Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 58 - Rinegoziazione degli accordi o modifiche del pianoRinegoziazione degli accordi o modifiche del piano 1. Se prima dell'omologazione intervengono modifiche sostanziali del piano, è rinnovata l'attestazione di cui all'articolo 57, comma 4, e il debitore chiede il rinnovo delle manifestazioni di consenso ai creditori parti degli accordi. L'attestazione deve essere rinnovata anche in caso di modifiche sostanziali degli accordi. 2. Qualora dopo l'omologazione si rendano necessarie modifiche sostanziali del piano, l'imprenditore vi apporta le modifiche idonee ad assicurare l'esecuzione degli accordi, richiedendo al professionista indicato all'articolo 57, comma 4, il rinnovo dell'attestazione. In tal caso, il piano modificato e l'attestazione sono pubblicati nel registro delle imprese e della pubblicazione è dato avviso ai creditori a mezzo lettera raccomandata o posta elettronica certificata. Entro trenta giorni dalla ricezione dell'avviso è ammessa opposizione con ricorso al tribunale. Il procedimento si svolge nelle forme di cui all'articolo 48 1. [1] Comma modificato dall'articolo 16, comma 2, del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. InquadramentoLa questione dei possibili scostamenti dal piano di risanamento e ristrutturazione programmato rappresenta una delle principali problematiche delle procedure concorsuali non liquidatorie. Già nei piani attestati di risanamento è previsto [art. 56, comma 1, lett. f), c.c.i.i.] che il piano preveda «le iniziative da adottare qualora si verifichi uno scostamento dagli obiettivi pianificati», e tale indicazione deve essere contenuta anche nel piano costituente il presupposto degli accordi di ristrutturazione, che deve essere redatto «secondo le modalità indicate dall'art. 56» (art. 57, comma 2, c.c.i.i.). Rimane però il problema di come affrontare scostamenti dal piano che non siano assorbiti dai correttivi previsti nel piano medesimo, e quali effetti abbiano questi scostamenti in merito alla «tenuta» complessiva degli accordi, ed all'efficacia degli stessi. Su questi aspetti interviene la norma in commento, che prevede la possibilità di apportare modifiche sostanziali al piano, distinguendo tra modifiche intervenute prima dell'omologazione, e modifiche intervenute successivamente all'omologazione. Modifiche del piano nel corso del giudizio di omologazioneIn base al primo comma della disposizione in esame, se, prima dell'omologazione, intervengono «modifiche sostanziali» al piano, il debitore deve far rinnovare l'attestazione, e chiedere una nuova manifestazione di consenso dei creditori aderenti. Si pone quindi il problema di individuare in che cosa debbano consistere le modifiche sostanziali idonee ad incidere sul piano. In linea generale, possono essere considerate tali tutte quelle modifiche rese necessarie da una situazione in atto differente rispetto a quella prospettata nel piano originario, situazione che renda probabile il mancato corretto adempimento dell'accordo, come originariamente configurato. Si deve trattare, quindi, di scostamenti significativi tra situazione in atto ed obiettivi del piano, non emendabili con soluzioni alternative previste nel piano. In questi casi l'unica strada che avrà il debitore, per perseguire il buon esito della procedura, è quindi quello di apportare le necessarie modifiche al piano, e chiedere la rinnovazione del consenso ai creditori parti degli accordi. Le «modifiche sostanziali», peraltro, possono riguardare non soltanto il piano presupposto degli accordi, ma gli accordi medesimi, nel senso che, prima dell'omologazione, il debitore può concordare con uno o più creditori una modificazione dell'accordo. A tal proposito, si ritiene che siano da considerare «sostanziali» tutte quelle modifiche rispetto ai termini originari dell'accordo che, se attuate, determinerebbero il diritto del creditore di chiedere la risoluzione dell'accordo. Deve quindi trattarsi di modifiche la cui mancanza determinerebbe un inadempimento di non scarsa importanza, secondo i principi elaborati dalla giurisprudenza in materia di inadempimento contrattuale (cfr., tra le altre, Cass. n. 22346/2014; Cass. n. 7083/2006), con la precisazione che, a differenza di quanto avviene nel concordato (dove l'inadempimento deve essere valutato tenuto conto del complessivo assetto delle obbligazioni assunte dal debitore), in questo caso bisogna avere riguardo alla posizione dei singoli creditori (Nardecchia 2020, 1053). Sia che si tratti di modificazioni sostanziali del piano, ovvero di modificazione sostanziali degli accordi, il debitore deve comunque presentare una nuova attestazione del professionista che ha attestato il piano originario, sempre che, ovviamente, nel frattempo non siano venuti meno i requisiti di indipendenza, e ferma restando, comunque, la libertà del debitore di scegliere un nuovo professionista. Naturalmente la nuova relazione dovrà tenere conto della precedente, e dovrà contenere un aggiornamento dei dati aziendali, e l'attestazione circa l'idoneità delle modifiche apportate ad assicurare la corretta esecuzione dell'accordo. L'adesione dei creditori al nuovo piano integra, nella sostanza, un nuovo accordo, sul quale dovrà esprimersi il tribunale in sede di omologazione, con la conseguenza che, in caso di mancata prestazione del consenso da parte di uno o più creditori, questi saranno considerati estranei all'accordo, e non potranno più essere considerati ai fini del raggiungimento della quota del 60% (o del 30%, nell'ipotesi di accordi di ristrutturazione agevolati ex art. 60 c.c.i.i.), per cui il debitore dovrà prevederne il pagamento integrale nei termini previsti dall'art. 57, comma 3, c.c.i.i. (Inzitari 2025, 1461). Modifiche del piano successive all'omologazioneIl comma 2 della norma in esame prevede la possibilità di apportare modificazioni al piano di risanamento anche successivamente all'omologazione. È ben possibile, infatti, che si verifichino scostamenti tra le previsioni del piano e la situazione di fatto in essere, ma in questo caso occorre conciliare il contenuto degli accordi con la nuova situazione, che rende irrealizzabile il piano sul quale quegli accordi si sono fondati. In linea generale, l'inadempimento di un accordo omologato ne determina la risoluzione, quanto sia di non scarsa importanza e vi sia richiesta in tal senso da parte di uno o più creditori. La tendenza del legislatore, tuttavia, è chiaramente nel senso di preservare il più possibile la «tenuta» degli accordi in essere, mediante la previsione di una possibile modifica del piano. È stata quindi prevista la possibilità di apportare modifiche sostanziali al piano, anche nella fase successiva all'omologazione, rinnovando l'attestazione e pubblicando il nuovo piano e la nuova attestazione nel registro delle imprese. Deve inoltre essere dato avviso ai creditori, mediante lettera raccomandata o posta elettronica certificata, ed entro 30 giorni dall'avviso i creditori stessi possono proporre opposizione con ricorso al tribunale. Il procedimento, in questi casi, si svolge nelle forme previste dall'art. 48 c.c.i.i. D La norma non indica a quali creditori debba essere inviato l'avviso: nei primi commenti, si ritiene che la notifica debba essere inviata ai soli creditori aderenti ed estranei esistenti al momento dell'omologazione (quindi ai soli creditori nei confronti dei quali gli accordi producono degli effetti), purché, ovviamente, non siano stati ancora integralmente soddisfatti, mentre non è necessario che venga inviata ai creditori in forza di titolo successivo all'omologazione (Nardecchia 2020, 1054; contra M. Arato, 2019, secondo il quale la notifica andrebbe rivolta a tutti i creditori, a prescindere dal fatto che siano anteriori rispetto all'accordo originario o che siano successivi, in quanto l'accordo, non essendo una procedura concorsuale, non distingue tra creditori concorsuali o della massa e mette tutti i creditori sullo stesso piano). In sostanza, quindi, è stata prevista la possibilità di una modifica unilaterale del piano, senza la necessità di un consenso espresso alla modificazione dell'accordo, essendo sufficiente la semplice non opposizione nei termini previsti, con la riduzione al minimo delle modalità di espressione e tutela della volontà negoziale dei creditori (Lanni 2019, 24). Il problema che si pone, in questi casi, riguarda principalmente il rapporto tra modificazioni del piano ed azione di risoluzione per inadempimento. Quest'ultima, infatti, potrà essere esercitata vittoriosamente soltanto nei casi in cui il debitore non abbia presentato alcuna modificazione al piano, mentre, nel caso di modificazioni successive all'omologazione, il creditore avrà comunque l'onere di presentare opposizione, e, nell'ipotesi di accoglimento di questa, la modificazione dell'accordo non opererà nei suoi confronti, con la possibilità quindi di iniziare o proseguire l'azione di risoluzione per inadempimento, nel caso di persistente mancata esecuzione dell'accordo originario. 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