Decisione dei giudici della libertà e competenza del G.i.p. distrettuale

07 Aprile 2025

Quando il tribunale del riesame o la Corte di cassazione escludano la gravità indiziaria in relazione ad un reato ovvero ad una circostanza aggravante che radicano la competenza del gip distrettuale, devono contestualmente rilevare l'incompetenza del giudice che ha emesso la misura?

Questione controversa

Ci si chiede quali siano le conseguenze della pronuncia con la quale i giudici della libertà ovvero quelli di legittimità escludano i gravi indizi in relazione ad un reato ovvero ad una circostanza aggravante da cui discende la competenza del giudice per le indagini preliminari distrettuale ai sensi degli artt. 51, comma 3-bis, e 328, comma 1-bis, c.p.p.

Possibili soluzioni 
Prima soluzione Seconda soluzione

Secondo un primo orientamento, l'esclusione della gravità indiziaria in relazione ad un reato o a una circostanza aggravante da cui - ex artt. 51, comma 3-bis, e 328, comma 1-bis, c.p.p. - discende la competenza del giudice per le indagini preliminari distrettuale, non ne fa venir meno la competenza, in quanto, anche nel procedimento cautelare, la decisione sulla competenza va assunta in limine litis, sulla base della mera descrizione del fatto contenuta nell'imputazione, prima di ogni valutazione di merito su la fondatezza dell'accusa come pure sulla gravità degli indizi: ed invero, si ritiene che le valutazioni sulla competenza effettuate in sede cautelare non possano incidere sugli sviluppi successivi del procedimento nella sede di merito, ben potendo il pubblico ministero formulare la richiesta di rinvio a giudizio riproponendo nei medesimi termini la contestazione dei fatti enucleati in sede cautelare, e dovendosi assumere la decisione definitiva sulla competenza proprio e solo sulla base della prospettazione formulata dal pubblico ministero nel momento dell'esercizio dell'azione penale.

Il vaglio della competenza non può, ad avviso di questo orientamento, coincidere e confondersi con quello sulla sussistenza dei presupposti della misura cautelare, trattandosi di decisioni che hanno diverso oggetto e che sono condizionate - anche nella fase cautelare - dall'applicazione del principio dell'iniziativa del pubblico ministero; né può invocarsi la violazione del principio del giudice naturale, che vale anche per il procedimento cautelare, ma resta soggetto alle stesse regole fissate per la competenza nel giudizio di responsabilità che distinguono il profilo della prospettazione dell'accusa, essenziale ai fini della decisione in punto di competenza, da quello relativo alla sua fondatezza, che attiene, invece, alla decisione nel merito della sussistenza dei presupposti sostanziali della misura cautelare.

Dunque, nel procedimento de libertate, alla diversa qualificazione giuridica dei fatti non deve conseguire la pronuncia di incompetenza, poiché le valutazioni in sede cautelare sono formulate allo stato degli atti e non incidono sulla competenza per il processo principale (1).

Secondo un diverso orientamento, il tribunale del riesame che, nel procedimento de libertate, dia ai fatti una diversa qualificazione giuridica, escludendone la riconducibilità alle ipotesi criminose ricomprese nell'art. 51, comma 3-bis, c.p.p., deve dichiarare l'incompetenza del giudice per le indagini preliminari del tribunale del capoluogo del distretto in cui ha sede il giudice competente, conservando il potere di annullare il provvedimento, ovvero di provvedere ai sensi dell'art. 27 c.p.p., laddove ravvisi l'urgenza anche di una sola delle esigenze cautelari riscontrate.

Ed invero, a seguito della nuova qualificazione giuridica dei fatti, l'ordinanza genetica risulta emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale per reati sottratti alla sua competenza funzionale, perché non inclusi nel catalogo individuato dall'art. 51, comma 3-bis, c.p.p., sicché il giudice della cautela deve adottare la conseguenziale pronuncia di incompetenza.

Questo orientamento richiama i principi stabiliti dalle Sezioni Unite Giacobbe (sentenza n. 19214 del 23 aprile 2020), secondo cui il giudice dell'impugnazione, rilevata su eccezione di parte o di ufficio l'incompetenza di quello che ha applicato la misura, ha sempre l'onere di verificare, ai sensi dell'art. 291, comma 2, c.p.p., la sussistenza di tutte le condizioni per l'adozione del provvedimento limitativo della libertà personale, e, qualora tale verifica abbia esito negativo, deve annullare la misura, mentre, laddove ravvisi anche solo una delle esigenze cautelari riscontrate, deve provvedere a norma dell'art. 27 c.p.p., dichiarando l'incompetenza e trasmettendo gli atti al giudice competente, che entro venti giorni dalla ordinanza provvederà a norma degli articoli 292,317 e 321 c.p.p., pena la cessazione degli effetti della misura (2).

(1Cass. pen., sez. VI, 22 dicembre 2023, dep. 2024, n. 5644; Cass. pen., sez. I, 9 luglio 2019, n. 43953; Cass. pen., sez. II, 6 febbraio 2019, n. 25163; Cass. pen., sez. II, 26 aprile 2006, n. 24492; Cass. pen., sez. II, 26 aprile 2006, n. 23943.

        

(2Cass. pen., sez. II, 13 marzo 2025, n. 10861, 10862 e 10863; Cass. pen., sez. I, 14 luglio 2022, n. 32956, 32957 e 32598.

Rimessione alle Sezioni Unite

Cass. pen., sez. II, 18 marzo 2025, n. 12490

Cass. pen., sez. II, 14 marzo 2025, n. 11592

  • ​La Corte era chiamata a deliberare sui ricorsi avverso ordinanze che, pur contestando il quadro di gravità indiziaria in relazione ai reati oggetto di addebito cautelare, avevano escluso la configurabilità della circostanza aggravante di cui all'art. 416-bis.1 c.p.: in entrambi i casi il ricorrente deduceva espressamente che il giudice del riesame, a seguito della pronuncia, avrebbe dovuto escludere la competenza del giudice distrettuale, e ordinare la trasmissione degli atti al giudice per le indagini preliminari territorialmente competente.
  • Rilevata la sussistenza del contrasto interpretativo, la Corte ha rimesso la questione alle Sezioni Unite.
  • Ha evidenziato che a favore del primo orientamento – che «si ispira al principio della perpetuatio iurisdictionis / competentiae che prevede appunto l'irrilevanza, rispetto alla determinazione della competenza sulla base della formulazione dell'imputazione, delle eventuali modificazioni intervenute nella fasi di impugnazione tra le quali deve ricomprendersi anche quella cautelare» - militano quelle pronunce (da ultimo, Cass. pen., sez. III, 20 giugno 2024, n. 37248) che hanno ritenuto che, ai fini della determinazione della competenza territoriale del giudice titolare del potere di decisione sulla richiesta di applicazione di misure cautelari, è necessario prendere in considerazione tutti i reati per i quali si procede, anche se solo alcuni di essi formino oggetto della richiesta cautelare.
  • Ha, altresì, evidenziato che il contrapposto orientamento – che ritiene ineludibile la necessità che la misura cautelare venga apprezzata entro tempi brevi da quello che, sulla base della decisione dei giudici del riesame o di legittimità, è divenuto il giudice naturale - ritiene che il giudice della cautela non può limitarsi a confermare o a sostituire la misura, di cui ritiene sussistente i presupposti applicativi, senza occuparsi degli effetti sul provvedimento impugnato della rilevata incompetenza del giudice che l'ha emessa, nei termini imposti dalla disciplina prevista dagli artt. 291, comma 2, e 27 c.p.p., pena la violazione del dovere di rilevare l'incompetenza anche successivamente all'adozione della misura imposto dall'interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 291, comma 2, c.p.p.
  • La Corte ha, dunque, rimesso il ricorso alle Sezioni Unite, per la risoluzione del quesito che è stato così formulato: «Se l'esclusione della gravità indiziaria limitatamente ai reati o alle circostanze aggravanti da cui discende la competenza del giudice per le indagini preliminari distrettuale ex artt. 51, comma 3-bis, e 328, comma 1-bis, c.p.p. legittimi una pronuncia declinatoria di competenza».

Le Sezioni Unite tratteranno il ricorso nell'udienza del 26 giugno 2025.

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