Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 25 nonies - Segnalazioni dei creditori pubblici qualificati 1Segnalazioni dei creditori pubblici qualificati 1 1. L'Istituto nazionale della previdenza sociale, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle entrate-Riscossione segnalano all'imprenditore e, ove esistente, all'organo di controllo, nella persona del presidente del collegio sindacale in caso di organo collegiale, a mezzo di posta elettronica certificata o, in mancanza, mediante raccomandata con avviso di ricevimento inviata all'indirizzo risultante dall'anagrafe tributaria: a) per l'Istituto nazionale della previdenza sociale, il ritardo di oltre novanta giorni nel versamento di contributi previdenziali di ammontare superiore: 1) per le imprese con lavoratori subordinati e parasubordinati, al 30 per cento di quelli dovuti nell'anno precedente e all'importo di euro 15.000; 2) per le imprese senza lavoratori subordinati e parasubordinati, all'importo di euro 5.000; b) per l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, l'esistenza di un debito per premi assicurativi scaduto da oltre novanta giorni e non versato superiore all'importo di euro 5.000; c) per l'Agenzia delle entrate, l'esistenza di un debito scaduto e non versato relativo all'imposta sul valore aggiunto, risultante dalla comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche di cui all'articolo 21-bis del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, di importo superiore a euro 5.000 e, comunque, non inferiore al 10 per cento dell'ammontare del volume d'affari risultante dalla dichiarazione relativa all'anno d'imposta precedente; la segnalazione è in ogni caso inviata se il debito è superiore all'importo di euro 20.000 2. d) per l'Agenzia delle entrate-Riscossione, l'esistenza di crediti affidati per la riscossione, autodichiarati o definitivamente accertati e scaduti da oltre novanta giorni, superiori, per le imprese individuali, all'importo di euro 100.000, per le società di persone, all'importo di euro 200.000 e, per le altre società, all'importo di euro 500.000. 2. Le segnalazioni di cui al comma 1 sono inviate: a) dall'Agenzia delle entrate, contestualmente alla comunicazione di irregolarità di cui all'articolo 54-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e, comunque, non oltre centocinquanta giorni dal termine di presentazione delle comunicazioni di cui all'articolo 21-bis del decreto-legge n. 78 del 2010;3 b) dall'Istituto nazionale della previdenza sociale, dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e dall'Agenzia delle entrate-Riscossione, entro sessanta giorni decorrenti dal verificarsi delle condizioni o dal superamento degli importi indicati nel medesimo comma 1. 3. Le segnalazioni di cui al comma 1 contengono l'invito alla presentazione dell'istanza di cui all'articolo 17, comma 1, se ne ricorrono i presupposti. 4. Le disposizioni del presente articolo si applicano: a) con riferimento all'Istituto nazionale della previdenza sociale e all'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, in relazione ai debiti accertati a decorrere dal 1° gennaio 2022, per il primo, e ai debiti accertati a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto per il secondo; b) con riferimento all'Agenzia delle entrate, in relazione ai debiti risultanti dalle comunicazioni di cui all'articolo 21-bis del decreto-legge n. 78 del 2010 a decorrere da quelle relative al secondo trimestre 2022;4 c) con riferimento all'Agenzia delle entrate-Riscossione, in relazione ai carichi affidati all'agente della riscossione a decorrere dal 1° luglio 2022. [1] Articolo aggiunto dall'articolo 6, comma 1, del D.Lgs. 17 giugno 2022, n. 83. [2] Lettera sostituita dall'articolo 37-bis, comma 1, lettera a), del D.L. 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla Legge 4 agosto 2022, n. 122. [3] Lettera sostituita dall'articolo 37-bis, comma 1, lettera b), del D.L. 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla Legge 4 agosto 2022, n. 122. [4] Lettera sostituita dall'articolo 37-bis, comma 1, lettera c), del D.L. 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla Legge 4 agosto 2022, n. 122. InquadramentoIl codice, nella sua versione originaria, disciplinava, all'art. 15 c.c.i.i., i sistemi di allerta «esterna» da parte dei creditori pubblici qualificati. In particolare, l'Agenzia delle Entrate, l'I.N.P.S. e l'Agente della Riscossione, al verificarsi del superamento di determinate soglie di indebitamento indicate dalla citata disposizione, diversificate per ciascun creditore qualificato, dovevano farne segnalazione formale all'imprenditore/debitore a mezzo PEC ovvero a mezzo lettera raccomandata a.r., da inviarsi all'indirizzo risultante dall'anagrafe tributaria, informandolo che, in caso di mancato adempimento o di mancata regolarizzazione (nel caso di rateizzazione, laddove consentita), ovvero in caso di mancato avvio spontaneo del procedimento di composizione assistita della crisi entro 90 giorni dalla ricezione della segnalazione, si sarebbe proceduto all'inoltro di apposita segnalazione all'OCRI; scaduto infruttuosamente il predetto termine, i creditori pubblici dovevano fare la relativa segnalazione all'OCRI in forma telematica. Il decreto correttivo (d.lgs. n. 147/2020) era intervenuto sul punto inserendo la previsione espressa di un termine (60 giorni dalla scadenza di quello di cui all'art. 54-bis, comma 1 d.P.R. n. 633/1972) entro il quale l'Agenzia delle Entrate doveva effettuare l'avviso al debitore. Detto termine era già previsto espressamente per INPS (60 giorni dal verificarsi delle condizioni di cui all'art. 15, comma 2, lett. b) e per l'Agente della riscossione (60 giorni dalla data di superamento delle soglie di cui all'art. 15, comma 2, lett. c). Difatti, per l'Agenzia delle Entrate, l'art. 15, nella sua originaria formulazione, prevedeva che l'avviso fosse inviato «contestualmente» alla comunicazione di irregolarità di cui all'art. 54-bis d.P.R. n. 633/1972, per la quale tuttavia nessun termine era previsto in modo espresso. L'intervento, pertanto, come si legge nella Relazione Illustrativa, mirava ad «evitare che la tempestività dell'iniziativa, da parte di Agenzia delle entrate, sia (fosse) rimessa soltanto alla sua volontà. È infatti evidente che la segnalazione dei creditori pubblici qualificati in tanto può rispondere all'esigenza di intercettare le situazioni di crisi prima che divengano irreversibili in quanto detta segnalazione intervenga prima che le situazioni debitorie siano cristallizzate perché molto risalenti nel tempo». Qualora il debitore avesse sanato la propria posizione mediante la rateizzazione del debito, ma si fosse reso poi inadempiente, non appena il debito avesse superato nuovamente le soglie indicate dalla norma, l'ente creditore avrebbe dovuto «senza indugio» e senza ulteriori adempimenti intermedi, effettuare la segnalazione all'OCRI; la mancata segnalazione al debitore e/o all'OCRI avrebbe comportato: 1) per l'Agenzia delle Entrate e per l'INPS la perdita del privilegio sui crediti di cui essi erano titolari; 2) per l'Agente della Riscossione l'inopponibilità del credito per spese ed oneri di riscossione. L'originario sistema di allerta «esterno»Con riferimento all'Agenzia delle Entrate, nella versione originaria dell'art. 15 c.c.i.i., l'obbligo di allerta scattava quando l'ammontare del debito scaduto e non versato ai fini IVA, come risultante dalle liquidazioni periodiche ex art. 21-bis, d.l. n. 78/2010, convertito, con modificazioni, nella l. n. 122/2010, era: – non inferiore al 30% del volume d'affari del medesimo periodo, sempreché tale debito fosse non inferiore: – ad Euro 25.000, per volume d'affari risultante dalla dichiarazione IVA dell'anno precedente, fino ad Euro 2.000.000 – ad Euro 50.000, per volume d'affari risultante dalla dichiarazione IVA dell'anno precedente, fino ad Euro 10.000.000 – ad Euro 100.000, per volume d'affari risultante dalla dichiarazione IVA dell'anno precedente, oltre Euro 10.000.000. Il decreto correttivo era intervenuto eliminando il riferimento al 30% del volume d'affari e stabilendo l'obbligo di segnalazione quando il debito scaduto e non versato risultava essere superiore alle seguenti soglie: – Euro 100.000 se il volume d'affari, risultante dalla dichiarazione IVA dell'anno precedente, non era superiore ad Euro 1.000.000; – Euro 500.000, se il volume d'affari, risultante dalla dichiarazione IVA dell'anno precedente, non era superiore ad Euro 10.000.000; – Euro 1.000.000, se il volume d'affari, risultante dalla dichiarazione IVA dell'anno precedente, era superiore ad Euro 10.000.000. Nella relazione illustrativa, a giustificazione della modifica, si afferma che «considerato l'ammontare dell'imposta sul valore aggiunto, che, nella fascia più elevata, è pari al 22% (da cui peraltro deve essere dedotta l'IVA sugli acquisti), la soglia di rilevanza del 30% attualmente presa in considerazione dalla norma non potrebbe essere mai raggiunta nel trimestre a cui si riferisce la comunicazione della liquidazione periodica di cui all'art. 21-bis del d.l. n. 78/2010, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 122/2010. La diversa percentuale individuata rappresenta un valore mediano e tiene conto dell'esistenza di settori produttivi in cui l'IVA dovuta è inferiore al 22%». In dottrina, era stata rilevata un'incongruenza costituita dal fatto che, per l'obbligo di segnalazione dell'Agenzia delle Entrate, non rilevavano le imposte erariali diverse dal tributo IVA. Né, d'altra parte, assumevano rilevanza ai fini dell'allerta i tributi di titolarità degli enti territoriali. Tuttavia, sia le imposte erariali diverse dal tributo IVA, sia le imposte locali venivano ad assumere rilevanza ai fini dell'obbligo di segnalazione con riferimento all'agente della riscossione. Quest'ultimo, infatti, era tenuto ad «allertare» il debitore ogni qualvolta fosse stata superata la soglia di legge riferita, indistintamente, al totale dei crediti affidatigli ai fini esattivi (Gambi, 6). Con riferimento all'INPS, l'obbligo di segnalazione scattava quando il debitore fosse stato: – in ritardo di oltre sei mesi nel versamento dei contributi previdenziali, per un ammontare superiore alla metà dei contributi dovuti in relazione all'anno precedente; – sempreché l'ammontare del debito scaduto fosse stato non inferiore ad Euro 50.000. La dottrina aveva evidenziato come il legislatore non avesse ricompreso tra i soggetti legittimati a far scattare la procedura di allerta altri enti previdenziali ed assistenziali (es: Inail, Enasarco, Inpgi, Enapia, etc.). In ogni caso, la contribuzione omessa nei confronti dell'I.N.P.S. concerneva tutte le gestioni obbligatorie dell'Istituto (gestione dipendenti, gestione separata, gestione autonomi artigiani e commercianti etc.). Per quanto riguardava, poi, i debiti contributivi scaduti si doveva chiarire se il limite di 50.000 avrebbe dovuto considerarsi solo per le somme contestate in fase amministrativa o anche per quelle divenute oggetto di recupero tramite l'Agente della Riscossione (Avvisi di debito). Per quest'ultimo, infatti, le procedure di allerta scattavano a soglie notevolmente più alte (500.000 o 1.000.000 di Euro) (Geria, 8). Con riferimento all'Agente della Riscossione, l'obbligo di segnalazione scattava qualora il totale dei crediti affidati dagli enti concedenti dopo la data di entrata in vigore del Codice, tanto auto dichiarati, quanto definitivamente accertati e scaduti da oltre novanta giorni, avesse superato – per le imprese individuali, la soglia di Euro 500.000; – per le imprese collettive, la soglia di Euro 1.000.000. Restavano dunque fuori dagli obblighi di segnalazione: – i debiti relativi a tributi, contributi ed altre posizioni creditorie autodichiarati e/o definitivamente accertati, in relazione ai quali non fossero decorsi novanta giorni; – i debiti relativi a tributi, contributi ed altre posizioni creditorie non accertati in via definitiva (atti per i quali pendeva il termine per l'impugnazione da parte del debitore; atti impugnati per i quali non vi fosse stata sentenza definitiva sfavorevole al debitore). In tema di soglie, era previsto un meccanismo di adeguamento delle disposizioni contenute nell'art. 15, sia con riferimento alla tipologia dei debiti monitorati, sia con riferimento alla loro entità, dapprima entro due anni dalla data d'entrata in vigore del Codice, successivamente, ogni tre anni. Tale adeguamento si sarebbe basato sui dati elaborati da un istituendo Osservatorio permanente che avrebbe avuto il compito di monitorare, con cadenza annuale, l'andamento delle misure d'allerta, nonché di proporre eventuali modifiche normative necessarie a migliorarne l'efficienza (artt. 353-354). Il nuovo sistema di allerta «esterno»Nel nuovo impianto cambia anche radicalmente l'allerta esterna ovvero l'obbligo di segnalazione da parte dei creditori qualificati. In primo luogo, giova considerare come tra tali creditori risulti annoverata anche l'INAIL, venendo così recepite le indicazioni di una parte della dottrina. In secondo luogo, le soglie previste dall'art. 25-novies sono pressoché identiche a quelle previste dall'art. 30-sexies del d.l. n. 152/2021 e sono più basse rispetto a quelle previste nella versione originaria del codice; per quanto concerne, poi, l'Agenzia delle Entrate esse sono state ulteriormente riviste dall'art. 37-bis, comma 1, lett. a), del d.l. n. 73/2022, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 122/2022. Inoltre, il superamento delle soglie così individuate impone al creditore qualificato soltanto di indirizzare una comunicazione all'imprenditore e, ove esistente, all'organo di controllo, con «l'invito alla presentazione dell'istanza di cui all'articolo 17, comma 1, se ne ricorrono i presupposti», così come previsto dal terzo comma della disposizione in esame. Non è invece previsto un potere di attivazione della procedura quale quello regolato nella originaria versione del Codice della crisi, il cui art. 15 assegnava ai creditori qualificati il potere-dovere di effettuare la segnalazione all'OCRI, pena la perdita del titolo di prelazione spettante sui relativi crediti per l'INPS e l'Agenzia delle Entrate o, per l'Agente della Riscossione, pena l'inopponibilità del credito per spese ed oneri di riscossione. Non è dunque più comminata alcuna sanzione a carico del creditore qualificato che omette di effettuare la segnalazione nei termini indicati. In dottrina è stato osservato che, anche sotto tale punto di vista, la nuova disciplina valorizza i compiti dell'organo di controllo; al contempo l'assenza di sanzioni a carico dei creditori qualificati che omettono di effettuare la segnalazione rischia di rendere irrilevante la stessa previsione (Desana, 11). Inoltre, si è rilevato che il superamento delle soglie di rilevanza ai fini della segnalazione non dà ingresso ad alcuna «presunzione» assoluta di crisi aziendale, rappresentando, unicamente, un meccanismo (teoricamente) obiettivo ai fini dell'esercizio dell'obbligo di allertare il debitore (Gambi, 8). BibliografiaBonfante, Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza - le misure d'allerta, Giur. it., 2019, 8-9, 1943; Caradonna, Le misure di allerta, emersione tempestiva della crisi, in Giustiziacivile.com, pubb. 15 marzo 2019; D'Attorre, Prime riflessioni sulla delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi d'impresa e dell'insolvenza, in Riv. soc., 2017; Fratini, Analisi dell'efficacia degli indicatori dello stato di crisi, in Giustiziacivile.com, pubb. 29 aprile 2019; Gambi, La fase dell'allerta esterna nel Codice della crisi, in ilFallimentarista.it, pubb. 15 maggio 2019; Geria, La procedura di allerta e i debiti previdenziali nel nuovo Codice della crisi d'impresa, in ilFallimentarista.it, pubbl. 8 agosto 2019; Leuzzi, Indicizzazione della crisi d'impresa e ruolo degli organi di controllo: note a margine del nuovo sistema, in ilCaso.it, pubb. 28 ottobre 2019; Ranalli, Gli indicatori della crisi driver per le segnalazioni all'OCRI, La Riforma del Fallimento, in ItaliaOggi, 2, 2019; Sanzo, Burroni, Il nuovo codice della crisi e dell'insolvenza, Bologna, 2019; Sottoriva, Cerri, Gli indici di allerta rilevanti ai fini dell'attivazione degli obblighi segnaletici, in ilFallimentarista.it, pubbl. 20 ottobre 2019. |