Codice di Procedura Civile art. 562 - Inefficacia del pignoramento e cancellazione della trascrizione.

Rinaldo D'Alonzo

Inefficacia del pignoramento e cancellazione della trascrizione.

[I]. Se il pignoramento diviene inefficace per il decorso del termine previsto nell'articolo 497, il giudice dell'esecuzione con l'ordinanza di cui all'articolo 630 dispone che sia cancellata la trascrizione [172 att.].

[II]. Il conservatore dei registri immobiliari provvede alla cancellazione su presentazione dell'ordinanza (1).

(1) Comma modificato dal r.d. 20 aprile 1942, n. 504.

Inquadramento

Poiché l'estinzione della procedura esecutiva immobiliare non è sufficiente a restituire il bene alla libera circolazione sul mercato fino a quando non permane, su di esso (recte, contro il debitore esecutato), la trascrizione del pignoramento, la disposizione in commento si premura di specificare le modalità attraverso le quali il giudice ordina la cancellazione della formalità (Bucolo, 802; Satta, 355).

Nonostante il riferimento alla inefficacia del pignoramento per decorso del termine di 45 giorni di cui all'art. 497 c.p.c. (al cui commento si rimanda), è opinione condivisa quella per cui la disposizione in parola trovi applicazione in tutti i casi in cui il pignoramento perda efficacia, ivi compreso, ad esempio quello conseguente all'omesso deposito della documentazione ipocatastale nel termine di cui all'art. 576 c.p.c.; ciò in forza del suo necessario coordinamento con l'art. 172 disp. att. c.p.c., a mente del quale «il giudice dell'esecuzione deve sentire le parti prima di disporre la cancellazione della trascrizione del pignoramento a norma dell'art. 562 del codice e in ogni altro caso in cui deve dichiarare l'inefficacia del pignoramento per estinzione del processo», (Andrioli, 232).

La norma, troverebbe pertanto applicazione nei casi di rinuncia agli atti del processo (art. 629); di inattività delle parti; di mancata comparizione delle parti all'udienza fissata a norma dell'art. 631; di cessazione della vendita forzata per raggiungimento dell'importo di spese e crediti (artt. 504 e 163 disp. att.); di estinzione conseguente ad infruttuosità dell'esecuzione.

Essa, invece, non opera in occasione della declaratoria di improseguibilità in conseguenza della proposizione della domanda di concordato preventivo. Infatti, la giurisprudenza ha osservato in proposito che la proposizione di una domanda di concordato preventivo determina, ai sensi dell'art. 168, comma 1, l.fall., non già l'estinzione ma l'improseguibilità del processo esecutivo, che entra in una situazione di quiescenza perché i beni che ne costituiscono l'oggetto materiale perdono de iure e provvisoriamente la destinazione liquidatoria così come progettata con il pignoramento, con la conseguenza che il giudice dell'esecuzione correttamente provvede, exartt. 486 e 487 c.p.c., a sospendere la vendita eventualmente fissata (Cass. n. 25802/2015). La medesima giurisprudenza ha poi affermato che in caso di fallimento, ai sensi dell'art. 107 l.fall., come modificato dal d.lgs. n. 5/2006, il curatore fallimentare subentra di pieno diritto nelle procedure esecutive, mobiliari ed immobiliari, pendenti alla data della dichiarazione di fallimento al posto del creditore procedente (che non possa più proseguirle giusta l'art. 51 l.fall.), scegliendo con il programma di liquidazione di sostituirsi a lui, ovvero di proseguire la liquidazione nelle forme fallimentari. In tale ultima ipotesi, l'improcedibilità dell'esecuzione, dichiarata dal giudice dell'espropriazione su istanza del curatore, non determina la caducazione degli effetti sostanziali del pignoramento di cui agli artt. 2913 e ss. c.c., giacché nella titolarità di quegli effetti è già subentrato, automaticamente e senza condizioni, l'organo fallimentare, purché nel frattempo non sia intervenuta una causa di inefficacia del pignoramento medesimo; del resto, opinando diversamente, il curatore sarebbe sempre tenuto a proseguire l'esecuzione singolare onde conservare gli effetti del pignoramento, cosi svilendosi non solo la sua facoltà discrezionale di scelta di cui all'art. 107, comma 6, l.fall., ma anche il suo stesso ruolo centrale assunto dalla programmazione liquidatoria nella riforma del 2006, sebbene sul punto si registra una parziale difformità di vedute da parte di Cass. n. 5655/2019, secondo la quale rimane ferma l'inopponibilità degli atti traslativi trascritti posteriormente al pignoramento ma prima della sentenza di fallimento, anche se la medesima procedura sia stata successivamente dichiarata estinta dal giudice, ex art. 567, comma 3, c.p.c., per inerzia del curatore.

Procedimento di cancellazione della trascrizione

Ai sensi dell'art. 172 disp. att., il giudice dell'esecuzione, prima di disporre la cancellazione del pignoramento – con la stessa ordinanza dichiarativa dell'estinzione del processo (Andrioli, 169; Capponi, 435; Bongiorno, 41; Castoro, 583) – ma anche con separato provvedimento, se l'estinzione della procedura viene dichiarata fuori udienza, deve sentire le parti.

Sebbene, al fine di instaurare il contraddittorio, sia stato ritenuto in dottrina che il giudice con decreto debba fissare l'udienza di comparizione delle parti dinanzi a sé (Castoro, 583), nulla esclude che il giudice possa radicare tra le parti un contraddittorio cartolare, invitandole ad interloquire sulla cancellazione del pignoramento mediante il deposito di note, entro un certo termine.

Si ritiene generalmente che ai fini della cancellazione sia sufficiente presentare al conservatore copia dell'ordinanza di cancellazione (Bongiorno, 41; Castoro, 584), e che legittimato ad assumere l'iniziativa di procedere alla cancellazione sia chiunque vi abbia interesse (Redenti, Vellani, 346). Si ritiene, inoltre che in forza dell'art. 2658 c.c., la copia presentata debba essere autenticata.

In dottrina (Fabiani, 344) è stato peraltro affermato che al procedimento di cancellazione debba darsi corso anche all'indomani della introduzione degli artt. 2668-bis e 2668-ter c.c. ad opera dell'art. 62, l. n. 69/2009 per effetto dei quali la trascrizione del pignoramento immobiliare (come anche quella della domanda giudiziale e del sequestro conservativo su beni immobili) perde efficacia con il decorso del termine di venti anni dalla sua trascrizione, salva la sua rinnovazione prima della scadenza del suddetto termine. Ciò in quanto alla inefficacia della trascrizione, non segue la cancellazione d'ufficio, ad opera del conservatore, della formalità, con la conseguenza che permane l'interesse alla cancellazione.

Discussa in dottrina è anche la possibilità che alla cancellazione del pignoramento il giudice possa provvedere d'ufficio. All'affermazione di coloro i quali osservano che l'ordine di cancellazione può essere pronunciato solo si eccezione della parte interessata (Capponi, 434; Bucolo, 804; Bonsignori, 203), si contrappone l'idea, maggiormente persuasiva, del riconoscimento in capo al giudice del potere di provvedere d'ufficio (Verde, 794; Castoro, 582).

Bibliografia

Andrioli, Commento al codice di procedura civile, III, Napoli, 1947; Bongiorno, Espropriazione immobiliare, in Dig. civ., VIII, Torino, 1992; Bonsignori, L'esecuzione forzata, Torino, 1996; Bucolo, Il processo esecutivo ordinario, Padova, 1994; Capponi, Il pignoramento immobiliare, in Bove, Capponi, Martinetto, Sassani, L'espropriazione forzata, Torino, 1988; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2006; Fabiani, La durata dell'efficacia della trascrizione della domanda giudiziale, del pignoramento immobiliare e del sequestro conservativo sugli immobili, in Foro it., 2009, V; Redenti, Vellani, Diritto processuale civile, III, Milano, 1999; Satta, Commentario al codice di procedura civile, III, Milano, rist. 1966; Verde, Pignoramento in generale, in Enc. dir., XXXIII, Milano, 1983.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario