Codice Civile art. 2796 - Vendita della cosa.

Rosaria Giordano

Vendita della cosa.

[I]. Il creditore per il conseguimento di quanto gli è dovuto può far vendere la cosa ricevuta in pegno secondo le forme stabilite dall'articolo seguente [2744; 502 c.p.c.].

Inquadramento

La norma in commento disciplina l'esecuzione forzata pignoratizia, ossia una forma speciale di vendita, diretta applicazione del divieto di patto commissorio prevista al fine di rafforzare la garanzia ed accelerare la soddisfazione del credito, dato che per essa non vi è la necessità del titolo esecutivo, e si realizza secondo modalità diverse da quelle proprie dell'esecuzione forzata ordinaria.

Facoltà di vendere il bene oggetto della garanzia

Caratteristica dell'esecuzione forzata speciale in favore del creditore pignoratizio è che la stessa può svolgersi senza un titolo esecutivo e mediante la vendita del bene in forma «privata» (cfr. Cass. n. 2332/1973).

Inapplicabilità al pegno irregolare

Il meccanismo della vendita della cosa oggetto di pegno nell'ipotesi di inadempimento del debitore non è compatibile con la natura del pegno irregolare.

Invero, come evidenziato anche di recente dalla S.C., il pegno irregolare si differenzia da quello regolare in quanto le somme di danaro o i titoli depositati presso il creditore diventano di proprietà del medesimo, sicché in caso di inadempimento del debitore, il creditore è tenuto soltanto a restituire l'eventuale eccedenza dei titoli rispetto alle somme garantite, mentre nel pegno regolare egli ha diritto a soddisfarsi disponendo dei titoli ricevuti in pegno (Cass. VI, n. 24137/2018).

In altri termini, la natura giuridica del pegno irregolare comporta che le somme di danaro o i titoli depositati presso il creditore diventano – diversamente che nell'ipotesi di pegno regolare – di proprietà del creditore stesso, che ha diritto a soddisfarsi, pertanto, non secondo il meccanismo di cui agli artt. 2796-2798 c.c. (che postula l'altruità delle cose ricevute in pegno), bensì direttamente sulla cosa, al di fuori del concorso con gli altri creditori; esistendo unicità (ovvero accessorietà) di rapporti tra pegno irregolare e credito a garanzia del quale esso è stato costituito, l'estinzione del credito stesso è effetto di un'operazione meramente contabile, che resta fuori, pertanto, dall'ambito di operatività dell'istituto della compensazione (Cass. III, n. 2479/2015).

In sede applicativa si è ritenuto che non è riconducibile al pegno irregolare la consegna di titoli di credito accompagnata da accordi rivolti a disciplinare i poteri e i compiti della banca al fine della cessione a terzi dei titoli stessi in caso di inadempimento del debitore, giacché tali previsioni, indipendentemente dalla circostanza che abbiano un contenuto riproduttivo degli artt. 2796 e 2797 in tema di vendita della cosa ricevuta in pegno regolare, o che introducano legittime modifiche convenzionali alla disciplina di legge, sono radicalmente incompatibili con il passaggio della titolarità, mentre si armonizzano soltanto con i connotati del pegno regolare, nel quale il creditore non si soddisfa trattenendo il bene già a lui trasferito, ma deve custodirlo in attesa dell'adempimento, e restituirlo se questo si verifica, potendo altrimenti soltanto richiedere la vendita o l'assegnazione (Trib. S. Maria Capua Vetere 3 marzo 2010, in Banca borsa tit. cred., 2012, 4, II, 491, con nota di Natale).

Rapporti con le procedure concorsuali

Nel divieto di iniziare o proseguire azioni esecutive sul patrimonio del debitore a far tempo dalla data della presentazione del ricorso per concordato preventivo e fino al passaggio in giudicato della sentenza di omologazione del concordato, posto dall'art. 168 l.fall., rientrano non soltanto le azioni proprie del processo di esecuzione, ma anche qualsiasi iniziativa del creditore volta a realizzare unilateralmente e al di fuori della procedura concorsuale il contenuto dell'obbligazione del debitore concordatario, e dunque anche il procedimento disciplinato dagli artt. 2796 e 2797 (Cass. n. 588/1996).

Peraltro, si è ritenuto che al verificarsi di un evento determinante l'escussione della garanzia, il creditore pignoratizio può procedere, in caso di apertura di una procedura di liquidazione, alla vendita delle attività finanziarie oggetto del pegnoexart. 4 d.lgs. n. 170/2004, senza che la facoltà di vendita diretta delle attività finanziarie sia preceduta dall'ammissione al passivo fallimentare con privilegio del credito garantito ex art. 53 l.fall. (Trib. Brescia 29 gennaio 2015, in Giur. Comm., 2016, n. 2, II, 269, con nota di Murino).

Per altro verso, si è precisato, sempre in sede applicativa, che se la rimessa bancaria effettuata su conto corrente scoperto, che trae origine da un rimborso, richiesto dallo stesso correntista, di titoli a lui intestati, depositati presso la banca, è assoggettabile, da un punto di vista oggettivo, a revocatoria ex art. 67, comma 2 l.fall. poiché, operando su un conto scoperto, ne riduce in maniera consistente e durevole il saldo passivo, tale operazione non può tuttavia essere confusa con le tipiche attività di escussione del pegno laddove, a differenza di queste ultime, la liquidazione di titoli avvenga su disposizione dello stesso titolare e non mediante autoliquidazione da parte dell'istituto di credito divenutone proprietario, come si verifica nel caso del pegno irregolare, o secondo il meccanismo di cui agli artt. 2796 e 2798 c.c., come avviene per il pegno regolare (Trib. Roma, sez. fall., n. 2369/2013).

Tuttavia, si è anche affermato che il ricavato della escussione di un pegno posto a garanzia dell'affidamento che la banca ha concesso ad un proprio cliente ben può essere assoggettato a revocatoria non assumendo rilievo la circostanza che il ricavato della vendita sia destinato a soddisfare un credito privilegiato, in quanto l'«eventus damni» deve considerarsi «in re ipsa», consistendo nella lesione della «par condicio creditorum» ricollegabile all'uscita del bene dalla massa in forza dell'atto dispositivo, e non potendosi escludere a priori il pregiudizio alle ragioni di altri creditori privilegiati, insinuatisi in seguito al passivo (Trib. Napoli 11 novembre 2011, in Banca borsa tit. cred., 2014, II, 88, con nota di Di Martino).

Bibliografia

Bongiorno, La tutela espropriativa speciale del creditore pignoratizio, in Riv. dir. proc. 1990; Chironi, Trattato dei privilegi, Torino, 1949; Gabrielli, Pegno, in Dig. civ., XIII, Torino, 1995; Gabrielli E., Il pegno, in Trattato di diritto civile diretto da Sacco, Torino, 2005; Ghia, Il pegno bancario, in Fall., 1992, I, 180; Gorla, Zanelli, Del pegno e delle ipoteche, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 1992; Realmonte, L'oggetto del pegno: vecchi e nuovi problemi, in Banca borsa tit. cred., 1994, I, 10; Realmonte, Il pegno, in Trattato dir. priv., diretto da Rescigno, Torino, 1985.

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