Licenziamento disciplinare e rispetto dei termini per la segnalazione all’ufficio competente

Teresa Zappia
15 Aprile 2025

Nell’ambito del pubblico impiego privatizzato, è legittima la sanzione del licenziamento se il superamento del termine di 5 giorni, fissato dalla legge per la segnalazione della violazione da parte del dirigente della struttura all’ufficio disciplinare, ha ingenerato nel lavoratore la convinzione che la propria condotta non fosse di gravità tale da giustificare la sanzione espulsiva?

La disciplina contenuta nell'art. 55-bis d.lgs. n. 165/2001, nel disciplinare i tempi della contestazione disciplinare, impone al dirigente della struttura amministrativa di trasmettere, entro cinque giorni dalla notizia del fatto, gli atti all'ufficio disciplinare. La medesima disposizione dispone, a pena di decadenza, che l'ufficio precitato è tenuto a contestare l'addebito entro il termine di quaranta giorni dalla ricezione degli atti. Pertanto, non potrebbe sostenersi che l'inosservanza del primo termine (i.e. cinque giorni), avente una funzione sollecitatoria, comporti ex se l'illegittimità della sanzione inflitta, assumendo rilievo la sua violazione solo allorché la trasmissione degli atti venga ritardata in misura tale da rendere eccessivamente difficile l'esercizio del diritto di difesa. Il dipendente, dunque, potrebbe solo contestare che la violazione del termine da parte del dirigente della struttura ha inciso sulle proprie facoltà o opportunità difensive, non potendosi, invece, limitare a sostenere che la mancata tempestiva segnalazione della condotta disciplinarmente rilevante lo aveva indotto a ritenere che il suo comportamento fosse tollerato dall'Amministrazione o, comunque, che le violazioni non fossero di gravità tale da giustificare un licenziamento. Cfr.: Cass., sez. lav., 17 febbraio 2025, n. 4077.

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