Codice di Procedura Civile art. 687 - Casi speciali di sequestro.

Giorgia Viola

Casi speciali di sequestro.

[I]. Il giudice può ordinare il sequestro delle somme o delle cose che il debitore ha offerto o messo comunque a disposizione del creditore per la sua liberazione [1208 2, 1209 c.c.], quando è controverso l'obbligo o il modo del pagamento o della consegna, o l'idoneità della cosa offerta [1206, 1216 c.c.].

Inquadramento

La norma in commento disciplina il c.d. sequestro liberatorio, che costituisce uno strumento messo a disposizione del debitore, che contesta la sussistenza del debito o l'oggetto o il modo della prestazione a cui è tenuto o che nutre dei dubbi sull'individuazione della persona alla quale deve essere effettuata ma voglia evitare di subire gli effetti della mora.

L'istituto risponde all'esigenza del debitore di evitare la c.d. mora debendi, ossia le conseguenze di una sua responsabilità per l'eventuale danneggiamento (o anche per la perdita o distruzione) del bene, oggetto della disputa tra le parti, da doversi consegnare, e/o la conseguente impossibilità di consegnarlo.

In tali casi, infatti, una volta che sia stato disposto il sequestro liberatorio della somma che si assume dovuta e chiuso il giudizio di merito con la condanna del debitore, quest'ultimo non può essere chiamato a rispondere anche per gli interessi e la rivalutazione sulla somma dovuta (così Cass. n. 10992/2003).

Il provvedimento può essere concesso dal giudice solo su richiesta del debitore. In questo senso, Cass. n. 19157/2014; Cass. n. 10992/2003.

Affinché tale forma di sequestro possa trovare applicazione è necessaria la presenza di una controversia circa la sussistenza dell'obbligo di dare cose o somme di denaro che dovrà essere risolta dal giudice nel successivo giudizio di merito.

Da qui la differenza tra l'offerta reale e il sequestro liberatorio: nel primo caso, il debitore – che non contesta il debito – intende mettere in mora il creditore, il quale rifiuti di ricevere la prestazione, mentre nel sequestro liberatorio, presupposto necessario per la operatività del procedimento cautelare in questione è la contestazione.

Il sequestro liberatorio può essere richiesto, oltre che in corso di causa, anche prima che venga instaurato il giudizio di merito.

L'art. 687 c.p.c. parla, infatti, di controversia, il cui termine non presuppone affatto ed in assoluto la pendenza di un giudizio, ma può essere, più genericamente, intesa come esistenza di una espressa contestazione non radicata davanti al giudice, della esistenza di un debito verso il creditore (Il termine controversia è indicato, senza alcuna specificazione se si tratti o no di controversia giudiziaria, da Trib. Roma 22 aprile 1995, in Gius.; Cass. n. 3354/1990, in Giust. civ. Mass., 1994, fasc. 4).

Non è possibile, invece, avvalersi di tale strumento in presenza di un titolo esecutivo giudiziale, recante condanna al pagamento d'una somma di danaro, restando al debitore esecutato, per evitare il pignoramento, soltanto di provvedere – salvo l'esperimento dei possibili mezzi di gravame in sede cognitoria – a norma dell'art. 494 c.p.c. al versamento all'ufficiale giudiziario procedente della somma richiesta (Cass. n. 3354/1990).

La disciplina del procedimento in esame si uniforma per ciò che attiene ai presupposti per la sua emissione alla generale disciplina in tema di procedimenti cautelari.

Sono, quindi, condizioni necessarie per la proposizione del ricorso e l'ottenimento del conseguente provvedimento, in ossequio a quanto generalmente previsto dal legislatore in tema di procedimenti cautelari, i presupposti del fumus, e quello del periculum in mora Ceccherini, 1991, II, 401 ss.; in giurisprudenza, Trib. Prato 4 maggio 1988, in Foro it., 1989).

Una delle questioni maggiormente dibattute in dottrina è se l'istituto in esame abbia o meno una autonomia tale da differenziarsi dal sequestro giudiziario e da quello conservativo disciplinati dal codice di rito.

Al riguardo la dottrina è profondamente discordante.

Vi è chi ha attribuito all'istituto in esame una natura sui generis, mancando in ogni caso il presupposto del sequestro conservativo, ossia il diritto di credito da tutelare, sia quello del sequestro giudiziario, ossia la esistenza di una controversia sulla proprietà o il possesso del bene (cfr. Calvosa, 1970; Protetti, 1982; Satta, 1959).

Chi, al contrario, ha tentato di ricondurre il provvedimento in oggetto nell'alveo del sequestro conservativo (Rocco, Trattato di diritto processuale civile, V, 1960), o in quello giudiziario (Carnelutti, Istituzioni, Milano ed. III), arrivando a definirlo sequestro giudiziario «speciale» (Vellani, 1955).

Ai fini dell'individuazione del giudice competente occorre pur sempre far capo agli artt. 672 e 673 c.p.c. e la causa di merito alla quale è necessario riferirsi per la determinazione della competenza è quella che sfocia nella decisione sulla sussistenza dell'obbligo, attenendo quella sulla validità dell'offerta ai presupposti della causa di sequestro, non idonea comunque a fondare la competenza di alcun giudice (Cass. n. 5078/1987).

Bibliografia

Calvosa, Il processo cautelare, (i sequestri e i provvedimenti d'urgenza), 1970; Carnelutti, Istituzioni, Milano, 1956; Ceccherini, Funzione cautelare del sequestro liberatorio, in Giust. civ., 1991, II; Protetti, Il sequestro civile, 1982; Rocco, Trattato di diritto processuale civile, V, 1960; Satta, Diritto processuale civile, 1959; Vellani, La conversione del sequestro conservativo in pignoramento, Milano, 1955.

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