Codice di Procedura Civile art. 557 - Deposito dell'atto di pignoramento 1 .

Rinaldo D'Alonzo

Deposito dell'atto di pignoramento 1.

[I]. Eseguita l'ultima notificazione, l'ufficiale giudiziario consegna senza ritardo al creditore l'atto di pignoramento e la nota di trascrizione restituitagli dal conservatore dei registri immobiliari.

[II]. Il creditore iscrive a ruolo il processo presso il tribunale competente per l'esecuzione depositando copie conformi del titolo esecutivo, del precetto, dell'atto di pignoramento e della nota di trascrizione entro quindici giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento, a pena di inefficacia del pignoramento stesso. La conformità di tali copie è attestata dall'avvocato del creditore ai soli fini del presente articolo. Nell'ipotesi di cui all'articolo 555, ultimo comma, il creditore deve depositare la nota di trascrizione appena restituitagli dal conservatore dei registri immobiliari2.

[III]. Il cancelliere forma il fascicolo dell'esecuzione. [Il pignoramento perde efficacia quando la nota di iscrizione a ruolo e le copie dell'atto di pignoramento, del titolo esecutivo e del precetto sono depositate oltre il termine di quindici giorni dalla consegna al creditore]3.

 

[1] Articolo sostituito dall'art. 18 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, e modificato, in sede di conversione, dalla l. 10 novembre 2014, n. 162. A norma del comma 3, del medesimo art. 18 , le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti esecutivi iniziati a decorrere dal trentesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione. Il testo recitava: « -  L'ufficiale giudiziario che ha eseguito il pignoramento deve depositare immediatamente nella cancelleria del tribunale competente per l'esecuzione l'atto di pignoramento e, appena possibile, la nota di trascrizione restituitagli dal conservatore dei registri immobiliari. -  Il creditore pignorante deve depositare il titolo esecutivo e il precetto entro dieci giorni dal pignoramento e, nell'ipotesi di cui all'articolo 555, ultimo comma, la nota di trascrizione appena restituitagli dal conservatore dei registri immobiliari. [III]. Il cancelliere al momento del deposito dell'atto di pignoramento forma il fascicolo dell'esecuzione». Il comma era stato modificato sia dal r.d. 20 aprile 1942, n. 504, sia dall'art. 2 d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv. con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80.

[2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. o), n. 1 d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha sostituito il  primo periodo con   le parole «Il creditore iscrive a ruolo il processo presso il tribunale competente per l'esecuzione depositando copie conformi del titolo esecutivo, del precetto, dell'atto di pignoramento e della nota di trascrizione entro quindici giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento, a pena di inefficacia del pignoramento stesso»  alle parole «Il creditore deve depositare nella cancelleria del tribunale competente per l'esecuzione la nota di iscrizione a ruolo, con copie conformi del titolo esecutivo, del precetto, dell'atto di pignoramento e della nota di trascrizione entro quindici giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento.» Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

[3] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. o), n. 1 d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha soppresso il secondo periodo tra parentesi quadre. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

Inquadramento

La norma in commento, di natura e funzione eminentemente processuali (Bucolo, 778) disciplina gli adempimenti, appunto processuali, ai quali sono tenuti l'ufficiale giudiziario, il creditore pignorante e il cancelliere. Essa è stata oggetto di radicale modifica ad opera dell'art. 18 d.l. n. 132/2014, conv. nella l. n. 162/2014. Per effetto di questo intervento normativo il fascicolo dell'esecuzione non viene più formato d'ufficio dal cancelliere a seguito della restituzione del pignoramento notificato da parte dell'ufficiale giudiziario, ma è il creditore che procede ad iscrivere a ruolo, con modalità telematiche, nel il termine di giorni 15 dalla restituzione del pignoramento notificato (De Stefano, 792) a meno che ad inscrivere a ruolo non provveda il debitore, a norma dell'art. 159-ter disp. att. c.p.c., perché ad esempio interessato a promuovere un'opposizione all'esecuzione o agli atti esecutivi.

Nel sistema vigente prima che la norma fosse riscritta dall'art. 18 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. nella l. n. 162/2014, l'ufficiale giudiziario che aveva notificato il pignoramento doveva depositare immediatamente, nella cancelleria del tribunale competente per l'esecuzione l'atto di pignoramento (eventualmente per posta, se appartiene a sede diversa (Travi, 905), ed in quel momento il cancelliere formava il fascicolo dell'esecuzione. Inoltre, appena possibile, il medesimo ufficiale giudiziario aveva altresì l'onere di depositare la nota di trascrizione che il conservatore dei registri immobiliari gli aveva restituito (Castoro, 566).

Dal canto suo il creditore pignorante, entro dieci giorni dalla notifica del pignoramento, doveva depositare il titolo esecutivo, in originale o in copia autentica, ed il precetto, esclusivamente in originale.

Peraltro, si riteneva comunemente che il termine di dieci giorni non aveva carattere perentorio, ben potendo il titolo ed il precetto essere allegati al fascicolo dell'esecuzione in un momento successivo, senza che tale circostanza incida sulla validità dell'ordinanza di vendita (Cass. n. 6957/2007).

Il mancato rispetto di quel termine, dunque, non comportava alcuna decadenza, e pertanto non poteva ritenersi affetta da nullità l'ordinanza di vendita se tali atti fossero stati allegati al fascicolo dell'esecuzione in un momento successivo a quello disposto dalla norma (Trib. Bari n. 3705/2011, in giurisprudenzabarese.it), precisandosi in altro arresto che questo deposito poteva intervenire anche nel corso del giudizio di opposizione agli atti esecutivi a tal fine instaurato (Cass. n. 6426/2009).

Deposito ed iscrizione a ruolo dell'atto di pignoramento

Il sistema sopra descritto è stato interamente ridisegnato dal legislatore nel 2014. Come si è visto trattando dell'art. 555 c.p.c. «Immediatamente dopo la notificazione», (così l'art. 555, comma 2, c.p.c.,) l'ufficiale giudiziario provvede alla trascrizione del pignoramento presso l'agenzia del territorio competente, consegnandogli le relative note, una delle quali gli viene restituita. L'ultimo comma dell'art. 555 prevede infine che, in alternativa (ma in realtà si tratta si tratta dell'ipotesi più diffusa nella prassi), alla trascrizione può decidere di provvedere lo stesso creditore pignorante al quale l'ufficiale giudiziario consegna l'atto di pignoramento notificato e relativa nota.

Nel primo caso, l'art. 557 comma 1 dispone che l'ufficiale giudiziario consegna senza ritardo l'atto di pignoramento e la nota di trascrizione restituitagli dal conservatore al creditore, il quale (art. 557, comma 2) entro quindici giorni dalla restituzione dell'atto di pignoramento notificato deve iscrivere a ruolo il pignoramento e depositare la nota di trascrizione; copia conforme del titolo esecutivo; copia conforme del precetto; copia conforme dell'atto di pignoramento.

Se invece alla trascrizione ha provveduto il creditore, questi dovrà deve depositare la nota di trascrizione non appena restituitagli dal conservatore dei registri immobiliari.

Dunque, oggi è lo stesso creditore ad essere onerato, entro il termine di giorni 15, del deposito dell'atto di pignoramento notificato e della copia conforme del titolo e del precetto presso la cancelleria del giudice dell'esecuzione (De Stefano, 792).

L'ultimo comma dell'art. 557, modificato dal d.lgs. n. 136/2024, prevede che, ricevuti gli atti da parte del creditore, il cancelliere forma il fascicolo dell'esecuzione (nel quale devono essere inseriti, anche gli atti previsti dall'art. 488 ed eventualmente l'avviso ex art. 498 ai creditori iscritti e ai creditori sequestranti, ex art. 158 disp. att. c.p.c. Cfr. Capponi, 425), aggiungendo che l'omessa iscrizione a ruolo nonché l'omesso deposito, nel predetto termine di quindici giorni, da parte del creditore, delle copie del titolo esecutivo, dell'atto di precetto, del pignoramento e della nota di trascrizione determina l'inefficacia del pignoramento.

Nell'indicare il termine processuale or ora richiamato vale la pena di osservare come il legislatore abbia utilizzato la medesima espressione contenuta nell'art. 497 c.p.c., che sancisce la perdita di efficacia del pignoramento quando dal suo compimento siano trascorsi quarantacinque giorni senza che sia stata richiesta la vendita o l'assegnazione.

È allora agevole trarne il precipitato per cui esso soggiaccia al regime della sospensione feriale dei termini processuali. Inoltre, la sua violazione si traduce nell'inosservanza delle regole che scandiscono il quomodo dell'esecuzione, sicché essa va sottoposta allo scrutinio del giudice dell'esecuzione mediante lo strumento dell'opposizione agli atti esecutivi, nel termine previsto dall'art. 617 c.p.c., fermo restando che l'inosservanza del termine è comunque rilevabile d'ufficio a norma dell'art. 630, comma 2, c.p.c.

L'inefficacia del pignoramento conseguente all'omesso deposito della nota di trascrizione del pignoramento

Si è posto in dottrina, ed è stato portato all'attenzione della giurisprudenza, il problema di stabilire se l'inefficacia del pignoramento consegua anche all'omesso deposito della nota di trascrizione del pignoramento nel termine dei quindici giorni sopra indicato, atteso che questo documento non è contemplato tra i quelli il cui mancato deposito causa la predetta sanzione processuale.

Cass. III, n. 4751/2016 in un lungo obiter dictum ha ricondotto questa omissione ad una mera dimenticanza del legislatore, ma l'opinione è rimasta quasi del tutto isolata (In senso conforme si registra Trib. Salerno 12 dicembre 2019, in Giur. it., 2020, 4, 852), ed ha invece avuto seguito l'opposto avviso, che è stato patrocinato da altra giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 7998/2015; Cass. 6873/2024), dalla giurisprudenza di merito (Trib. Verona 17 dicembre 2021; Trib. Lecce 29 novembre 2019; Trib. Torre Annunziata 15 gennaio 2019; Trib. Roma 22 gennaio 2019) e dalla dottrina (Giuliano, 331-333; Soldi, 1294 e ss.; De Vita, 838), i quali sostanzialmente hanno valorizzato il tenore letterale della disposizione, dalla quale non potrebbe farsi derivare, all'esito di un articolato intervento di ortopedia interpretativa, una sanzione processuale (id est la perdita di efficacia del pignoramento quale conseguenza dell'omesso tempestivo deposito della nota di trascrizione) che il tessuto normativo non contempla.

La tesi meno rigorosa convince in ragione di plurimi indici ermeneutici. In primis essa si impone in ragione della inequivoca formulazione letterale dell'art. 557, comma 3, c.p.c., che fa riferimento esclusivamente al mancato deposito, nel termine di quindici giorni, decorrenti dalla consegna dell'atto di pignoramento dall'ufficiale giudiziario, di copia conforme dell'atto di pignoramento, del precetto e del titolo esecutivo, senza menzionare la nota di trascrizione del pignoramento. Né questo vuoto può essere colmato in via interpretativa, atteso che le norme latu sensu sanzionatorie non sono suscettibili di applicazione analogica, ex art. 14 preleggi.

Del resto, si è aggiunto, l'esclusione della nota di trascrizione dall'elenco degli atti da depositarsi nel termine di quindici giorni a pena di inefficacia del pignoramento non costituisce un lapsus calami, ma una consapevole scelta del legislatore, che se da un lato richiede al creditore di provvedere al tempestivo deposito del pignoramento, del precetto, del titolo esecutivo, e della nota di trascrizione, dall'altro tuttavia commina la sanzione di inefficacia solo all'omesso tempestivo deposito dei primi tre atti e non della nota di trascrizione, e ciò per evitare il rischio che il creditore possa trovarsi nella impossibilità di rispettare il termine perentorio di cui all'art. 557, comma 2, c.p.c. quante volte la Conservatoria dei registri immobiliari gli restituisca in ritardo la nota.

Questa conclusione troverebbe peraltro un argomento di conferma testuale nella disciplina del pignoramento dei beni mobili registrati secondo la modalità cartolare (e cioè con la notifica dell'atto di pignoramento al debitore e la trascrizione al PRA) prevista dall'art. 521-bis c.p.c.. Infatti, sebbene il comma 5 di questa norma preveda che il creditore entro 30 giorni (decorrenti dal momento in cui l'IVG gli comunica di aver preso in consegna il veicolo) debba provvedere a depositare copia conforme del pignoramento, del precetto, del titolo e della nota di trascrizione, la sanzione dell'inefficacia è espressamente correlata solo all'omesso tempestivo deposito di pignoramento, precetto, e titolo esecutivo, con esclusione quindi della nota di trascrizione.

Sulla questione certamente incide anche il recente correttivo che ha rimediato al “disallineamento” tra il secondo e il terzo comma della disposizione, in quanto, come è noto, il secondo comma menzionava la nota di trascrizione ed il terzo (che comminava la “sanzione” dell'inefficacia) non vi faceva riferimento. A seguito del d.lgs. n. 164/2024 “il creditore iscrive a ruolo il processo presso il tribunale competente per l'esecuzione depositando copie conformi del titolo esecutivo, del precetto, dell'atto di pignoramento e della nota di trascrizione entro quindici giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento, a pena di inefficacia del pignoramento stesso”. Possono ipotizzarsi due letture: a) una più rigida, che, valorizzando il tenore letterale del primo alinea, giunga ad affermare che in ogni caso il mancato deposito della nota di trascrizione nei 15 gg. procura la inefficacia del pignoramento (che peraltro sarebbe una “tipica” causa di estinzione, la cui sussistenza potrebbe essere contestata solo nelle forme di cui all'art. 630 c.p.c.); b) una lettura che, valorizzando l'inciso finale del comma in questione, che continua a far salva l'ipotesi che la nota di trascrizione non sia nella immediata disponibilità del creditore procedente, laddove sia questi a curare l'adempimento della trascrizione, arrivi a ipotizzare una “deroga” alla inefficacia del pignoramento laddove la nota di trascrizione non sia depositata nei 15 gg. in quanto non consegnata unitamente all'atto di pignoramento, essendo possibile, quindi, il relativo deposito da parte del creditore non appena la stessa gli sia restituita dal conservatore dei RI e comunque non oltre (secondo quanto detto sopra) il termine per la produzione degli atti da allegare all'istanza di vendita (determinandosi, in questa prospettiva, nel caso di mancato o intempestivo deposito, una “mera” causa di improcedibilità, la cui sussistenza andrebbe contestata nelle forme di cui all'art. 617 c.p.c.).

L'attestazione della conformità della copia degli atti agli originali e l'iscrizione a ruolo della procedura

Altro interrogativo deriva dalla previsione, contenuta sempre nell'art. 557 c.p.c., per cui la conformità delle copie degli atti depositati ai rispettivi originali è attestata dall'avvocato, il che ha fatto sorgere in dottrina e giurisprudenza l'interrogativo intorno al se l'assenza dell'attestazione sia o non sia sanzionabile con la declaratoria di inefficacia del pignoramento. La tesi secondo cui il mancato deposito dell'attestazione di conformità determinerebbe l'inefficacia del pignoramento si deve a Trib. Milano 29 giugno 2016; in senso analogo Trib. Napoli Nord 15 gennaio 2017; Trib. Termini Imerese 1° dicembre 2017; Trib. Santa Maria Capua Vetere 16 febbraio 2018. Ritiene invece che si tratti di mera irregolarità sanabile Trib. Bologna 22 ottobre 2015. La giurisprudenza del PCT; Trib. Bari 4 maggio 2016; Trib. Caltanissetta 1° giugno 2016 (in dottrina la tesi più rigorosa è sostenuta da Auletta; Contra Giuliano, 329-331).

In ogni caso la novella supera le perplessità che per il passato si erano poste in merito alla necessità di depositare gli originali degli atti. Invero, mentre taluno sosteneva che il mancato deposito dell'originale del pignoramento o della nota di trascrizione impediva la prosecuzione dell'espropriazione, e segnatamente la vendita (Bongiorno, 38; Corsaro, Bozzi, 325), altri avevano considerato questa ipotesi come una causa di nullità del pignoramento (Andrioli, 159).

L'art. 557 c.p.c. deve essere letto congiuntamente all'art. 159-bis disp. att. c.p.c., rubricato «Nota d'iscrizione a ruolo del processo esecutivo per espropriazione», (introdotta dal successivo comma 2 del citato art. 18 d.l. n. 132/2014), il quale prevede che la nota d'iscrizione a ruolo del processo esecutivo per espropriazione deve in ogni caso contenere: l'indicazione delle parti; le generalità e il codice fiscale, ove attribuito, della parte che iscrive la causa a ruolo; le generalità e il codice fiscale del difensore; i dati della cosa o del bene oggetto di pignoramento. È previsto poi dalla medesima norma che il Ministro della giustizia, con proprio decreto avente natura non regolamentare, può indicare ulteriori dati da inserire nella nota di iscrizione a ruolo (si tratta del d.m. giustizia 19 marzo 2015, pubblicato sulla G.U. 23 marzo 2015, n. 68).

Infine, quanto alle modalità di iscrizione a ruolo, il comma 4 dell'art. 18 d.l. n. 132/2014, convertito, con modificazioni, in l. n. 162/2014. prevede (aggiungendo due periodi all'art. 16-bis, comma 2, del decreto l. n. 179/2012, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 221/2012) che «A decorrere dal 31 marzo 2015, il deposito nei procedimenti di espropriazione forzata della nota di iscrizione a ruolo ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Unitamente alla nota di iscrizione a ruolo sono depositati, con le medesime modalità, le copie conformi degli atti indicati dagli artt. 518, comma 6, 543, comma 4 e 557, comma 2, del c.p.c. Ai fini del presente comma, il difensore attesta la conformità delle copie agli originali, anche fuori dai casi previsti dal comma 9-bis».

Può anche accadere che all'iscrizione a ruolo provveda il debitore (o un soggetto diverso dal creditore) a norma dell'art. 159-ter disp. att. c.p.c. In questo caso il creditore, in forza di tale disposizione, deve comunque provvedere al deposito degli atti indicati dall'art. 557 c.p.c. nel termine di quindici giorni, pena l'inefficacia del pignoramento. Va notato, a questo proposito, che il debitore che iscrive a ruolo deve depositare (per espressa previsione dell'art. 159-ter) l'atto di pignoramento notificato, per cui il creditore dovrà depositare solo il titolo esecutivo, il precetto e la nota di trascrizione, fermo restando, sulla scorta di quanto si è detto sopra, che il tempestivo deposito della nota di trascrizione non rileva ai fini della sanzione dell'inefficacia del pignoramento.

Resta da chiarire da quando decorre il predetto termine dei quindici giorni, nei casi in cui all'iscrizione a ruolo abbia provveduto il debitore o un soggetto diverso. L'idea preferibile sembra essere quella di individuare il dies a quo nel momento in cui il creditore abbia avuto conoscenza (legale o di fatto) dell'iscrizione a ruolo del processo. Nella generalità dei casi questa conoscenza sarà determinata dalla notificazione del decreto con cui, a seguito dell'istanza del debitore (che ad esempio ha promosso una opposizione all'esecuzione o ha chiesto la conversione o una riduzione del pignoramento), il giudice ha fissato l'udienza di comparizione delle parti dinanzi a sé.

Il pagamento del contributo unificato

All'indomani delle modifiche normative richiamate nel paragrafo che precede, si era posto il problema di stabilire se il pagamento del contributo unificato dovesse essere comunque eseguito in occasione del deposito dell'istanza di vendita, o se invece occorresse anticiparlo al momento dell'iscrizione a ruolo.

Il dipartimento per gli Affari di Giustizia - Direzione Generale della Giustizia del Ministero della Giustizia, con circolare del 3 marzo 2015 ha stabilito che l'obbligo di pagamento del contributo unificato continua a sorgere, per le procedure esecutive, nel momento in cui si deposita l'istanza di vendita.

Secondo il ministero, il d.P.R. n. 115/2002 (Testo Unico sulle Spese di Giustizia), nell'introdurre l'obbligo del versamento del contributo unificato ha stabilito sia gli importi dovuti, sia il soggetto tenuto ad effettuare il relativo pagamento. In particolare, l'art. 9, comma 1, del citato Testo Unico, prevede che «è dovuto il contributo unificato di iscrizione a ruolo, per ciascun grado di giudizio, nel processo civile, compresa la procedura concorsuale e di volontaria giurisdizione, secondo gli importi previsti dall'art. 13 e salvo le esenzioni disciplinate all'art. 10 del medesimo testo unico».

L'art. 14, comma 1, del d.P.R. n. 115/2002, individua poi la parte che è tenuta a compiere tale pagamento stabilendo che essa coincida con chi sì costituisce in giudizio per primo o che deposita il ricorso introduttivo, ovvero che. «nei processi esecutivi di espropriazione forzata, fa istanza per l'assegnazione o la vendita dei beni pignorati».

Per queste ragioni, conclude il ministero, il pagamento è dovuto al momento del deposito dell'istanza di vendita.

Questa soluzione non sembra del tutto convincente per almeno due ordini di ragioni.

La prima è che, da un punto di vista generale, può osservarsi che il contributo di iscrizione a ruolo, per definizione, è il contributo dovuto proprio per l'iscrizione a ruolo della causa, e quindi non può che essere versato al momento dell'iscrizione a ruolo. In secondo luogo, deve sottolinearsi che l'art. 14 non ha la funzione di precisare il momento in cui il contributo deve essere versato ma il soggetto che vi è tenuto, e questo soggetto viene individuato nel creditore che formulava l'istanza di vendita per la semplice ragione che era quello il momento in cui si effettuava l'iscrizione a ruolo.

La posizione del Ministero importa comunque, quale corollario, che quando l'iscrizione a ruolo sia eseguita, a mente dell'art. 159-ter disp. att. c.p.c., da un soggetto diverso dal creditore, il pagamento del contributo unificato non è comunque dovuto.

La Competenza per territorio

A seguito dell'istituzione del Giudice unico di primo grado (d.lgs. n. 51/1998) è venuta meno la distinzione (ai fini del riparto di competenza) tra i vari tipi di processi di espropriazione forzata, in quanto le funzioni già attribuite al pretore sono state devolute al Giudice dell'esecuzione presso il Tribunale.

In relazione al criterio territoriale, l'art. 26 c.p.c. individua il foro dell'esecuzione forzata con riferimento alle diverse tipologie di procedimento esecutivo. Per l'espropriazione immobiliare la competenza è determinata con riferimento al luogo in cui si trovano le cose oggetto di esecuzione (forum rei sitae).

In relazione a questa regola si pongono due ipotesi limite: la prima è quella dell'unico immobile che ricade nel territorio di più tribunali; la seconda riguarda il caso di una pluralità di immobili distinti, ricadenti nel circondario di più tribunali.

Due sono le soluzioni prospettabili per la individuazione, in tal caso, del Giudice competente.

La prima è quella di ritenere competente ciascuno dei giudici nella cui circoscrizione ricade l'immobile, in applicazione dell'ultima parte del comma 1 dell'art. 21 c.p.c., (espressamente richiamato dal successivo art. 26), ai sensi del quale qualora l'immobile sia ricompreso nella circoscrizione di più tribunali, Giudice competente è quello in cui si trova una parte dell'immobile.

In questi termini si è espressa Cass. II, n. 3672/1989, la quale ha stabilito che «A seguito della riforma tributaria, che ha abolito le imposte sul reddito dominicale dei terreni e dei fabbricati, l'ultima parte del comma 1 dell'art. 21 c.p.c. va letto nel senso che «qualora l'immobile sia compreso in più circoscrizioni giudiziarie, è competente ogni giudice nella cui circoscrizione si trova una parte dell'immobile» dovendosi ritenere abrogato il riferimento alla Competenza del giudice nella cui circoscrizione è compresa la parte di immobile soggetta a maggiore tributo verso lo stato». Dello stesso tenore Cass. III, n. 4213/2007, secondo cui la competenza territoriale relativa alle procedure espropriative immobiliari aventi ad oggetto diversi beni immobili, ubicati in più circoscrizioni giudiziarie, si determina, sulla base dell'art. 21 c.p.c. e tenuto conto del venir meno del criterio principale fissato ai fini di individuare un unico Giudice come territorialmente competente (criterio dell'immobile soggetto al maggior tributo verso lo Stato), alla stregua del residuo criterio per cui la competenza territoriale è attribuita ad ogni Giudice nella cui circoscrizione si trovi una parte degli immobili.

La seconda, invece, individua il Giudice competente in quello in cui si trova l'immobile o la porzione di immobile di maggior valore.

È questa la tesi fatta propria da Cass. III, n 1491/1989, secondo la quale «dal tenore letterale degli artt. 21 e 26 c.p.c. e, soprattutto dalla loro «ratio» intesa ad accentrare nella direzione e nel controllo di un solo giudice di esecuzione la procedura espropriativa immobiliare, deriva che, ove più parti di un solo immobile o più immobili, compresi in unica esecuzione, si trovino ubicati in più circoscrizioni giudiziarie, competente per l'espropriazione di tutti gli immobili, ancorché non collegati funzionalmente, sia il giudice del luogo ove si trovano le parti dell'unico immobile ovvero l'immobile o gli immobili soggetti a maggior tributo o, in mancanza di tributo, l'immobile o la parte di immobile di maggior valore».

La prima soluzione sembra da preferirsi. Ed invero, da un lato il criterio del valore è opinabile; dall'altro, e soprattutto, l'art. 21 c.p.c. individua, in caso di mancata sottoposizione dell'immobile a tributo, una regola sussidiaria certa, per cui non v'è ragione di individuare criteri diversi ed eccentrici rispetto a parametri normativi predeterminati.

A proposito della competenza per territorio si è affermato che qualora per errore si proceda al deposito dell'atto di pignoramento presso un tribunale diverso da quello competente per l'esecuzione a norma dell'art. 26, non si pone una questione di competenza, né l'erronea individuazione del giudice competente produce l'invalidità del pignoramento, trattandosi di una mera irregolarità formale (Martinetto, 135), sanabile d'ufficio con un semplice provvedimento di trasmissione del fascicolo alla cancelleria del giudice competente (Satta, 350; contra Bucolo, 781, secondo cui il giudice dell'esecuzione erroneamente adito dovrebbe limitarsi ad una pronuncia di non luogo a procedere, in quanto, privo del potere di rimettere le parti davanti all'effettivo giudice dell'esecuzione). Resta fermo che il vizio può essere dedotto quale motivo di opposizione agli atti esecutivi (Verde, 777).

Bibliografia

Andrioli, Commento al codice di procedura civile, III, 2a ed., Napoli, 1947; Auletta, Iscrizione a ruolo mediante modalità telematica del pignoramento presso terzi e conseguenze della mancata o irregolare attestazione di conformità di titolo, precetto e pignoramento da parte del creditore, in inexecutivis.it, 20 marzo 2018; Bongiorno, Espropriazione immobiliare, in Dig. civ., VIII, Torino, 1992, 38; Bucolo, Il processo esecutivo ordinario, Padova, 1994; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Capponi, Il pignoramento immobiliare, in Bove, Capponi, Martinetto, Sassani, L'espropriazione forzata, Torino, 1988; Corsaro, Bozzi, Manuale dell'esecuzione forzata, 3 a ed., Milano, 1996; D'Alonzo, Manuale del professionsita delegato nelle esecuzioni immobiliari, Bari, 2019; De Stefano, Gli interventi in materia di esecuzione forzata nel d.l. n. 132/2014, in Riv. es. for. 2014, 787 ss.; De Vita, L'onere dell'iscrizione a ruolo nell'espropriazione, in Giusto proc. civ. 2016, 838; Giuliano, La digitalizzazione del processo esecutivo. Formalismo telematico e sostanza delle tutele nel processo esecutivo, in Riv. es. for. 2020, 2, 331-333; Martinetto, Gli accertamenti degli organi esecutivi, Milano, 1963; Merlin, La vendita forzata immobiliare e la custodia dell'immobile pignorato, in Il processo civile di riforma in riforma, diretto da Carbone, Milano, 2006; Montanaro, sub art. 557 c.p.c., in Briguglio, Capponi (a cura di), Commentario alle riforme del processo civile, II, Padova, 2007; Ricci, La connessione nel processo esecutivo, Milano, 1986; Monteleone, Diritto processuale civile, 3ª ed., Padova, 2004; Montesano, Arieta, Diritto processuale civile, III, 3ª ed., Torino, 1999; Saletti, La custodia dei beni pignorati nell'espropriazione immobiliare, in Riv. es. for. 2006, 67 ss.; Satta, Commentario al codice di procedura civile, III, Milano, rist. 1966; Soldi, Manuale dell'esecuzione forzata, Padova, 2019; Tarzia, L'oggetto del processo di espropriazione, Milano, 1961; Travi, Espropriazione immobiliare, in Nss. D.I., VI, Torino, 1969; Verde, Pignoramento in generale, in Enc. dir., XXXIII, Milano, 1983.

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