Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 60 - Accordi di ristrutturazione agevolati

Valentino Lenoci

Accordi di ristrutturazione agevolati

1. La percentuale di cui al all'articolo 57, comma 1, è ridotta della metà quando il debitore:

a) non proponga la moratoria dei creditori estranei agli accordi;

b) non abbia richiesto e rinunci a richiedere le misure protettive di cui all'articolo 54 1.

Inquadramento

La norma in commento dà attuazione all'art. 5, comma 1, lett. b), della legge delega n. 155/2017, introducendo nel sistema concorsuale la figura degli accordi di ristrutturazione dei debiti «agevolati». Da notare che, mentre la legge delega aveva espressamente lasciato al legislatore la possibilità di procedere alla eliminazione totale di una percentuale minima di adesioni, il legislatore delegato ha comunque preferito conservare, in via prudenziale, una percentuale minima ai fini dell'omologazione

L'agevolazione consiste nella possibilità, a certe condizioni, di concludere gli accordi con una minoranza dei creditori (pari al 30% del totale dei crediti). La finalità dell'istituto è chiaramente quella di favorire la continuità aziendale, attraverso la rapida emersione della crisi ed una veloce soluzione della stessa (e, naturalmente, l'effettiva funzionalità dell'istituto dipenderà anche dall'adozione di adeguati ed efficaci assetti organizzativi ex art. 2086 c.c.).

Il sistema complessivo degli accordi di ristrutturazione viene quindi ora basato su tre tipologie differenti, e cioè gli accordi di ristrutturazione «standard», gli accordi agevolati e gli accordi ad efficacia estesa (di cui al successivo art. 61 c.c.i.i.). Ad essi si aggiungono, quale sotto-tipologie, le convenzioni di moratoria, e gli accordi con transazione fiscale.

Accordi di ristrutturazione dei debiti agevolati

La possibilità di concludere gli accordi di ristrutturazione agevolati presuppone che il debitore: a) non proponga la moratoria dei creditori estranei agli accordi; b) non richieda e rinunci a richiedere misure protettive previste dall'art. 54 c.c.i.i. Il testo originario della norma faceva riferimento alle misure «temporanee», la cui nozione è stata tuttavia espunta dall'art. 54, a seguito delle incertezze interpretative emerse in relazione all'individuazione di tali misure; conseguentemente, con il decreto «correttivo-ter» è stato modificato anche il testo della disposizione in esame, facendosi riferimento generico alle misure previste dal suddetto

In linea generale, l'istituto è riservato a quelle situazioni di crisi allo stato embrionale, tale quindi che possa essere sanata con un accordo con una minoranza dei creditori (Nardecchia 2020, 1055). Deve comunque trattarsi di crisi, e non già di mera difficoltà finanziaria, giacché i presupposti soggettivi ed oggettivi rimangono quelli previsti per gli accordi di ristrutturazione «standard». Ciò renderà necessaria una rigorosa analisi della situazione economico-finanziaria del debitore in sede di omologazione da parte del tribunale, per evitare l'utilizzo abusivo dello strumento da parti di chi non abbia in realtà alcuna difficoltà economica, e miri solo a conseguire una remissione parziale dei debiti, ovvero uno spazio di esenzione da revocatoria: scenario, questo, comunque improbabile, dati i costi, sia in termini economici che reputazionali, del ricorso ad uno strumento di questo tipo (Zorzi 2019, 1001).

La rinuncia alla richiesta di misure protettive deve essere chiaramente contenuta nel ricorso per l'omologazione, quando questo è presentato direttamente, senza concessione del termine ex art. 44 c.c.i.i.; nell'ipotesi, invece, di ricorso «in bianco», con richiesta di assegnazione di termine per presentare domanda di accesso alla procedura di concordato preventivo o di omologazione degli accordi di ristrutturazione, la rinuncia deve essere contenuta nel ricorso iniziale (Rolfi 2020, 6).

Per quanto riguarda, invece, la previsione del pagamento senza moratoria dei creditori estranei, ad essere escluso è il ricorso all'estensione della convenzione di moratoria ai non aderenti, laddove la conclusione regolare di un simile tipo di convenzione con tutti o alcuni membri del ceto creditorio che aderiscano agli accordi di ristrutturazione risulta compatibile con la norma in commento. Pertanto, ad essere esclusa, in questi casi, è la possibilità di avvalersi delle modificazioni «imposte» previste dall'art. 62 c.c.i.i., e cioè ottenute attraverso un provvedimento di estensione adottato dal tribunale, mentre opera nella sua integralità il regime di cui all'art. 57, comma 3, c.c.i.i., con la tempistica ivi prevista per i creditori non aderenti (Rolfi 2020, 3).

Bibliografia

V. sub art. 57.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario