Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 107 - Modalità delle vendite 1 .

Rinaldo D'Alonzo

Modalità delle vendite1.

 

Le vendite e gli altri atti di liquidazione posti in essere in esecuzione del programma di liquidazione sono effettuati dal curatore tramite procedure competitive anche avvalendosi di soggetti specializzati, sulla base di stime effettuate, salvo il caso di beni di modesto valore, da parte di operatori esperti, assicurando, con adeguate forme di pubblicita', la massima informazione e partecipazione degli interessati . Le vendite e gli atti di liquidazione possono prevedere che il versamento del prezzo abbia luogo ratealmente; si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui agli articoli 569, terzo comma, terzo periodo , 574, primo comma, secondo periodo e 587, primo comma, secondo periodo, del codice di procedura civile." In ogni caso, al fine di assicurare la massima informazione e partecipazione degli interessati, il curatore effettua la pubblicita' prevista dall' articolo 490, primo comma, del codice di procedura civile , almeno trenta giorni prima dell'inizio della procedura competitiva2.

Il curatore puo' prevedere nel programma di liquidazione che le vendite dei beni mobili, immobili e mobili registrati vengano effettuate dal giudice delegato secondo le disposizioni del codice di procedura civile in quanto compatibili 3.

Per i beni immobili e gli altri beni iscritti nei pubblici registri, prima del completamento delle operazioni di vendita, è data notizia mediante notificazione da parte del curatore, a ciascuno dei creditori ipotecari o comunque muniti di privilegio4.

Il curatore può sospendere la vendita ove pervenga offerta irrevocabile d'acquisto migliorativa per un importo non inferiore al dieci per cento del prezzo offerto.

Degli esiti delle procedure, il curatore informa il giudice delegato ed il comitato dei creditori, depositando in cancelleria la relativa documentazione.

Se alla data di dichiarazione di fallimento sono pendenti procedure esecutive, il curatore può subentrarvi; in tale caso si applicano le disposizione del codice di procedura civile; altrimenti su istanza del curatore il giudice dell'esecuzione dichiara l'improcedibilità dell'esecuzione, salvi i casi di deroga di cui all'articolo 51.

Con regolamento del Ministro della giustizia, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono stabiliti requisiti di onorabilità e professionalità dei soggetti specializzati e degli operatori esperti dei quali il curatore può avvalersi ai sensi del primo comma, nonché i mezzi di pubblicità e trasparenza delle operazioni di vendita.

[1] Articolo sostituito dall'articolo 94 del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5.

Inquadramento

La regola della (tendenziale) obbligatorietà della vendita telematica si atteggia in modo assai diverso in seno alle procedure fallimentari.

Prima che il legislatore imponesse la vendita telematica nelle procedure esecutive individuali, in sede fallimentare le vendite potevano svolgersi con modalità telematica solo laddove il programma di liquidazione avesse previsto che alla dismissione dell'attivo si sarebbe proceduto ai sensi dell'art. 107, comma 1, l.fall. La vendita competitiva, infatti, libra dai rigori formali che non fossero quelli della adeguata pubblicizzazione in funzione della massima partecipazione degli interessati, non impediva il ricorso al modello telematico, il cui utilizzo scontava esclusivamente un vaglio di opportunità da compiersi caso per caso e da riversarsi nel programma di liquidazione.

Se invece il curatore si fosse determinato, ai sensi dell'art. 107, comma 2, a scegliere una vendita da celebrarsi secondo le disposizioni del codice di procedura civile, la possibilità di procedere per via telematica doveva fare i conti con la mancanza (anche dopo che d.l. n. 59/2016, convertito con modificazioni dalla l. n. 119/2016, nel modificare l'art. 569, comma 4, c.p.c., imponesse la vendita telematica) del decreto attuativo di cui all'art. 161-ter disp. att. c.p.c

Infatti, il comma 5 dell'art. 4, del d.l. n. 59/2016 ha previsto che devono svolgersi in modalità telematiche le vendite disposte dal Giudice o dal professionista delegato 90 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale (da emanarsi a norma dell'art. 4, comma 3-bisdel citato d.l. n. 59/2016) che ha accertato la funzionalità del Portale delle vendite pubbliche (trattasi del d.m. 5 dicembre 2017, pubblicato sulla G.U., serie generale, n. 7 del 10 gennaio 2018), sicché la vendita immobiliare telematica è potuta partire solo dal 10 aprile 2018.

All'indomani delle richiamate disposizioni i termini della questione sono solo parzialmente mutati.

Invero, ove il programma di liquidazione sia redatto facendo applicazione del comma 1 dell'art. 107 l.fall., il curatore non avrà l'obbligo di procedere in modalità telematica.

Diversamente, allorquando deciderà di rinviare alle norme del codice di procedura civile, sarà obbligato alla vendita telematica, a meno che non la stessa sia pregiudizievole per gli interessi della massa e per il sollecito svolgimento della procedura, non essendovi alcuna ragione per ritenere che in sede concorsuale non trovi applicazione la clausola di salvaguardia di cui al citato art. 569, comma 4.

Piuttosto occorre chiedersi se quella valutazione di compatibilità (che nell'esecuzione individuale è rimessa all'apprezzamento del Giudice dell'esecuzione) competa, simmetricamente, al Giudice delegato o se invece sia da ascriversi al curatore. In questa seconda direzione sembrerebbe deporre la considerazione per cui il programma liquidatorio viene riservato, dall'art. 107 l.fall., proprio al curatore, che sotto questo profilo è titolare di poteri/doveri più ampi di quelli propri del professionista delegato, il quale invece deve attenersi alle modalità della vendita fissate dal Giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 569 del codice di rito (così D'Alonzo). In senso contrario si è ritenuto che la scelta competa al Giudice delegato in quanto è allo stesso che spetta naturalmente la decisione in ordine al sollecito svolgimento della procedura ed è a lui rimessa la decisione della forma della vendita, come fatto palese dall'art. 569 c.p.c. (Crivelli).

Diversa, e per certi versi più delicata, è la questione che attiene alla individuazione delle modalità di svolgimento della gara (secondo uno dei tre modelli previsti dal d.m. n. 32/2015). Ciò in quanto essa, in realtà, implica a monte la risoluzione di un problema ulteriore, il quale afferisce alla possibilità che la vendita telematica fallimentare si dipani attraverso modelli operativi diversi da quelli disegnati dal citato d.m. n. 32, cit.

All'interrogativo deve offrirsi una risposta negativa. Invero, scelta la strada di ricorrere alle regole del codice di procedura civile, la loro applicazione non può che essere integrale, con il solo limite della valvola di compatibilità prevista dallo stesso art. 107 l.fall.; ergo, e poiché il d.m. 32 non contiene previsioni non applicabili alla vendita fallimentare, non vi sono margini per abdicare ad esse.

Posto quindi che la disciplina di dettaglio della vendita telematica sarà, anche in ambito concorsuale, quella dipinta dal d.m. n. 32/2015, se ne ricaverà che occorrerà scegliere tra uno dei tre modelli (sincrona, asincrona o mista) ivi previsti, e che a compiere questa scelta sarà il curatore, in ragione della più ampia sfera di attribuzioni che a costui sono ascritte rispetto al professionista delegato.

Ragioni che attengono invece alla efficiente gestione complessiva delle vendite all'interno dell'ufficio giudiziario impongono invece di riservare al giudice delegato l'individuazione del gestore della vendita, atteso che l'affidamento massivo di questo compito all'interno del Tribunale genera economie di scala derivanti dall'abbattimento dei costi.

Portale delle vendite pubbliche e procedure fallimentari

Partendo dalla premessa, chiaramente indicata nella nella relazione ministeriale che ha accompagnato il d.l. n. 83/2015, per cui lo scopo del portale è (anche) quello di «di acquisire le informazioni relative a tutte le vendite giudiziarie accedendo ad un'unica area web gestita dal Ministero della Giustizia, così superando l'attuale frammentazione, dovuta al fatto che ogni singolo tribunale pubblica gli avvisi di vendita su un sito individuato autonomamente e non comunicante con i siti degli altri uffici», il legislatore ha opportunamente previsto che la disciplina della pubblicità degli avvisi di vendita sul Portale riguardi anche le vendite fallimentari, sia che esse si svolgano mediante procedure competitive, sia che il programma di liquidazioni opti per il rinvio alle norme del codice di procedure civile.

Infatti, il d.l. n. 83/2015 ha modificato il comma 1 dell'art. 107 l.fall., aggiungendovi un ultimo capoverso, secondo il quale «in ogni caso, al fine di assicurare la massima informazione e partecipazione degli interessati, il curatore effettua la pubblicità prevista dall'art. 490, comma 1, del c.p.c., almeno trenta giorni prima dell'inizio della procedura competitiva» (analoga previsione si rinviene nell'art. 182, comma 1, a proposito delle vendite eseguite in sede concordataria dal liquidatore).

La norma, dunque, impone la pubblicazione dell'avviso di vendita tanto nelle ipotesi di vendite competitive quanto in quelle in cui la vendita avvenga secondo le norme del codice di procedura civile.

Procedure concorsuali e contributo di pubblicazione

Infine, va chiarito se anche le vendite fallimentari siano assoggettate al pagamento del contributo di pubblicazione.

All'interrogativo, che si pone in ragione del fatto che l'art. 18-bis del d.P.R. n. 115/2002 richiede il pagamento per la pubblicazione di ciascun «atto esecutivo», affermando poi che esso non è dovuto quando la «parte» è stata ammessa al patrocinio a spese dello stato, così sembrando alludere alla procedura esecutiva strictu sensu intesa, deve essere fornita risposta affermativa.

In primo luogo anche le vendite fallimentari, a prescindere dalle modalità attraverso le quali esse si svolgono (e cioè tramite procedure competitive o secondo le disposizioni del codice di procedura civile, ai sensi, rispettivamente, del primo o del comma 2 dell'art. 107 l.fall.) si atteggiano quali vendite «esecutive», attesa la loro natura coattiva (Panzani, 1225, Cass. n. 24329/2017). Va inoltre osservato che anche il fallimento può genericamente essere considerato parte, ed essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato, ai sensi del citato art. 144 T.U. spese di giustizia. Infine, depone in questa direzione la voluntas legis che si ricava dal complessivo contesto normativo di riferimento, nel senso che con il medesimo d.l. n. 83/2015 il legislatore ha, contestualmente: riscritto l'art. 490, comma 1, c.p.c. introducendo il Portale delle vendite pubbliche; modificato l'art. 107, comma 1, l.fall. prevedendo anche per le vendite fallimentari la pubblicità sul Portale; introdotto l'art. 18-bis del d.P.R. n. 115/2002.

Portale delle vendite pubbliche e procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento

È lecito chiedersi se la disciplina di cui all'art. 490, comma 1, c.p.c., e dunque l'obbligo di pubblicazione dell'avviso di vendita sul Portale, riguardi o meno anche le procedure di vendita che si svolgono in seno alla l. n. 3/2012 e che si svolgeranno ai sensi del capo secondo, titolo quarto, del d.lgs. n. 14/2019 recante «Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza», che entrerà in vigore decorsi 18 mesi dalla sua pubblicazione in gazzetta ufficiale, avvenuta il 14 febbraio 2019, e dunque il 15 agosto 2020.

Dato atto del considerevole periodo di vacatio, conviene distinguere le due discipline, quella attuale e quella futura.

A proposito di quella vigente, non sono molte le coordinate normative sulla scorta delle quali orientarsi. L'unico dato di riferimento contenuto nella legge è quello di cui al comma 2 dell'art. 14-novies, secondo cui «le vendite e gli altri atti di liquidazione posti in essere in esecuzione del programma di liquidazione sono effettuati dal liquidatore tramite procedure competitive anche avvalendosi di soggetti specializzati, sulla base di stime effettuate, salvo il caso di beni di modesto valore, da parte di operatori esperti, assicurando, con adeguate forme di pubblicità, la massima informazione e partecipazione degli interessati».

Il successivo comma 4 specifica che i mezzi di pubblicità sono quelli di cui al settimo comma dell'art. 107 l.fall., il quale a sua volta rimanda ad un decreto ministeriale (mai adottato) la loro individuazione. Da questa norma si ricava la considerazione per cui il legislatore ha voluto prevedere, per l'esecuzione del programma di liquidazione, gli stessi meccanismi pubblicitari che valgono per le vendite fallimentari.

Si tratta, tuttavia, di una logica che non è stata mantenuta in occasione della introduzione del Portale delle vendite pubbliche, poiché il d.l. n. 83/2015 modificando l'art. 107, comma 1, e l'art. 182, comma 1, l.fall., ha dimenticato di innestarlo anche nel corpo della l. n. 3/2012. La conseguenza è che, almeno de iure condito, non si può parlare di obbligatorietà della pubblicazione dell'avviso di vendita sul Portale, la qualcosa è rilevante sotto il profilo del correlativo obbligo di pagamento del contributo di pubblicazione.

Detto questo, occorre tuttavia considerare la eventualità, non peregrina, che la pubblicazione dell'avviso di vendita sul PVP sia disposta comunque dal Giudice il quale in questo modo intendesse assicurare adeguate forme di pubblicità, o comunque prevista nel programma di liquidazione adottato dal liquidatore ai sensi dell'art. 14-novies, comma 1, l. n. 3/2012. In questa ipotesi si pone certamente un problema di stabilità dell'aggiudicazione.

Infatti, l'insufficiente o irregolare pubblicità costituisce motivo invalidità dell'aggiudicazione, con evidenti effetti anche per l'acquirente, poiché trattandosi di nullità che riguarda gli atti della vendita e non gli atti che «hanno preceduto la vendita», non opera in favore dell'aggiudicatario la previsione di cui all'art. 2929 c.c. (Cass. n. 13824/2010; Cass. n. 8006/ 2005; Cass. n. 12653/1995; Cass. n. 3340/1962).

La nullità della vendita per omissione degli adempimenti pubblicitari prescritti vale sia per l'omessa pubblicità obbligatoria, sia per l'omessa pubblicità integrativa disposta dal Giudice con l'ordinanza di vendita.

Così si è espressa Cass. n. 9255/2015, secondo la quale in tema d'espropriazione forzata, le condizioni di vendita fissate dal giudice dell'esecuzione, anche in relazione ad eventuali modalità di pubblicità ulteriori rispetto a quelle minime di cui all'art. 490 c.p.c., devono essere rigorosamente rispettate a garanzia dell'uguaglianza e parità di condizioni tra tutti i potenziali partecipanti alla gara, nonché dell'affidamento da ciascuno di loro riposto nella trasparenza e complessiva legalità della procedura, per cui la loro violazione comporta l'illegittimità dell'aggiudicazione, che può essere fatta valere da tutti gli interessati e, cioè, da tutti i soggetti del processo esecutivo, compreso il debitore.

La vendita telematica nel codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza

Confermando un indirizzo che ormai appare decisamente consolidato, il legislatore percorre la strada della vendita telematica anche nel codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza d'impresa e dell'insolvenza.

L'art. 216 CCII dopo aver previsto al comma 3 che il giudice delegato (e dunque non più il curatore nel programma di liquidazione) può disporre che le vendite dei beni mobili, immobili e mobili registrati vengano effettuate secondo le disposizioni del codice di procedura civile, in quanto compatibili, l'art. 216 CCII aggiunge infatti al comma 4 che «Le vendite di cui ai commi 2 e 3 sono effettuate con modalità telematiche tramite il portale delle vendite pubbliche, salvo che tali modalità siano pregiudizievoli per gli interessi dei creditori o per il sollecito svolgimento della procedura».

Il richiamo all'art. 569, comma 4, c.p.c. è di palmare evidenza.

Come per le vendite esecutive individuali, anche in sede concorsuale, ed a differenza di quanto taluni ritenevano con riferimento alla legge fallimentare (D'Alonzo, Leuzzi, Rossetti), la scelta per il modello telematico piuttosto che per quello tradizionale è rimessa all'apprezzamento discrezionale del giudice delegato, che la eserciterà nell'ordinanza pronunciata a norma del comma 2 dell'art. 216 tenuto conto delle indicazioni che provengono dal programma di liquidazione già approvato.

Brumosa appare l'espressione per cui le vendite telematiche devono svolgersi «tramite il portale delle vendite pubbliche». Posto che il codice già prevede espressamente, come si vedrà, che la pubblicità delle vendite sia eseguita almeno sul portale, e che tramite portale devono presentarsi le offerte di acquisto e si prenoterà la visita del bene, l'unico senso che ad essa può attribuirsi è quello per cui la vendita telematica deve articolarsi secondo le regole operative stabilite con il d.m. n. 32/2015, emanato a norma dell'art. 161-ter disp. att. c.p.c., e le specifiche tecniche di cui all'art. 26 del citato d.m.

Il rinvio al modello costruito dal d.m. n. 32/2015 anche per le vendite competitive potrebbe inaspettatamente disvelare anche possibilità di notevole (e forse eccessiva) semplificazione. Invero, essendo previsto che le vendite debbano svolgersi mediante procedure competitive, senza ulteriori precisazioni, non è impedita la possibilità che anche la vendita immobiliare si celebri secondo gli schemi semplificati previsti dall'art. 25 del citato d.m. per i beni mobili, i quali si caratterizzano certamente per un livello di minore articolazione rispetto a quelli della vendita immobiliare, e proprio per questo potrebbero appagare quelle esigenze di fluidità nelle quali normalmente rampolla la scelta di preferire il modello competitivo rispetto a quello del codice di rito.

A norma dell'art. 25, comma 1, d.m. n. 32/2015, infatti, l'interessato a partecipare alla procedura si deve registrare sul portale del gestore della vendita telematica, fornendo una serie di dati (dati identificativi, codice fiscale, indirizzo di posta elettronica anche ordinaria per le comunicazioni del gestore, luogo in cui intende ricevere le comunicazioni di cancelleria, recapito di telefonia mobile).

All'esito della registrazione il sistema genera le credenziali per la partecipazione dell'interessato alla vendita per la quale la registrazione è stata effettuata e gli assegna uno pseudonimo (o altri elementi distintivi in grado di assicurare l'anonimato).

Da questa previsione si comprende che:

– la domanda di partecipazione alla gara non è rivolta al Giudice (né tanto meno al professionista delegato) ma al gestore;

– l'ammissione alla procedura di vendita non viene decisa dal Giudice o dal delegato, ma dal gestore, che fornisce le credenziali di accesso;

– non è prevista alcuna verifica relativa alla legittimazione negoziale dell'offerente;

– non è previsto alcun controllo sui dati identificativi trasmessi, né l'invio della copia informatica, per immagine, del documento analogico di identità;

– la registrazione al portale del gestore è una registrazione «per la vendita», il che impone, almeno sul piano normativo, che ci si debba registrare per ogni vendita cui si intende partecipare.

Rispetto alla vendita immobiliare, gli elementi dell'offerta per la vendita mobiliare sono solo due: prezzo offerto e cauzione versata. Non è necessario inserire nemmeno i dati dell'offerente poiché l'utente è già registrato.

Il sistema consente poi di registrarsi, versare la cauzione ed offrire, contestualmente.

Quando il versamento della cauzione è anticipato (perché ad esempio avviene con bonifico) è il gestore stesso che abilita gli offerenti a partecipare, e che entro due giorni dallo svolgimento della gara:

– trasmette al referente della procedura l'elenco delle offerte e i dati identificativi di coloro che le hanno effettuate;

– comunica e documenta gli estremi dei conti bancari o postali sui quali sono state addebitate le cauzioni accreditate sul conto vincolato;

– comunica di aver accreditato sul conto corrente bancario o postale vincolato al referente della procedura la cauzione versata da colui che ha formulato l'offerta più alta;

– comunica di aver svincolato le cauzioni prestate dagli altri offerenti;

– comunica di aver restituito le cauzioni dagli stessi versate mediante accredito sui conti bancari o postali di provenienza.

Come si vede, si tratta di un modello assai semplificato, che probabilmente potrebbe essere adattato anche alla vendita immobiliare, a patto che si garantisca, quanto meno a gara terminata (e prima del decorso del termine per il versamento del saldo prezzo), un procedimento (che ben potrebbe svolgersi dinanzi al curatore) di identificazione dell'offerente.

A proposito degli adempimenti pubblicitari, il comma 5 dell'art. 216 prevede che il giudice delegato dispone la pubblicità sul portale delle vendite pubbliche dell'ordinanza di vendita e di ogni altro atto o documento ritenuto utile (si tratterà, verosimilmente, della perizia di stima) e può disporre anche ulteriori forme di pubblicità idonee ad assicurare la massima informazione e partecipazione degli interessati, da effettuarsi almeno trenta giorni prima della vendita.

La norma è più esigente dell'art. 490, comma 1, c.p.c. (che pure prevede la pubblicità obbligatoria per le vendite esecutive individuali) poiché non richiede la pubblicazione dell'avviso di vendita ma dell'ordinanza. Questo, chiaramente, non vuol dire che un avviso non sarà pubblicato su portale, poiché esso altro non è che l'insieme dei dati della vendita che vengono immessi all'atto di caricamento della inserzione.

Si introduce la novità per cui questo termine può essere ridotto esclusivamente nei casi di assoluta urgenza.

La malcelata ispirazione al codice di rito continua a trasudare nelle ulteriori regole della vendita concorsuale.

E così, anche nella previsione di cui al comma 6, secondo la quale gli interessati a presentare l'offerta di acquisto formulano tramite il portale delle vendite pubbliche la richiesta di esaminare i beni in vendita, riecheggia l'ultimo comma dell'art. 560 c.p.c., prima delle modifiche apportate dalla citata l. n. 12/2019.

Il tutto crea, non v'è dubbio, una certa distonia, poiché il risultato di questo disordinato avvicendamento normativo fa sì che mentre nelle vendite concorsuali la visita del bene si prenoti tramite portale (anche quando essa si celebra mediante rinvio al codice di procedura civile, se si opta per l'affermazione della sovrapponibilità dei modelli) altrettanto non può dirsi per le vendite esecutive, a meno che nell'ordinanza di vendita pronunciata ex art. 569 c.p.c. il giudice dell'esecuzione non disponga in tal senso.

Stesse considerazioni vanno svolte a proposito delle modalità di presentazione delle offerte di acquisto.

Qui occorre sottolineare che, probabilmente in modo inconsapevole, la scelta compiuta dal legislatore produce effetti dirompenti rispetto alle prassi invalse in molti uffici.

La previsione contenuta nel secondo capoverso del comma sette, in forza della quale le offerte «sono presentate tramite il portale delle vendite pubbliche» è apparentemente anodina, mero corollario della tipizzazione della vendita come vendita telematica, ma in realtà non è affatto così.

È noto che il d.m. n. 32/2015 contempla tre distinte modalità di vendita: sincrona, sincrona mista, asincrona. Con particolare riguardo alla vendita sincrona mista l'art. 22 comma 1, dispone che «l'offerta di acquisto e la domanda di partecipazione all'incanto possono essere presentate a norma degli artt. 12 e 13 o su supporto analogico mediante deposito in cancelleria». La possibilità di presentazione offerte cartacee ha costituito certamente la ragione dell'apprezzamento che la vendita mista ha incontrato nei tribunali, soprattutto in sede di prima applicazione della vendita telematica.

Orbene, questa tipologia di vendita non sarà più praticabile in sede concorsuale poiché, come anticipato, il CCII prevede che le offerte siano presentate tramite il portale delle vendite pubbliche; ergo, la vendita telematica sincrona mista viene clamorosamente espunta dal ventaglio delle opzioni disponibili.

Si potrebbe obiettare rispetto a questa conclusione che essa vale solo per le vendite competitive, e non già per quelle in cui il giudice abbia disposto il rinvio al codice di procedura civile. Ma si tratta di osservazione che presuppone a monte la necessità di ritenere che le regole fissate ai commi 5 (pubblicità) 6 (prenotazione della visita dell'immobile) 7 (modalità di presentazione e causa di inefficacia dell'offerta) ed 8 (versamento rateale del prezzo, fissazione del termine per il versamento del saldo, possibilità di subentro nel contratto di finanziamento del debitore e versamento con erogazione di finanziamento) si applichino alle sole vendite competitive e che le norme del codice di procedura civile, ove scelto il relativo modello, non le integrano ma si sostituiscono ad esse.

Questo però: da una lato presuppone una scelta di campo, tutt'altro che semplice (e di cui sopra si è detto), in ordine all'ambito di applicazione dell'art. 216, in cui le regole della vendita sembrerebbero trasversalmente concepite per tutte le tipologie di vendita (competitive e non); dall'altro, a bene riflettere, potrebbe non risolvere il problema poiché anche a voler patrocinare la via della sostituzione (e non della integrazione) delle regole del codice di procedura civile a quelle del nuovo codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, questa deve contenersi nei binari della compatibilità prevista dal comma 3 (in forza del quale il giudice delegato può disporre che le vendite vengano effettuate secondo le disposizioni del codice di procedura civile, «in quanto compatibili»), con la conseguenza che, dovrebbe concludersi, la vendita sincrona mista non è compatibile con le norme del codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza poiché questo richiede che le offerte di acquisto siano presentate tramite il portale delle vendite pubbliche, laddove invece la vendita sincrona mista contempla la possibilità del deposito cartaceo.

Bibliografia

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