Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 72 - Revoca della sentenza di omologazione1Revoca della sentenza di omologazione1 1. Il giudice revoca l'omologazione [d'ufficio] o su istanza di un creditore, dell'OCC, del pubblico ministero o di qualsiasi altro interessato, [in contraddittorio con il debitore,] quando è stato dolosamente o con colpa grave aumentato o diminuito il passivo, ovvero sottratta o dissimulata una parte rilevante dell'attivo ovvero dolosamente simulate attività inesistenti o se risultano commessi altri atti diretti a frodare le ragioni dei creditori2. 2. Il giudice provvede allo stesso modo in caso di inadempimento degli obblighi previsti nel piano o qualora questo sia divenuto inattuabile e non sia possibile modificarlo. [3. L'OCC è tenuto a segnalare al giudice ogni fatto rilevante ai fini della revoca dell'omologazione.]3 4. La domanda di revoca non può essere proposta [e l'iniziativa da parte del tribunale non può essere assunta] decorsi sei mesi dalla presentazione della relazione finale 4. 5. Sulla domanda il giudice sentite le parti, provvede con sentenza reclamabile ai sensi dell'articolo 51 5. 6. La revoca dell'omologazione non pregiudica i diritti acquistati dai terzi in buona fede. [1] Rubrica sostituita dall'articolo 19, comma 4, lettera e), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. [2] Comma modificato dall'articolo 19, comma 4, lettera a), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. [3] Comma abrogato dall'articolo 19, comma 4, lettera b), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. [4] Comma modificato dall'articolo 11, comma 6, lettera a), del D.Lgs. 26 ottobre 2020, n. 147. Per la decorrenza vedi l'articolo 42, comma 1, del D.Lgs. 147/2020 medesimo. Successivamente modificato dall'articolo 19, comma 4, lettera c), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. [5] Comma sostituito dall'articolo 11, comma 6, lettera b), del D.Lgs. 26 ottobre 2020, n. 147. Per la decorrenza vedi l'articolo 42, comma 1, del D.Lgs. 147/2020 medesimo. Successivamente sostituito dall'articolo 19, comma 4, lettera d), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. InquadramentoIl Tribunale revoca l'omologazione in presenza di circostanze delle quali alcune sono riferibili alla condotta dello stesso debitore mentre altre non dipendono dal suo comportamento ma si pongono come impeditive del risultato favorevole della ristrutturazione omologata. Le principali cause riferibili alla condotta del debitore sono indicate dall'art. 72, comma 1. La revoca è disposta quando risulta che è stato dolosamente o con colpa grave aumentato o diminuito il passivo, ovvero sottratta o dissimulata una parte rilevate dell'attivo ovvero dolosamente simulate attività insistenti o se risultano commessi altri atti diretti a frodare le ragioni dei creditori. Gli atti compiuti dal consumatore nella predisposizione o nell'esecuzione del piano diventano negativamente rilevanti se improntati a dolo o a colpa grave. Il secondo comma dello stesso art. 72 dispone poi che il tribunale revoca l'omologazione quando accerta che il debitore non ha adempiuto gli obblighi che si è assunto con il piano o quando il piano è divenuto inattuabile e non è possibile modificarlo. In questi casi assume rilevanza un dato oggettivo, costituito dalla constatazione dell'inadempimento e dalla sopravvenuta non attuabilità del piano. La non attuabilità, in tema di obbligazioni, deve essere valutata ai sensi degli artt. 1463 e 1218 codice civile, quale determinata da fatti non imputabili al debitore anteriori all'indebitamento e di carattere definitivo (art. 1256 c.c.), in quanto l'impossibilità temporanea non esime dall'obbligo di fornire la prestazione. Naturalmente l'impossibilità in questione deve essere sopravvenuta perché, altrimenti, essa vizierebbe il piano sin dalla sua proposizione. La nozione di inadempienza, ugualmente, va desunta dalle disposizioni del codice civile. Il dato che ne emerge esclude la rilevanza dell'inadempimento se esso è di scarsa importanza. Una fattispecie particolare può configurarsi quando il consumatore non si adegua alle indicazioni fornite dal giudice nel provvedimento che risolve le difficoltà incontrate nel corso della procedura e la cui decisione gli è demandata dall'OCC (art. 71, comma 1). L'inadempimento presuppone in genere un elemento psicologico determinante inteso anche quale mera negligenza o trascuratezza; ma se il consumatore chiede di poter ristrutturare i propri debiti egli assume l'onere di attivarsi comunque per rendersi osservante ai propositi enunciati nel suo programma. Manca nella procedura di ristrutturazione la previsione dell'incarico ad un organo terzo di verificare l'entità del passivo o l'effettiva esistenza di elementi attivi, come avviene ad opera del commissario giudiziale nel concordato preventivo. Il piano sottoscritto dal consumatore crea un affidamento nei creditori che il dolo, la colpa grave o la non curanza offendono, giustificando di per sé il ritorno alla situazione di indebitamento tout court. È previsto, però, nella procedura uno strumento che in una certa misura può temperare la libertà del consumatore di descrivere il suo progetto e di comportarsi in seguito in conformità o in inosservanza da esso. L'OCC, infatti, compie attività di sorveglianza e di ausilio sull'operato del debitore ed è specificamente tenuto a segnalare al giudice ogni fatto rilevante ai fini della revoca dell'omologazione. Il Tribunale provvede sulla revoca dell'omologazione su istanza di un creditore, dell'OCC, del pubblico ministero o di qualsiasi altro interessato. Il terzo provvedimento di correzione del codice, d.lgs. n. 136/2024, ha esteso la legittimazione a proporre l'istanza anche all'OCC mentre è stato eliminato il potere officioso del giudice. In conseguenza della legittimazione attribuita all'OCC il Correttivo ha soppresso il comma 3; l'organismo non è più tenuto a segnalare al giudice ogni fatto relativo ai fini della revoca dell'omologazione ma è abilitato a promuovere direttamente la revoca. L'ordinamento favorisce il consolidamento delle situazioni che si trascinano nel tempo, per esigenze di certezza: e dunque la domanda di revoca non può essere proposta decorsi sei mesi dalla presentazione della relazione finale dell'OCC. Il Correttivo ha provveduto al riguardo ad un coordinamento. Il testo precedente faceva riferimento all'iniziativa d'ufficio del tribunale, anch'essa non più esercitabile trascorsi i sei mesi, ma il potere di revoca d'ufficio è stato soppresso. Pertanto dalla disposizione è stato soppresso l'inciso per cui «l'iniziativa da parte del tribunale non può essere assunta». Sulla domanda il giudice provvede, sentite le parti. Il Correttivo ha soppresso le modalità che il testo indicava in proposito: il contraddittorio con il debitore. Questa modalità, prevista nel primo comma dell'art. 72, era in contrasto con il dettato del quinto comma, per il quale il giudice sente le parti, evidente senza escludere il debitore. Si prevedeva che il giudice potesse sentire le parti anche mediante lo scambio di memorie scritte. Il quinto comma si limita, attualmente, a disporre che il giudice provvede con sentenza reclamabile ai sensi dell'articolo 51, sentite le parti, L'assenza di modalità prefissate attribuisce al giudice libertà di scelta di tempi e di forme. Pertanto il ricorso ad un contraddittorio mediante memorie scritte deve ritenersi ancora consentito, così come è disposto in generale per lo stesso giudizio di cognizione. La revoca dell'omologazione è gravida di conseguenze nei confronti dell'indebitato che confidava in una ristrutturazione della sua insolvenza, e per i creditori, che vedono sfumare un programma in cui avevano riposto l'aspettativa di un qualche rimborso. Perciò il provvedimento è subordinato allo sviluppo di un contraddittorio necessario. Il tribunale deve sentire le parti, senza che debba osservare particolari modalità. Può essere disposta un'udienza ma il rapporto può svilupparsi anche per mezzo del solo scambio di memorie scritte: da intendersi quali memorie da depositarsi con le modalità telematiche divenute obbligatorie e correnti nel processo civile. La revoca è pronunciata con sentenza, in parallelo con la natura del provvedimento che aveva pronunciato l'omologazione. L'atto è impugnabile con il reclamo disciplinato dall'art. 51 del Codice. L'impugnazione è proposta con reclamo alla corte di appello. È reclamabile con il mezzo suddetto il provvedimento giudiziario, sia che disponga la revoca e sia che respinga la richiesta di dichiararla. 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