Decreto legislativo - 10/02/2005 - n. 30 art. 130 - Esecuzione di descrizione e sequestro1

Vincenza Di Cristofano

Esecuzione di descrizione e sequestro1

1. La descrizione e il sequestro vengono eseguiti a mezzo di ufficiale giudiziario, con l'assistenza, ove occorra, di uno o più periti ed anche con l'impiego di mezzi tecnici di accertamento, fotografici o di altra natura.

2. Gli interessati possono essere autorizzati ad assistere alle operazioni anche a mezzo di loro rappresentanti e ad essere assistiti da tecnici di loro fiducia.

3. Decorso il termine dell'articolo 675 del codice di procedura civile, possono essere completate le operazioni di descrizione e di sequestro già iniziate, ma non possono esserne iniziate altre fondate sullo stesso provvedimento. Resta salva la facoltà di chiedere al giudice di disporre ulteriori provvedimenti di descrizione o sequestro nel corso del procedimento di merito.

4. La descrizione e il sequestro possono concernere oggetti appartenenti a soggetti anche non identificati nel ricorso, purché si tratti di oggetti prodotti, offerti, importati, esportati o messi in commercio dalla parte nei cui confronti siano stati emessi i suddetti provvedimenti e purché tali oggetti non siano adibiti ad uso personale.

5. Il verbale delle operazioni di sequestro e di descrizione, con il ricorso ed il provvedimento, deve essere notificato al terzo cui appartengono gli oggetti sui quali descrizione o sequestro sono stati eseguiti, entro quindici giorni dalla data di conclusione delle operazioni stesse a pena di inefficacia.

[1] Rubrica sostituita dall'articolo 57 del D.lgs. 13 agosto 2010, n.131.

Inquadramento

L'art. 130 c.p.i. ha unificato in un unico articolo le previsioni, identiche, contenute nei commi 2, 3, 5, 6, degli artt. 62 legge marchi e 82 legge invenzioni in materia di esecuzione delle misure di descrizione e sequestro, adeguando in questo modo la legislazione nazionale agli accordi TRIPs (The Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights).

Il d.lgs. n. 131/2010 ha perciò mantenuto inalterato il contenuto di questi due articoli, cambiandone solo il titolo della rubrica, da «Disposizioni comuni» a «Esecuzione di descrizione e sequestro», in quanto si è preferito chiarire che l'art. 130 c.p.i. è dedicato alla disciplina processuale di queste due misure previste unitariamente nell'articolo precedente.

La disciplina dell'esecuzione di descrizione e sequestro non si esaurisce nella norma sopracitata, poiché, all'art. 129, comma 4, c.p.i., è previsto il generale rinvio al rito cautelare uniforme. La norma dell'art. 669-duodecies c.p.c. si può dire che abbia una funzione integrativa (Gioia), in quanto disciplina in generale l'attuazione dei provvedimenti cautelari: perciò in primis il giudice che ha emanato i provvedimenti controlla la loro attuazione (Floridia, La tutela giurisdizionale), poi, dato che l'art. 669-duodecies c.p.c. rinvia, in ordine ai sequestri, agli artt. 677 e ss. c.p.c., i quali fanno riferimento alle loro modalità esecutive, dovrà essere fatto richiamo a tale disciplina al fine di sottrarre la disponibilità del bene al soggetto passivo (Scuffi, Diritto processuale; Tavassi) con conseguente applicazione delle norme sull'esecuzione per consegna o rilascio (art. 605 e ss. c.p.c.), e, per la ricerca delle cose da sequestrare, delle regole di indagine dell'art. 513 c.p.c.

Nel caso in cui sorgano delle difficoltà o contestazioni in merito all'attuazione del provvedimento cautelare, stante il rinvio generale al rito uniforme, si applicherà la seconda parte dell'art. 669-duodecies c.p.c., secondo cui il giudice, «ove sorgano difficoltà o contestazioni, dà con ordinanza i provvedimenti opportuni, sentite le parti», dove per «provvedimenti opportuni» si intende non il provvedimento in sé, ma solo le modalità della sua esecuzione

I precedenti della norma

Prima che il c.p.i. entrasse in vigore si applicavano le seguenti norme:

Art. 82 l.i. (r.d. 29 giugno 1939, n. 1127) secondo cui «2. La descrizione e il sequestro vengono eseguiti a mezzo di ufficiale giudiziario, con l'assistenza, ove occorra, di uno o più periti ed anche con l'impiego di mezzi tecnici di accertamento, fotografici o di altra natura. 3. Gli interessati possono essere autorizzati ad assistere alle operazioni anche a mezzo di loro rappresentanti ed a essere assistiti da tecnici di loro fiducia. 4. Alla descrizione non si applicano i commi 2 e 3 di cui all'art. 693 del c.p.c. Ai fini dell'art. 697 del c.p.c., il carattere dell'eccezionale urgenza deve valutarsi alla stregua dell'esigenza di non pregiudicare l'attuazione del provvedimento. Si applica anche alla descrizione il disposto di cui agli artt. 669-octies, 669-novies, 669-undicies e 675 del c.p.c. 5. Decorso il termine di cui all'art. 675 del c.p.c. possono essere completate le operazioni di descrizione e di sequestro già iniziate, ma non possono esserne iniziate altre fondate sullo stesso provvedimento; resta salva la facoltà di chiedere al giudice di disporre ulteriori provvedimenti di descrizione o sequestro nel corso del procedimento di merito. 6. Descrizione e sequestro possono concernere oggetti appartenenti a soggetti anche non identificati nel ricorso, purché si tratti di oggetti prodotti offerti, importati o messi in commercio dalla parte nei cui confronti siano stati emessi i suddetti provvedimenti e purché tali oggetti non siano adibiti ad uso personale. Il verbale delle operazioni di sequestro e di descrizione, con il ricorso ed il provvedimento, deve essere notificato al terzo cui appartengono gli oggetti sui quali descrizione o sequestro sono stati eseguiti entro quindici giorni dalla conclusione delle operazioni stesse a pena di inefficacia»;

Art. 6, comma 2 1 l.m. (r.d. 21 giugno 1942, n. 929) secondo cui «2. La descrizione e il sequestro vengono eseguiti a mezzo di ufficiale giudiziario, con l'assistenza, ove occorra, di uno o più periti ed anche con l'impiego di mezzi tecnici di accertamento, fotografici o di altra natura. 3. Gli interessati possono essere autorizzati ad assistere alle operazioni anche a mezzo di loro rappresentanti ed a essere assistiti da tecnici di loro fiducia. 4. Alla descrizione non si applicano i commi 2 e 3 dell'art. 693 del c.p.c. Ai fini dell'art. 697 del c.p.c., il carattere dell'eccezionale urgenza deve valutarsi alla stregua dell'esigenza di non pregiudicare l'attuazione del provvedimento. Si applica anche alla descrizione il disposto degli artt. 669-octies, 669-novies, 669-undecies e 675 del c.p.c. 5. Decorso il termine dell'art. 675 del c.p.c. possono essere completate le operazioni di descrizione e di sequestro già iniziate, ma non possono esserne iniziate altre fondate sullo stesso provvedimento; resta salva la facoltà di chiedere al giudice di disporre ulteriori provvedimenti di descrizione o sequestro nel corso del procedimento di merito. 6. Descrizione e sequestro possono concernere oggetti appartenenti a soggetti anche non identificati nel ricorso, purché si tratti di oggetti prodotti, offerti, importati, esportati o messi in commercio dalla parte nei cui confronti siano stati emessi i suddetti provvedimenti e purché tali oggetti non siano adibiti ad uso personale. Il verbale delle operazioni di sequestro e di descrizione, con il ricorso ed il provvedimento, deve essere notificato al terzo cui appartengono gli oggetti sui quali descrizione o sequestro sono stati eseguiti entro quindici giorni dalla conclusione delle operazioni stesse a pena di inefficacia».

Il c.p.i. ha poi ripreso la disciplina del sequestro con l'art. 130 in commento.

Esecuzione della descrizione e del sequestro

L'art. 130, comma 1, come si è visto, prevede innanzitutto che «la descrizione e il sequestro vengono eseguiti a mezzo di ufficiale giudiziario», il quale accede ai locali in cui avviene la contraffazione, «con l'assistenza, ove occorra, di uno o più periti». In questo aspetto tale misura si differenzia molto dall'accertamento tecnico preventivo, che non richiede la presenza di tale pubblico ufficiale.

Quanto all'assistenza, eventuale, dei periti la norma non dispone quale sia il soggetto che deve provvedere alla loro nomina, se il giudice o l'ufficiale giudiziario stesso.

Per alcuni Autori (Scuffi, Franzosi, Fittante) i periti possono essere nominati dall'ufficiale giudiziario anche su indicazione della parte ricorrente; ciò pare essere rafforzato (Piccarreta, Terrano) dall'art. 68 c.p.c. (altri ausiliari), in particolare nella parte in cui, anche con riferimento all'ufficiale giudiziario, prevede che egli si possa «fare assistere da esperti in una determinata arte o professione e, in generale, da persona idonea al compimento di atti che egli non è in grado di compiere da sé solo».

Il perito, pur venendo classificato come consulente tecnico dalla prassi giudiziaria, non pare rivestire la qualifica prevista dall'art. 61 c.p.c., in quanto non svolge una attività di assistenza diretta del giudice, costituendo in questo caso un semplice ausiliario dell'ufficiale giudiziario ai sensi dell'art. 68 c.p.c.; nonostante ciò, egli viene chiamato dall'ufficiale giudiziario a prestare lo stesso giuramento del consulente tecnico (si estendono quindi anche al perito di descrizione e sequestro le norme generali previste dall'art. 192 c.p.c. in materia di ricusazione e astensione del consulente tecnico).

Altri (Sordelli) invece, in ragione degli artt. 61 (consulente tecnico) e 191 (nomina del consulente tecnico), sostengono che la nomina sia di competenza esclusiva del giudice, per evitare il rischio che l'ufficiale giudiziario possa designare un perito che gli è stato indicato dalla parte ricorrente.

Tuttavia, per quanto riguarda il sequestro, l'ausilio del perito è possibile solo nel caso in cui l'ufficiale giudiziario non sia in grado da solo di individuare con esattezza i beni da sottoporre a vincolo di indisponibilità. Sempre secondo l'art. 130, comma 1, l'ufficiale giudiziario può impiegare «mezzi tecnici di accertamento, fotografici o di altra natura» e, la giurisprudenza, per quanto riguarda la descrizione, ha ritenuto che egli possa altresì prelevare progetti, disegni, cataloghi e fatture di vendita inerenti al prodotto in contraffazione (Trib. Bari 14 maggio 2004) e possa anche fissare documenti su supporti informatici tramite copiatura diretta dal sistema informatico in cui sono contenuti in formato digitale, o, se cartacei, tramite loro scannerizzazione (Trib. Milano 27 dicembre 2004).

Inoltre, anche durante le operazioni di sequestro egli può avvalersi di un tecnico di fiducia e utilizzare mezzi fotografici o altri mezzi idonei a documentare le operazioni compiute (Trib. Roma 1° luglio 2004).

Per quel che riguarda l'individuazione del luogo dell'esecuzione, «solo di rado viene identificato con precisione nel provvedimento, mentre frequentemente tale individuazione avviene con formule molto ampie e generiche (es. si autorizza il sequestro dei beni ovunque si trovino) o manca del tutto» (Ghiretti). Dal richiamo contenuto nell'art. 677 c.p.c., riguardante l'esecuzione del sequestro giudiziario, all'art. 606 c.p.c., riguardante l'esecuzione forzata in forma specifica, per consegna, si può ricavare che «l'ufficiale giudiziario, munito del titolo esecutivo e del precetto, si reca sul luogo in cui le cose si trovano», e quindi che possa eseguire il sequestro dovunque esse siano (Spolidoro).

Per quanto riguarda l' iter da seguire, l'ufficiale giudiziario, munito di copia autentica del provvedimento, si reca nel luogo dell'esecuzione e, informato l'esecutato del motivo per il quale abbia effettuato l'accesso, ricerca con l'eventuale ausilio di un consulente tecnico i beni da sottoporre a sequestro, li individua a verbale, acquisendo, ove necessario, come già visto, loro riproduzioni fotografiche, e li sottopone a vincolo di indisponibilità, affidandoli ad un custode che ha i diritti e gli obblighi di cui agli artt. 521 (nomina e obblighi del custode), 522 (compenso del custode), 560 (modo della custodia) e 593 (rendiconto) c.p.c.

Pur non essendo richiamato espressamente dall'art. 669-duodecies c.p.c., si ritiene che sia applicabile anche al sequestro industriale l'art. 676 c.p.c., secondo cui la nomina del custode sembrerebbe affidata al giudice (G. Guglielmetti; Sordelli) e che dovrebbe inserirla nell'ordinanza o nel decreto di accoglimento insieme alle misure idonee a rendere più sicura la custodia (Verde).

ll sequestro industrialistico può avere varie funzioni: ablativa, inibitoria, probatoria, preparatoria e dissuasiva; c'è chi distingue l'oggetto del sequestro e la sua funzione principale nel caso concreto. Quindi, se il sequestro ha una funzione preminentemente probatoria, il giudice può disporre che le cose sequestrate vengano asportate dal luogo in cui è stato applicato il sequestro e che vengano conservate a cura, anziché di un custode, della cancelleria; se invece il sequestro ha una funzione preventiva-conservativa e riguarda gli oggetti o i mezzi necessari all'attività contraffattiva, allora la nomina del custode appare opportuna (Donato). Il comma 2 dell'art. 676 c.p.c. prevede che possa essere altresì nominato custode (senza diritto al compenso, come si evince dal combinato disposto degli artt. 522, comma 2, e 521, comma 1 c.p.c.) il soggetto passivo della misura, purché offra sufficienti garanzie; ma nel caso in cui il sequestro abbia una funzione inibitoria, specie con riguardo al vincolo sui mezzi di produzione dei beni in contraffazione, a essere nominato custode dovrebbe essere, per assolvere la misura pienamente la sua funzione, un terzo estraneo (Donato).

Quanto alla responsabilità del custode, oltre alle sanzioni previste dal c.c. agli artt. 388, commi 3, 4 e 5 e 388-bis, si applica l'art. 67 c.p.c. che prevede, oltre alla condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria, anche un obbligo risarcitorio nel caso in cui il custode non abbia esercitato la custodia «da buon padre di famiglia». È dubbio se si applichi al sequestro industrialistico l'art. 2906 c.c. che prevede l'inefficacia degli atti di disposizione dei beni sottoposti a sequestro conservativo (in questo senso, Corrado, I marchi dei prodotti e dei servizi, Torino, 1972, 462; e più in generale Calvosa, Il processo cautelare (e i sequestri e i provvedimenti d'urgenza), Torino, 1970, 627 e ss.).

Il vincolo che si ha sui beni una volta effettuato il sequestro comporta, oltre alla loro indisponibilità, anche ovviamente il divieto di usufruire di essi, a meno che il giudice del provvedimento cautelare non conceda al contraffattore la possibilità di una temporanea utilizzazione, come previsto dall'art. 521, comma 3, c.p.c. (A. Vanzetti, Di Cataldo).

Non vi sono dubbi in merito alla possibilità dell'ufficiale giudiziario di ricorrere all'ausilio della forza pubblica (che trova fondamento negli artt. 513, comma 2 e 606, comma 2, c.p.c.), nell'attuazione della misura, per vincere la resistenza del presunto contraffattore o di terzi.

In ogni caso, qualora dovesse insorgere una qualche difficoltà o contestazione durante l'attuazione di sequestro e descrizione, le parti, ex art. 669-duodecies, hanno la possibilità di rivolgersi direttamente al giudice cautelare al fine di dirimere le controversie eventualmente insorte.

Il comma 2 dell'art. 130 c.p.i. prevede, come visto, che «gli interessati possono essere autorizzati ad assistere alle operazioni anche a mezzo di loro rappresentanti ed ad essere assistiti da tecnici di loro fiducia». Il termine «interessati» dovrebbe riferirsi alle parti, per cui esse possono partecipare alle operazioni di descrizione e sequestro in primis personalmente.

Come è stato rilevato dalla dottrina, l'esigenza di rispettare il contraddittorio non deve poter inficiare le possibilità di successo delle due misure, con particolare riferimento al rischio di dispersione delle cose sulle quali si attua il provvedimento (Spolidoro; Scuffi, Franzosi, Fittante).

La giurisprudenza ha affermato che, nel caso di un provvedimento inaudita altera parte, non è necessario che esso sia portato a conoscenza degli interessati prima della sua esecuzione e non determina l'invalidità della descrizione il fatto che l'ufficiale giudiziario abbia dato immediato inizio alle operazioni senza aspettare che arrivasse il difensore (Trib. Milano 17 novembre 1994), il quale comunque in generale non sempre è agevolmente e tempestivamente reperibile. È stato di recente affermato (Trib. Milano, Sez. spec. Impresa, 23 ottobre 2023 ) che«La descrizione è uno strumento istruttorio preventivo finalizzato a contrastare il rischio che, in attesa di contraddittorio, possano essere disperse le prove dell'avvenuta violazione del diritto di proprietà industriale. Pertanto i presupposti della descrizione, ai fini della concessione, conferma o revoca, vanno valutati in relazione al diritto processuale alla prova e non in relazione al diritto sostanziale sotteso. Pertanto la descrizione, sia per sua natura, che per le caratteristiche sue proprie, può essere iniziata anche senza l'arrivo della controparte e del suo difensore e ciò non comporta alcuna violazione del contraddittorio».

In tali casi la dottrina (Scuffi, Diritto processuale; Piccarreta, Terrano) sostiene che il criterio da adottare sarebbe quello della celerità di esecuzione, per cui la tutela del soggetto passivo dell'esecuzione non dovrebbe mai andare a discapito delle possibilità di successo delle operazioni.

Sempre nel caso di descrizione concessa inaudita altera parte, a tutela del diritto di difesa è possibile che il giudice nomini un procuratore ex art. 697, comma 1, ultima parte, c.p.c. (nel caso di provvedimenti di eccezionale urgenza, l'art. prevede che il presidente del tribunale «può nominare un procuratore che intervenga per le parti non presenti all'assunzione della prova»), che intervenga per le parti non presenti alle operazioni di descrizione (Scuffi, Diritto processuale; Piccarreta, Terrano; in giurisprudenza Trib. Bari, 14 maggio 2004 che ha designato il Presidente dell'ordine forense del luogo di attuazione del provvedimento affinché intervenisse alle operazioni nell'interesse della resistente).

In dottrina è stato inoltre affermato che, per quanto concerne il soggetto passivo della misura, sempre per il rispetto al diritto di difesa e di contraddittorio (e posto che l'accesso ai luoghi è generalmente in luoghi nella disponibilità del soggetto passivo), l'autorizzazione del soggetto passivo ad assistere alle operazioni possa considerarsi implicitamente concessa con l'autorizzazione data al ricorrente (Piccarreta, Terrano).

Per quanto riguarda i tempi di esecuzione si fa riferimento all'art. 130, comma 3 c.p.c., che a sua volta richiama l'art. 675 c.p.c., secondo cui la conservazione dell'efficacia dei provvedimenti cautelari della descrizione e del sequestro è subordinata al presupposto della messa in esecuzione della misura nel termine unificato di trenta giorni dalla pronuncia (Scuffi, Franzosi, Fittante) chiarendo che, decorso tale termine, «possono essere completate le operazioni di descrizione e di sequestro già iniziate, ma non possono esserne iniziate altre fondate sullo stesso provvedimento», per le quali sarà necessaria una nuova richiesta al giudice di merito.

Più dibattuta era la questione in giurisprudenza poiché, mentre da una parte della giurisprudenza (Trib. Ferrara 3 dicembre 1987) si sosteneva che l'inefficacia di cui all'art. 675 c.p.c. riguardasse solo l'inizio dell'esecuzione del sequestro e che in questo modo non fosse realmente previsto alcun termine di efficacia e perciò il provvedimento sarebbe stato sempre reiterabile anche dopo i trenta giorni dalla pronuncia, dall'altra parte invece altra giurisprudenza escludeva totalmente dal sequestro ogni funzione surrogatoria dell'inibitoria, e perciò ogni possibilità di reiterazione della misura una volta scaduto il termine e iniziato il giudizio di merito (Trib. Milano 26 gennaio 1989).

Il legislatore, nella materia industrialistica, ha stabilito, nell'art. 130, comma 3, c.p.i., l'osservanza del principio dello spatium temporis con il compimento del primo atto di esecuzione, senza che necessiti, nei trenta giorni, l'«esaurimento» o la «fruttuosità» dell'iniziata esecuzione e di conseguenza il completamento degli atti di esecuzione, se iniziati l'ultimo giorno, nello stesso giorno in cui si iniziano.

Pertanto, la descrizione potrà anche essere completata da un autonomo deposito in cancelleria della relazione scritta dal perito anche dopo il trentesimo giorno di scadenza, sempre che l'esecuzione di tale misura sia stata posta in essere nel rispetto dei termini.

Quanto al dies a quo, il termine di trenta giorni può decorrere dal momento in cui il giudice ha emesso il provvedimento autorizzativo di descrizione o di sequestro, o dal momento in cui è avvenuto il deposito del provvedimento nel caso in cui il giudice si sia riservato sull'istanza, non rilevando la data della comunicazione (Cass. n. 11345/1992, in materia di sequestro conservativo), né se la concessione sia avvenuta inaudita altera parte o previo contraddittorio. Tale regola del dies a quo è stata sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale, la quale ha ritenuto legittima la questione sull'argomento della peculiarità del procedimento di sequestro, che esige una rapida esecuzione, e della gravosità «sopportabile» dell'obbligo di diligenza imposto al sequestrante (Corte cost. n. 237/1995: «a) anche se il diritto di difesa può variamente atteggiarsi in funzione delle peculiari caratteristiche dei diversi tipi di procedimento e delle esigenze di giustizia, esso deve essere assicurato in modo effettivo ed adeguato alle circostanze; in applicazione di tale principio è stato infatti ritenuto che i termini previsti per il gravame di provvedimenti o per compiere atti processuali, la cui omissione determini pregiudizio, decorrano dalla tempestiva ed effettiva conoscibilità dell'esistenza di detti eventi (sent. nn. 68/1994 e 223/1993); b) nel quadro del diritto di difesa e con riferimento ad ipotesi in cui un termine sia stabilito per il compimento di atti la cui omissione importi un pregiudizio per situazione soggettiva giuridicamente tutelata, la garanzia di cui all'art. 24 della Costituzione deve estendersi alla conoscibilità del momento iniziale di decorrenza del termine stesso, al fine di assicurarne all'interessato l'utilizzazione nella sua interezza (sent. nn. 223/1993; 303/1985; 155/1980; 14/1977; 255/1974); c) non può reputarsi legittimo un criterio per il quale il decorso di un termine sia ricollegato ad un evento la cui conoscibilità può ottenersi con l'impiego di una diligenza più che normale fino al punto di un controllo giornaliero (sent. nn. 14 e 15 del 1977; 34/1970); d) la comunicazione del provvedimento è necessaria per il decreto di fissazione dell'udienza di discussione»).

Descrizione e sequestro di oggetti di terzi

Con l'art. 130, comma 4 c.p.i. è stato quindi messo a disposizione del ricorrente uno strumento che gli consente di reperire le cose che sono in contraffazione in ogni fase della loro circolazione, prima che giungano ai destinatari finali, senza la necessità di chiedere al giudice la concessione di un nuovo provvedimento di descrizione o di sequestro ogni volta (Trib. Milano 9 novembre 1992).

Non è comunque decisivo, in quanto la norma parla di soggetti «anche» non identificati, il fatto che tali soggetti non siano indicati nell'ambito del relativo procedimento, ma lo è invece il rilievo che essi, nell'ambito del relativo procedimento, non abbiano assunto la forma di resistenti (in questo senso Cavani, Commento agli artt. 128 e 129).

In ogni caso è ovvio che nel ricorso debba necessariamente venire identificato un formale resistente dotato di legittimazione passiva, non potendo il giudice emettere provvedimenti globalmente in incertam personam (Trib. Milano 9 novembre 1992).

Nel silenzio della legge, è dubbio se questa facoltà di estensione «a soggetti anche non identificati nel ricorso» discenda direttamente dalla legge, o se essa venga rimessa, vista la grave intrusione che essa comporta nella sfera patrimoniale dei terzi, al prudente apprezzamento del giudice, richiedendo quindi una espressa autorizzazione nel provvedimento e, quindi, una formale richiesta (favorevole a quest'ultima interpretazione Franceschelli).

Come visto sopra, vi sono due limiti che la norma impone: quello, da un lato, che i beni del soggetto nei cui confronti venga estesa l'esecuzione della misura siano offerti, importati o messi in commercio, e dall'altro che questi beni non siano adibiti ad uso personale. Quindi, nel caso in cui i beni non vengano usati per scopi privati, tutti gli altri soggetti potrebbero potenzialmente possedere tutti i requisiti per essere legittimati passivi all'azione di contraffazione, nei confronti dei quali il titolare della privativa avrebbe potuto ab origine estendere le misure cautelari richieste nei confronti di una sola persona anche a questi soggetti (si spiega perché, seguendo questo ragionamento, il legislatore abbia eliminato, con la riforma attuata con il d.lgs. n. 198/1996, la qualificazione di «terzi» che avrebbe potuto far pensare ad una estraneità di questi soggetti all'illecito, sostituendola con quella attuale di appunto «soggetti anche non identificati nel ricorso». Sul punto cfr. Scuffi, Franzosi, Fittante).

ll tenore della norma sembra limitare il suo ambito di applicazione a chi abbia l'attuale disponibilità dei beni provenienti, direttamente o indirettamente, dal resistente e, di conseguenza, anche ai suoi aventi causa (Ghiretti): così il sequestro concesso sui beni del produttore, potrà essere esteso anche ai suoi rivenditori o distributori, anche se non sono stati identificati nel ricorso; non sembra valere anche il contrario, cioè nel caso in cui la misura venga disposta nei confronti di un rivenditore, non sembra possibile estenderla anche al produttore o ad altri distributori che non siano stati parte del procedimento, non trattandosi di beni giuridicamente provenienti dal resistente.

Altri interpreti tendono invece ad interpretare la norma in senso ampio, estendendola quindi a tutti i soggetti coinvolti nella «catena produttiva» considerata in contraffazione (non solo «a valle», ma anche «a monte»), consentendo anche «l'esecuzione della misura nei confronti di chi rivesta la posizione di dante causa o cooperante del presunto contraffattore» (Bichi; Spolidoro; Cavani, Commento agli artt. 128 e 129; Vanzetti, Galli).

In giurisprudenza è stata limitata la possibilità di estendere l'esecuzione della misura anche a soggetti non individuati nel ricorso, per cui «il sequestro può essere indirizzato anche ad incertam personam solo purché la misura sia rivolta contro il produttore, l'importatore o il commerciante degli oggetti contrassegnati con il marchio contraffattorio, non quando essa sia rivolta contro il mero registrante di quest'ultimo segno, che lo abbia dato in licenza a terzi» (Trib. Roma 24 dicembre 2002).

Ci si è chiesti se per «parte» che produce o vende i beni bisogna fare riferimento unicamente al licenziatario del marchio, o anche al suo licenziante il quale si riferisce, come attività, al primo e quindi ne sarebbe giuridicamente responsabile.

Altra giurisprudenza si è pronunciata in senso ancor più restrittivo, in quanto ha statuito che, «salvo casi eccezionali, da valutarsi volta a volta, in cui sia necessario per consentire una reale utilità pratica al provvedimento, la descrizione [...] non può essere autorizzata presso qualsiasi terzo, in quanto è necessario che il provvedimento venga reso nei confronti di soggetti identificabili o nei confronti dei quali siano già emersi seri indizi, per consentire al giudicante di valutarne l'opportunità, anche a tutela del diritto di terzi di non vedere invaso il proprio ambito di riservatezza aziendale da indebite ingerenze» (Trib. Bologna 7 gennaio 2010).

L'estensione della descrizione a cose che appartengono a terzi, ai sensi dell'art. 130, comma 4 c.p.i., è legittima a condizione che, in primo luogo, tale rimedio attenga a cose non appartenenti al soggetto responsabile dell'asserita contraffazione di segreti commerciali, seppure provenienti da quest'ultimo, e che, in secondo luogo, la notifica di tale provvedimento al terzo venga eseguita entro 15 giorni dalla conclusione delle operazioni a pena d'inefficacia. La mancata notifica del decreto di estensione della misura entro 8 giorni anche al resistente – non espressamente prevista dalla legge – è irrilevante se non abbia in concreto leso alcuna posizione processuale o sostanziale del resistente(Trib. Milano, Sez. spec. Impresa, 5 aprile 2019).

Per l'ulteriore secondo limite previsto dall'art. 130, comma 4 c.p.i., prevale in dottrina un'interpretazione restrittiva di «uso personale» dei beni (Sordelli, il quale aggiunge come sia irrilevante a tali fini la buona fede di chi abbia acquistato il prodotto da chi lo ha contraffatto per farne però uso industriale o commerciale. L'elemento soggettivo può rilevare, semmai, per escludere effetti risarcitori), escludendo da tale nozione l'uso dei beni in contraffazione comunque inserito in qualsiasi contesto economico, come, per esempio, l'utilizzo del bene nello svolgimento di attività professionali (Cavani, Commento agli artt. 128 e 129).

L'oggetto della descrizione e del sequestro in incertam personam riguarda non solo i beni in pretesa contraffazione, ma anche la documentazione tecnica e i documenti che fanno riferimento al loro acquisto o alla cessione a terzi, poiché l'espressione della norma «oggetti prodotti, offerti, importati, esportati o messi in commercio», secondo la dottrina deve essere letta come comprensiva di tutte quelle cose suscettibili di essere messe in circolazione e che possa servire alla prova della contraffazione della privativa (Trib. Reggio Emilia 28 aprile 1998).

Peraltro, la norma si riferisce espressamente solo agli oggetti appartenenti ai terzi e non fa riferimento ai «mezzi adibiti alla produzione dei medesimi», come fa invece riferimento l'art. 129, comma 1 c.p.i., per cui autorevole dottrina ha sostenuto in passato che il sequestro di oggetti appartenenti ai terzi è ammissibile solo nei limiti della funzione probatoria (e non inibitoria – preventiva), per cui, solo in questo caso, per esigenze «superiori» (di giustizia e di prova), viene consentita l'invasione della sfera giuridica altrui (Sena).

Ma il termine «oggetti» parrebbe onnicomprensivo, per cui il legislatore parrebbe avere voluto ricomprendere qualunque cosa e quindi l'esecuzione presso il terzo anche con riferimento agli «elementi di prova concernenti la denunciata violazione».

Infine, l'art. 130, comma 5 c.p.i. prevede che «il verbale delle operazioni di sequestro e di descrizione, con il ricorso e il provvedimento, deve essere notificato al terzo a cui appartengono gli oggetti sui quali descrizione o sequestro sono stati eseguiti, entro quindici giorni dalla data di conclusione delle operazioni stesse a pena di inefficacia». La ratio di questo ultimo comma sta nel fatto di consentire al terzo di partecipare alla lite (Donato; Scuffi, Franzosi, Fittante), che può avvenire, o con un intervento volontario (l'intervento volontario nel procedimento cautelare pare sempre consentito per arginare effetti «straripamento esecutivo»: cfr. Scuffi, Diritto processuale) ad opponendum all'udienza di conferma del provvedimento nel caso in cui sia stato concesso inaudita altera parte, oppure con l'intervento nel giudizio di merito, nel quale potrebbe fare richiesta di revoca o modifica ex art. 669-decies c.p.c., o anche attraverso il mezzo di impugnazione del reclamo ex art. 669-terdecies, c.p.c. (A. Vanzetti, Di Cataldo); un'altra possibilità si ha, nel caso in cui si ritenesse il sequestro dotato di stabilità, anche attraverso l'instaurazione del giudizio (Cavani, Commento agli artt. 128 e 129).

Al terzo viene così fatta notifica per informarlo di una sua possibile reazione verso atti suscettibili di aggredirlo; perciò devono essergli consentiti gli stessi rimedi che sono a disposizione e tutela del soggetto passivo, anche pur non avendo acquistato la qualità di parte sostanziale nella fase cautelare (Bichi; contro la legittimazione del terzo a proporre il reclamo è, in generale, Corsini, Il reclamo cautelare, Torino, 2002, 269).

Anche la giurisprudenza maggioritaria, si è pronunciata sulla questione della tutela del terzo che sia stato effettivamente e direttamente leso dal provvedimento cautelare concesso inter alios e che si sia trovato nell'impossibilità di intervenire nel procedimento cautelare, rimanendo appunto «terzo», per cui gli ha accordato, come sopra ipotizzato, la legittimazione a proporre il reclamo (ex plurimis Trib. Torino 26 giugno 2004).

Ma è possibile un ulteriore rimedio: si ritiene altresì che il terzo possa far valere davanti al giudice cautelare, ex art. 669-duodecies c.p.c., vizi eventuali riferibili all'esecuzione della misura nei suoi confronti, lamentando, ad esempio, l'estraneità rispetto al provvedimento dei beni che sono stati oggetto di sequestro o descrizione, o la mancanza di collegamento con il soggetto presunto contraffattore nei confronti del quale sono state disposte le misure (Ghiretti). La partecipazione del terzo al giudizio di merito non è un dovere, ma solo una facoltà per lo stesso, per cui non si andrà a creare una situazione di litisconsorzio necessario ex art. 102 c.p.c., né il terzo potrebbe essere chiamato in causa ex officio in base all'art. 107 c.p.c.

Nel caso in cui la notifica non sia stata fatta tempestivamente, si avrà l'inefficacia espressamente prevista dalla norma, che comunque riguarda soltanto la descrizione o il sequestro dei beni del terzo e non colpisce l'intero provvedimento, posto che la omessa notifica è disposta unicamente nell'interesse del terzo (Donato).

Bibliografia

Bichi, Effetti nei confronti dei terzi della sentenza che accerta e inibisce la contraffazione (artt. 66 l.m. e 86 l.inv.). Il sequestro presso terzi, in Frassi, Giudici (a cura di), Atti del convegno del 16 Aprile 1996 sull'adeguamento 158 della legislazione nazionale agli accordi TRIPs e procedimenti cautelari in materia di proprietà industriale, Milano, 1996; Cavani, Commento agli artt. 128 e 129, in Ghidini De Benedetti, Codice della proprietà industriale, Milano, 2006; Corsini, Il reclamo cautelare, Torino, 2002; Donato, Le misure cautelari, in Bottero, Travostino (a cura di), Il diritto dei marchi d'impresa. Profili sostanziali, processuali e contabili, Padova, 2009; Floridia, La tutela giurisdizionale dei diritti di proprietà intellettuale, in Auteri, Floridia, Mangini, Olivieri, Ricolfi, Spada, Diritto industriale, proprietà intellettuale e concorrenza, 3ª ed., Torino, 2009; Franceschelli, Sui marchi d'impresa, Milano, 1988, 399; Gioia, La tutela giurisdizionale della proprietà industriale, in NLCC, 2006; Ghiretti, Commento all'art. 130, A. Vanzetti (a cura di) Codice della proprietà industriale, Milano, 2013; Guglielmetti, Le invenzioni e i modelli industriali dopo la riforma del 1979, Torino, 1982; Piccarreta, Terrano, Il nuovo diritto industriale, Milano, 2005; Scuffi, Franzosi, Fittante, Il codice della proprietà industriale, Padova, 2005; Sena, I diritti sulle invenzioni e sui modelli di utilità, in Tratt. Cicu, Messineo, Mengoni, IV ed., Milano, 2011; Sordelli, Provvedimenti cautelari nel diritto industriale, nel diritto d'autore e nella concorrenza, Padova, 1988; Spolidoro, Le inibitorie nel diritto industriale e nel diritto d'autore, in Aa.Vv., Atti del Convegno sui «profili critici della proprietà intellettuale ed effettività della tutela civile e penale», Milano, 12 e 13 Febbraio 2007; Tavassi, La tutela cautelare nella proprietà industriale e nella concorrenza, in Franceschelli (a cura di), Brevetti-Marchio-Ditta-Insegna, Giur. sist. Bigiavi, II, Torino, 2003; Vanzetti, Di Cataldo, Manuale di diritto industriale, Milano, 2012; Verde, Il sequestro nel diritto processuale civile, Padova, 2006; Ubertazzi, Commentario breve alle leggi su proprietà intellettuale e concorrenza, 2019, Cedam.

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