (Trib. Varese 18 gennaio 2014). L'estinzione del processo esecutivo deve esser fatta valere dalla parte proponendo al giudice dell'esecuzione la relativa eccezione (così Cass. n. 10029/2006). L'art. 686 c.p.c. (così come l'omologo art. 320 c.p.p.) sancisce la regola dell'automatica conversione del sequestro conservativo in pignoramento. In questo senso, Cass. n. 35365/2023 secondo cui «il vincolo cautelare impresso col sequestro col sequestro si trasforma in vincolo esecutivo nel momento in cui il creditore sequestrante ottiene la sentenza esecutiva di condanna con effetto dal tempo dell'impostazione del primo». ProcedimentoEseguito il sequestro nelle forme di cui ai precedenti articoli in commento, al creditore non resta che attendere il provvedimento di condanna. Pubblicato il provvedimento di condanna si realizza ope legis l'effetto della conversione del sequestro in pignoramento e, di conseguenza, ha luogo l'immediata pendenza del processo esecutivo. Il sequestro ex art. 686 c.p.c. è una misura cautelare che può dare luogo al (o essere convertita in) pignoramento. Detto pignoramento è condizionato all'emissione della sentenza di condanna resa in favore del creditore sequestrante, che dovrà ai sensi dell'art. 156 disp. att. c.p.c., procedere al deposito della sentenza in cancelleria unitamente all'iscrizione a ruolo e all'annotazione della sentenza a margine della trascrizione del sequestro conservativo entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla comunicazione della sentenza e ciò a pena di inefficacia del pignoramento che darà luogo alla pronuncia di estinzione ai sensi dell'art. 632 c.p.c. rilevabile anche d'ufficio non oltre la prima udienza successiva al verificarsi della stessa. Curati gli adempimenti processuali prescritti dall'art. 156 disp. att. c.p.c. e, in particolare, il deposito della sentenza in uno con l'iscrizione a ruolo del procedimento, solo da quel momento decorreranno gli altri termini previsti dalla legge per dare impulso alla procedura esecutiva (Trib. Ragusa 9 febbraio 2022). L'eventuale inefficacia derivante dal mancato compimento delle formalità di cui all'art. 156 disp. att. c.p.c. compete al Giudice dell'esecuzione (così, Trib. Varese 18 gennaio 2014). Sulla mancata o tardiva esecuzione delle formalità previste dall'art. 156 disp. att. c.p.c. (deposito ed annotazione del provvedimento esecutivo) numerose sono state le oscillazioni della giurisprudenza sia di merito che di legittimità. Un primo risalente orientamento riteneva che l'inosservanza del termine perentorio per il deposito in cancelleria della sentenza di condanna esecutiva integrasse un vizio da far valere con l'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c., da proporre entro il prescritto termine decadenziale, decorrente dal primo atto di esecuzione successivo al deposito (così Cass. n. 757/1967; Cass. n. 2821/1957; Cass. n. 3219/1957) oppure dal giorno in cui il debitore abbia avuto legale conoscenza del processo esecutivo (Cass. n. 2202/1973). Un altro orientamento riteneva che l'opposizione proposta dal debitore per contestare che il sequestro conservativo convertitosi in pignoramento sul presupposto della carenza del requisito all'uopo fissato dall'art. 686 c.p.c., cioè la mancanza di una sentenza di condanna esecutiva in favore del creditore, integrasse una opposizione all'esecuzione, non agli atti esecutivi, in quanto pone in discussione l'esistenza del titolo esecutivo (Cass. n. 3499/1986; Cass. n. 2023/1968; Cass. n. 1017/1967). Vi è poi un ulteriore orientamento secondo cui il mancato tempestivo compimento della attività di impulso processuale disposta dall'art. 156 disp. att. c.p.c. provoca l'estinzione del processo esecutivo ai sensi dell'art. 630, comma 1 c.p.c. (da eccepirsi dai soggetti interessati prima di ogni difesa entro l'udienza exartt. 530, comma 2 c.p.c. e 569, comma 2 c.p.c.) e conseguenzialmente la inefficacia del pignoramento in cui si è convertito ipso iure il sequestro conservativo, ex art. 632, comma 1 c.p.c. (Cass. n. 747/1974). Quest'ultimo orientamento è stato seguito dalla giurisprudenza successiva (in questo senso, Cass. n. 10029/2006; Cass. n. 18536/2007) e confermato da ultimo dalla Cass. n. 35365/2023, secondo cui la mancata o tardiva esecuzione delle formalità previste dall'art. 156 disp. att. c.p.c. (deposito ed annotazione del provvedimento esecutivo) non integra un vizio – da far valere con l'opposizione ex art. 617 c.p.c. – del pignoramento o dell'espropriazione forzata con esso iniziata, bensì un'inattività della parte comportante l'estinzione della parte comportante l'estinzione della procedura a norma dell'art. 630 c.p.c. rispetto alla quale è dato esclusivamente il rimedio del reclamo. Alla luce di quanto appena detto, quindi, si può concludere che: – gli effetti del sequestro conservativo, con la conversione in pignoramento, divengono attuali sempre che il pignoramento non divenga poi inefficace per il mancato adempimento delle formalità di cui all'art. 156 disp. att. c.p.c.; – l'inefficacia del pignoramento, nel quale si è convertito il sequestro, opera di diritto, ma deve essere eccepita dal debitore esecutato, prima di ogni altra difesa (artt. 630 e 562 c.p.c.), nell'ambito del processo esecutivo promosso dal creditore procedente. Concorso con gli altri creditoriSe i beni sequestrati sono stati oggetto di esecuzione da parte di altri creditori, il sequestrante partecipa con essi alla distribuzione della somma ricavata, ai sensi dell'art. 686, comma 2 c.p.c. Al riguardo, infatti, è da tener presente che: – l'art. 158 disp. att. c.p.c. dispone che quando dall'atto di pignoramento o dai pubblici registri risulti l'esistenza di un sequestro conservativo sui beni pignorati, il creditore pignorante deve darne avviso al sequestrante attraverso la notifica dell'avviso ex art. 498 c.p.c.; – l'art. 547, ultimo comma c.p.c. dispone che il creditore pignorante deve chiamare nel processo il sequestrante nel termine perentorio fissato dal giudice. La norma in esame va, dunque, intesa nel senso che il creditore che abbia eseguito un sequestro sui beni pignorati al momento del pignoramento, può intervenire nell'esecuzione forzata promossa da altro creditore, insieme ai creditori muniti di titolo esecutivo e a quelli che hanno un diritto di pegno o un diritto di prelazione risultante da pubblici registri o sono titolari di un credito di somma di denaro risultante dalle scritture contabili di cui all'art. 2214 c.c. Ai fini della partecipazione alla distribuzione della somma ricavata, invece, occorre che i sequestranti, il cui credito sia stato nel frattempo accantonato, abbiano ottenuto un titolo esecutivo nel termine di tre anni stabilito dall'art. 510, comma 3, c.p.c. (Capponi, L'intervento del creditore sequestrante nel processo di espropriazione del bene successivamente pignorato, in Riv. dir. proc., 1987, 848 ss.; Capponi, Note in tema di concorso tra misure cautelari e misure esecutive, in Giust. civ., 1989). Nel caso in cui siano sottoposti a sequestro dei beni il cui valore eccede il limite massimo concesso dal giudice, può essere richiesta la riduzione del sequestro. Nel codice non vi è una norma specifica relativa alla riduzione del sequestro conservativo, ma la giurisprudenza la ritiene ammissibile, richiamando la disciplina prevista per la riduzione del pignoramento (cfr. Cass. n. 7218/1997; Cass. n. 2589/1988). BibliografiaCapponi, Note in tema di concorso tra misure cautelari e misure esecutive, in Giust. civ., 1989; Capponi, L'intervento del creditore sequestrante nel processo di espropriazione del bene successivamente pignorato, in Riv. dir. proc., 1987, 848 ss.; Conte, Il sequestro conservativo, in I procedimenti sommari e speciali, II, Procedimenti cautelari, a cura di Chiarloni e Consolo, 2005; Ferri, Voce Sequestro, in Dig. civ., XVIII, 1998; Mastrogiovanni, La conversione del sequestro conservativo in pignoramento, in Riv. esecuz. forzata, 1/2024. |