Atto di integrazione del contraddittorio (artt. 371-bis e 331 c.p.c.)

Cristina Asprella

Inquadramento

L'art. 371-bis c.p.c., introdotto con la riforma del 1990, stabilisce che qualora la Corte di Cassazione abbia ordinato l'integrazione del contraddittorio, assegnando alle parti un termine perentorio per provvedervi, il ricorso notificato, contenente nell'intestazione le parole “Atto di integrazione del contraddittorio” deve essere depositato, a pena di improcedibilità, entro 20 giorni dalla scadenza del termine assegnato. Il decreto correttivo del 2024 è intervenuto sull'art. 371-bis c.p.c. al fine di espungere tutti i riferimenti a depositi «in cancelleria» o a provvedimenti stesi «in calce» ad altri atti, non più attuali a seguito della piena implementazione del processo telematico anche davanti alla Suprema Corte. Al fine di attuare l'ordine di integrazione del contraddittorio disposto dalla Corte di Cassazione, ai sensi dell'art. 371-bis c.p.c., la parte deve notificare un vero e proprio ricorso che, a pena di inammissibilità, deve riprodurre il contenuto dell'iniziale ricorso per cassazione, dovendosene estendere gli effetti ad altre parti.

Secondo la giurisprudenza della Corte, laddove la S.C. abbia ordinato l'integrazione del contraddittorio ai sensi dell'art. 371-bis c.p.c., il deposito del relativo atto di integrazione oltre il termine di 20 giorni dalla scadenza del termine concesso, comporta l'improcedibilità, rilevabile d'ufficio, del ricorso in cassazione, restando del tutto irrilevante un tardivo deposito dell'atto integrativo (Cass. II, n. 15308/2020).

Peraltro recentemente si è specificato che nel giudizio di legittimità, l'art. 371-bis c.p.c., là dove impone, a pena di improcedibilità, che il ricorso notificato sia depositato in cancelleria entro il termine perentorio di venti giorni dalla scadenza del termine assegnato, riguarda non solo l'ipotesi in cui la Corte di cassazione abbia disposto l'integrazione del contraddittorio nei confronti di un litisconsorte necessario cui il ricorso non sia stato in precedenza notificato, ma va riferito, con interpretazione estensiva, anche all'ipotesi in cui la Corte abbia disposto, ai sensi dell'art. 291 c.p.c., il rinnovo della notificazione del ricorso. Peraltro, non ricorrendo l'ipotesi del deposito tardivo dell'atto d'integrazione del contraddittorio, ma quella più radicale dell'inottemperanza all'ordine impartito dalla S.C., la pronuncia deve essere di inammissibilità e non già di improcedibilità del ricorso (Cass. I, n. 9097/2019).

La norma non è stata incisa dalla riforma 2022, e pertanto essa continua a prevedere la necessità del deposito a pena di improcedibilità, entro 20 giorni dalla scadenza del termine assegnato. Tuttavia, a norma dell'art. 196-quater disp. att. c.p.c., rubricato “Obbligatorietà del deposito telematico di atti e provvedimenti” come da ultimo modificato dal d.l. n. 13, dispone che il deposito degli atti processuali e dei documenti, ivi compresa la nota di iscrizione a ruolo, da parte dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria, ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti devono depositare gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Il Giudice può comunque ordinare il deposito di copia cartacea di singoli atti e documenti per ragioni specifiche. Tale deposito telematico è imposto, a norma del comma 2 della disposizione, anche nel procedimento monitorio, escluso il giudizio di opposizione, per i provvedimenti del Giudice. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa, anche regolamentare, relativa alla sottoscrizione, trasmissione e ricezione dei documenti informatici. Può il capo dell'ufficio autorizzare il deposito con modalità non telematiche quando i sistemi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti e sussiste una situazione di urgenza, dandone comunicazione scritta attraverso il sito istituzionale dell'ufficio (comunicando con la stessa forma di pubblicità l'avvenuta riattivazione del servizio).

Nell'attuazione del principio della legge delega n. 206/2021 (art. 1, comma 16, lett. a) che prevedeva, anche nei procedimenti innanzi alla Corte di Cassazione, che «il deposito dei documenti e di tutti gli atti di parte che sono in giudizio con il ministero di un difensore abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche, o anche mediante altri mezzi tecnologici» il legislatore delegato (d.lgs. n. 149/2022) ha eliminato le previsioni di cui all'art. 366, commi 2 (elezione di domicilio fisico in Roma) e 4 (comunicazioni di cancelleria e notificazioni tra avvocati); di conseguenza il ricorso introduttivo – e così anche il controricorso – non deve più contenere l'elezione del domicilio presso un luogo fisico, essendo previsto soltanto quello digitale risultante dai pubblici elenchi di cui all'art. 16-sexies d.l. n. 179/2012.

È stato di conseguenza eliminato l'obbligo della notifica del controricorso, della notifica del ricorso incidentale in caso di notifica del ricorso per integrazione del contraddittorio ex artt. 331 e 332 c.p.c. e della notifica del controricorso al ricorso incidentale; infatti, questi incombenti non risultano più necessari dato che tali atti sono depositati telematicamente ed inseriti nel fascicolo informatico e, di conseguenza, da esso consultabili ad opera delle altre parti. Parallelamente, nell'ambito delle disposizioni di attuazione, la riforma 2022 ha abrogato gli artt. 134 (deposito del ricorso e del controricorso a mezzo posta), l'art. 134-bis (residenza o sede fisica delle parti), l'art. 135 (invio di copie in formato analogico alle parti) e 137 (deposito di copie in formato analogico del ricorso e del controricorso) perché contengono disposizioni incompatibili con la disciplina del processo civile telematico in cassazione.

Se ne deduceva già in precedenza che il riferimento, contenuto nell'art. 371-bis c.p.c., al deposito in cancelleria costituisce una svista, una dimenticanza del legislatore delegato, dovendo anche questo atto di integrazione del contraddittorio essere depositato in via telematica nel termine previsto dalla disposizione normativa. Adesso il d.lgs. n. 164/2024 ha infatti eliminato dalla previsione le parole “nella cancelleria della Corte stessa”.

Formula

ECC.MA CORTE DI CASSAZIONE

ATTO DI INTEGRAZIONE DEL CONTRADDITTORIO EX ART. 371-BIS C.P.C.

Nell'interesse del Sig. ..., nato a ..., C.F. ..., (o nell'interesse della Società ... in persona di ... con sede in ... ), rappresentato e difeso, in forza di procura speciale in calce al ricorso per cassazione, dall'Avv. ... (C.F. ..., PEC ... ) del Foro di ... e dall'Avv. (C.F. ..., PEC ... ) del Foro di Roma, ed elettivamente domiciliato presso lo studio di quest'ultimo in Roma, alla via ... n. ...

-ricorrente-

CONTRO

Il Sig. ..., nato a ..., C.F. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... del Foro di ... ed elettivamente domiciliato nel giudizio di secondo grado presso il suo studio sito in ...,

-resistente-

PREMESSO CHE

- con ricorso per cassazione ex art. 360 c.p.c., il Sig. ... ha proposto ricorso per cassazione per l'annullamento e, comunque, la cassazione della sentenza n. ... emessa dalla Corte d'appello di ... il ..., depositata in data ... e notificata in data ...;

- Il ricorso è stato notificato al resistente Sig. ... in data ... presso ...;

- Il procedimento è stato assegnato alla Sezione ... di codesta Ecc.ma Corte di Cassazione, al n. R.G. ...;

- Con ordinanza del ... comunicata il ... la Corte di Cassazione, rilevato che il ricorso in parola non era stato notificato al Sig. ... parte del giudizio di appello conclusosi con la sentenza ora impugnata, ha ordinato al Sig. ... di integrare il contraddittorio nei termini di legge;

- Il Sig. ... provvede, pertanto, alla integrazione del contraddittorio con il presente atto, in cui viene di seguito integralmente trascritto il contenuto del ricorso, ex art. 371-bis c.p.c.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

COMMENTO

Va segnalato, con riferimento al deposito telematico, che la riforma 2022 ha optato per una disciplina organica del deposito telematico degli atti contenuta all'interno del codice di procedura civile e, precisamente delle disposizioni di attuazione. In queste ultime è stato infatti inserito il Titolo V-ter, dedicato alle Disposizioni relative alla giustizia digitale e del deposito telematico si occupa il Capo I al cui interno si trovano gli artt. 196-quater, quinquies, sexies e septies adesso modificati dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022.

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali.

L'art. 196-quinquies, rubricato “Dell'atto del processo redatto in formato elettronico” stabilisce che l'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli artt. 132, comma 3, 134, comma 1 e 135, comma 4 c.p.c. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del giudice si intende depositato, anche agli effetti di cui all'art. 133 c.p.c. quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico. Se il provvedimento di correzione di cui all'art. 288 c.p.c. è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico.

A norma dell'art. 196-sexies, rubricato “Perfezionamento del deposito con modalità telematiche”, il deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5 c.p.c. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni.

Infine l'art. 196-septies c.p.c. è dedicato alla disciplina della copia cartacea degli atti depositati telematicamente.

D.m. 7 agosto 2023, n. 110

Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

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