Codice di Procedura Civile art. 479 - Notificazione del titolo esecutivo e del precetto.Notificazione del titolo esecutivo e del precetto. [I]. Se la legge non dispone altrimenti [654 2, 677 1; 156 1 att.], l'esecuzione forzata deve essere preceduta dalla notificazione del duplicato informatico del titolo o di sua copia attestata conforme all'originale [475] e del precetto [480]1. [II]. La notificazione del titolo esecutivo deve essere fatta alla parte personalmente a norma degli articoli 137 e seguenti2. [III]. Il precetto può essere redatto di seguito al titolo esecutivo ed essere notificato insieme con questo, purché la notificazione sia fatta alla parte personalmente.
[1] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7 lett. a) , d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, che ha sostituito le parole «del duplicato informatico del titolo o di sua copia» alle parole «del titolo in copia» . L'art. 7, comma 4, del citato decreto dispone che: «Fermo quanto previsto dall'articolo 35, commi 1 e 8, del decreto legislativo n. 149 del 2022, le disposizioni di cui agli articoli 474, 475, 478 e 479 del codice di procedura civile, come modificate dallo stesso decreto legislativo e dal presente decreto, si applicano anche ai titoli esecutivi messi in esecuzione successivamente al 28 febbraio 2023 e agli atti di intervento nella procedura esecutiva depositati successivamente a tale data» . Precedentemente il presente comma è stato modificato dall'art. 3, comma 34, lett. e), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito le parole: «in copia attestata conforme all'originale» alle le parole « in forma esecutiva» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [2] Le parole « ma, se esso è costituito da una sentenza, la notificazione, entro l'anno dalla pubblicazione, può essere fatta a norma dell'articolo 170 » che figuravano in fine al comma, sono state soppresse, in sede di conversione, dall'art. 23 lett. e) n. 3 d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv. con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80, con effetto dalla data indicata sub art. 476. Per la disciplina transitoria v. art. 2 3-sexies d.l. n. 35, cit., sub art. 476.
InquadramentoLa notifica del titolo esecutivo e quella dell'atto di precetto al debitore hanno lo scopo, rispettivamente, di rendere edotto lo stesso degli elementi essenziali dell'azione esecutiva e di dare al medesimo la possibilità di adempiere spontaneamente entro il termine di dieci giorni dalla notifica. La nullità della notifica del titolo può essere fatta valere mediante opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 8306/2008) ed è suscettibile di sanatoria se vengono fatti valere anche vizi di merito (Cass. III, n. 10327/2014). La nullità della notifica del precetto di regola si sana, invece, per raggiungimento dello scopo processuale dell'atto se viene proposta opposizione agli atti esecutivi (Cass. VI, n. 13038/2013). La notifica del titolo esecutivo può avvenire separatamente o contestualmente a quella dell'atto di precetto. In generale, il processo esecutivo, che sia iniziato senza essere preceduto dalla notificazione o comunque dalla valida notificazione del titolo esecutivo e/o dell'atto di precetto, è viziato da invalidità formale, che può essere fatta valere con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. VI-3, n. 1096/2021). Proprio con riguardo alle regole stabilite dalla disposizione in commento la Corte di cassazione ha di recente ribadito il generale principio per il quale, tuttavia, l'opposizione agli atti esecutivi con cui si censura un vizio meramente formale è, di regola, inammissibile se l'opponente non deduce le ragioni per le quali l'erronea applicazione della regola processuale ha determinato una lesione del suo diritto di difesa o un altro pregiudizio incidente sull'andamento o sull'esito del processo; fa eccezione il caso in cui la violazione delle norme processuali abbia comportato, con immediata evidenza, la definitiva soppressione delle prerogative difensive riconosciute alla parte in relazione alle peculiarità del processo esecutivo (Cass. n. 27424/2023, in judicium.it, con nota di Giaquinto). Notifica del titolo esecutivoLa disposizione in esame stabilisce che, salve diverse previsioni di legge, l'esecuzione forzata deve essere preceduta dalla notifica del titolo esecutivo e del precetto: l'obiettivo è quello di rendere edotta la parte degli elementi essenziali dell'azione esecutiva che si va ad intraprendere e di consentire alla stessa di adempiere spontaneamente, al fine di evitare l'esecuzione. Il titolo deve essere notificato in copia attestata, anche dall'avvocato, conforme all'originale ovvero in duplicato informatico, secondo quanto previsto dal correttivo varato dal d.lgs. n. 164/2024 alla riforma Cartabia. Ciò in quanto, come è stato esplicitato nella Relazione Illustrativa, il Codice dell'Amministrazione digitale stabilisce (art. 1, comma 1, lett. i-quinquies, e art. 23-bis), che il duplicato informatico è «il documento informatico ottenuto mediante la memorizzazione ... della medesima sequenza di valori binari del documento originario» e se prodotto in conformità alle linee guida dettate dall'Agenzia per l'Italia digitale ha il medesimo valore giuridico del documento informatico da cui è tratto. Esso, quindi, è in tutto e per tutto identico all'originale e dunque, una volta che il creditore sia munito di questo, richiedere il rilascio di una copia attestata conforme all'originale costituirebbe un inutile aggravio di oneri e di tempi. Il titolo esecutivo, ai sensi del secondo comma della norma in commento, deve essere notificato alla parte personalmente. Ne consegue che se la semplice notificazione della sentenza al procuratore costituito è idonea a far decorrere i termini brevi per l'impugnazione (Cass. S.U., n. 12898/2011), per procedere ad esecuzione forzata occorrerà in ogni caso notificare la sentenza, munita di formula esecutiva (ed il precetto). Tale regola, in omaggio al principio tempus regit actum, trova applicazione solo per gli atti successivi all'entrata in vigore della nuova disciplina (Cass. III, n. 17570/2013). In sostanza, la notificazione della sentenza in forma esecutiva eseguita alla controparte personalmente anziché al procuratore costituito non è idonea a far decorrere il termine breve per l'impugnazione (Cass. n. 9413/2016). Tuttavia, pure nel novellato regime, qualora il titolo esecutivo costituito da una sentenza (o da altro provvedimento avente natura di titolo esecutivo) venga notificato al difensore della parte nel giudizio in cui il titolo si è formato, domiciliatosi presso la stessa parte, la notificazione, pur difforme dallo schema legale della suddetta norma per non essere stata indirizzata alla parte personalmente, non può ritenersi nulla, perché è idonea al raggiungimento dello scopo che una notifica eseguita personalmente alla parte medesima avrebbe dovuto raggiungere, cioè quello di determinare la conoscenza del titolo in capo ad essa (Cass. III, n. 5591/2011). La S.C. ha chiarito, peraltro, che la nullità della notificazione del titolo esecutivo, quand'anche costituito da un provvedimento giudiziale, fatta al procuratore costituito nel processo, anziché alla parte personalmente, ai sensi dell'art. 479, comma 2, è sanabile in dipendenza del raggiungimento dello scopo, allorché l'intimato abbia comunque sviluppato difese ulteriori rispetto al profilo della mancata notifica di persona, così rivelando un'idonea conoscenza dell'atto, mentre, ove non siano addotte contestazioni diverse da quella della nullità della notificazione, la stessa può rilevare soltanto in caso di allegazione, e di eventuale prova, delle specifiche limitazioni o compressioni del diritto di difesa che, anche in rapporto alle peculiarità del caso di specie, ne siano derivate (Cass. III, n. 10327/2014). In sostanza, la nullità della notificazione di un titolo esecutivo, compiuta nei confronti del difensore domiciliatario anziché della parte personalmente, è sanata nell'ipotesi in cui il destinatario sia comunque riuscito a sviluppare in giudizio delle difese tali da rivelare una sua «idonea conoscenza dell'atto» (Cass. n. 2294/2018). Diversamente, nell'ipotesi di omessa notifica del titolo esecutivo, la conseguente nullità dell'atto di precetto non è sanabile per raggiungimento dello scopo ex art. 156, comma 3, anche laddove vengano dedotte questioni di merito (integranti cioè motivi di opposizione all'esecuzione: Cass. VI, n. 23894/2012; nel senso che la declaratoria di nullità del precetto si propaga in tale ipotesi su tutti gli altri atti successivi dell'esecuzione Trib. Bari n. 1059/2014; contra Trib. Perugia n. 405/2012). La notifica del titolo può avvenire separatamente a quella del precetto ovvero contestualmente alla stessa: mentre nel secondo caso è richiesta la notificazione di un atto complesso, contenente il titolo esecutivo ed il precetto redatto di seguito al primo, nel primo l'atto di precetto deve contenere solo il riferimento all'avvenuta notificazione del titolo esecutivo (Cass. III, n. 13161/2000). L'opposizione a precetto, con la quale si denunci la mancata effettuazione della notifica del titolo esecutivo, non incide sul diritto di procedere alla esecuzione ma determina solo l'invalidità degli atti logicamente successivi (Cass. III, n. 15275/2006). È stato chiarito che nel giudizio di opposizione agli atti esecutivi promosso dal debitore esecutato per denunciare che il precetto non è stato preceduto o accompagnato dalla notifica del titolo esecutivo, è onere dell'opponente stesso, ai sensi dell'art. 2697 c.c., fornire la prova del dedotto fatto impeditivo dell'ulteriore svolgimento della azione esecutiva, senza che la negatività del fatto escluda od inverta l'onere della prova (Cass. III, n. 13212/2015). Casistica La disposizione contenuta nel secondo comma dell'art. 654, per la quale, se il titolo esecutivo è costituito da un decreto ingiuntivo non è necessaria una nuova notificazione del medesimo, essendo sufficiente che nel precetto si indichino le parti e la data della notifica dell'ingiunzione e si menzioni il provvedimento che ha disposto l'esecutorietà e l'apposizione della formula esecutiva, è volta a semplificare l'inizio del procedimento esecutivo, evitando una inutile duplicazione della notifica del titolo – già avvenuta ai fini della decorrenza del termine per la proposizione dell'opposizione – ed integrandola se il titolo in quel momento non era ancora munito di esecutività (Cass. III, n. 12731/2007). Qualora il titolo esecutivo giudiziale si sia formato nei confronti del condominio, il creditore che intenda procedere nei confronti del singolo condomino quale obbligato «pro quota» deve preventivamente notificare a quest'ultimo il titolo esecutivo ed il precetto, al fine di consentirgli lo spontaneo adempimento o le opportune contestazioni circa il proprio “status” di partecipe al condominio oppure circa la sua responsabilità per quella specifica obbligazione condominiale, pena la nullità del precetto, da denunciare nelle forme e nei termini di cui all'art. 617, comma 1, c.p.c., senza che sia necessario allegare e dimostrare alcun ulteriore pregiudizio, diverso da quello insito nel mancato rispetto della predetta formalità (Cass. III, n. 20590/2022; Cass. n. 8150/2017). Laddove il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo si concluda con una sentenza di parziale accoglimento, recante tuttavia un'autonoma condanna dell'opponente-debitore al pagamento, in favore dell'opposto-creditore, di una somma inferiore a quella oggetto di ingiunzione, il titolo esecutivo è costituito, pur in mancanza di una revoca espressa del decreto ingiuntivo, esclusivamente dalla sentenza di condanna, che costituisce dunque il titolo da notificare, ai sensi dell'art. 479, risultando inapplicabile la norma dell'art. 654 al precetto intimato prima di procedere all'esecuzione forzata (Cass. III, n. 20052/2013). La sentenza di appello che confermi quella di primo grado in ordine alla data di scadenza del contratto di locazione, ma non contenga la fissazione del termine per il rilascio previsto dall'art. 56 l. n. 392/1978, indicato invece nella pronuncia impugnata, costituisce l'esclusivo titolo esecutivo da notificare, unitamente al precetto (non avendo il provvedimento omesso alcun contenuto decisorio ed essendo possibile solo il ricorso al giudice dell'esecuzione per l'indicazione della data di rilascio), in quanto la sentenza d'appello si sostituisce sempre a quella impugnata, tanto se la riforma, quanto se la conferma e, conseguentemente, contiene tutti gli estremi necessari per l'esercizio della pretesa esecutiva, salvo il caso in cui non si determini alcun giudicato sulla pretesa sostanziale, ma soltanto un giudicato formale relativo esclusivamente alla improcedibilità-improponibilità del gravame (Cass. III, n. 29205/2008). La cassazione con rinvio della sentenza di appello confermativa di quella di primo grado costituente titolo esecutivo, ove il precetto non seguito dall'esecuzione sia stato intimato sulla base della combinazione tra sentenza di primo grado e sentenza di appello, ovvero ove l'esecuzione abbia avuto inizio successivamente alla sentenza di appello, determina, rispettivamente, la caducazione del precetto e dell'esecuzione a norma dell'art. 336, comma 2 (Cass. III, n. 3074/2013). Notifica del precettoL'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale, deve essere notificato alla parte personalmente in omaggio al disposto dell'art. 480, comma 4. L'omessa o irregolare notifica del precetto può essere fatta valere dall'intimato mediante opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 7047/1997). Peraltro, la nullità della notifica dell'atto di precetto è di regola sanata per raggiungimento dello scopo processuale dell'atto quando è proposta da parte del debitore opposizione agli atti esecutivi, salvo che il vizio di notificazione sia di tale gravità da determinare l'inesistenza della stessa ovvero l'impossibilità di raggiungere il suo scopo tipico, lasciando all'intimato un termine ad adempiere inferiore a dieci giorni (Cass. VI, n. 13038/2013). Casistica Nell'espropriazione forzata, minacciata in virtù di ingiunzione dichiarata esecutiva ai sensi dell'art. 654, la mancata menzione, nell'atto di precetto, del provvedimento che ha disposto l'esecutorietà e dell'apposizione della formula, comporta non la inesistenza giuridica, ma la nullità del precetto medesimo – per effetto del combinato disposto degli artt. 654, 480 e 479 – la quale deve essere dedotta mediante opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 24226/2019): ne deriva che il giudice dell'esecuzione non può rilevare d'ufficio la mancanza, nel precetto, della data di apposizione della formula esecutiva e la fondatezza dell'opposizione proposta avverso il conseguente provvedimento di improcedibilità della procedura mobiliare (Cass. n. 4649/2006). L'ordinanza di assegnazione, costituendo titolo esecutivo nei confronti del terzo, può essere notificata unitamente al precetto, ma se nella stessa viene fissato un termine, decorrente dalla notifica, per effettuare il pagamento, il terzo che adempia entro la scadenza non può essere tenuto a sopportare le spese del precetto, ove intimate, perché superflue ed in quanto il credito, se ancora sussistente, non era eseguibile al momento del precetto (Cass. n. 13112/2017). In tema di mutuo edilizio, in caso di subentro nella posizione del mutuatario a seguito di accollo la notifica dell'atto di precetto va eseguita ex art. 480 nei confronti dell'accollante personalmente ex artt. 137 ss., ossia nel suo indirizzo di residenza ovvero nel domicilio eletto nell'atto di accollo, ma non nel domicilio suppletivo indicato dal mutuatario originario nel contratto di mutuo, giacché, diversamente da quanto previsto in tema di mutuo fondiario, l'elezione di domicilio compiuta da quest'ultimo non produce effetti nei confronti dell'accollante, che subentra nelle sole obbligazioni sostanziali del precedente mutuatario e non nell'intera posizione (Cass. n. 12173/2016). Per procedere all'esecuzione dei provvedimenti possessori di natura sommaria non deve essere seguita la disciplina normativa dell'esecuzione forzata relativa agli obblighi di fare stabilita negli artt. 612-614: ne deriva che, a tal fine, non è necessaria la notificazione del precetto (con la conseguenza che le spese sostenute per la sua eventuale intimazione non sono ripetibili) ma, esclusivamente, la notifica del titolo esecutivo, e, in caso di contestazione relativa alle modalità di attuazione del provvedimento, deve essere proposto ricorso, ai sensi dell'art. 669-duodecies allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento sommario (Cass. III, n. 6621/2008). I provvedimenti interinali di reintegrazione hanno il carattere della esecutività, ma non danno luogo ad esecuzione forzata, atteso che, con essi, non si realizza ad un'alternativa tra adempimento spontaneo ed esecuzione forzata, ma un fenomeno intrinsecamente coattivo di esecuzione che si svolge ex officio iudicis. Pertanto, la loro esecuzione deve avvenire omettendo l'osservanza delle formalità dell'ordinario processo di esecuzione e, quindi, senza preventiva notificazione del precetto, bastando, nei confronti dell'intimato, che il provvedimento sia notificato in forma esecutiva, con la conseguenza che le spese del precetto, ove intimato, non sono ripetibili (Cass. III, n. 407/2006). BibliografiaAndolina, Contributo alla dottrina del titolo esecutivo, Milano, 1982; Bellé, Tutela giudiziale e tutela esecutiva, in Riv. esecuz. forzata, 2005, 502; Carpi, La provvisoria esecutività della sentenza, Milano, 1979; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2019; Costantino, Le espropriazioni forzate speciali, Milano, 1984; Cuffaro, Novità e problemi in tema di rilascio di immobili (riflessioni a prima lettura della legge n. 80/2005), in Corr. mer., 2005, n. 7, 750; De Stefano, Il nuovo processo di esecuzione, Milano, 2006; Finocchiaro, L'efficacia esecutiva del verbale di conciliazione giudiziale: ieri, oggi e domani, in Giust. civ., 2003, n. 7-8, 1459; Giordano, Titolo esecutivo e precetto, in La nuova espropriazione forzata a cura di Delle Donne, Bologna, 2017; Grasso, Titolo esecutivo, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992, 685; Impagnatiello, Sentenze costitutive, condanne accessorie e provvisoria esecutività, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2005, 751; Liebman, Per una nozione dell'atto di precetto, in Foro it., 1931, I, 489; Lorenzetto Peserico, La successione nel processo esecutivo, Padova, 1983; Luiso, L'efficacia del titolo esecutivo verso i terzi, Padova, 1979; Mandrioli, Sulla correlazione necessaria tra condanna ed eseguibilità forzata, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1976, 1342; Mandrioli, Precetto e inizio dell'esecuzione forzata, in Giur. it. 1954, I, 2, 825; Massari, Titolo esecutivo, in Nss. D.I., XIX, Torino, 1973, 375; Nicoletti, Precetto, in Enc. dir., XXXIV, Milano, 1985, 848; Persico, Precetto, in Nss. D.I., XIII, Torino, 1966, Saletti, Le (ultime) novità in tema di esecuzione forzata, in Riv. dir. proc., 2006, 194; Satta, L'esecuzione forzata, Torino, 1963; Tarzia, Omessa notifica del titolo esecutivo, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1959, 1044; Tomei, I difficili nodi dell'atto di precetto, in Studi in onore di Liebman, Milano, 1979, III, 2399; Vaccarella, Titolo esecutivo, precetto, opposizioni, Torino, 1993; Verde, Osservazioni sulla natura del precetto come atto di costituzione in mora, in Foro it. 1960, I, 980. |