Codice di Procedura Civile art. 558 - Limitazione dell'espropriazione.

Rinaldo D'Alonzo

Limitazione dell'espropriazione.

[I]. Se un creditore ipotecario [2808 c.c.] estende il pignoramento a immobili non ipotecati a suo favore, il giudice dell'esecuzione [484] può applicare il disposto dell'articolo 496, oppure può sospenderne la vendita fino al compimento di quella relativa agli immobili ipotecati [2911 1 c.c.].

Inquadramento

La disposizione in commento viene generalmente ricondotta alla previsione di cui all'art. 2911 c.c. poiché rispetto ad essa si pone, secondo l'orientamento prevalente, in termini di complementarità (Andreoli, 224). In particolare, ove si legga l'art. 558 c.p.c. in uno con la disposizione di cui all'art. 2911 c.c., ci si avvede del fatto che la prima costituisce la declinazione processuale del principio sostanziale contenuto nella seconda. Infatti se l'art. 2911 stabilisce che il creditore, ove garantito da ipoteca su uno o più immobili del debitore, non possa pignorare altri immobili del medesimo debitore se prima non sottoponga a pignoramento anche quelli ipotecati, l'art. 558 c.p.c. assicura lo strumento processuale attraverso il quale questo principio viene attuato, prevedendo che il giudice dell'esecuzione possa operare una riduzione del pignoramento, a norma dell'art. 496 c.p.c., oppure sospendere la vendita dei gli immobili non ipotecati fino a quando non si sarà perfezionata quella relativa agli immobili gravati dalla garanzia reale, cui l'art. 2911 si riferisce.

Diversamente dall'art. 2080 c.c. del codice del 1865, l'espropriazione di beni non ipotecati non è più subordinata all'insufficienza dei beni ipotecati; il creditore potrà pignorare congiuntamente beni ipotecati e beni non ipotecati, ma questa possibilità è limitata ai casi in cui il valore dei beni ipotecati non appaia sufficiente a garantire una integrale tutela esecutiva del credito azionato.

Sul piano sistematico, l'istituto si inserisce allora nell'ambito della disciplina tesa a parametrare l'oggetto del processo esecutivo all'effettivo interesse da soddisfare (Mazzamuto, 244) in modo tale da contrastare esercizi di abusivo utilizzo dell'esecuzione forzata.

In plurime occasioni si è posto il problema di stabilire se l'art. 2911 c.c., e quindi il suo corrispondente processuale rappresentato dall'art 558 c.p.c., possa trovare applicazione anche quando oggetto del pignoramento siano stati beni mobili del debitore diversi dai beni immobili ipotecati. La dottrina tende a rispondere negativamente a questo interrogativo (Bongiorno, 39), ed anche la giurisprudenza sostiene una lettura restrittiva della norma, sicché al creditore assistito da prelazione ipotecaria sui beni immobili del debitore non sarebbe precluso pignorare beni mobili.

In particolare, secondo la giurisprudenza della Corte cassazione «l'art. 2911 c.c., mentre vieta al creditore pignoratizio di assoggettare ad esecuzione tutti i beni, mobili od immobili, del debitore, diversi da quelli gravati da pegno, fa invece divieto al creditore ipotecario soltanto di pignorare i beni immobili del debitore, diversi da quelli gravati da ipoteca, e così gli consente di pignorare qualsiasi bene mobile del debitore stesso, e, quindi, di intervenire nell'esecuzione mobiliare promossa da altro creditore, per il favore con cui è considerata l'esecuzione mobiliare, per la maggiore semplicità, speditezza ed economia» (Cass. n. 1294/1978).

L'assunto è stato condiviso anche in successivi arresti, nei quali si è ribadito che la norma di cui all'art. 2911 c.c., pone, per il creditore ipotecario, il divieto di sottoporre a pignoramento i beni immobili non ipotecati, ma non introduce anche il divieto di pignorare i beni mobili del debitore. La ratio, quale innanzi indicata, di tutela contemporanea dei creditori chirografari e del debitore esecutato, si realizza, pertanto, solo nell'ambito dell'espropriazione immobiliare, poiché ove il creditore ipotecario proceda, invece, alla sola espropriazione mobiliare, prevale la diversa giustificazione del favor che la legge accorda all'esecuzione mobiliare, per le sue caratteristiche di semplicità, speditezza ed economia (Cass. n. 702/2006; negli stessi termini Cass. n. 11177/2015, che ha ritenuto legittimo il pignoramento mobiliare di preziosi non gravati da pegno eseguito da un creditore ipotecario).

In questo senso si esprime anche la giurisprudenza di merito, nella quale si legge che le disposizioni contenute nell'art. 2911 c.c. tendono a consentire la realizzazione della soddisfazione dei creditori il cui il credito sia assistito da cause di prelazione in primo luogo sui beni che ne costituiscono l'oggetto, introducendo un regime di impignorabilità relativa dei beni non gravati dal diritto reale di garanzia. Ciò significa che ai creditori titolari di causa di prelazione non è precluso di soddisfarsi su beni diversi da quelli gravati da ipoteca o da pegno ma che la condizione per poter agire su tali beni è che l'azione esecutiva sia in corso anche su quelli che rendono operante la causa di prelazione. Il regime di impignorabilità opera però in modo differente a seconda che riguardi i beni ipotecati ovvero sottoposti a pegno. Nel primo caso, si ritiene che, sebbene il creditore ipotecario non possa procedere al pignoramento di immobili non ipotecati, qualora l'azione esecutiva non sia stata esercitata anche sui beni ipotecati, nessun limite incontri quanto alla promozione dell'espropriazione mobiliare. Al contrario, il creditore garantito da pegno non può esercitare alcuna azione esecutiva se non abbia pignorato anche i beni che costituiscono oggetto del pegno (Trib. Tempio Pausania 25 settembre 2012).

Sempre in giurisprudenza, si è altresì affermato che la riduzione del pignoramento può essere disposta anche con riferimento ad alcuni beni ipotecati, purché restino assoggettati ad esecuzione solo immobili ipotecati, poiché anche qui è necessario assicurare che l'oggetto del pignoramento non sia manifestamente esorbitante rispetto al credito della cui tutela si discute (Cass. n. 702/2006).

Modalità della limitazione

La limitazione dell'espropriazione prevista dalla disposizione in esame a tutela del debitore si declina nella enucleazione di due distinte possibilità: in primo luogo il giudice dell'esecuzione può disporre la riduzione del pignoramento ai sensi dell'art. 496 c.p.c., così determinando la necrosi della procedura esecutiva rispetto ai beni non ipotecati. È chiaro che per determinarsi in questa direzione il giudice dovrà compiere una valutazione prognostica in ordine alla sufficienza della somma ricavabile dalla vendita degli immobili ipotecati a soddisfare le ragioni del creditore procedente e delle spese di procedura.

Operata la riduzione, il giudice dovrà conseguentemente disporre la cancellazione del pignoramento sui beni non assistiti da garanzia ipotecaria.

Se viceversa vi sono ragioni per ritenere che non appaia certo il soddisfacimento del creditore ipotecario mediante la vendita dei beni gravati da ipoteca, l'alternativa che si apre al vaglio del giudice dell'esecuzione è quella della sospensione della vendita dei beni non ipotecati fino a quando quelli ipotecati non saranno venduti ho assegnati (Andreoli, 224; Bucolo, 785).

La dottrina ha altresì sostenuto la possibilità che le due opzioni possano essere esercitate d'ufficio dal giudice anche in assenza di una espressa richiesta dell'interessato (Tarzia, 344; Castoro, 555; Travi, 906), aggiungendo che il relativo provvedimento, che assumerà la forma dell'ordinanza, sarà suscettibile di costituire l'oggetto di una opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 5492/1984).

Bibliografia

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