Decreto del Presidente della Repubblica - 29/09/1973 - n. 602 art. 50 - Termine per l'inizio dell'esecuzione12.

Rosaria Giordano

Termine per l'inizio dell'esecuzione123.

[1. Il concessionario procede ad espropriazione forzata quando è inutilmente decorso il termine di sessanta giorni dalla notificazione della cartella di pagamento al soggetto nei confronti del quale procede, salve le disposizioni relative alla dilazione ed alla sospensione del pagamento 4.

2. Se l'espropriazione non è iniziata entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento, l'espropriazione stessa deve essere preceduta dalla notifica, da effettuarsi con le modalità previste dall'articolo 26, di un avviso che contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni5.

3. L'avviso di cui al comma 2 è redatto in conformità al modello approvato con decreto del Ministero delle finanze e perde efficacia trascorso un anno dalla data della notifica6.]

[1] Articolo abrogato dall'articolo 241, comma 1, lettera c), del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33, con applicazione a decorrere dal 1° gennaio 2026, a norma di quanto previsto dall'articolo 243 del D.Lgs. 33/2025 medesimo. Per le nuove disposizioni legislative in materia di versamenti e di riscossione, di cui al presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 146 del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33.

[3] In riferimento al presente articolo vedi il Provvedimento 17 febbraio 2015.

[6] Comma modificato dall'articolo 26, comma 18, del D.L. 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 settembre 2020, n. 120.

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 50 del d.P.R. n. 602/1973, il concessionario della riscossione non può iniziare la procedura esecutiva se è decorso più di un anno dalla notifica della cartella di pagamento, ma deve notificare un atto, l`intimazione di pagamento, che ha sostituito l'avviso di mora, con il quale intima al debitore di provvedere al pagamento del debito entro i successivi 5 giorni; nel caso in cui entro il predetto termine non dovesse intervenire il pagamento, il concessionario può iniziare l'esecuzione forzata del credito erariale. L'avviso di intimazione perde efficacia dopo un anno dalla notifica.

Proprio dalla previsione in commento si desume che la notificazione della cartella di pagamento costituisce atto preliminare indefettibile per l'effettuazione di un pignoramento da parte dell'agente della riscossione, atteso che la cartella di pagamento, a mente dell'art. 25 del d.P.R. cit., assolve uno actu le funzioni svolte, ex art. 479 c.p.c., dalla notificazione del titolo esecutivo e del precetto nella espropriazione forzata codicistica, e che il disposto dell'art. 50 del medesimo d.P.R. depone univocamente in tal senso (Cass. n. 3021/2018).

Secondo un'interpretazione costituzionalmente orientata, espressione di un principio immanente nel nostro ordinamento, la nozione di “termine processuale” non può ritenersi limitata all'ambito del compimento degli atti successivi all'introduzione del processo, dovendo invece estendersi anche a termini entro i quali lo stesso deve essere instaurato quando la proposizione della domanda costituisca l'unico rimedio per la tutela dei diritti che si assume leso. Sicché non è soggetto alla sospensione feriale il termine dilatorio di sessanta giorni di cui all'art. 50, comma 1, del d.P.R. n. 602/1973 per procedere ad esecuzione forzata da parte del concessionario, poiché non costituisce termine processuale, non incidendo sul diritto ad agire, anche in considerazione dell'alternatività dell'iscrizione ipotecaria rispetto all'espropriazione ordinaria e del fatto che l'iscrizione si colloca tra la notificazione della cartella di pagamento e il pignoramento (Cass. n. 11604/2021).

Scopo dell'avviso di intimazione

La norma in esame stabilisce che l'Agente della riscossione non può iniziare la procedura esecutiva se è decorso più di un anno dalla notifica della cartella di pagamento, in quanto è tenuto prima a notificare un atto, l`intimazione di pagamento (che ha sostituito l'avviso di mora) con cui intima al debitore di provvedere al pagamento del debito entro i successivi 5 giorni: nel caso in cui entro il predetto termine non dovesse intervenire il pagamento, il concessionario può iniziare l'esecuzione forzata del credito erariale. L'avviso di intimazione perde efficacia dopo un anno dalla notifica, termine opportunamente esteso, per evitare la proliferazione di tali atti, dall'art. 26, comma 18, del d.l. n. 76/2020, conv. con modif., dalla l. n. 120/2020, rispetto a quello precedente di 180 giorni.

L'avviso di intimazione ha la funzione, quindi, di riattivare il procedimento di riscossione del credito tributario.

L'atto contemplato dalla disposizione in commento riveste ormai una valenza essenziale anche ai fini dell'individuazione del giudice deputato a conoscere delle controversie su fatti incidenti sulla pretesa tributaria: come hanno chiarito, sulla scorta della fondamentale sent. n. 114/2018 della C. cost, le Sezioni Unite della Corte di cassazione, infatti, in tema di controversie su atti di riscossione coattiva di entrate di natura tributaria, il discrimine tra giurisdizione tributaria e giurisdizione ordinaria deve essere individuato nei seguenti termini: alla giurisdizione tributaria spetta la cognizione sui fatti incidenti sulla pretesa tributaria (inclusi i fatti costitutivi, modificativi od impeditivi di essa in senso sostanziale) che si assumano verificati fino alla notificazione della cartella esattoriale o dell'intimazione di pagamento, se validamente avvenute, o fino al momento dell'atto esecutivo, in caso di notificazione omessa, inesistente o nulla degli atti prodromici; alla giurisdizione ordinaria spetta la cognizione sulle questioni di legittimità formale dell'atto esecutivo come tale (a prescindere dalla esistenza o dalla validità della notifica degli atti ad esso prodromici) nonché sui fatti incidenti in senso sostanziale sulla pretesa tributaria, successivi all'epoca della valida notifica della cartella esattoriale o dell'intimazione di pagamento o successivi, in ipotesi di omissione, inesistenza o nullità di detta notifica, all'atto esecutivo cha abbia assunto la funzione di mezzo di conoscenza della cartella o dell'intimazione (Cass. S.U., n. 7822/2020, in IUS - Processo civile, con nota di Lauropoli).

Per altro verso, occorre considerare che l'iscrizione ipotecaria prevista dall'art. 77 del d.P.R. n. 602/1973 non costituisce atto dell'espropriazione forzata, ma va riferita ad una procedura alternativa all'esecuzione forzata vera e propria, sicché può essere effettuata anche senza la necessità di procedere alla notifica dell'intimazione di cui all'art. 50, comma 2, del d.P.R. n. 602, cit., la quale è prescritta per l'ipotesi in cui l'espropriazione forzata non sia iniziata entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento (Cass. S.U., n. 9817/2024).

Contenuto

L'atto contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni e deve essere redatto, come la cartella di pagamento, in conformità al modello approvato con decreto del Ministero delle finanze.

L'avviso di intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo, da notificarsi al contribuente ai sensi dell'art. 50, commi 2 e 3, del d.P.R. n. 602 del 1973, ha un contenuto vincolato, in quanto deve essere redatto in conformità al modello approvato con decreto del Ministero dell'Economia, sicché é sufficiente che la motivazione faccia riferimento alla cartella di pagamento in precedenza notificata (Cass. n. 10692/2024; Cass. n. 28689/2018; conf., tra le molte, Comm. Trib. prov.le Cremona II, n. 39/2017).

Interruzione del termine di prescrizione

L'avviso in esame contenendo un'intimazione ad adempiere è idoneo a interrompere la prescrizione ex art. 2943 c.c. (Cass. n. 2227/2018).

Tuttavia, la notifica dell'atto di intimazione non ha anche un effetto sospensivo della prescrizione del credito, il cui termine riprende a decorrere dalla data della notifica, senza che rilevi il termine di sessanta giorni concesso al debitore per l'adempimento, durante il quale, ai sensi del combinato disposto degli artt. 25, comma 2, e 50, comma 1, del d.P.R. n. 602/1973, è preclusa ogni azione esecutiva da parte del concessionario (cfr. Cass. n. 6499/2021, in tema di riscossione di crediti contributivi).

Impugnazione

L'avviso di intimazione può essere impugnato per vizi propri, oppure, in caso di mancata notificazione della cartella di pagamento, per far valere un vizio della sequenza procedimentale, deducendone la nullità per omessa notifica dell'atto presupposto, o per contestare, in alternativa, la stessa pretesa tributaria azionata di cui il contribuente può dedurre di essere venuto per la prima volta a conoscenza; poiché segue la notifica della cartella di pagamento, tale atto non ha necessità di particolare motivazione, risultando sufficiente che in esso siano richiamate le cartelle di pagamento che ne costituiscono il presupposto e che contengono le ragioni della pretesa tributaria (ex multis, Cass. n. 27216/2014; per alcune applicazioni v., di recente, Trib. Salerno, sez. lav., n. 1137/2019).

Nella giurisprudenza più recente, peraltro, la stessa S.C. ha affermato che, almeno in tema di riscossione a mezzo ruolo di somme dovute all'Amministrazione finanziaria in forza di rapporti di diritto privato, la mancata impugnazione della cartella di pagamento da parte dell'obbligato non determina alcuna preclusione, ben potendo il debitore proporre le opposizioni all'esecuzione e agli atti esecutivi, a norma dell'art. 29 d.lgs. n. 46/1999, nelle forme ordinarie, ossia ai sensi degli artt. 615 e 617 c.p.c. Ne deriva che, ove alla notifica della cartella non segua, entro un anno, l'avvio dell'azione esecutiva, il debitore può sempre opporsi all'intimazione di pagamento successivamente notificata ai sensi dell'art. 50 d.P.R. n. 602/1973, per contestare il diritto di procedere ad esecuzione forzata, trattandosi di opposizione «pre-esecutiva» ex art. 615, comma 1, c.p.c. (Cass. n. 6833/2021).

Casistica

In tema di accertamento ai fini IRAP e IVA a carico di una società di persone, non ricorrendo un'ipotesi di litisconsorzio necessario tra la stessa ed i soci, atteso che l'atto impositivo non implica una rettifica del reddito dell'ente e, quindi, di quello dei soci, l'Amministrazione finanziaria può notificare l'avviso di mora per l'obbligazione dell'ente direttamente al socio, poiché il diritto di difesa dello stesso è garantito dalla possibilità di contestare la pretesa originaria, impugnando contestualmente gli atti presupposti, la cui notificazione sia stata omessa o risulti irregolare (Cass. n. 6531/2018).

In tema di riscossione a mezzo ruolo di somme dovute all'Amministrazione finanziaria in forza di rapporti di diritto privato, la mancata impugnazione della cartella di pagamento da parte dell'obbligato non determina alcuna preclusione, ben potendo il debitore proporre le opposizioni all'esecuzione e agli atti esecutivi, a norma dell'art. 29 d.lgs. n. 46/1999, nelle forme ordinarie, ossia ai sensi degli artt. 615 e 617 c.p.c. Pertanto, ove alla notifica della cartella non segua, entro un anno, l'avvio dell'azione esecutiva, il debitore può sempre opporsi all'intimazione di pagamento successivamente notificata ai sensi dell'art. 50 d.P.R. n. 602/1973, per contestare il diritto di procedere ad esecuzione forzata, trattandosi di opposizione “pre-esecutiva” ex art. 615, comma 1, c.p.c. (Cass. n. 6833/2021).

Bibliografia

Basilavecchia, Funzione impositiva e forme di tutela, Torino 2013; Carinci, Autonomia e indipendenza del procedimento di iscrizione a ruolo rispetto alla formazione della cartella di pagamento, in Rivista di giurisprudenza tributaria, 2011, n. 11, 975 ss.; Giordano, Bartolini, Succio, La riscossione dei tributi, Milano 2020; Giovannini, Riscossione in base al ruolo e agli atti di accertamento, in Rass. trib., 2011, n. 1, 33.

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