Nell’ambito dei servizi pubblici essenziali, non è antisindacale la condotta del datore che determini unilateralmente le prestazioni indispensabili da fornire agli utenti in caso di sciopero dei lavoratori

10 Aprile 2025

A conclusione della procedura di accertamento sommario prevista ex art. 28 l. 300/1970, il Tribunale di Roma si è pronunciato sulla controversia insorta tra Trenitalia S.p.A. e le OO.SS. a seguito della decisione unilaterale della prima di modificare le soglie dei servizi minimi essenziali da garantire all’utenza ai sensi della l. 146/90 in caso di sciopero dei lavoratori della società.

Massima

Non costituisce condotta antisindacale, ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei lavoratori, la determinazione datoriale del numero minimo di treni da garantire agli utenti in caso di astensione collettiva dal lavoro dei propri dipendenti, anche se avvenuta in assenza di un accordo con i sindacati come richiesto dalla disciplina di riferimento. Ciò in quanto il provvedimento, seppur assunto unilateralmente, è risultato essere conforme con il successivo parere espresso dalla Commissione di Garanzia e non ha leso, in concreto, l’esercizio del diritto di sciopero dei lavoratori.

Il caso

Il giorno 2 dicembre 2024 Trenitalia S.p.A. inviava una e-mail alle organizzazioni sindacali di categoria, per mezzo della quale chiedeva loro di rinegoziare e incrementare il numero minimo di treni operanti durante gli scioperi che si fossero verificati nel periodo compreso tra dicembre 2024 e giugno 2025, innalzando al 50% della capacità complessiva il livello delle prestazioni indispensabili da garantire. A seguito di tale richiesta, il giorno 9 dicembre 2024 si è tenuto un incontro tra Trenitalia S.p.A. e i sindacati, al termine del quale nessun accordo è stato raggiunto tra le parti. Il giorno successivo, Trenitalia S.p.A. richiedeva l’intervento della Commissione di Garanzia istituita all’uopo dalla l. n. 146/1990. Successivamente, in data 18 dicembre 2024, in attesa di ricevere un riscontro da quest’ultima, Trenitalia S.p.A. inviava alla medesima authority un’ulteriore comunicazione, mediante la quale la informava delle proprie determinazioni di garantire, a partire dall’ 8 gennaio 2025 (ossia il termine del cosiddetto “periodo di franchigia” dagli scioperi pari a trenta giorni, previsto dall’Accordo di settore del 1999, attuativo delle predetta l. n. 146/90) i treni Alta Velocità e Intercity nella misura proposta ai sindacati, salvo diverse indicazioni della Commissione stessa.

Il giorno 8 gennaio 2025, esaurito il periodo di franchigia, Trenitalia S.p.A. pubblicava l’elenco dei treni dei quali si sarebbe garantita l’operatività in occasione degli scioperi che si fossero tenuti nel periodo relativo al primo semestre del 2025. In tale elenco, Trenitalia S.p.A. indicava che avrebbe garantito l’attività ferroviaria in misura pari al 33% dell’offerta complessiva, modificando la propria precedente indicazione, per uniformarsi alla proposta formulata dalla Commissione di Garanzia in data 27 dicembre 2024, in sede di confronto con le parti.

Le organizzazioni sindacali, che avevano proclamato uno sciopero per il giorno 12 gennaio 2025, chiedevano un pronunciamento urgente alla Commissione di Garanzia in data 9 gennaio 2025. Lo stesso giorno, quest’ultima inviava una nota alle parti, mediante la quale confermava la validità dell’Accordo Sindacale Nazionale del 1999 (atto a regolare il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, sottoscritto dal gruppo Ferrovie dello Stato e diverse OO.SS., tra cui le ricorrenti) e invitava nuovamente le parti ad individuare i servizi minimi da garantire.

In data 20 gennaio 2025, infine, preso atto dell’assenza di un accordo tra le parti sui servizi essenziali da garantire in caso di sciopero, la Commissione di Garanzia ha disposto l’applicazione della soluzione, già proposta alle parti il luglio precedente, in occasione del confronto sulla revisione parziale dell’Accordo del 1999, consistente nella garanzia di prestazioni delle attività ferroviarie, in caso di sciopero, in misura pari al 33% della capacità complessiva di Trenitalia S.p.A. 

A seguito di quanto sopra rappresentato, le organizzazioni sindacali adivano il Tribunale di Roma per chiedere di accertare la violazione dell’art. 28 Legge n. 300/70, ossia l’antisindacalità della condotta di Trenitalia S.p.A., in quanto detta società avrebbe “unilateralmente modificato gli accordi” relativi all’individuazione delle prestazioni ferroviarie minime da garantire, limitando, in tal modo, il diritto di sciopero dei lavoratori del gruppo cui la società appartiene.

I sindacati hanno fatto notare che, perché si potesse procedere alla modifica delle prestazioni minime da garantire all’utenza in caso di sciopero, la procedura prevista dall’intesa del 1999 richiedeva che ciò avvenisse “previo Accordo” tra la società, i sindacati ricorrenti e le OO.SS. firmatarie dell’Accordo del 1999. Tuttavia – aggiungevano i sindacati coinvolti – nel caso di specie tale accordo non era stato raggiunto e, nonostante ciò, Trenitalia aveva, comunque, proceduto alla pubblicazione, in data 8 gennaio 2025, della lista dei treni attivi in caso di sciopero. Le organizzazioni ricorrenti rilevavano, inoltre, come la stessa Commissione di Garanzia avesse comunicato, il giorno successivo alla pubblicazione, che, in assenza di una modifica concordata da tutte le parti legittimate dell’intesa del 1999, questa dovesse continuare a ritenersi valida ed efficace.

I sindacati sostenevano, inoltre, che la condotta tenuta da parte della società sarebbe stata anche lesiva dell’immagine, della credibilità e dell’attività di tutte le OO.SS. firmatarie dell’Accordo del 1999. Le ricorrenti affermavano, infine, in considerazione del quadro delineato, che le azioni di Trenitalia si ponessero in netto contrasto con le previsioni di cui alla l. n. 146/90, relative all'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, e dell’Accordo del 1999, che disciplina le modalità di esercizio del menzionato diritto.

Per tali motivi, le organizzazioni sindacali chiedevano alla società di rimuovere gli effetti della asserita condotta antisindacale, e, quindi, di rimuovere la lista aggiornata di treni da garantire in caso di sciopero dal sito internet della società, nonché di convocare le ricorrenti, nonché tutte le OO.SS. firmatarie dell’Accordo del 1999, al fine di proseguire il confronto e, eventualmente, sottoscrivere un nuovo accordo con le stesse, astenendosi dall’adottare una simile condotta in futuro.

Si costituiva in udienza Trenitalia S.p.A. che chiedeva al giudice di dichiarare, in via principale, la cessata materia del contendere e, in subordine, il rigetto della domanda.

La resistente sosteneva l’importanza delle ragioni sottese alla proposta rivolta il precedente 2 dicembre alle OO.SS ricorrenti, connesse sia al tema della competitività dell’attività svolta, considerato che la medesima scelta fosse già stata assunta dagli altri operatori del settore, sia in ragione del sensibile aumento degli spostamenti, legati al pendolarismo e al flusso turistico. Considerato l’esito negativo del confronto, la società aveva subito posto la questione all’attenzione della Commissione di Garanzia per la definizione della questione, così come previsto dall’art. 4.2.3 dell’Accordo del 1999 per i casi di mancato accordo tra le parti. La resistente faceva notare che, al contempo, già a partire da luglio 2024 era stata intavolata una trattativa da parte della Commissione di Garanzia al fine di incrementare il numero di treni complessivamente attivi durante uno sciopero e che, già in tale fase, la Commissione avesse proposto di definire la relativa quota al 33% della capacità totale della società. La società affermava che in data 8 gennaio 2025, in assenza di un riscontro da parte della Commissione di Garanzia, la stessa si fosse trovata costretta, in quel momento, a determinare il numero di treni Alta Velocità e Intercity che sarebbe stato disponibile in occasione degli scioperi nel primo semestre dell’anno, e di aver, così, deciso di adottare la soglia del 33% del numero di corse ordinariamente garantite, come da precedente proposta della Commissione.

Trenitalia S.p.A. rilevava, infine, che, in ogni caso, in data 20 gennaio 2025, la Commissione di Garanzia, prendendo atto del mancato accordo, avesse disposto che, in caso di sciopero dei lavoratori, il servizio ferroviario dovesse essere garantito in misura minima equivalente al 33% della capacità complessiva, inferiore al valore del 50% indicato all’art. 13, comma 1, lett. a) della L. n. 146/90 e, pertanto, secondo la Commissione, idonea a contemperare i diritti, entrambi costituzionalmente garantiti, di libertà di sciopero e alla libera circolazione. In conseguenza di tutto quanto sopra, con particolare riferimento alla decisione della Commissione del 20 gennaio scorso, Trenitalia S.p.A. chiedeva di dichiarare cessata la materia del contendere.

La questione

Costituisce condotta antisindacale, ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei lavoratori, la determinazione datoriale del numero minimo di treni da garantire agli utenti in caso di astensione collettiva dal lavoro dei propri dipendenti, anche se avvenuta in assenza di un accordo con i sindacati come richiesto dalla disciplina di riferimento?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Roma ha accolto la posizione della società, affermando che la comunicazione della Commissione di Garanzia ha fatto venir meno la materia del contendere. La Giudice, nell'ambito della procedura sommaria prevista ex art. 28 dello Statuto dei Lavoratori, ha, infatti, rilevato che le determinazioni di Trenitalia S.p.A. e quelle della Commissione di Garanzia convergono nell'individuazione della medesima soglia percentuale minima di servizio da offrire all'utenza in caso di scioperi indetti dai lavoratori della medesima società, al fine di garantire l'erogazione di un servizio pubblico essenziale quale quello del trasporto pubblico, in osservanza di quanto disposto dalla l. n. 146/90.

La Giudice ha ritenuto, infatti, che la procedura prevista dall'art. 4 del punto 4.2.3 dell'Accordo sia stata “nel complesso rispettata”. Tale disposizione prevede che le prestazioni minime essenziali siano verificate ed aggiornate a cura della società ad ogni cambio orario – ossia all'inizio di ogni semestre (a giugno e a dicembre di ogni anno) – garantendo i medesimi volumi di offerta, e che tali aggiornamenti siano negoziati con le OO.SS. nazionali, sottoponendo alla Commissione di Garanzia la decisione qualora le parti non pervenissero a un accordo. Secondo la Giudice, la Società avrebbe ottemperato alla procedura descritta, dapprima con la e-mail mandata ai sindacati il giorno 2 dicembre 2024, con cui ha proposto di innalzare al 50% il volume delle prestazioni indispensabili; successivamente con l'incontro, che ha avuto esito negativo, del 9 dicembre; poi, ancora, nel giorno successivo, con la richiesta di intervento alla Commissione di Garanzia, che ha, difatti, deciso in data 20 gennaio, stabilendo che, nel semestre, dovrà essere garantita, in concomitanza con gli scioperi dei lavoratori, la circolazione dei treni in misura pari almeno al 33% della capacità complessiva della società, ossia il medesimo parametro adoperato in data 8 gennaio da Trenitalia S.p.A.

La Giudice ha dato rilevanza all'anomalia delle tempistiche di risposta della Commissione di Garanzia, che ha assunto detta determinazione solo il 20 gennaio e che, invece, “avrebbe opportunamente dovuto intervenire entro l'8 gennaio 2025, a tutela dell'utenza e delle parti sociali”. Il Tribunale ha, infatti, rilevato che, in ogni caso, nei dodici giorni intercorrenti tra l'8 gennaio ed il 20 gennaio dovessero essere garantiti tanto la corretta erogazione del servizio di circolazione ferroviaria, quanto il diritto di sciopero dei lavoratori del gruppo, e che, per tale ragione, la decisione della società dovesse necessariamente essere assunta in data 8 gennaio al fine di informare utenti e lavoratori, così come sancito nella l. n. 146/90.

Con riferimento alla scelta di Trenitalia S.p.A. di offrire, in caso di sciopero, il servizio ferroviario in misura minima pari al 33% dell'offerta complessiva – e non, invece, nella misura stabilita nell'Accordo del 1999, valida all'8 gennaio – la Giudice ha riconosciuto il corretto adeguamento della società alla nuova soglia proposta dalla Commissione di Garanzia, come anche suggerita alle parti il 27 dicembre 2024 e formulata nell'ambito della procedura di cui all'art. 13 dell'Accordo del 1999 avviata nel luglio dello stesso anno. Il Tribunale ha rilevato, infatti, che la Commissione avesse ritenuto le prestazioni indispensabili in caso di sciopero dei dipendenti non più adeguate al costante aumento del numero di utenti che fruiscono del servizio di trasporto ferroviario, riverberando i disagi connessi allo sciopero su un numero notevolmente più alto di passeggeri.

La Giudice del Tribunale di Roma conclude affermando che “la peculiarità del contesto negoziale rende non censurabile la scelta di Trenitalia, la quale ha poi trovato conferma nell'intervento della Commissione di Garanzia del 20.01.2025oltre a trovare ulteriore conferma, continua la Giudice, nella successiva delibera n. 25/20, del 3 febbraio 2025, “con cui la Commissione di Garanzia ha adottato la Regolamentazione provvisoria delle prestazioni indispensabili da garantire in caso di sciopero del personale dipendente del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, modificando in termini l'art. 4.2.2. dell'Accordo del 1999”. Infine, il Tribunale ha chiosato nel proprio ragionamento apprezzando che, in ogni caso, con riferimento al periodo compreso tra l'8 e il 20 gennaio 2025, “la scelta di Trenitalia non ha inficiato l'esercizio del diritto di sciopero dei ricorrenti, essendo incontroverso che non ha avuto alcun effetto lesivo sullo sciopero del 12 gennaio 2025 indetto per il settore della Circolazione Toscana”.

Osservazioni

A giudizio di chi scrive la soluzione offerta dal Tribunale di Roma non ha tenuto adeguatamente in considerazione l'espletamento solo parziale della procedura prevista dall'Accordo del 1999 e che, di riflesso, ciò abbia determinato la violazione dell'art. 28 dello Statuto dei Lavoratori. Invero, il punto 4.3.2 dell'art. 4 dell'Accordo richiede espressamente che, qualora la società intenda aggiornare i volumi di offerta minimi da garantire durante gli scioperi dei lavoratori , la stessa possa procedere alla loro modifica solo previo “ negoziato preventivo con le OO.SS. nazionali ”, ossia a seguito di una convergenza di Trenitalia S.p.A. e dei sindacati sulla nuova soglia delle prestazioni indispensabili. Pur avendo correttamente la Società richiesto in data 10 dicembre 2024 l'intervento della Commissione di Garanzia a seguito dal mancato raggiungimento di un accordo, non può ritenersi che la procedura fosse compiutamente esaurita in data 8 gennaio 2025, quando la Società ha proceduto a determinare unilateralmente la nuova soglia minima del servizio da garantire in caso di scioperi. Né il ritardo della Commissione di Garanzia nel pronunciarsi sul mancato accordo può costituire una valida scusante del provvedimento assunto unilateralmente, dal momento che la Società ben avrebbe potuto scegliere di continuare ad applicare la soglia minima vigente. 

Sotto altra prospettiva, appare evidente che la Giudice attribuisca rilevanza causale determinante con riguardo alla violazione operata da Trenitalia S.p.A. della procedura di consultazione alla negligenza della Commissione di Garanzia, che ha ottemperato tardivamente all'onere di dirimere la controversia insorta tra i contrenti dell'Accordo. A fronte di ciò, nel decidere favorevolmente per la datrice di lavoro, la Giudice ha fondato le proprie considerazioni sui tre elementi che seguono: i) la decisione, seppure tardiva, della Commissione di Garanzia, è risultata in linea con i livelli minimi adottati dalla società ; ii) l'efficacia temporale della decisione della Commissione dispiega i suoi effetti nell'intero semestre dicembre 2024 – giugno 2025  e, dunque, anche con riferimento al periodo precedente al giorno dell'assunzione della decisione stessa ; infine, iii) nei fatti, non vi è stata alcuna compressione del diritto di sciopero dei lavoratori Trenitalia S.p.A., come verificato per lo sciopero indetto in data 12 gennaio 2025 . Inoltre, considerata la natura peculiare dell'oggetto dell'attività svolta dalla Società, che offre un servizio pubblico essenziale, la Giudice ha, altresì, conferito rilevanza all'aumento del numero di passeggeri e, quindi, di utenti che avvertono il disagio connesso alla riduzione del servizio in occasione di uno sciopero.

In conclusione, quindi, se può ritenersi condivisibile lo sforzo interpretativo del Tribunale di Roma che, in virtù anche della natura sommaria del giudizio in questione e del servizio pubblico essenziale offerto dalla datrice di lavoro, ha adottato una decisione pragmatica, volta a ritenere non punibile la condotta aziendale alla luce del provvedimento della Commissione di Garanzia, colposamente tardivo, ma allineato nei contenuti al comportamento aziendale, non può tacersi il fatto che tale determinazione non possa sanare una condotta che, al momento della sua commissione, doveva considerarsi antisindacale. Al più, l'intervenuta decisione della Commissione conforme al – precedente – operato aziendale avrebbe potuto precludere la possibilità per il giudice di estendere l'efficacia del proprio provvedimento ripristinatorio alla rimozione della lista aggiornata dei treni da garantire in caso di sciopero dal sito internet della società, ma non sarebbe, comunque, stata ostativa rispetto all'accertamento dell'antisindacalità della condotta stessa e della conseguente lesione dell'immagine delle rappresentanze dei lavoratori, con successiva condanna del datore al risarcimento del relativo danno.

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