Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 331 - Ricorso abusivo al credito

Ivana Vassallo
Paolo Magro

Ricorso abusivo al credito

1. Si applicano le pene stabilite nell'articolo 325 agli amministratori ed ai direttori generali di società sottoposte a liquidazione giudiziale, i quali hanno commesso il fatto in esso previsto.

Inquadramento

La norma in esame estende, sotto un profilo soggettivo, la punibilità del reato di ricorso abusivo al credito laddove venga commesso dagli amministratori e dai direttori generali di società sottoposte a liquidazione giudiziale.

Essa, nella sostanza, riproduce il contenuto dell'art. 225 l. fall., così come riformulato a seguito delle modifiche intervenute con l'art. 32 l. n. 262/2005; condivide con l'art. 325 c.c.i.i., invero, la medesima ratio: ovverosia quella di evitare che l'imprenditore in dissesto continui ad operare dissimulando la crisi attraverso l'immissione di liquidità ottenuta a titolo di credito.

Secondo autorevole dottrina (Ambrosetti, Mezzetti, Ronco, I reati fallimentari, 329) tale disposizione risulterebbe ormai superflua stante l'indicazione espressa, per i medesimi soggetti, contenuta nell'art. 325 c.c.i.i., agli amministratori ed ai direttori generali, anche al di fuori dei casi di bancarotta; ciò in quanto la sopra richiamata novella legislativa del 2005 ha inserito il riferimento ai liquidatori già in seno al «vecchio» art. 218 l. fall. A riprova della «superfluità» della norma in esame vi sarebbe il dato, non trascurabile, che quella dell'art. 325 c.c.i.i. determina uno spazio più ampio di tutela, punendo l'amministratore o il direttore generale che faccia ricorso abusivo al credito anche a prescindere dalla dichiarazione di liquidazione.

Ad ogni buon conto – stante la vigenza contestuale di entrambe le fattispecie, in virtù e dell'immanente principio di conservazione delle norme giuridiche – a parere di chi scrive attraverso gli elementi specializzanti della presente norma (giustappunto, il momento dichiarativo della liquidazione) si farà ricorso a questa piuttosto che a quella, più ampia, dell'art. 325 c.c.i.i.; in ragione dell'attiguità descrittiva fra le due fattispecie, al di là delle brevi e specifiche note giurisprudenziali che seguono, si rimanda all'art. da ultimo per un'approfondita disamina della norma penale incriminatrice.

Elemento oggettivo

Il ricorso abusivo al credito (da intendersi non soltanto come richiesta di finanziamento attraverso gli ordinari canali bancari, ma anche come utilizzo di un sistema che consenta il pagamento differito di un debito, mediante l'assoggettamento ad un costo qual è quello costituito da una fideiussione bancaria), rientra fra le «operazioni dolose» atte a rendere configurabile, qualora ne derivi il fallimento della società, non il reato di cui al combinato disposto degli art. 218 e 225 l. fall. (ora artt. 325 e 331 c.c.i.i.), ma in virtù della clausola di salvezza contenuta nel citato art. 218, quello di cui all'art. 223, comma 2, n. 2, seconda ipotesi, l. fall. (ora art. 329, comma 2, lett. b), c.c.i.i.) posto che in tale ipotesi – a differenza che nell'altra, in cui l'evento costituito dal fallimento sia stato «cagionato con dolo» – non si richiede che l'elemento psicologico sia direttamente collegato con l'evento anzidetto ma solo che questo costituisca una possibilità prevedibile, rimanendo comunque assente, nella previsione normativa, la necessità che sussista anche lo scopo di procurarsi un ingiusto profitto (cfr. Cass. pen. V, n. 1910/2004).

L'apertura della liquidazione appare un elemento essenziale per la consumazione del delitto, coincidendo questa con la data di emissione della sentenza dichiarativa, che appare elemento costitutivo del reato. Nello stesso senso va la giurisprudenza di legittimità, che sempre da questa data fa decorrere il termine prescrizionale del delitto in esame (cfr. Cass. pen. V, n. 25224/2020, conf. Cass. pen. V, n. 44857/2014).

Elemento soggettivo

La condotta è sorretta dal dolo generico, che si concreta nella coscienza e volontà di far ricorso al credito nonostante la situazione di dissesto costituisca un pericolo per le ragioni del creditore, nei confronti del quale detta situazione viene dissimulata (cfr. Cass. pen. V, n. 381/1967).

Bibliografia

Ambrosetti, I reati fallimentari, in Ambrosetti, Mezzetti, Ronco, Diritto penale dell'impresa, Bologna, 2016; Benussi, Il ricorso abusivo al credito: reato proprio del fallito?, Padova, 2014; Bricchetti-Mucciarelli-Sandrelli, Sub artt. 216/241, in Jorio-Fabiani, Il nuovo diritto fallimentare, Bologna, 2006-2007; Micheletti, Il ricorso abusivo al credito come reato necessariamente condizionato, in Rivista trimestrale di diritto penale dell'economia, Padova, 2007; Pioletti, Il ricorso abusivo al credito, Trattato delle procedure concorsuali, in I reati nelle procedure concorsuali. Gli adempimenti fiscali, Torino, 2012.

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