Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 287 - Liquidazione giudiziale di gruppoLiquidazione giudiziale di gruppo 1. Più imprese in stato di insolvenza, appartenenti al medesimo gruppo e aventi ciascuna il centro degli interessi principali nello Stato italiano, possono essere assoggettate, in accoglimento di un unico ricorso, dinanzi ad un unico tribunale, a una procedura di liquidazione giudiziale unitaria quando risultino opportune forme di coordinamento nella liquidazione degli attivi, in funzione dell'obiettivo del migliore soddisfacimento dei creditori delle diverse imprese del gruppo, ferma restando l'autonomia delle rispettive masse attive e passive. A tal fine il tribunale tiene conto dei preesistenti reciproci collegamenti di natura economica o produttiva, della composizione dei patrimoni delle diverse imprese e della presenza dei medesimi amministratori. 2. In tal caso, il tribunale nomina, salvo che sussistano specifiche ragioni, un unico giudice delegato, un unico curatore, un comitato dei creditori per ciascuna impresa del gruppo. Il tribunale può in ogni momento disporre la separazione dell'unica procedura quando emergono conflitti di interessi tra le diverse imprese del gruppo oppure conflitti tra le ragioni dei rispettivi creditori. Il tribunale dispone sempre la separazione, con nomina di distinti curatori, giudice delegato e comitato dei creditori nell'ipotesi di cui all'articolo 291, comma 1, secondo periodo1. 3. Nel programma di liquidazione il curatore illustra le modalità del coordinamento nella liquidazione degli attivi delle diverse imprese. Le spese generali della procedura sono imputate alle imprese del gruppo in proporzione delle rispettive masse attive. 4. Se le diverse imprese del gruppo hanno il proprio centro degli interessi principali in circoscrizioni giudiziarie diverse, il tribunale competente è quello dinanzi al quale è stata depositata la prima domanda di liquidazione giudiziale. Qualora la domanda di accesso alla procedura sia presentata contemporaneamente da più imprese dello stesso gruppo, è competente il tribunale individuato ai sensi dell'articolo 27, in relazione al centro degli interessi principali della società o ente o persona fisica che, in base alla pubblicità prevista dall'articolo 2497-bis del codice civile, esercita l'attività di direzione e coordinamento oppure, in mancanza, dell'impresa che presenta la più elevata esposizione debitoria in base all'ultimo bilancio approvato. 5. Quando ravvisa l'insolvenza di un'impresa del gruppo non ancora assoggettata alla procedura di liquidazione giudiziale, il curatore designato ai sensi del comma 2, segnala tale circostanza agli organi di amministrazione e controllo ovvero promuove direttamente l'accertamento dello stato di insolvenza di detta impresa. [1] Comma modificato dall'articolo 45, comma 1, del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. InquadramentoLa legge fallimentare non si occupava dei gruppi di imprese e, di conseguenza, dei fallimenti delle imprese facenti parte di un gruppo; difatti, nel sistema della legge del 1942 prevaleva in modo evidente il principio dell'autonomia patrimoniale sulle esigenze di efficienza della procedura. In un simile impianto, pertanto, gli obiettivi economici di salvaguardia dell'attività di impresa erano recessivi rispetto al principio generale di cui all'art. 2740 c.c. La prospettiva del codice della crisi ribalta tale scenario, introducendo principi che mitigano la rigidità dell'impostazione tradizionale a favore di una maggiore efficienza economica. È in quest'ottica che viene ammessa la procedura di liquidazione giudiziale di gruppo, all'interno della cui disciplina viene prevista una alternativa tra la procedura unitaria (art. 287) ed il coordinamento tra procedure distinte (art. 288), ponendosi così fine a un vuoto legislativo sinora fonte di dubbi e incertezze, oltre che di ostacoli pratici. Il criterio di scelta è quello del miglior soddisfacimento dei creditori delle diverse imprese, ferma restando l'autonomia delle singole masse attive e passive. Sono, inoltre, previste una specifica azione di inefficacia di operazioni infragruppo, la possibilità per il curatore di esperire l'azione di responsabilità ex art. 2497 c.c. e di promuovere nei confronti delle Società del gruppo in bonis la denuncia di irregolarità ex art. 2409 c.c. Infine, viene estesa al fenomeno del gruppo la fattispecie della postergazione dei finanziamenti prevista dall'art. 2467 c.c. Profili generaliL'art. 3, primo comma, della legge delega (l. n. 155/2017) fissa principi generali in materia di liquidazione giudiziale di gruppo in quanto: i) definisce il gruppo di imprese, rifacendosi alla disciplina di cui agli artt. 2497 e seguenti c.c.; ii) attribuisce all'organo di gestione della procedura specifici poteri ispettivi in relazione all'accertamento dei legami di gruppo; iii) prevede espressamente la possibilità di addivenire a una procedura unitaria nel caso in cui l'insolvenza colpisca più imprese appartenenti ad un medesimo gruppo; iv) impone obblighi reciproci di informazione e di collaborazione tra gli organi di gestione delle diverse procedure, nel caso in cui le imprese insolventi del gruppo siano soggette a separate procedure concorsuali in Italia o all'estero; v) stabilisce il principio di postergazione del rimborso dei crediti di Società o di imprese appartenenti allo stesso gruppo, in presenza dei presupposti di cui all'art. 2467 c.c. Per quanto concerne, poi, gli aspetti procedurali, l'art. 3, comma 3, della citata legge dispone che nell'ipotesi di gestione unitaria di più procedure concernenti imprese appartenenti allo stesso gruppo devono essere previsti: a) la nomina di un unico giudice delegato e di un unico curatore, ma di distinti comitati dei creditori per ciascuna impresa del gruppo; b) un criterio di ripartizione proporzionale dei costi della procedura tra le singole imprese del gruppo; c) l'attribuzione al curatore, anche nei confronti di imprese non insolventi del gruppo, del potere di: i) promuovere azioni di inefficacia fra le imprese del gruppo (art. 290); ii) esercitare le azioni di responsabilità di cui all'art. 2497 c.c. (art. 291); iii) promuovere la denuncia di gravi irregolarità gestionali nei confronti degli organi di amministrazione delle Società del gruppo non assoggettate alla procedura di liquidazione giudiziale (art. 2409 c.c.); iv) nel caso in cui ravvisi l'insolvenza di imprese del gruppo non ancora assoggettate alla procedura di liquidazione giudiziale, segnalare tale circostanza agli organi di amministrazione e di controllo ovvero promuovere direttamente l'accertamento dello stato di insolvenza delle imprese (art. 287, comma 5). d) la disciplina di eventuali proposte di concordato liquidatorio giudiziale. Vedremo, nel prosieguo di trattazione, come tali principi vengono recepiti dal codice della crisi. La competenzaFatta salva l'ipotesi del gruppo di imprese di rilevanti dimensioni (per il quale l'art. 27, comma 1 c.c.i.i. prevede la competenza del tribunale delle imprese), la regola generale in tema di individuazione del tribunale competente per la procedura di liquidazione giudiziale di gruppo è quella data dal combinato disposto degli artt. 27 e 287, comma 4 , c.c.i.i. Queste norme stabiliscono che qualora la domanda di accesso alla procedura sia presentata contemporaneamente da più imprese dello stesso gruppo, è competente il tribunale individuato ai sensi dell'art. 27, in relazione al centro degli interessi principali (C.O.M.I.) della Società o ente o persona fisica che, secondo quanto dichiarato dal registro delle imprese, esercita attività di direzione e coordinamento o – in mancanza della dichiarazione prevista dall'art. 2497-bis c.c. – di quella il cui ultimo bilancio approvato presenta la maggiore esposizione debitoria. Tale regola, tuttavia, trova applicazione solo nel caso in cui più imprese presentino domanda di liquidazione giudiziale «in proprio». Negli altri casi, infatti, «il tribunale competente è quello dinanzi al quale è stata presentata la prima domanda di liquidazione giudiziale». Ciò consente, evidentemente, una deroga alla competenza territoriale delle singole procedure ex art. 27, comma 2 c.c.i.i., per il quale il ricorso della singola impresa insolvente deve essere devoluto alla competenza del tribunale dove la Società ha radicato il centro principale degli interessi. Il procedimentoPiù imprese insolventi dello stesso gruppo possono essere assoggettate – in accoglimento di un unico ricorso, dinanzi a un unico tribunale – ad una procedura di liquidazione giudiziale unitaria quando risultino opportune forme di coordinamento nella liquidazione degli attivi, in funzione dell'obiettivo del migliore soddisfacimento dei creditori di gruppo, ferma restando l'autonomia delle rispettive masse attive e passive. A tal fine, il tribunale tiene conto dei preesistenti reciproci collegamenti di natura economica o produttiva, della composizione dei patrimoni delle diverse imprese e della presenza di medesimi amministratori. Pertanto, il giudizio demandato al tribunale è di pura convenienza (la norma parla di «opportune» forme di coordinamento nella liquidazione degli attivi), avendo come obiettivo finale quello del miglior soddisfacimento dei creditori. In dottrina è stato condivisibilmente affermato che anche nella nuova legge, pertanto, l'interesse dei creditori continua a rappresentare la «stella polare», in quanto quello del ceto creditorio è l'interesse perseguito in via prioritaria e che, pertanto, altri interessi possono bensì essere realizzati, ma solo se ed in quanto risultino compatibili con quello dei creditori e non già ove si pongano in contrasto con esso (Ambrosini, 2). Per quanto concerne i parametri di valutazione del tribunale, se la composizione dei patrimoni delle diverse imprese è senza dubbio funzionale ad accertare l'opportunità di forme di coordinamento nella liquidazione degli attivi (atteso che è proprio la presenza di determinati beni nel patrimonio delle singole imprese a rendere consigliabile una unitaria procedura di liquidazione in vista di un maggiore realizzo delle vendite e, quindi, di massimizzazione dell'interesse dei creditori), il riferimento, invece, ai «reciproci collegamenti di natura economica o produttiva» ed alla «presenza dei medesimi amministratori» è finalizzato ad accertare l'esistenza del gruppo di imprese (valutazione da compiere in via pregiudiziale da parte del tribunale). L'esigenza di coordinamento nella liquidazione degli attivi delle diverse imprese viene ripresa dal legislatore anche in relazione al contenuto del programma di liquidazione che il curatore dovrà predisporre. Il Curatore dovrà, infatti, illustrare, comparandola, la maggiore efficienza della liquidazione giudiziale unitaria rispetto a quella atomistica, sempre nell'interesse del miglior soddisfacimento dei creditori. È da ritenere che la valutazione del tribunale, compiuta in sede di ammissione del ricorso per la liquidazione giudiziale di gruppo, circa l'opportunità di forme di coordinamento nella liquidazione degli attivi, non sia vincolante per il curatore. In dottrina, infatti, è stato evidenziato che proprio la stesura del programma di liquidazione può essere l'occasione per rilevare non tanto l'insussistenza di sinergie positive nella liquidazione (di per sé irrilevanti, ove la procedura «unitaria» sia ormai stata avviata) quanto eventuali «specifiche ragioni» (art. 287, comma 2) per procedere in modo separato, che non siano già emerse in sede di apertura della procedura (Corrado, 5). Una volta ammesso il ricorso e dichiarato aperta la liquidazione giudiziale di gruppo, il tribunale procederà alla nomina di un unico giudice delegato e di un unico curatore. Per quanto concerne, invece, la nomina del comitato dei creditori, questo sarà unico per ciascuna impresa del gruppo, in coerenza con il principio di autonomia delle masse attive e passive. In dottrina è stato osservato che benché la nomina di un unico curatore sia la soluzione che consentirà, di norma, la maggiore efficacia gestoria, essa, tuttavia, potrebbe dar luogo a potenziali conflitti di interesse, qualora l'organo in questione debba valutare l'opportunità di intraprendere azioni nei confronti di una Società del gruppo per salvaguardare gli interessi dell'altra (si pensi all'ipotesi dell'azione di inefficacia fra le imprese del gruppo). Per questo motivo, il secondo comma della disposizione in commento subordina la previsione di un unico curatore all'assenza di «specificheragioni» che obblighino a nominare organi distinti. Qualora, però, il conflitto di interessi emerga a procedura avviata, non si tratterà solo di procedere alla nomina di uno o più ulteriori curatori, ma al vero e proprio «smembramento» dell'unica procedura, il che induce a ritenere che la nomina di un unico curatore sarà, nella prassi, circondata da notevole cautela (Corrado, 5). Il decreto correttivo- ter (d.lgs. n. 136/2024), ha modificato il secondo comma della disposizione in commento, inserendo una disciplina specifica sulla separazione delle procedure. Sul piano processuale si stabilisce che il tribunale possa disporre la separazione dell'unica procedura nell'ipotesi di conflitto di interessi tra le diverse imprese del gruppo, ovvero tra i rispettivi creditori, e che tale separazione debba sempre essere disposta nell'ipotesi di cui all'articolo 291, comma 1, ultimo periodo (ove cioè il curatore intenda esercitare l'azione di responsabilità nei confronti delle imprese del gruppo ex art. 2497 c.c.). Il terzo comma prevede, poi, che le spese generali della procedura unitaria devono essere imputate alle imprese del gruppo in proporzione delle rispettive masse attive. Trattasi di un principio analogo a quello previsto per il concordato preventivo di gruppo e destinato, probabilmente, a creare minori problemi rispetto a quelli esaminati in sede di commento dell'art. 286. Difatti, la natura eminentemente liquidatoria del presente procedimento induce a ritenere che per «massa attiva» deve intendersi esclusivamente quella realizzata alla fine della procedura, con la conseguenza che il riparto delle spese generali a carico di ciascuna massa non dovrebbe risultare particolarmente complesso. L'art. 287, comma 5, prevede, in chiusura, che nel caso in cui il Curatore individui l'insolvenza di un'impresa del gruppo non ancora sottoposta a liquidazione giudiziale, dovrà segnalare la circostanza agli organi di amministrazione e controllo. Il Curatore potrà, in ogni caso, promuovere direttamente l'accertamento dello stato di insolvenza. In dottrina è stata criticata l'eccessiva genericità e lacunosità della norma, laddove non limita – come fa l'art. 81, comma 2, del d.lgs. n. 270/1999 in materia di amministrazione straordinaria – l'esercizio del potere di attrazione al solo caso in cui la procedura di gruppo sia funzionale ad una migliore gestione dell'insolvenza a tutela dell'interesse dei creditori. In tal modo, pertanto, si configura il rischio di una «proliferazione» delle «liquidazioni giudiziali in estensione», senza garanzie di maggiore tutela per gli interessi del ceto creditorio (Sanzo, Burroni, 329). Per quanto concerne le caratteristiche della procedura di liquidazione giudiziale di gruppo, il dato letterale pare deporre a favore della configurazione di una «procedura unitaria», come evincibile dalla rubrica del capo II e dagli artt. 287, comma 1 e 290 c.c.i.i. In dottrina è stato osservato, in senso contrario, che la nomina di un unico giudice delegato e di un solo curatore non costituisce un argomento sufficiente a sostenere la ricostruzione della liquidazione giudiziale di gruppo come una procedura unitaria. La previsione di organi unici, infatti, è soluzione compatibile anche con l'apertura di procedure distinte per ciascuna impresa; essa, pertanto, non costituisce argomento dirimente a favore dell'una o dell'altra possibile caratterizzazione della procedura concorsuale di gruppo (Benedetti, 137). Occorre, infine, rilevare che il codice non fornisce una soluzione riguardo alla modalità di accertamento del presupposto di ammissione alla liquidazione giudiziale di gruppo. La giurisprudenza formatasi sotto il vigore della legge fallimentare propendeva per la necessaria sussistenza del presupposto in capo a ciascuna Società (Cass. I., n. 23344/2010; Trib. Pavia 26 maggio 2004; Trib. Roma 22 maggio 2014, entrambe in ilFallimentarista.it). Probabilmente la medesima soluzione deve essere recepita anche al fine dell'applicazione della nuova disciplina, che si fonda pur sempre sul rispetto della distinta personalità giuridica dei singoli membri del gruppo. BibliografiaAmbrosini, Il nuovo concordato preventivo: «finalità», «presupposti» e controllo sulla fattibilità del piano (con qualche considerazione di carattere generale), in ilCaso.it, pubb. 25.2.2019; Benedetti, Osservazioni sulla nuova disciplina della crisi del gruppo di Società, in Atti del Corso di Perfezionamento «Il Nuovo diritto fallimentare», Vol. I, Università di Firenze, 2019; Corrado, La liquidazione giudiziale di gruppo nel Codice della crisi e dell'insolvenza, ilFallimentarista, 24 maggio 2019; D'Attorre, I concordati di gruppo nel codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, in Il Fallimento e le altre procedure concorsuali, 2019, n. 3, 277; Di Marzio, il Diritto Negoziale della Crisi di Impresa, Milano, 2011, 118; Spiotta, Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza - la disciplina dei gruppi, in Giur. it., 2019, 8-9, 1943; Galardo, Gli accordi di ristrutturazione e il risanamento del gruppo, in Dir. fall., 2010, II, 357; Fauceglia, Il fenomeno del gruppo nel concordato preventivo, nota a Trib. Roma, 11 marzo 2011 (decreto) in Dir. fall., 2011, II, 247; Gambino, I gruppi nelle procedure concorsuali minori, in Giur. comm., 1993, I, 367; Libonati, Il Gruppo Insolvente, Firenze, 1983, 207; Lo Cascio, Il concordato preventivo, Milano, 2011; Nigro, Vattermoli, «Il diritto societario della crisi» nello schema di riforma delle procedure concorsuali: osservazioni critiche «ad adiuvandum», in Giustiziacivile.com, Editoriale del 21 agosto 2018; Pagliughi, Le norme del codice della crisi relative ai gruppi di imprese, ilFallimentarista.it, 21 maggio 2019, Rolfi, La crisi dei gruppi alla luce del nuovo Codice della crisi e dell'insolvenza, ilFallimentarista, 22 maggio 2019; Sanzo, Burroni, Il nuovo codice della crisi e dell'insolvenza, Bologna, 2019; Scognamiglio, Gruppi di Imprese e procedure concorsuali, in Giur. comm., 2008, II, 1093. |