Codice di Procedura Penale art. 276 bis - Provvedimenti in caso di evasione o di condotte pericolose realizzate da detenuti in istituti a custodia attenuata per detenute madri 1 .Provvedimenti in caso di evasione o di condotte pericolose realizzate da detenuti in istituti a custodia attenuata per detenute madri1. 1. Nel caso in cui la persona sottoposta alla misura della custodia cautelare presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri evada o tenti di evadere oppure ponga in essere atti che compromettono l'ordine o la sicurezza pubblica o dell'istituto, il giudice dispone nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere e la persona viene condotta in istituto senza la prole, salvo il preminente interesse del minore a seguirla in istituto dotato di reparto attrezzato per la cura e l'assistenza necessarie. Nel caso in cui la prole non sia condotta in carcere, il provvedimento è comunicato ai servizi sociali del comune ove il minore si trova.
[1] Articolo inserito dall'art. 15, comma 2, d.l. 11 aprile 2025, n. 48, in corso di conversione in legge. InquadramentoArticolo inserito dall'art. 15, comma 2, d.l. 11 aprile 2025, n. 48, in corso di conversione in legge. L'articolo 15, comma 1, dello stesso d.l. ha modificato gli articoli 146 e 147 del codice penale in materia di esecuzione della pena. In particolare, il rinvio della pena per donne incinte e madri di prole fino a un anno viene reso facoltativo (attualmente è previsto come obbligatorio, salva la possibilità di disporre, in alternativa al differimento, la detenzione domiciliare ai sensi del comma 1-ter dell'articolo 47-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354). In tal modo tale ipotesi viene allineata a quella – già prevista in termini di rinvio facoltativo – della madre di prole di età superiore a un anno e inferiore a tre anni. Tra le due fattispecie viene conservata comunque una rilevante differenza: ove infatti l'esecuzione della pena non possa essere in concreto differita dall'autorità giudiziaria competente – fattispecie che può verificarsi solo se dal rinvio derivi una situazione di pericolo, di eccezionale rilevanza, di commissione di ulteriori delitti – per l'ipotesi della madre con figlio tra uno e tre anni viene disposto che l'esecuzione « possa » avvenire, in alternativa rispetto all'istituto penitenziario « ordinario », anche presso gli istituti a custodia attenuata per detenute madri (ICAM). Si prevede che invece, nell'ipotesi di donne incinte e madri di prole fino a un anno, ove l'esecuzione della pena non possa essere differita per le eccezionali ragioni sopra richiamate, l'esecuzione «debba» sempre e comunque avvenire presso gli istituti a custodia attenuata, restando quindi fermo il divieto di esecuzione della pena negli istituti penitenziari (case di arresto e di reclusione). Nella Relazione illustrativa si legge che le disposizioni dei successivi commi sono volte a coordinare la disciplina dettata dagli articoli 146 e 147 del codice penale come modificati dal comma 1, con la disciplina in materia di misure cautelari. Un primo intervento, in ordine logico (articolo 15, comma 3), riguarda il necessario allineamento della disciplina dettata dall'articolo 285-bis c.p.p. (Custodia cautelare in istituto a custodia attenuata per detenute madri). In base alla nuova formulazione dell'articolo 147 c.p., nell'ipotesi in cui sussistano esigenze di eccezionale rilevanza per la madre di prole di età non superiore a tre anni il giudice valuta la possibilità di far eseguire la pena in un istituto di custodia attenuata per detenute madri, mentre per la donna incinta o madre di prole di età inferiore ad un anno l'esecuzione deve avvenire comunque presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri. Sotto questo profilo è dunque indispensabile modificare l'articolo 285-bis c.p.p. prevedendo l'obbligatorietà (e non solo la facoltatività) della esecuzione della misura custodiale presso un istituto di custodia attenuata quanto alle madri incinte o di prole inferiore a un anno. In difetto, il trattamento riservato alle donne incinte e alle madri di prole di età inferiore a un anno nei cui confronti sia applicata – in presenza di esigenze di eccezionale rilevanza – la misura cautelare della custodia in carcere, sarebbe persino deteriore rispetto alle donne incinte o madri di prole di età inferiore a un anno condannate in via definitiva. Consequenziale all'intervento di cui al comma 3, è l'inserimento, effettuato con l'articolo 15, comma 2, del nuovo articolo 276-bis c.p.p. che prevede, in caso di violazione della misura cautelare in corso di esecuzione presso l'istituto a custodia attenuata da parte di detenute madri, mediante evasione o un suo tentativo ovvero nel caso in cui pongano in essere atti che compromettono l'ordine o la sicurezza pubblica o dell'istituto medesimo, che il giudice disponga nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere. In tal caso, la persona viene condotta in istituto senza la prole, salvo il preminente interesse del minore a seguirla in istituto dotato di reparto attrezzato per la cura e l'assistenza necessarie. Nel caso in cui la prole non sia condotta in carcere, il provvedimento è comunicato ai servizi sociali del comune ove il minore si trova. In tal caso, mentre per le madri di prole di età superiore ad un anno non vi sarebbe preclusione ad associarle al carcere (visto che il 285-bis c.p. è formulato in termini di facoltatività della misura presso l'istituto a custodia attenuata), per le donne incinte o madri di prole di età inferiore ad un anno, l'interpolazione del 285-bis c.p. (sopra illustrata) precluderebbe, in assenza di una specifica previsione, tale possibilità. Utente: perucci |